venerdì 3 giugno 2016
Lungo il tunnel che porta alla cupola della polizia c'è un vistoso posto di blocco: Mark ferma la macchina che viene minuziosamente perquisita da due agenti.
“Desiderate?” chiede poi uno degli uomini in divisa in tono sbrigativo.
“Siamo della Milkyway e siamo qui per raccogliere informazioni sul furto che è avvenuto ieri alla nostra azienda” risponde Mark dal posto di guida.
“Va bene: parcheggiate qui sulla destra, lasciate le armi e proseguite a piedi. Palazzo C, terzo piano”.
I quattro giungono ad una serie di edifici bianchi e squadrati intervallati da aiuole di bosso: una mappa virtuale li conduce al terzo piano di una palazzina, fino ad un ufficio lindo e vuoto. Sulla porta una targhetta recita “cpt. Brown” e dietro la scrivania siede un poliziotto di mezz'età, calvo con dei lunghi baffi neri.
“Buongiorno signori, cosa posso fare per voi?” chiede l'uomo, agitando la sua notevole mole su una poltroncina nera e posando davanti a sé un'enorme tazza di caffè aromatizzato.
“Buongiorno capitano” risponde Penny, accomodandosi con grazia su una delle sedie di fronte alla scrivania “siamo della sicurezza della Milkyway e siamo qui per avere informazioni riguardo il furto”.
“Potrebbe rispondere a qualche domanda?” si informa Fisk che è rimasto in piedi, alle spalle di Penny.
“Le nostre telecamere di sorveglianza sono state staccate prima dell'assalto” si intromette Mark “bisognerebbe scoprire chi è stato”.
L'uomo annuisce, poi digita qualcosa nell'aria e legge: “Si è trattato di un intervento di manutenzione: è stato segnalato un guasto in quella zona. La segnalazione è arrivata dalla corporazione che ha fornito le telecamere, la A.R.A. Corp, con la richiesta di un aggiornamento del software: sembra tutto in regola…”
“Col cazzo che è in regola! Come facevano i pirati a sapere quando entrare?” lo interrompe Mark.
“Ci stiamo lavorando” risponde il poliziotto, evasivo.
“Cioè non avete idea di cosa sia successo”.
“Non è facile, dato che non abbiamo nemmeno un testimone…”
“Questa è colpa vostra: l'agente Billy Jay, che è intervenuto dopo la nostra chiamata, ha sparato al ladro che eravamo riusciti a catturare…”
Il capitano Brown sospira, segnando qualcosa sul suo palmare “E' la quarta volta questo mese: ai nostri uomini piace giocare a tiro al piccione!”
“E voi permettete loro di fare questo?” si informa Fisk
“Tecnicamente non è affar nostro quello che succede ai pirati…” risponde il capitano “potrei dirvi che lo manderò a dirigere il traffico nel centro di Elysium, ma sarebbe una bugia: i comportamenti di questo tipo sono tacitamente accettati”.
“E lei non può darci il nome del tecnico che ha eseguito la manutenzione?” chiede Penny, sorridendo ed accavallando le gambe.
“Al massimo posso mandarle la copia della circolare della richiesta di intervento tecnico” risponde suo malgrado il capitano.
“Ottimo!” dice Penny selezionando il link che compare nel suo campo visivo “se permettete chiamerò subito la A.R.A. Corp”.
La ragazza attiva il suo telefono mastoidale e compone vocalmente il numero della società ottenendo in risposta, per lunghi minuti, solo una fastidiosa musichetta digitale.
“Parlo con la A.R.A. Corp? Buongiorno, sono PennyLane Clarke e chiamo dalla Milkyway: vorrei parlare con il tecnico che ha effettuato l'aggiornamento sulle nostre telecamere ieri mattina”.
“Mi spiace” risponde una voce femminile nell'orecchio di Penny “ma non ci risulta nessun intervento ieri alla Milkyway”.
“Ne è sicura?”
“Non trovo nulla di tutto ciò nel mio computer: non vi abbiamo inviato nessuna squadra, ieri. Se vuole posso passarle l'ufficio reclami, però”.
“Non serve, ma sappiate che stanno usando usando la vostra ditta per coprire dei furti…”
Mentre Penny di dilunga spiegando, alla centralinista confusa e poco interessata, cosa è accaduto, Fisk e Killex si lanciano occhiate significative.
“Dur, credi che riusciresti ad entrare nei server dalla A.R.A. Corp?” chiede Mark.
“Beh, non è esattamente il mio campo. Ci vorrebbe molto tempo, comunque” risponde il tecnico, “ma posso chiedere a qualcuno…”
“Posso fare altro per voi?” chiede intanto il capitano che ha ripreso il suo bicchiere di caffè.
“Nulla capitano, lei ci è già stato di grandissimo aiuto” risponde Mark, sarcastico “e ci faccia sapere come procedono le indagini, eh?”
martedì 31 maggio 2016
015 - organizzare la missione
Il resto del pomeriggio trascorre rapido, tra acquisti in rete e sistemazione dell'appartamento: Penny sceglie per sé la stanza più grande e più luminosa, poi si fa recapitare un enorme letto rotondo e lenzuola di raso; si dedica quindi a riorganizzare il suo armadio, interrompendo in continuazione gli acquisti di Mark per chiedere: “Secondo te mi sta ancora bene questo vestito?”
Per gli ordini cui i due solitari tengono di più – un SUV corazzato ed una serie di armi da fuoco – serve l'autorizzazione di un dirigente corporativo, così Dur, senza smettere di scaricare film porno, invia una richiesta a Janine.
Quando il sole tramonta sulla città marziana, una piccola astronave che sembra una pagoda accosta alla finestra del salotto dell'appartamento: vi si può comprare cibo coreano take-away cucinato al momento e Penny ordina soba e spiedini di pesce. Tutti siedono al bancone sotto la grande finestra, guardando le luci del traffico aereo, mangiando e bevendo birra.
“Dovremmo metterci a lavorare” commenta Fisk a bocca piena, rovinando la pace del momento.
“Mmm” risponde Dur, svogliato, posando uno spiedino. Il tecnico accede alla rete HyperReal e controlla le telecamere perimetrali della cupola della Milkyway il giorno dell'attacco: scopre così che sono state disattivate manualmente dieci minuti prima dell'arrivo dei pirati.
Dur cerca allora il sito della ditta produttrice delle telecamere e scopre che queste sono sotto il diretto controllo della polizia di Elysium. Il gruppo decide allora di andare direttamente alla stazione di polizia per indagare.
Il mattino dopo di buon'ora Mark, Fisk, Dur e Penny si stanno dirigendo alla centrale sulla macchina che ha ordinato per loro Janine, una vecchia Sedan di produzione terrestre riadattata - che Mark guida con disgusto.
“Il nostro capo ha decisamente pessimo gusto per le auto” brontola Fisk, stravaccato sul sedile del passeggero, scuotendo via la cenere del suo sigaro fuori dal finestrino.
“Credo che sia merce di contrabbando” dice Dur che sta risalendo all'ordine autorizzato da Janine la sera prima, tramite la rete HyperReal.
“Non me ne frega un cazzo” commenta Mark: “se la piccola Janine vuole che lavori per lei dovrà imparare a prendere un po' più sul serio le mie richieste… Voi non avete ancora visto i fucili che ci ha fatto recapitare: uno è rosa con un teschio bianco e uno è dipinto di giallo…“
“Questo è decisamente troppo!” esplode Fisk: “Adesso le telefono… Janine? Lo sai che non mi piace essere preso per il culo! Non puoi aspettarti che lavoriamo decentem…”
“Sì, lo so, siete dei professionisti con anni di esperienza” lo interrompe la ragazza con sussiego: “E volete avere un trattamento adeguato eccetera… Ma ti assicuro, signor Fisk, che l'equipaggiamento che vi ho mandato funziona benissimo e che ho delle ottime ragioni per averlo ordinato. Inoltre posso darvi il contatto di qualcuno che, per un paio di centinaia di dollari, può sistemare tutto senza bisogno di autorizzazioni. Devo tenere un basso profilo, purtroppo”.
“Dacci questo contatto, allora!”
“Ve lo invio subito. Buona giornata a voi miei cari”.
“Killex, dobbiamo andare nel quartiere russo da un certo Viktor”.
“E andiamo”.
Vikor è in realtà un nero grande e grosso, con una vistosa cicatrice che gli attraversa la gola, e parla con grugniti incomprensibili, ma sembra sapere il fatto suo: sta smontando una motocicletta in un'officina vuota e deserta e guarda con sospetto i quattro nuovi clienti.
“Buongiorno Viktor” sorride Penny: ”Ci manda Janine: dice che puoi fare qualcosa per i fucili dei miei ragazzi”.
Quando Mark gli mostra le armi, lamentandosi per le loro condizioni, Viktor ride silenziosamente; a gesti, spiega poi che potranno tornare a riprendere tutto il giorno dopo.
“Vendi moto per caso?” si informa Fisk che ha dovuto abbandonare la sua a Nuova New York e continua a rammaricarsene.
Viktor scuote la testa poi aggiunge con un filo di voce “Ma posso procurarti qualcosa…”
venerdì 27 maggio 2016
014 - cortesie per gli ospiti
Mentre attendono sul pianerottolo, incerti se bussare di nuovo alla prima porta, Mark, Fisk e Dur vengono raggiunti da Penny. La ragazza scuote vezzosamente la testa, i capelli che le danzano intorno al viso.
“Allora, che ve ne pare?"
Il suo cyberimpianto a rilascio di ferormoni scatena l'inconsapevole entusiasmo dei tre uomini.
“Stai benissimo miss Penny" esclama Fisk, allungandole uno schiaffo sul sedere, poi aggiunge incredulo, rivolgendosi sottovoce a Mark: “A me sembra uguale a prima..."
Killex non risponde, troppo impegnato a fissare Penny con la bocca aperta, mentre Dur si guarda le scarpe.
“Io credo che andrò a casa…" butta lì il tecnico, senza alzare gli occhi.
“Cosa fate qui?"
“N...non sappiamo se bussare ai nuovi vicini" balbetta Mark.
“Vorrà dire che lo farò io".
Senza smettere di scuotere i capelli, Penny suona il campanello: questa volta la porta si apre quasi immediatamente davanti ad una donna alta, nera e bellissima che indossa una vestaglietta di seta rossa.
“Buongiorno" sorride Penny, “siamo i nuovi vicini".
“Jack, ci sono i vicini" grida la donna con voce gutturale e stanca, rivolta all'interno dell'appartamento.
Dietro di lei compare un uomo di colore con una grossa catena d'oro sopra la canottiera sudata. Guarda Penny con un luccichio negli occhi, facendole cenno di entrare.
“Buongiorno tesoro!" esclama e fa per chiuderle la porta alle spalle.
“Ehi amico, siamo un pacchetto completo" lo interrompe Mark, fermando la porta con un piede.
“Oh, beh, non so se con voi posso farci qualcosa" risponde l'uomo con un ghigno, riaprendo la porta “La brunetta qui, invece… Ma prego, entrate, possiamo metterci d'accordo!"
“Vendi bellezza?" domanda Penny al suo ospite, entrando in un salotto ingombro, buio e fumoso. Sul divano, muta e assente, siede una ragazza bionda che si sta smaltando le unghie e non alza nemmeno lo sguardo.
“Penny, il nostro vicino è un pappone" la corregge Mark, guardandosi attorno con disgusto.
“Killex, sii gentile, il signore è un imprenditore dell'amore" si intromette Fisk, fissando la bionda.
“Proprio così!" conferma Jack. “Siete qui per affari? Accomodatevi! Judith, che vi ha aperto, è libera. Cosa posso offrirvi intanto? Birra? Daiquiri?"
“Una birra, grazie!" risponde Fisk lasciandosi cadere sul divano, accanto alla ragazza.
Jack mette in mano a Fisk un respiratore che il solitario guarda interrogativo.
“La tua birra: questo te la nebulizza direttamente nei polmoni, non hai mai provato? Tu, invece" aggiunge rivolto a Penny prendendole il braccio, “prova questa roba, tesoro!"
“Ehi, che cazzo stai facendo?" si intromette Mark, ma è troppo tardi: Jack ha infilato una siringa con del liquido azzurro dietro al gomito di Penny e la ragazza è crollata contro la spalliera del divano con aria sognante.
“Tranquillo, amico, è solo una sostanza che aumenta il feedback della rete: si farà un viaggetto".
“Bene" commenta Fisk aspirando la sua birra e rilassandosi sui cuscini. “Sei davvero interessato al nostro capo? Quanto ci faresti a serata?"
“Lei? Tanto per cominciare centocinquanta".
“Centocinquantamila?" si informa Fisk con entusiasmo.
“Fisk, stai vendendo Penny?" ringhia Mark.
“Centocinquantamila? No, mi dispiace non tratto quel genere di merce, io".
“Allora non se ne fa nulla, mi dispiace: non venderemo miss Penny per centocinquanta dollari. Ma puoi venire a cena da noi quando vuoi e, magari, portare qualche amica..."
“Sì, noi adesso dobbiamo andare" taglia corto Mark con gli occhi stretti. “Fisk, prendi Penny!"
“Tranquillo, potete lasciarla qui" sorride Jack. “Me ne occupo io..."
“Nemmeno per sogno".
martedì 24 maggio 2016
013 - casa dolce casa
Su consiglio di Janine, e con il ricavato dalla vendita della Milkyway, Penny prende in affitto un grande appartamento nella cupola principale di Elysium: la nuova casa si trova al 150 livello di un palazzo tranquillo, con vista sul traffico aereo. L'ingresso si apre su di un ampio salotto con cucina a vista ed una finestra che occupa tutta la parete sud, e ci sono quattro grandi camere da letto, due bagni ed un ufficio. Penny contatta anche un'impresa di pulizie ed ordina un nuovo divano enorme, mentre Mark e Fisk scorrono la lista dei fornitori che ha dato loro Janine in cerca di generi di prima necessità: armi, whisky ed un antiquato proiettore da parete.
Più tardi, mentre Penny si concede un lungo appuntamento con il parrucchiere, Mark, Fisk e Dur siedono annoiati sul nuovo divano di pelle bianca, bevendo caffè.
“Certo che siete proprio due stronzi” borbotta Dur, digitando qualcosa sul motore di ricerca dell'HyperReal.
I due solitari si voltano verso di lui, poi si scambiano un'occhiata. “Fisk sappiamo che è stronzo” sbotta Mark, incrociando le dita dietro alla testa e cercando una posizione più comoda, “ma perché metti in mezzo anche me?”
“Mi avete rifilato la camera più buia, piccola e puzzolente dell'appartamento” esclama il tecnico. “Cristo, lì dentro dev'esserci morta un'intera nidiata di topi! O forse erano cimici”.
“Ah, per quello!" ribatte Fisk sorridendo. “Pensavamo che non ci facessi caso, dopo aver trascorso così tanto tempo immerso fino alla vita nel liquame”.
“Non hai aperto un po' le finestre?” aggiunge Mark, ridacchiando.
“Fottetevi, tutti e due” sibila Dur, guardandogli in cagnesco. “Dovrò lavare ogni centimetro quadro di pavimento, soffitto e pareti con l'ammoniaca. O la candeggina. O qualunque cazzo di disinfettante abbiano su questo cazzo di pianeta”.
“Dovrai procurartene parecchi, mi sa” commenta Fisk. “Comunque, cambiando discorso... Io mi sto annoiando. Perché non andiamo a conoscere i vicini?”
I due solitari si voltano verso di lui, poi si scambiano un'occhiata. “Fisk sappiamo che è stronzo” sbotta Mark, incrociando le dita dietro alla testa e cercando una posizione più comoda, “ma perché metti in mezzo anche me?”
“Mi avete rifilato la camera più buia, piccola e puzzolente dell'appartamento” esclama il tecnico. “Cristo, lì dentro dev'esserci morta un'intera nidiata di topi! O forse erano cimici”.
“Ah, per quello!" ribatte Fisk sorridendo. “Pensavamo che non ci facessi caso, dopo aver trascorso così tanto tempo immerso fino alla vita nel liquame”.
“Non hai aperto un po' le finestre?” aggiunge Mark, ridacchiando.
“Fottetevi, tutti e due” sibila Dur, guardandogli in cagnesco. “Dovrò lavare ogni centimetro quadro di pavimento, soffitto e pareti con l'ammoniaca. O la candeggina. O qualunque cazzo di disinfettante abbiano su questo cazzo di pianeta”.
“Dovrai procurartene parecchi, mi sa” commenta Fisk. “Comunque, cambiando discorso... Io mi sto annoiando. Perché non andiamo a conoscere i vicini?”
“E andiamo” concede Mark posando la tazza.
I tre escono sul pianerottolo e bussano alla porta sulla destra, senza ottenere risposta: provano allora con la porta al centro. Apre un uomo giovane, magrissimo, con i capelli neri, lunghi ed unti che li guarda con sospetto. Dall'interno dell'appartamento buio alle sue spalle proviene un vago odore di polvere e fumo.
“Cosa volete?” chiede, scontroso.
“Siamo i nuovi vicini” risponde Mark, cercando di sembrare amichevole.
“Molto piacere. Volete altro?”
“Magari potresti presentarti… Io sono Fisk, questo è Killex e lui è Dur”.
“Ok. Io sono Phil e vendo programmi. Per chi lavorate?”
“Ufficialmente per la Milkyway” risponde Dur, improvvisamente interessato al nuovo vicino.
“Cioè vendete latte?”
“Anche” interviene Mark, ridendo.
“Beh, non bussatemi più. Se vi serve qualcosa prendete un appuntamento via rete” conclude Phil allungando un bigliettino con un indirizzo prima di chiudere la porta.
“Simpatico quanto un ananas nel culo” commenta Dur, dirigendosi verso la porta a sinistra. “Se i nostri vicini sono tutti così, non c'è speranza di essere invitati alle feste di condominio”.
“Mi mancano i nostri vecchi vicini sulla Terra” sospira Fisk, bussando. “La squadra Bravo organizzava un sacco di feste!”
”Sì?” chiede, aprendo la porta un tipo piccolo e tarchiato, in boxer mimetici e canottiera. I suoi capelli sono cortissimi e dalla fondina accanto all'ascella spunta il calcio di una glock.
“Salve, siamo i nuovi vicini”.
“Io sono Josian. Faccio la guardia del corpo”.
“Oh, un collega!” si illumina Fisk.
I tre si presentano e vengono invitati ad entrare. L'appartamento di Josian è pulitissimo e perfettamente ordinato, l'ospite li invita a sedere nel salotto ed offre loro del caffè.
“Molto gentile. Sai, siamo nuovi qui. E tu sei l'unica persona simpatica che abbiamo incontrato fin'ora” sorride Mark, sedendosi su una poltroncina.
”Phil ci ha sbattuto la porta in faccia” confida Fisk. ”E non sappiamo cosa aspettarci dall'appartamento accanto al nostro”.
“Quel cazzone perdigiorno!”
“Lo conosci? Chi è, che fa?”
“Non ne ho idea: non ci ho mai parlato per più di dieci secondi. Giusto per dirgli di. Togliersi. Dalla. Mia. Cazzo. Di. Strada!”
“B...bene” commenta Mark.
“Com'è la polizia da queste parti?” chiede Fisk per cambiare discorso. "Noi abbiamo proprio cominciato male con loro: hanno ammazzato il nostro testimone e non sono stati di nessuna utilità".
“Un branco di idioti, per lo più” risponde Josian che sta smontando e pulendo la sua glock. “Mi hanno sbattuto fuori dall'accademia! Quegli stronzi!” esplode, lanciando la pistola contro il televisore ed incrinando lo schermo.
“Beh, si è fatto tardi” interviene Dur, facendo il gesto di guardare l'orologio.
“Sì, forse è meglio che andiamo” conclude Mark, alzandosi. “Passa a trovarci qualche volta, eh?”
venerdì 20 maggio 2016
012 - l'antro di clora
L'antro di Clora è un alto edificio elegante nel centro si Elysium: nell'atrio luminoso e pavimentato di marmo chiaro Mark, Fisk, Dur e Penny vengono accolti da una sorridente receptionist in tailleur viola.
"Buongiorno signori, desiderate?"
"Vorremmo fare colazione" spiega Penny, nel suo tono più professionale.
"Benissimo" risponde la ragazza muovendo le dita nell'aria. "Avete prenotato?"
"No, ma abbiamo ricevuto questo invito" risponde Dur mostrando il cartoncino con il bacio stampato.
"Oh, dunque siete attesi! Ultimo piano, prego".
L'ascensore si apre su di una grande sala circolare con un bancone nel mezzo. Le finestre ampie lasciano entrare il placido sole del mattino e la stanza è piena del brusio di uomini e donne eleganti che bevono, conversano e ridono sopra una musica delicata. Tra gli ospiti si aggirano discreti dei camerieri olografici vestiti con papillon viola e calzoni aderenti.
"Come mi è mancato tutto questo..." sussurra Penny guardandosi intorno con occhi brillanti.
Improvvisamente accanto al gruppo compare una proiezione olografica che, dopo aver visto il biglietto, li indirizza verso una porta a destra. I quattro entrano in una stanzetta ovale con un grande acquario che copre l'intera parete destra ed un salottino. Janine si alza e va loro incontro.
"Finalmente siete arrivati!"
"Ciao Janine. Come facevi a sapere che i pirati ci avrebbero attaccato?" le chiede Penny.
"Sono socia della MediaManager, miss Penny, so molte cose..." risponde la ragazza, guardandosi con sussiego le unghie laccate di viola.
"Comunque grazie" si intromette Fisk. "Ci hai salvato la pelle... Adesso vorrei proprio fare colazione. Janine, per me uova, pancetta e pane tostato. Avvisa uno dei tuoi tirapiedi, grazie".
"Fisk dovresti smettere di mangiare di continuo!" lo ammonisce Mark. "Stai ingrassando".
"Può darsi" risponde il solitario guardandosi la pancia sopra i pantaloni. "Ma niente mette fame come una sparatoria di prima mattina".
Tutti si accomodano su un divanetto bianco o su delle comode poltrone intorno ad un piccolo tavolo laccato. Un cameriere in carne ed ossa raccoglie le loro ordinazioni, poi si ritira silenziosamente con un mezzo inchino.
"Come sono entrati i pirati?" chiede Janine sorseggiando da un'enorme tazza di caffè.
"Qualche stronzo deve avergli aperto" risponde Dur.
"Beh, vedo che te la passi bene, comunque" commenta Fisk, a bocca piena.
"Oh, è un lavoro molto stressante" si lamenta Janine gesticolando, in tono salottiero.
"Ti serve per caso una squadra? Noi siamo in vacanza..." si intromette Penny che sta bevendo un martini.
"Non avete ancora il vostro lavoro?"
"No, ho venduto la Milkyway questa mattina".
"Questo lo so" sorride Janine.
Anche Dur, lanciando un occhiata alla ragazza, sorride: "L'apertura dell'hangar è opera tua, Janine?"
La giovane si finge offesa: "Ma assolutamente no! Certo, se qualcuno non si fosse impegnato ad aumentare i profitti della Milkyway l'avrei acquisita prima. Adesso finalmente posso cambiarvi mansione. Il vostro primo compito come miei dipendenti è scoprire come hanno fatto i pirati ad entrare".
"Mi mancava il mio lavoro da agente speciale" sospira Mark.
"Come potete vedere" continua Janine, proiettando una mappa di Elysium sopra il tavolo, "intorno alle cupole esistono dei sensori che registrano le violazioni perimetrali. Quelli della Milkyway devono essere stati disattivati".
"Probabilmente c'era una talpa nella ditta".
"Probabilmente. Adesso siete liberi di indagare: il vostro contratto è stato aggiornato dai miei avvocati".
Mark si collega alla rete HyperReal e visualizza il suo contratto che adesso recita: fattorino con mansioni varie ed eventuali.
"Janine, non credi che un professionista con i miei anni di esperienza meriti un po' più di riconoscimento?" chiede, contrito.
"Uhm, fammi pensare..." risponde la ragazza. Dopo una pausa si collega alla rete, richiama il contratto di Killex ed aggiunge, accanto alla sua firma, una faccina sorridente azzurra. "Va meglio così?"
Fisk posa le mani divaricate sul piano del tavolino, cominciando a scaricarci sopra il suo peso. "Janine, mia cara, mi sembra ieri che ti tenevo sulle ginocchia e ti sculacciavo... Ho quarantadue anni e mi ritrovo su questo cazzo di pianeta a fare il fattorino... Chiedo almeno che la mia mansione principale sia aggiornata con qualcosa più in linea con le mie capacità".
La superficie lucida scricchiola e trema. Janine, per nulla impressionata, risponde: "Ci lavorerò sopra signor Fisk, non mi distruggere l'ufficio".
"Urgh" grugnisce il solitario spezzando il tavolino. Tartine, martini, caffè e resti di pancetta finiscono sul pavimento.
"Quello che ci manca adesso" commenta Dur pragmaticamente, "è un bell'appartamento in città. Io alla Milkyway non ci torno neanche morto".
"Io nemmeno" sibila Mark, socchiudendo gli occhi.
martedì 17 maggio 2016
011 - cessione di ramo d'azienda
In piedi davanti allo specchio scheggiato, nel bagno miracolosamente integro del primo piano, Penny tenta senza successo di acconciarsi i capelli che le cadono in ciocche scure sulla fronte. La mancanza di corrente elettrica le impedisce di usare il suo asciugacapelli superaccessoriato e, come se non bastasse, la polizia sta arrivando per raccogliere le loro deposizioni. La finestra dai vetri infranti lascia giungere l'eco dei muggiti delle mucche che vengono ricondotte nel recinto da Mark e Fisk, mentre Dur controlla i cadaveri dei pirati.
Maledizione a loro pensa, gli occhi neri stretti dalla stizza. Sono l'unico quadro corporativo rimasto in un'azienda semidistrutta e non ho neanche un vestito carino da mettermi... Questo tubino puzza di fumo e calcinacci, del resto tutto qui ha un odore orribile oggi... Mi chiedo come ho fatto a comprarlo: sta davvero male sui fianchi ed il nero mi sottolinea le occhiaie...
Voltandosi e rivoltandosi controlla la sua immagine nello specchio, le pieghe del vestito, l'accuratezza del trucco. Il latex aderente disegna con decisione le curve del suo corpo minuto, il profondo spacco posteriore sale fin quasi alle natiche, le scarpe dai tacchi alti hanno la suola rosso scuro come le sue labbra.
I dipendenti superstiti, che non hanno avuto il coraggio di prendere parte allo scontro, dopo l'attacco le si sono raccolti intorno smarriti, in attesa di ordini. Dare ordini è divertente! Tutti ti guardano da sotto in su come cuccioli. Del resto, voglio davvero restare a dare ordini qui? Giocare alla contadinella è divertente, ma fare sesso nella paglia irrita la pelle...
Collegandosi con la rete HyperReal, Penny controlla lo stato in borsa della Milkyway e scopre, come del resto si aspettava, che la società ha già perso l'80% del suo valore. Forse è il momento giusto per liberarsi di mucche e prati: ai ragazzi questo lavoro non piace per nulla e a lei mancano le luci della città.
Senza smettere di sorridere al suo riflesso, inserisce un'offerta in rete.
Fuori, nel sole e nella polvere, una sirena della polizia si avvicina. L'auto pressurizzata si ferma alle porte dell'hangar e ne scendono tre uomini in divisa, che si guardano attorno con aria annoiata.
"Buongiorno, siete voi che avete chiamato? Qual è la natura della vostra emergenza?"
"Tentativo di abigeato" risponde Fisk.
"Di che?"
"Abigeato, furto di bestiame" spiega innervosito il solitario, indicando il camion distrutto vicino all'ingresso della cupola ed i corpi delle mucche sparsi sul prato.
"E i ladri?"
"Tutti morti tranne uno" interviene Mark, spingendo avanti il pirata ferito ed ammanettato, il volto dipinto di bianco contorto dal dolore ed una grossa macchia di sangue rappreso sui pantaloni sporchi di erba e di terra.
"Permettete, vero?" chiede ai poliziotti, poi, chinandosi sul prigioniero inginocchiato gli urla in faccia: "Tu, stronzo, sai parlare?"
"Dipende..."
"Bene, sentiamo che cos'hai da dire! Chi sei e chi ti ha mandato qui?"
"Io sono Mathias, e mi manda tua madre per farti un regalo di compleanno".
A pungo chiuso, Mark colpisce l'uomo all'altezza dello stomaco, facendolo gemere.
"Mia madre è morta venticinque anni fa e se la nomini di nuovo ti ammazzo, capito? Fisk, vuoi pensarci tu?"
"Volentieri" risponde il solitario con un gran sorriso, sgranchendosi le mani. Afferra l'uomo per le spalle e lo solleva senza fatica. I suoi piedi si dibattono a dieci centimetri da terra. "Adesso andiamo a fare un giro alla macelleria..."
"No, no... Mi manda Barbanera per rubare le mucche... non posso dirvi altro perché non so altro, lo giuro!"
"Il problema non è questo" interviene uno dei poliziotti, che sta esaminando l'ingresso dell'hangar. "Dobbiamo capire come hanno fatto ad entrare: qui non c'è nessun segno di effrazione. Qualcuno deve avergli aperto dall'interno".
Fisk, Dur e Mark si guardano interdetti.
"Dovremo fare una verifica sui dipendenti, allora" conclude il tecnico.
"Chi è il vostro dirigente?" li incalza sospettoso un altro agente.
"Ragazzi, dobbiamo andare a festeggiare: siamo ricchi!" urla Penny che si sta avvicinando al gruppo, i tacchi che affondano nell'erba alta. "Oh, buongiorno agenti! Siamo stati bravi a fermare i pirati, vero?"
"Bene" risponde Mark afferrando il prigioniero e spingendolo contro i poliziotti. "Questa roba è affare vostro. Noi adesso ce ne andiamo da questo schifo di posto".
Vedendosi cadere addosso il pirata, il più giovane degli uomini in divisa si scosta d'istinto per evitare di sporcarsi le scarpe. Poi estrae la pistola e, senza battere ciglio, la punta alla tempia dell'uomo e fa fuoco. Dur osserva perplesso la scena, ma non dice nulla. Nessuno dei suoi compagni degna il cadavere di uno sguardo: i due solitari, seguiti da Penny, si avviano verso i resti dell'edificio della Milkyway. Il tecnico si tocca la fronte in segno di saluto e si volta per raggiungere i compagni.
"Fermi tutti!" grida una delle guardie. "Chi dice che non siate stai voi?"
"Agente, noi siamo quelli che hanno fermato i pirati" risponde Dur sbuffando.
"Cioè quelli che hanno eliminato i testimoni. Dovremo trattenervi".
"Veramente siete stati voi ad eliminare l'ultimo..."
"Noho" si lamenta Penny, tornando sui suoi passi e frapponendosi tra il tecnico ed il poliziotto. "Proprio adesso che possiamo andare a divertirci! Agente non potrebbe accontentarsi del mio numero di telefono?" chiede, afferrando i risvolti della divisa e facendo le fusa. "Rimarremo a sua completa disposizione..."
venerdì 13 maggio 2016
010 - il caro buon vecchio lavoro
Mark si rialza per primo e imprecando imbraccia la mitraglietta, mira al motociclista più vicino e preme il grilletto. Una selva di proiettili investono moto e conducente. Il corpo, ridotto ad un colapasta, si affloscia da un lato e cade a terra; la moto, senza più controllo, continua la sua corsa disegnando un cerchio nell'erba.
Altri due razzi colpiscono la parte destra dell'edificio, facendola crollare su se stessa con un boato. Nessuno dei colletti bianchi barricati dentro può essere sopravvissuto.
"Questi stronzi stanno facendo una strage" urla Dur, allontanandosi dai detriti. "Per fortuna siamo usciti subito... Dobbiamo fermarli!"
Il tecnico muove le dita nell'aria, cliccando qualche tasto che solo lui può vedere. Il sistema HyperReal disegna una mappa dei dipendenti presenti nello stabile prima dell'assalto. Otto di loro sono offline. Con pochi, semplici gesti invia un messaggio ai sopravvissuti, chiedendo loro di armarsi e di raggiungere l'esterno per affrontare gli assalitori.
Anche Mark si allontana dai resti dell'edificio, si stende in mezzo all'erba alta e spara di nuovo, uccidendo un altro pirata.
"Dio, quanto odio gli scontri all'aperto!" urla Fisk, voltandosi e piantando i pugni cibernetici nel muro di cartongesso. I muscoli della schiena si tendono, poi la struttura portante cede ed il solitario si ritrova in mano la porta d'ingresso. "Ora si ragiona!" esclama trionfante, poi avanza usando la porta per farsi scudo dai proiettili che gli fischiano intorno. Quando i colpi smettono di rimbalzare sulla spessa lastra d'acciaio, segno che i pirati stanno ricaricando, il solitario pianta la porta a terra e si sporge con la mitraglietta, falciandoli con brevi raffiche.
Attirati dagli spari, alcuni dei pirati deviano dalla direzione delle stalle e si dirigono verso di loro, facendo fuoco all'impazzata: un colpo raggiunge Fisk ad un braccio, scheggiando la lucida cromatura del suo tricipite metallico. Il solitario spalanca gli occhi iniettati di sangue, esplode in un urlo ferino e, senza sollevare l'indice dal grilletto, dirige la canna della sua arma verso i nuovi nemici. "Maledetti stronzi, come osate graffiarmi le braccia!?!"
La rafficata passa fischiando sopra alla testa di Dur, chino dietro ad una moto ribaltata. Se quello psicopatico sbaglia mira, divento ragù pensa il tecnico, inspirando lentamente per rallentare il battito cardiaco; con un rapido gesto toglie la sicura, fa scattare il carrello della mitraglietta e si sporge per controllare la situazione. Una delle moto sta accelerando nella sua direzione, il gas aperto a manetta ed uno sguardo folle negli occhi contornati di vernice bianca del booster. Dur sposta il selettore sul colpo singolo, mira alla ruota anteriore e fa fuoco. Il copertone si squarcia, pezzi di gomma schizzano ovunque. Quando la forcella impatta con il terreno, il metallo si accartoccia su se stesso e la moto si arresta bruscamente, scaraventando in aria il pirata. Dur vede comparire sul volto dell'uomo un'espressione di stupore. Non te l'aspettavi, eh, brutto stronzo? pensa soddisfatto, finendolo mentre è ancora in volo con un altro paio di colpi.
Ormai vicini, i tre pirati rimasti accelerano nel tentativo di investirli. La moto in testa sfiora la faccia già sfigurata di Dur, che rotola di lato per evitare l'impatto. Il pirata, urlando per la frustrazione, si volta nel tentativo di sparare al tecnico e non si accorge del tubo semisepolto che sporge dal terreno. La moto si impenna, rimbalza sulle scale del patio e centra in pieno il buco sul muro in cui fino a pochi minuti prima c'era la porta.
Mark ignora le urla provenienti dall'interno dell'edificio e si concentra sulla seconda moto. L'arma spara; il proiettile sibila e centra in pieno il serbatoio. Gli ottiscudi di Killex si abbassano automaticamente per proteggerlo dal lampo di luce dell'esplosione. "Uno di meno!" grida divertito il solitario. Dur, sorridente, gli risponde alzando il pollice.
"L'ultimo è mio!" tuona Fisk, lanciando la mitraglietta sull'erba e sollevando con entrambe le braccia la pesante porta di metallo. Quando la moto gli passa accanto rombando, Fisk ruota su se stesso. La porta fende l'aria e colpisce il booster appena sotto lo sterno. L'impatto è violentissimo: la parte inferiore del corpo, ancora a cavalcioni della moto, continua la sua folle corsa; il tronco invece scivola lentamente sulla porta, imbrattando il solitario di sangue ed interiora, poi cade sul terreno. "Dio, quanto mi mancava tutto questo!" urla Fisk, alzando la porta rossa di sangue come un trofeo.
Un tonfo attira la sua attenzione. Ad un paio di metri di distanza è atterrato un pirata, con il volto mezzo bruciacchiato e le vesti che fumano. Le dita si contraggono, i gomiti si piantano sul terreno ed i muscoli delle braccia si tendono nel tentativo di riguadagnare la posizione eretta. Fisk lancia via la porta e si getta di peso sul sopravvissuto. Il povero pirata grugnisce quando la mole del solitario gli piomba sulle costole, mozzandogli il fiato.
"Brutta testa di cazzo, richiama i tuoi amici se non vuoi che li facciamo fuori tutti!" grida Fisk nell'orecchio dell'uomo.
"Fisk, lascialo perdere!" urla Penny, accucciata dietro ad un piccolo trattorino segnato dalle raffiche. A parte i capelli arruffati, sembra illesa. "Stanno rubando le nostre mucche!" aggiunge, indicando in lontananza l'altro gruppo di pirati che, raggiunte le stalle, sta caricando indisturbato il bestiame su di un grosso camion. A piedi nudi, la donna raggiunge di corsa uno dei quad aziendali parcheggiati lì vicino, monta in sella e pistola in pugno parte per fermarli.
I muggiti degli animali, mescolati alle grida degli assalitori, fendono l'aria sotto il sole del mattino, mentre Dur e Mark salgono su un altro quad e si lanciano all'inseguimento.
Un gruppo di pirati nota le moto, alza il fucile e fa partire una raffica. La moto di Dur sbanda leggermente quando il tecnico viene colpito di striscio ad una spalla.
"Cerca di mantenere il mezzo dritto, cazzo!" urla Killex, cercando di prendere la mira.
"Faccio quello che posso" ribatte Dur a pieni polmoni, abbassandosi in posizione aerodinamica per permettere al compagno di mirare meglio.
Killex appoggia il caricatore sulla schiena del tecnico, prende la mira e lascia partire una lunga raffica. Il sangue schizza ovunque, colorando di rosso la fiancata del camion ed il terreno: tre pirati cadono falciati ed un paio di mucche si accasciano muggendo di dolore.
Vedendosi nei guai, i ladri rimasti salgono alla spicciolata sul vecchio mezzo, lo accendono in una nuvola di denso fumo nero e cominciano a scappare. Mark, Dur e Penny inseguono il camion diretto verso l'uscita. Un paio di colpi ben piazzati dal solitario penetrano la lamiera laterale della cabina, passano attraverso i sedili e penetrano nel blocco motore, tranciando di netto i condotti della benzina. Il cofano si alza di scatto ed alte fiamme si levano dal motore. Mentre il camion rallenta, gli uomini a bordo balzano giù e guadagnano correndo l'uscita dalla cupola.
martedì 10 maggio 2016
009 - allarme intrusi
"Checcazz..." esclama Mark, svegliandosi di soprassalto nel suo cubicolo. I suoi occhi si abituano lentamente alla luce che filtra dalle finestre parzialmente oscurate; il suo sguardo si fissa sul vecchio poster cartaceo affisso sulla parete dal precedente inquilino, da cui il vecchio Zio Sam lo fissa invitandolo ad arruolarsi. Una crepa sbuca da uno degli angoli e sale fino al soffitto, scomparendo dietro ad uno dei pannelli del controsoffitto.
Dopo sei secondi esatti, un trillo risuona nella sua scatola cranica. Mark si guarda intorno, spaesato, poi nota nell'angolo del suo campo visivo un piccolo pallino rosso, contornato di azzurro come ogni altro elemento dell'interfaccia HyperReal. Qualcuno sta suonando alla sua porta.
Infastidito si alza e, ancora in maglietta e boxer, esce in corridoio per raggiungere l'ingresso del basso edificio, casa e sede lavorativa dei pochi dipendenti della Milkyway. Gli uffici, visibili attraverso le pareti vetrate, sono ancora deserti. Fuori dalla porta ci sono dei pacchi con sopra una busta; Killex la prende e ne strappa un lato con i denti. All'interno un semplice cartoncino, su cui è stato impresso un bacio stampato con un rossetto color porpora. L'intestazione dice "L'antro di Clora", null'altro. Incuriosito, Mark apre il primo pacco.
"Ehi! É arrivato Babbo Natale!" esclama sollevando una mitraglietta.
Fisk e Dur lo raggiungono e, trepidanti, aprono gli altri pacchi: altre due mitragliette con dei caricatori, più una pistola.
"Chi dobbiamo ringraziare per questi regali, secondo voi?" chiede Fisk.
"La piccola Janine, suppongo" risponde Dur, inserendo il nome stampato sul biglietto nel motore di ricerca della rete HyperReal.
"Quello che pensavo anche io. Dopo il lavoro dovremmo andare a trovarla".
Poco dopo, mentre i tre fanno colazione con gli altri dipendenti, nella piccola mensa risuona l'ululato di un allarme. Seccato, e senza posare la sua tazza di caffè, Dur si collega alle telecamere perimetrali. Le prime non mostrano altro che gli accessi a Elysium, deserti come al solito. Quelle che puntano verso la fattoria ed i pascoli, invece, inquadrano una trentina di pirati che, dopo aver aperto i portelloni dell'hangar, stanno entrando nella cupola.
"Abbiamo delle visite" commenta in tono neutro.
"Sì! Un allarme intrusi!" si entusiasma Fisk, balzando in piedi e rischiando di rovesciare il tavolo. "Possiamo provare i nostri regali!" urla lanciandosi verso l'uscita.
"Da dove arrivano? Quanti sono?" chiede Mark che, tra un boccone di pancetta e l'altro, sta caricando la mitraglietta nuova. Nella mensa, intanto, si è diffusa una certa agitazione e la maggior parte dei presenti, spaventati, corre a rifugiarsi negli uffici del secondo piano.
"Tanti. Hanno sfondato l'hangar e si stanno dirigendo verso le stalle. Faremmo meglio ad andare con Fisk" risponde Dur, indicando il corridoio da dove provengono le urla esaltate del solitario.
Penny cammina lentamente lungo il corridoio, asciugandosi i capelli ancora bagnati e strofinandosi di tanto in tanto il corpo avvolto nell'accappatoio. Quando Fisk compare all'improvviso davanti a lei a torso nudo, mitraglietta in mano ed espressione estasiata sul volto, si ferma interdetta. Il solitario, senza degnarla di uno sguardo, apre la porta e osserva il grande pascolo che si estende all'esterno.
"Fisk, che succede?" chiede a mezza voce, poi si accorge che anche Dur e Killex hanno raggiunto l'ingresso. "Ragazzi? Dove state andando? Ho appena finito la doccia, spero non vogliate farmi uscire! Non voglio insozzarmi di nuovo!"
Mark si avvicina, le cinge le spalle con un braccio, la accompagna dolcemente fuori dalla porta, infine alza l'indice e la invita a guardare verso est. Dall'altra parte della cupola l'avanguardia dei pirati ha ormai raggiunto le stalle; altri, urlando frasi incomprensibili, stanno arrivando a cavallo di trike arrugginite decorate con orribili teschi rossi dipinti sui serbatoi. Penny sbatte le palpebre, incapace di realizzare quanto le si para dinanzi agli occhi. Poi un sibilo e, d'un tratto, l'ala sinistra dell'edificio principale della Milkyway esplode in mille pezzi. Schegge del razzo, pezzi di metallo e tubi divelti saettano in tutte le direzioni, costringendo il gruppo a gettarsi a terra.
Dopo sei secondi esatti, un trillo risuona nella sua scatola cranica. Mark si guarda intorno, spaesato, poi nota nell'angolo del suo campo visivo un piccolo pallino rosso, contornato di azzurro come ogni altro elemento dell'interfaccia HyperReal. Qualcuno sta suonando alla sua porta.
Infastidito si alza e, ancora in maglietta e boxer, esce in corridoio per raggiungere l'ingresso del basso edificio, casa e sede lavorativa dei pochi dipendenti della Milkyway. Gli uffici, visibili attraverso le pareti vetrate, sono ancora deserti. Fuori dalla porta ci sono dei pacchi con sopra una busta; Killex la prende e ne strappa un lato con i denti. All'interno un semplice cartoncino, su cui è stato impresso un bacio stampato con un rossetto color porpora. L'intestazione dice "L'antro di Clora", null'altro. Incuriosito, Mark apre il primo pacco.
"Ehi! É arrivato Babbo Natale!" esclama sollevando una mitraglietta.
Fisk e Dur lo raggiungono e, trepidanti, aprono gli altri pacchi: altre due mitragliette con dei caricatori, più una pistola.
"Chi dobbiamo ringraziare per questi regali, secondo voi?" chiede Fisk.
"La piccola Janine, suppongo" risponde Dur, inserendo il nome stampato sul biglietto nel motore di ricerca della rete HyperReal.
"Quello che pensavo anche io. Dopo il lavoro dovremmo andare a trovarla".
Poco dopo, mentre i tre fanno colazione con gli altri dipendenti, nella piccola mensa risuona l'ululato di un allarme. Seccato, e senza posare la sua tazza di caffè, Dur si collega alle telecamere perimetrali. Le prime non mostrano altro che gli accessi a Elysium, deserti come al solito. Quelle che puntano verso la fattoria ed i pascoli, invece, inquadrano una trentina di pirati che, dopo aver aperto i portelloni dell'hangar, stanno entrando nella cupola.
"Abbiamo delle visite" commenta in tono neutro.
"Sì! Un allarme intrusi!" si entusiasma Fisk, balzando in piedi e rischiando di rovesciare il tavolo. "Possiamo provare i nostri regali!" urla lanciandosi verso l'uscita.
"Da dove arrivano? Quanti sono?" chiede Mark che, tra un boccone di pancetta e l'altro, sta caricando la mitraglietta nuova. Nella mensa, intanto, si è diffusa una certa agitazione e la maggior parte dei presenti, spaventati, corre a rifugiarsi negli uffici del secondo piano.
"Tanti. Hanno sfondato l'hangar e si stanno dirigendo verso le stalle. Faremmo meglio ad andare con Fisk" risponde Dur, indicando il corridoio da dove provengono le urla esaltate del solitario.
Penny cammina lentamente lungo il corridoio, asciugandosi i capelli ancora bagnati e strofinandosi di tanto in tanto il corpo avvolto nell'accappatoio. Quando Fisk compare all'improvviso davanti a lei a torso nudo, mitraglietta in mano ed espressione estasiata sul volto, si ferma interdetta. Il solitario, senza degnarla di uno sguardo, apre la porta e osserva il grande pascolo che si estende all'esterno.
"Fisk, che succede?" chiede a mezza voce, poi si accorge che anche Dur e Killex hanno raggiunto l'ingresso. "Ragazzi? Dove state andando? Ho appena finito la doccia, spero non vogliate farmi uscire! Non voglio insozzarmi di nuovo!"
Mark si avvicina, le cinge le spalle con un braccio, la accompagna dolcemente fuori dalla porta, infine alza l'indice e la invita a guardare verso est. Dall'altra parte della cupola l'avanguardia dei pirati ha ormai raggiunto le stalle; altri, urlando frasi incomprensibili, stanno arrivando a cavallo di trike arrugginite decorate con orribili teschi rossi dipinti sui serbatoi. Penny sbatte le palpebre, incapace di realizzare quanto le si para dinanzi agli occhi. Poi un sibilo e, d'un tratto, l'ala sinistra dell'edificio principale della Milkyway esplode in mille pezzi. Schegge del razzo, pezzi di metallo e tubi divelti saettano in tutte le direzioni, costringendo il gruppo a gettarsi a terra.
venerdì 6 maggio 2016
008 - Marte è piena di fascisti del cazzo
Lente trascorrono le stagioni alla Milkyway, soprattutto per Killex e Fisk, abituati ad un lavoro ben più movimentato: svegliarsi all'alba ed infilarsi in un vecchio mezzo pressurizzato passando la giornata a consegnare formaggio e metano è davvero deprimente.
Ben lungi dall'essere un'azienda in forte crescita, la Milkyway è una piccola ditta con pochi fondi e male organizzata. Il turnover dei dipendenti è continuo e i dirigenti appaiono svogliati. L'unica distrazione per i due solitari sono gli sporadici attacchi dei Pirati al convoglio delle consegne. I Pirati di Marte sono delle bande di predoni che vivono fuori dalle cupole di Elysium. Sono male addestrati e mal equipaggiati, ma impressionanti a causa dei pigmenti con cui si ricoprono il corpo per proteggersi dall'atmosfera marziana e delle facce deformate dai vecchi respiratori.
Dur si occupa del reparto produzione metano e fertilizzante e maledice ogni giorno di aver scelto di lavorare alla Milkyway.
Penny se la cava bene, diventando testimonial della ditta: la foto dove, di profilo, riceve sul viso uno schizzo di latte, sotto la scritta "allattatevi!" è un grande successo. Viene promossa rapidamente a quadro corporativo e prende il comando del settore marketing, non disdegnando di farsi fotografare mentre fa il bagno nel latte.
E' notte su Marte, e tutti dormono. Passeggiando lungo il perimetro della cupola, Fisk osserva in lontananza i grattacieli di Elysium che si illuminano ad intermittenza. Le cupole traslucide che coprono la metropoli danno quasi l'idea che la città sia sotto delle immense bolle d'acqua. Cammina con le mani ficcate in tasca masticando con nervosismo il mozzicone del sigaro ormai spento, l'aria imbronciata per la quale ormai è diventato famoso alla Milkyway non lo abbandona nemmeno quando è solo.
"Odio questo posto. Odio questo posto e questo. Cazzo. Di. Lavoro. Di. Merda!" grugnisce a mezza voce, intervallando ogni parola ad un calcio ad una zolla di terra. Sull'onda del malumore solleva un braccio e fa per vibrare un colpo alla parete della cupola ma reprime l'istinto. Già pensa, Ci mancherebbe solo una decompressione esplosiva. Abbassa il pungo metallico ed attiva il dito accendino per riaccendersi il sigaro.
Si lascia cadere di peso sul terreno e si distende nell'erba a guardare le stelle, riflettendo ancora una volta su quanto le cose siano andate a rotoli dopo quella che tutti i sopravvissuti chiamano la Caduta. Da ormai due anni lavora come fattorino alla Milkyway, facendo consegne di latte e prodotti lavorati industrialmente.
Sbattuto a consegnare latte e merendine! pensa. Dopo non ricordo più quanti anni di lavoro come Solitario, adesso mi ritrovo ad essere un merdoso fattorino che consegna il latte in giro per Elysium! Ma si può essere più sfigati di così?!
Aspira con veemenza il fumo per poi soffiarlo fuori. Sbuffando ripensa a tutte le consegne fatte ed all'incremento di profitti che, stranamente, la corporazione ha ottenuto da quando lui e gli altri sono arrivati. Eppure, nonostante l'aumento degli utili, non hanno ottenuto nemmeno una gratifica in busta paga. Sono stronzi sia quei parrucconi al comando che quelli inetti dei suoi colleghi.
"Ci credo che dopo sei mesi tutti se ne vanno da qui!" dice fra sé e sé. "Non riescono nemmeno a fare un lavoro decente". Senza accorgersene, un sorriso spunta sul suo volto; ripensa a quel paio di occasioni in cui il furgone delle consegne è stato fermato per una rapina. "Bei momenti quelli", sospira sbuffando fumo, anche se dopo quelle occasioni lui e Killex sono stati rimproverati per aver ammaccato il mezzo aziendale. A nulla sono valse le sue più sentite scuse e, ripensandoci, addurre i danni alle teste troppo dure dei rapinatori non ha migliorato la sua valutazione psicologica.
"Odio Marte" sibila smorzando la cenere del sigaro sull'erba. "Ti giudicano per qualsiasi cosa. Libertà di espressione in tutte le sue forme come sulla Terra? Bah! Che cumulo di stronzate".
Da quando è arrivato è stato guardato male fin dall'inizio. Solo perché è una testa più alto degli altri, ha due braccia bioniche prostetiche, un passato da assassino, un profilo psicologico discutibile ed un look fuori moda, la gente si permette di giudicarlo.
Sbuffando Fisk si rimette in piedi, si sistema i pantaloni, schiaccia quel che resta del sigaro sotto il tallone, sputa per terra in direzione di Elysium e sentenzia roco: "Marte è piena di fascisti del cazzo".
martedì 3 maggio 2016
007 - the milkyway of doing things
Il maggiore e i suoi uomini accompagnano i Sopravvissuti all'ufficio di collocamento, in una piccola cupola appena fuori dalla città. Dietro una scrivania di plastica bianca, completamente vuota, siede una ragazza piccola e paffuta con una selva di capelli rossi e ricci che accoglie Lagen con un gran sorriso.
"Buongiorno, maggiore!"
"Salve mia cara. Ti ho portato un'infornata di Sopravvissuti ancora caldi..."
La ragazza si rivolge al gruppo senza smettere di sorridere. "Buongiorno, signori, mettetevi pure comodi. Come forse sapete, per essere cittadini di Elysium bisogna avere un contratto di lavoro, e io sono qui per trovare quello più adatto a voi. Posso avere le vostre specifiche? Siamo riusciti a salvare alcuni database terrestri e forse abbiamo qualcosa su di voi".
"Ehm, Mark Killex, InfoCorp, matricola 237159".
Le dita della donna battono sulla superficie liscia della scrivania come su una tastiera. "Ok, ho qualcosa nell'archivio. Le sue attitudini sono al combattimento, quindi?"
"Combatto, guido, piloto. Sono un ottimo cecchino e una volta ho abbattuto un elicottero".
"Non abbiamo molti elicotteri da queste parti, ma sono sicura che troverà qualcosa da abbattere anche qui. Lei è?"
"Abdurrahman El Hachmi, InfoCorp, matricola 783608".
"Su di lei ho solo una cartella con archiviati un sacco di filmati pornografici" dice la rossa, scuotendo i riccioli. "Va bene, faremo un nuovo file. Specifiche?"
"Sono un tecnico, meccanico ed elettronico, e me la cavo con le armi da fuoco. Mi occupo anche di rete e di telecomunicazioni".
"Ottimo, abbiamo bisogno di tecnici. E lei, signore?"
"C.W. Fisk, InfoCorp, matricola 272882".
"Ehm, signor Fisk, vedo che lei ha una cartella psichiatrica non proprio pulita... Ma del resto, come si diceva sulla Terra, chi è senza peccato... Diciamo che questo documento non è mai arrivato, ok? La signora?"
Segue un imbarazzante silenzio.
"Signora? Signora chi?" domanda infine Penny sbattendo le palpebre. Dietro di lei Mark fa il gesto di tagliarsi la gola.
"Ma dico a lei!" insiste la ragazza, indicandola.
"Mi ha chiamato signora!" si indigna Penny, voltandosi. "Mark, dimmi la verità: ho forse l'aspetto di una signora?"
"Certo che no, Penny! Lo sai che dimostri al massimo diciotto anni..."
"Allora perché mi avrebbe detto qualcosa del genere? La criostasi mi ha invecchiata molto?"
"Assolutamente no. E poi sono sicuro che la signorina non voleva offenderti, ti ha chiamato signora perché dice così a tutte..."
"Ma sta scherzando?" domanda perplessa la rossa. Dur e Fisk sospirano in risposta.
"Da brava, Penny, dai le tue specifiche".
"PennyLane Clarke, InfoCorp, matricola 787295" sospira lei, contrita.
"Oh, interessante, molto interessante... Dunque: dirigente corporativo, mi dicono. Facciamo addetta alle relazioni pubbliche, va bene?"
Dopo aver registrato anche Mendoza e Kolev, l'impiegata ticchetta per un po' sulla scrivania con aria concentrata. "Voi cinque, cosa ne direste di un contratto con la Milkyway?" chiede infine. "Sareste due fattorini ed addetti alla sicurezza, due tecnici per la manutenzione degli impianti ed un'addetta alle pubbliche relazioni".
"Vorremmo vedere il contratto, prima" chiede Dur, per nulla convinto.
"Ve lo invio subito".
Nel campo visivo dei Sopravvissuti appare un'icona verde a forma di busta: selezionandola si vede scorrere il testo del contratto di assunzione, in belle lettere gotiche.
"La Milkyway è una piccola azienda in forte crescita" spiega la rossa in tono professionale, allungando a Dur un tablet. "Si occupa della produzione di ossigeno, carne, latte e derivati. Questo è il suo sito".
Sullo schermo l'immagine di una mucca stilizzata su fondo bianco e lo slogan Aria, carne, latte. The Milkyway of doing things.
"Che bello, mi piacciono le mucche: sono così dolci!" commenta Penny, sporgendosi sopra la spalla di Dur per osservare il tablet.
"Tu non hai mai visto una mucca in vita tua, vero Penny?" chiede Mark. "Le mucche sono solo bistecche che camminano".
"Ma sono buone. E nel caso uno si senta giù può sempre frollarle un pochino" si intromette Fisk. "Per me il lavoro è okay".
Dur entra nel sito dell'azienda ed osserva le foto: verdi prati dolcemente ondulati nel sole, fieno e fiori e piccoli corsi d'acqua cristallina. Davvero, poteva andarci moooolto peggio...
venerdì 29 aprile 2016
006 - benvenuti su marte
I sistemi di criogenizzazione si spengono a 150.000 chilometri dalla superficie di Marte. Sotto gli occhi appannati degli occupanti della navetta, la visone del Pianeta Rosso è un meraviglioso spettacolo alieno; tutti si accalcano davanti al parabrezza, senza fiato.
La radio gracchia improvvisamente: "Qui è la stazione orbitale Prometheus, state violando il nostro spazio aereo. Prego identificarvi. Qui è la stazione orbitale Prometheus, stat..."
Dur afferra il comunicatore: "Qui è la navetta Bravo Charlie 143 della Planet Express, proveniente dalla Terra".
"Sopravvissuti, vi ordiniamo di invertire la rotta immediatamente! Non siete i benvenuti, ripeto: non siete i benvenuti".
Tra gli sguardi smarriti dei compagni il tecnico risponde: "Stiamo finendo il carburante. Fateci fare rifornimento ed invertiremo la rotta".
"Permesso negato. Per i rifornimenti rivolgetevi al canale 72. Se non uscirete dal nostro spazio aereo il prima possibile, verrete abbattuti. Chiudo".
"E adesso cosa facciamo?" domanda Penny.
"Chiamiamo il canale 72" risponde Dur sintonizzando la radio. "Qualcuno mi riceve? Qui è la navetta Bravo Charlie 143 della Planet Express, proveniente dalla Terra".
"Qui è la città di Elysium, buongiorno, come posso aiutarvi?" risponde una melodiosa voce femminile.
"Possiamo avere le coordinate per attraccare?"
"Mi dispiace Bravo Charlie 143, il vostro arrivo non è stato programmato".
"Ehm, deve esserci sicuramente uno sbaglio".
Una breve pausa poi la voce riprende: "Nessuno sbaglio. Tra l'altro mi risulta che la Planet Epress sia una compagnia della Terra... non sarete mica dei Sopravvissuti? Va bene. La procedura di attracco prevede uno stretto controllo biomedico, ma vi do comunque le coordinate per atterrare, state interferendo con il nostro traffico aereo".
La navetta si posa su una baia di carico a circa dieci chilometri dalla cupola della città di Elysium, su di una piana brulla, coperta di sabbia e roccia. Il vento gelido carico di ammoniaca spazza la superficie del pianeta e fischia violento sulle paratie.
Un mezzo pressurizzato a sei ruote, con a bordo 12 uomini, si ferma ad una ventina di metri: il guidatore gesticola a formare un numero con le dita tese.
"Qui navetta Bravo Charlie 143 della Planet Express, mi ricevete?" sospira nuovamente Dur armeggiando con la radio.
"Roger. Disattivate tutti i sistemi d'arma e preparatevi ad aprire il portellone".
"Il tempo di mettere le tute, ma non abbiamo bombole di ossigeno a bordo..."
"Idioti! E come pensavate di uscire da quel catorcio di navetta? Io odio i Sopravvissuti! Va bene, ve le forniremo noi. Prima però dobbiamo prelevarvi un campione di DNA. I nostri saliranno a bordo".
Tre uomini armati, imponenti nelle tute pressurizzate, entrano nel piccolo vascello. Il primo si toglie il casco, rivelando un viso pallido con una profonda cicatrice che lo solca diagonalmente. "Sono il maggiore Lagen. Benvenuti su Elysium, libera città di Marte" recita con voce piatta. "Per prima cosa dobbiamo prelevarvi dei campioni di DNA. Procedi, Jake".
Un secondo uomo si fa avanti per strisciare dei tamponi di cotone idrofilo all'interno delle guance degli occupanti della navetta, poi li inserisce un dispositivo portatile: una luce verde lampeggia.
"Vedo che siete sani. Ottimo. Adesso la parte divertente!"
Jake si fa avanti con in mano una specie di pistola, la cui canna termina in un lungo ago.
"Ehi! Che cazzo stai facendo?" ringhia Fisk quando il medico gli si avvicina, puntandogli il congegno alla nuca. Un dolore acutissimo lo fa crollare a Terra: vorrebbe urlare, ma gli manca il fiato.
Proprio mentre, terrorizzato, si convince di essere ad un passo dalla morte, il dolore comincia ad attenuarsi: lentamente il cuore riduce i battiti e la cortina nera che gli riempe gli occhi si dissipa. Fisk si alza faticosamente in piedi; i suoi compagni, preoccupati ed impotenti, fanno cerchio intorno a lui.
"Tutto bene Fisk?" chiede Mark, posandogli una mano sulla spalla.
"Starò meglio dopo aver strappato le braccia a quello stronzo!" risponde Fisk, ma dimentica subito il suo proposito accorgendosi di una piccola icona a forma di cuore al margine superiore destro del suo campo visivo. Infastidito agita le mani davanti agli occhi: l'icona, selezionata, si ingrandisce ed il solitario vede, attraverso il viso di Mark che lo guarda interdetto, una tabella con i suoi parametri vitali: altezza, peso, battito cardiaco, pressione sanguigna, frequenza respiratoria.
"Dovete farla anche a noi quella cosa?" domanda Penny spaventata.
"Sì, se volete rimanere ad Elysium. E' l'impianto per l'iper-realtà" risponde il maggiore Lagen.
"Ma noi abbiamo già gli innesti per la connessione alla rete..." spiega Penny e scosta i capelli mostrando la nuca.
"Quella roba è obsoleta: vi consiglio di farvela rimuovere da un buon chirurgo".
"Ehm, solo un momento allora. Innanzitutto: perché ci chiamate Sopravvissuti? Cos'è successo alla Terra? Abbiamo viaggiato per ventiquattro mesi senza comunicare con nessuno".
Il maggiore Lagen estrae una razione di cibo dalla tasca della sua tuta. "Vedete? Questa era la Terra quando voi siete partiti" spiega, poi lascia cadere la confezione e la calpesta. "E questa è la Terra oggi".
"E com'è successo?"
"Ci sono diverse ipotesi, ma non sarò io ad illustrarvele. Adesso avanti il prossimo!"
lunedì 25 aprile 2016
005 - il lungo addio
Seguono cinque settimane di lavoro, lavoro e ancora lavoro. Accampati in un piccolo hangar al confine sud est della cupola, tutti si sfiancano per riadattare la navetta, riempiendosi di caffè e cocaina. Mentre Dur, Mendoza e Mark lavorano sul velivolo, Fisk e Penny girano per la città in cerca di pezzi di ricambio. Ogni giorno portano guaine, cavi, attrezzi, ma soprattutto brutte notizie: i sistemi di pagamento sono offline, i negozianti accettano solo pagamenti in oro, le camionette blindate della OCP intimano ai cittadini di barricarsi in casa, la sede della NNY Bank è stata assaltata e di essa ormai non rimangono che macerie fumanti. I semafori nelle strade, il condizionamento termico, le serre idroponiche hanno smesso di funzionare. Tutto ha smesso di funzionare. La temperatura nella città scende sotto zero. Gli impiegati rimasti si sono trincerati nella sede centrale della Infocorp e sparano a chiunque si avvicini al grattacielo; lo sprawl rigurgita caos e violenza tra le strade di Nuova New York senza che la OCP riesca ad arginare il problema. Nell'East Side di Manhattan è un unico susseguirsi di rapine, saccheggi e omicidi.
Preoccupati da un possibile attacco, Dur e Mendoza montano il cannoncino dello Stryker sulla navetta, mentre Mark e Fisk si alternano nei continui turni di guardia. Penny sente acutamente la mancanza del suo parrucchiere.
Infine una gelida mattina, poco prima dell'alba, la navetta si alza in volo sopra la città sconvolta dalla violenza: dagli oblò si distinguono due eserciti che si scontrano su una grande breccia della cupola. Un'orda di booster ciberpsicotici è riuscita a penetrare a Nuova New York e la sta conquistando metro su metro, morto su morto. Mentre la navetta si allontana dall'hangar, dei colpi di armi pensanti le sibilano intorno: Dur riesce a rispondere al fuoco abbattendo un cannoncino, ma improvvisamente un urto violento manda il velivolo fuori rotta. Kolev bestemmia tentando di riprendere il controllo.
"Meglio portare via il culo, il più in fretta possibile!" urla, zigzagando tra le esplosioni in direzione dell'apertura.
L'impianto criogenico, programmato per disattivarsi ogni settimana di viaggio, sveglia Dur per permettergli di fare i controlli di routine. Il tecnico apre gli occhi lentamente, le membra irrigidite e formicolanti. Sotto la cupola di metallo della navetta, nel ronzio dei sistemi automatici di pilotaggio, i suoi compagni dormono composti nelle loro bare d'acciaio. Fuori dall'oblò, a poppa, la Terra scintilla lontana, verdazzurra ed apparentemente intatta.
Dur si alza sospirando, si sgranchisce e comincia a prepararsi un caffè. Siede poi al posto di comando, sorseggia grato la bevanda ed osserva lo spazio vuoto dal parabrezza.
Dopo una decina di minuti passa a controllare i sistemi di navigazione, poi verifica i letti criogenici. Fisk, la barba scintillante di brina, giace immobile, il suo stato corporeo riassunto su di un piccolo monitor.
Giorno 315 post lancio, anno duemilasettantaequalcosa.
Per la quarantacinquesima volta la procedura di risveglio dalla criostasi - a me piace definirla "funzione defrost a 160 Watt" - ha funzionato correttamente, per cui per un'altra settimana non siamo destinati ad un'orribile morte nelle profondità dello spazio.
Ormai il mio corpo si è abituato ad essere scongelato ogni sette giorni; ho avuto solo un paio di conati, le mie dita si flettono alla perfezione e l'uccello mi tira come al solito.
Tutto bene, insomma.
Forse dipende dal fatto che ho smesso di mangiare i fagioli in scatola di Fisk. Sono meglio delle razioni militari di Killex e non posso nutrirmi con le pillole di Penny. E non ho la minima intenzione di toccare i ramen di Sagara! Mi sa che dovrò pensare ad una scusa per tranquillizzare Fisk; quando si sveglierà e non troverà più metà delle sue scorte private, quello psicopatico potrebbe dare in escandescenze. E questo vuol dire solo una cosa: mi strapperà le braccia e me le infilerà in gola. Una fine ingloriosa per lo stronzo che li sta conducendo sani e salvi su Marte!
Ho controllato le calibrazioni dei sistemi di guida automatici e sembra tutto ok, anche la diagnosi dei sensori esterni non ha rilevato nessuna anomalia. Meglio così, non avevo la minima voglia di farmi una passeggiata nello spazio.
Mi chiedo perché cazzo continuo a scrivere su questo olo-diario... ogni registrazione è uguale alla precedente! Beh, tranne quella in cui ho scoperto che la centralina del tubo criogenico di Killex era andata in palla e stava per friggerlo. Fortunato bastardo! Se non me ne fossi accorto in tempo, la settimana prossima avrei avuto una nuova voce sul mio variegato menu: solitario in crosta. Ora mi deve almeno una cassa di birra.
Dur si sgranchisce la schiena, poi riprende a digitare.
Mi sto annoiando. Tanto. Lo spettacolo all'esterno è sempre lo stesso, stelle e stelle su fondo nero. Marte non è ancora in vista. Penso che mi dedicherò un po' ai "documenti" che ho recuperato dagli harddisk di Sagara, poi tornerò in criostasi.
venerdì 22 aprile 2016
004 - caos e nostalgia
Il palazzo InfoCorp è in preda al caos: i pochi impiegati rimasti, ignorando la gravità della situazione, si aggirano per le stanze senza sapere che fare. I dirigenti introvabili e la mancanza di connessione li rendono inquieti e desolati come cani senza padrone; la segretaria Mary tenta inutilmente di controllare la posta del mattino, mentre nell'ufficio stampa gli addetti alle pubblicazioni, dopo aver rinunciato ai loro compiti, ammazzano il tempo con una partita a strip poker.
Al trentunesimo piano Mark, ancora incredulo, infila i suoi fucili preferiti in un borsone da viaggio. Questo sì che si chiama far carriera pensa stralunato, vent'anni di onorato servizio e poi finisco a fuggire in fretta e furia dalla Terra come un profugo di guerra. Salvato dalla piccola Janine. Non so nemmeno cosa portare: probabilmente i miei soldi non varranno un cazzo, su Marte. E poi cosa metto nella valigia? Il vestito buono e tre paia di calzini?
Improvvisamente si accorge che sentirà la mancanza di Nuova New York: le lunghe serate fumose al Solitaire con Fisk, la corona e le partite a biliardo e il vecchio maxischermo che trasmette le partite di rollerball. E gli appostamenti nella sua mustang, nel freddo della notte, aspettando qualche malvivente prezzolato per poterlo prendere a pugni prima di consegnarlo alla OCP. E il grande letto rotondo di Penny, odoroso di fiori sì, che non si sa mai se sia lei a profumare o le lenzuola. Mi mancherà persino quel figlio di puttana di Cheng, quel russo bastardo e il suo locale del cazzo dove il martedì sera si traffica carne fresca, ed armi il mercoledì. Mi mancherà cucinare chili la domenica pomeriggio, prendendo per il culo Sagara e la sua puzza di Ramen. Mi mancherà la mia vita qui. È davvero il caso di partire, sull'onda dell'allarmismo, per un attacco informatico? Ma cosa mi racconto? Non rimarrà nulla da rimpiangere. La Terra è fottuta, lo sappiamo tutti. È solo che non vogliamo ammetterlo.
Alle 14.30, al piano terra, si presenta un uomo di mezz'età, assolutamente anonimo, mingherlino e pallido: "Io sono Kolev" dice tendendo la mano a Dur che è sceso con Mark, Fisk e Penny ad aspettarlo. "Siete voi il mio contatto?"
"Siamo noi. Quanto ci costerà andare su Marte?"
"Non ho bisogno di soldi. Janine mi ha parlato di un tecnico. Mi serve un tecnico: io me la cavo come pilota, ma di impianti non capisco nulla. Chi di voi è il mio uomo?"
"Sono io, ma loro partono con me" risponde Dur indicando gli altri. "Ci servirà qualcuno che ci guardi il culo quando arriveremo su Marte".
"Loro sono ok, ma la ragazza?" chiede Kolev guardando Penny, le sue unghie lunghe ed i vestiti provocanti.
"Lei è il mio apprendista" taglia corto Dur. "Vediamo questa navetta".
L'uomo porge un tablet e Dur analizza rapidamente le specifiche della piccola nave da guerra, riadattata per il viaggio interplanetario: ci sono sei letti criogenici, una sala comandi ed una piccola cucina. I sistemi di pressurizzazione vanno però aggiustati e ci sono molte altre migliorie da fare.
"Ci vorranno un paio di mesi di lavoro per renderla efficiente" commenta Dur. "Se vuole abbiamo un altro tecnico che può aiutarci, ovviamente in cambio di un passaggio".
martedì 19 aprile 2016
003 - fatemi le vostre condoglianze
Nel garage sotterraneo, umido e semideserto, Mendoza si pulisce le mani su uno straccio lurido, seduto accanto ad una lattina di birra aperta. Vedendo arrivare il gruppo sorride del suo sorriso rotto, incorniciato dalla barba disordinata.
"Mendoza!" esclama Killex rispondendo al sorriso di benvenuto.
"Hola! Que pasa?"
"Hai avuto ordine di preparare molte macchine oggi?"
"Como al solito, senor".
"E gli autisti dei dirigenti? Sono usciti?"
"Securo. Todas las auto tranne la vostra".
Bene pensa Mark infilandosi nello Stryker al posto di guida, avevo ragione. Nello specchietto retrovisore, dietro gli ottiscudi, i suoi occhi sono stretti da un cattivo presentimento: "Fisk, tu ti siedi in torretta: sarà una lunga giornata" esclama avviando il motore.
Il vecchio Stryker si avvia stridendo su per la rampa e poi fuori nelle strade, in direzione est. L'hangar si trova in una zona industriale semi-abbandonata: nei dintorni c'è solo la sede di una piccola corporazione di trasporti, la Planet Express. L'asfalto screpolato è macchiato di varia immondizia e l'edificio sporco è perfettamente silenzioso, ma l'occhio allenato di Mark distingue dei riflessi sul tetto almeno un cecchino disteso ad osservarli; dall'altra parte della strada un uomo vestito di scuro sta vuotando un cassonetto con un fucile d'assalto sulla schiena, sul collo gli scintilla un vecchio laringofono. Lo Stryker si ferma lungo la strada che conduce al cancello che blocca l'accesso all'hangar e Dur sintonizza lo scanner della radio cercando le frequenze dell'uomo.
Dalla botola Mark lancia una lattina di birra vuota in direzione dello spazzino.
"Granata!" urla questi, fuggendo a nascondersi dietro l'angolo di un edificio.
La lattina rotola tintinnando sull'asfalto, finendo la sua corsa contro il bidone.
"E' solo una lattina" dice l'uomo nella radio. "Credo che mi stiano prendendo per il culo..." si interrompe nuovamente, ascoltando, poi aggiunge: "Un vecchio Stryker mimetico, grigio e nero, con a bordo degli stronzi".
Lo spazzino si avvicina al veicolo alzando il fucile e Fisk risponde puntandogli contro il cannoncino calibro .50; l'uomo sospira, posa il fucile ed alza le mani.
Dur accende l'altoparlante. "Quali sono le vostre intenzioni?"
"Veramente vorremo conoscere noi le vostre..."
"Siete voi che avete fatto saltare i nostri sistemi di comunicazione?" chiede Penny sporgendosi dalla botola sul tetto.
L'uomo borbotta qualcosa nel laringofono poi si rivolge al gruppo: "Io sono solo qui per proteggere un cliente, non ne so nulla".
Dur abbassa il portellone e fa cenno all'uomo di avvicinarsi: "Di solito preferisco parlare con la gente faccia a faccia. Muoviti, vieni qui".
L'uomo si sposta dietro al mezzo, poi si porta l'indice all'orecchio ed ascolta qualcosa. "Scendete e venite con me".
"Fisk, tu rimani qui e controlla la situazione" borbotta Killex, prima di scendere in strada.
I quattro oltrepassano la rete metallica ed entrano nell'hangar. L'ingresso è sorvegliato da tre uomini armati, mentre all'interno due tecnici si stanno affannando intorno ad una grande nave con stampigliati i loghi della Planet Express.
Da un ballatoio scende una grossa guardia seguita da una giovane donna molto elegante. Penny le corre incontro: "Janine!"
"Ciao Janine!" esclama Killex, facendo un cenno con la mano.
"Vedo che siete venuti a trovarmi!" commenta la ragazza con un mezzo sorriso.
"E' tua tutta questa roba?" chiede Dur guardandosi intorno.
"Di mio marito" si schermisce lei. "Stiamo per abbandonare la Terra, ci trasferiamo su Marte... Per caso Andrea vi ha mandato da me con lo Stryker dicendovi di bombardare o qualcosa del genere?"
"Ci ha detto che state disturbando il nostro sistema di comunicazioni" conferma Mark.
"Simpatica. Memo per me: se mai Andrea dovesse arrivare su Marte, prepararle una calda accoglienza" dice Janine parlando al suo smartphone, poi si rivolge a Dur: "Cosa sapete di quello che sta succedendo?"
"Che è un gran casino?" si intromette Penny.
"A quanto pare la ZetaTech ed altre corporazioni minori hanno lanciato un attacco informatico ai computer che controllano le comunicazioni: i vostri smartphone non funzioneranno per molto tempo. Senza contare i danni alla gestione degli altri servizi. Nuova New York sarà presto nel caos".
"Ci consigli partire per Marte, quindi?" domanda il tecnico, incredulo.
"Marte ha chiuso ogni comunicazione con le Terra tre settimane fa e non so cosa troverete... In ogni caso, piuttosto che rimanere qui... Visto il compito che vi è stato affidato dubito che Andrea si aspetti di vedervi tornare, anzi direi che siete stati ufficialmente licenziati". Janine si osserva le unghie smaltate di viola, come riflettendo, poi aggiunge: "Del resto vi devo un favore".
"Devo assolutamente trovare il modo di chiamare papà a Londra" si inquieta Penny. "Come posso fare?"
Janine la guarda con commiserazione. "Nessuno ti ha detto nulla, miss Penny?" dice allungandole un tablet. Sullo schermo un lungo articolo celebra la fondazione di una nuova società su Marte. In seconda pagina un primo piano del coraggioso fondatore, Simon Clarke.
Penny si rigira il tablet tra le mani, la voce le trema: "Papà non farebbe mai una cosa del genere, lasciarmi qui se ci fosse davvero pericolo..."
Mentre Janine si allontana per telefonare, Mark e Dur cercano invano di asciugare le lacrime di Penny.
Janine ritorna pochi minuti più tardi. "Ho trovato chi vi può aiutare. Il mio amico Kolev ha un paio di posti liberi nella sua navetta: partirà non appena finito di sistemarla. Gli ho detto di venire questo pomeriggio alla InfoCorp per incontrarsi con voi. Adesso, se volete scusarmi, ho un sacco di affari che mi attendono".
"Grazie Janine, ci vediamo su Marte... Stai brava eh?"
"Cazzo, cazzo, cazzo no!" urla un tecnico uscendo di corsa dalla navetta. "Signora Janine, non so come dirlo, ma l'impianto di criogenizzazione numero uno ha avuto un guasto... temo di non poter fare niente e suo marito..."
"Oh, è terribile" sospira Janine. "Fatemi le vostre condoglianze: sono appena rimasta vedova".
venerdì 15 aprile 2016
002 - i piani per la giornata
Dopo aver recuperato un dottore ed averlo indirizzato al loro appartamento, Penny e Mark lasciano i due compagni a controllare lo stato del netrunner e raggiungono l'ufficio di Andrea, molti piani più in alto. La saletta d'attesa pavimentata di vero legno è vuota e la scrivania della segretaria deserta. Penny si pettina i capelli con le dita e sistema il colletto della camicia, controllando il suo aspetto sul riflesso di una finestra. Fuori dalle ampie vetrate il cielo limpido è solcato dalle scie di numerosi velivoli che scintillano nel sole pallido: una mattina tranquilla a Nuova New York. Una delle ultime.
"Chi è?"
"PennyLane e Mark, capo".
"Entrate pure".
L'ufficio è stranamente silenzioso ed Andrea, seria ed elegante come sempre, sta infilando degli hard disk dentro una voluminosa cartella.
"Capo, hanno fulminato Sagara!"
"Mi dispiace" commenta Andrea in tono neutro, continuando a riempire la borsa.
"Abbiamo trovato Shadow in stato confusionale per le scale!"
"Poverino".
"Ma siamo sotto attacco: tutte le linee sono saltate e anche i telefoni... Capo, sta facendo le valigie?"
"Assolutamente no, cara. Ho una riunione ai piani alti per discutere di questo attacco. Aspettavamo qualcosa del genere e Sagara ci stava lavorando sopra. Prima di lasciarci ha identificato il luogo da cui è partito..."
"E noi adesso dobbiamo andare a prendere quegli stronzi" conclude per lei Mark.
Andrea annuisce e mostra loro un pad: sullo schermo è visualizzata la mappa di un'area industriale al confine est della città; al centro si vede un hangar apparentemente abbandonato.
Molti piani più in basso, Penny ragguaglia il gruppo riguardo la nuova missione; il medico intanto non può fare altro che somministrare un calmante a Shadow e constatare la morte di Sagara.
"Mi dispiace. Il cervello è completamente bruciato" li informa il dottore, staccando i suoi strumenti dal corpo ricomposto sul letto sfatto. "Anche se ci fosse dell'attività cardiaca residua non potrei fare nulla".
"Povero Sagara" singhiozza Penny accostandosi al cadavere, "lo abbiamo trattato molto male. Stava sulle palle a tutti!"
"Mi mancheranno i suoi ramen ed il suo tè" cerca di consolarla Dur, "mi mancherà guardarlo battere tutti gli altri netrunner a tetris!"
"Era il nostro cazzone di riferimento..."
"Parliamo di cose serie" borbotta Mark, inquieto. "Andrea aveva l'aria di chi sta per partire. Aveva una riunione, ha detto, ma non ci ha neanche guardati in faccia. E la segretaria non c'era... Tutto ciò non mi piace, non mi piace per nulla".
"Sia come sia, adesso abbiamo da fare. Prepariamoci" taglia corto Fisk, soffiando una nuvoletta di fumo dal suo sigaro. La cenere volteggia cadendo sulle lenzuola, accanto al viso immobile di Sagara.
martedì 12 aprile 2016
001 - morto a colazione
Alle nove di quella che dovrebbe essere una tiepida mattina di primavera, sulla piana gelata di Nuova New York, Dur si sveglia nell'appartamento 313 bis, al trentunesimo piano del grattacielo sede della InfoCorp. Tutto il suo corpo intorpidito dalla fatica reclama ulteriore riposo, ma un leggero e persistente odore di carne marcita invade la stanza ed il tecnico si alza in fretta domandandosi cosa possa essere successo in cucina. Mark dorme accasciato sul divano con il giubbotto antiproiettile ancora addosso e la cucina, inutilizzata da giorni, scintilla discreta di cromature ed effluvi di detersivo. Dur si ferma davanti alla porta della stanza di Sagara ed improvvisamente si rende conto che non vede il suo collega netrunner da diversi giorni – anche considerando i rispettivi turni di lavoro, un brivido gli scende lungo la spina dorsale.
"Svegliati Killex! Ho paura che sia successo qualcosa a Sagara!"
Mark salta su dal divano puntando d'istinto un revolver alla fronte del tecnico, poi lo riconosce, abbassa l'arma e borbotta: "Dur, la prossima volta che mi fai uno scherzo del genere ti sparo, giuro. Perchè cazzo mi hai svegliato?"
"Per Sagara. Lo hai visto, ultimamente?"
"Non mi sembra, grazie a dio".
"Ecco: annusa un po' intorno... Lo senti anche tu questo odore di bistecca andata a male?"
"Cazzo, Sagara".
I due forzano la porta della camera del netrunner, che è completamente buia ed emana un odore composito di polvere, salsa di soia e marciume. Sagara, gli occhi spalancati, siede collegato ai suoi computer mediante gli spinotti di interfaccia; il biomonitor segna due linee continue: non respira, le pupille non hanno riflesso, il polso non è percepibile.
Mark fa scattare l'allarme: una sirena squarcia il silenzio del mattino invadendo l'appartamento; subito la porta del bagno si spalanca con violenza e Fisk, la faccia insaponata ed un asciugamano tra le grandi mani metalliche, irrompe nel corridoio. "Cosa cazzo sta succedendo?!?"
"Hanno fritto Sagara, siamo sotto attacco" risponde Dur, urlando per sovrastare il rumore dell'allarme. Mark tira fuori la pistola e va a controllare l'ingresso.
Penny emerge nuda e scarmigliata dalla sua camera, abbracciando un cuscino. "Ho sonnooh. Ditemi che avete fatto scattare l'allarme per sbaglio..." sbadiglia.
"Magari. È successo qualcosa a Sagara" ribatte il tecnico, osservando distrattamente le forme della donna.
"Merda. Avete chiamato un medico?" domanda Penny, cercando di attivare il cellulare mastoidale.
"Le linee sono saltate, capo".
"Allora bisogna andare a cercarne uno".
"Ehm... Penny, ti consiglio di metterti prima questa".
Penny si infila la camicia bianca lanciatale da Dur, esce e prende di corsa le scale verso l'infermeria. Fatte un paio di rampe si imbatte in una figura mezza svestita che si trascina giù tenendosi stretta al petto una pesante valigetta. Vari cavi gli pendono dalla nuca, il passo è incerto e barcollante.
"Shadow! Stai bene? Dove stai andando? Siamo sotto attacco!"
Il netrunner ride istericamente: "Sto bene, bene, bene!"
"Forse hai bisogno anche tu di un medico..."
"No no no. Devo andare: ho un appuntamento molto molto molto importante".
"Shadow, aspetta! Abbiamo bisogno di te: temo che abbiano fritto Sagara!"
"Hahahahaha" sghignazza il netrunner, continuando a scendere le scale.
Dur e Fisk li raggiungono e bloccano Shadow prendendogli i polsi.
"Tu vieni con noi, bello" esclama il tecnico. "Sei probabilmente l'unico hacker ancora vivo alla Infocorp".
"Devo andare vi dico, ho un appuntamento..."
"Cosa cazzo sta succedendo qui dentro?" lo interroga Penny.
"Chi se ne frega di qui dentro!" ribatte il netrunner, cercando invano di divincolarsi.
Dur lo colpisce allo sterno, poi gli prende il braccio e controlla il biomonitor: tutti i valori sono sballati, il battito cardiaco vicino alla fibrillazione.
lunedì 11 aprile 2016
the story so far
Nell'anno 2040 la Terra conosce una nuova glaciazione: i governi mondiali investono ogni risorsa a loro disposizione per cercare di mettere in sicurezza i cittadini; in breve tempo, però, arrivano sull'orlo del collasso economico e perdono ogni potere.
Solo le megacorporazioni possono far fronte ad una simile richiesta di soldi, personale, materiali e tecnologie. Quando tutta la ricchezza mondiale si trasferisce nei loro conti offshore, i governi si ritrovano schiavi dei debiti contratti con esse e devono dichiarare bancarotta. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite può solo arginare il crollo di grandi e piccole nazioni; per evitare l'anarchia a livello globale viene data piena libertà di potere ai governi locali, ricreando, de facto, il sistema delle "città stato" dell'antica Grecia.
Da questo nuovo sistema politico-economico emergono cinque superpotenze, che rappresentano semplicemente la divisione delle aree di influenza di potere e alleanze tra le megacorporazioni che ora governano il pianeta: l'UCN (Unione delle Città del Nord America), la CCCS (Confederazione delle Città Cino Sovietiche), il NCB (Nuovo Commonwealth Britannico), l'UCE (Unione delle Città Europee) e il NIG (Nuovo Impero Giapponese).
Il pianeta blu è ormai diventato un'enorme palla di ghiaccio inospitale alla vita; la razza umana, sopravvissuta allo sconvolgimento climatico, si rinchiude in enormi città divise per livelli e sormontate da cupole bio-climatiche.
Scaraventati in un mondo suddiviso in gironi danteschi e dominato dall'influenza delle megacorporazioni, gli uomini si ritrovano a lottare per la sopravvivenza tra tecnologia, intrighi politici, violenza e lavoro sporco. Solo chi può permetterselo alla fine potrà arrivare a rivedere le stelle. Gli altri saranno destinati a soccombere.
Il un mondo dominato dalla violenza, in cui la vita umana ormai non vale più nulla, l'accesso ad informazioni sensibili e la loro sicurezza diviene la vera fonte di potere. La maggior parte delle megacorporazioni attive sul mercato difende i propri dati con le proprie forze o si affida ad altre società per tutelare i propri interessi o carpirli ai propri rivali commerciali e politici.
In questo scenario, la InfoCorp Security & Intelligence diviene in breve tempo la maggiore erogatrice di tali servizi e può contare uffici in tutto l'UCN, il NCB e l'UCE.
La sede principale, un maestoso palazzo al centro di Nuova New York, ospita la maggior parte dei team operativi, gran parte dei corporativi di alto livello ed il consiglio di amministrazione. Le squadre vengono impiegate per far fronte alle varie richieste, che spaziano dalla protezione di figure di spicco dell'economia e della politica alla risoluzione di contrasti tra corporazioni, passando per ogni altro genere di operazione.
Negli ultimi anni la OCP, la forza di polizia che gestisce la sicurezza di Nuova New York, mal equipaggiata e dallo scarso personale, non riesce a far fronte alle ondate di criminalità che dilagano per i vari livelli della città, capeggiate da squilibrati carichi di impianti cybernetici ed armati di tutto punto. Le squadre della InfoCorp vengono impiegate sempre più spesso in affiancamento ai tutori dell'ordine; le perdite non vengono rimpiazzate abbastanza in fretta, costringendo i vari team sopravvissuti a fare doppi e tripli turni.
La situazione ormai è tragica, le defezioni sono sempre più numerose. Solo il Team Alpha resiste alla pressione, rimanendo di fatto l'ultimo gruppo operativo della InfoCorp.