venerdì 31 marzo 2017
Superato il posto di blocco, la vecchia volkswagen si infila giù per la rampa che porta ai bassi fondi di Nuova New York e poi si dirige a sud lungo una superstrada tutta buche, fiancheggiata da edifici cadenti con piccole botteghe e bambini sporchi che giocano lungo i marciapiedi, tra carcasse d'auto abbandonate e immondizia di vario genere. La puzza ed il freddo della strada invadono l'abitacolo facendo rabbrividire Penny che indossa soltanto un abitino rosso molto scollato sulla schiena, prestatole da Janine. Dopo una ventina di minuti nel traffico caotico e sregolato dello sprawl, Mark prende una laterale sulla destra ed infine entra in un grande parcheggio circondato da alti palazzi fatiscenti. Una mezza dozzina di giovani teppisti sta chiacchierando e bevendo birra vicino a delle grosse moto truccate, ma per il resto il luogo è deserto. E l'edificio sul fondo è ridotto in macerie. Penny scende dalla macchina stupefatta.
“Il locale di Cheng è saltato in aria?” urla, dirigendosi cautamente verso i detriti dell'esplosione “Secondo voi che ne è stato di lui?”
La ragazza passeggia tra le macerie e si ferma a guardare i resti crollati dell'ingresso sulla cui sommità campeggia ancora la scritta “DARK ANGEL”. Attirati dall'idea di fare soldi facili, e forse dal vestito provocante di Penny, i ragazzi smettono di parlare e la fissano: due di loro si staccano dal gruppo avvicinandosi:
“Ehi, bellezza, che ci fai qui? Ti serve compagnia?”
Fiutando il pericolo Mark le corre dietro, la prende per un braccio e le fa cenno di tornare verso l'automobile:
“Risali in macchina, quello che è successo lo scopriremo presto” le sibila, poi, rivolgendosi ai teppisti, scosta la giacca a mostrare la pistola e li minaccia: “Sparite, la signorina è con me”.
“Ehi, amico, volevamo solo essere gentili… Perché non cerchi di essere gentile anche tu?”
“Ve lo dirò gentilmente: levatevi dai coglioni” risponde il solitario puntando contro di loro la pistola. I due alzano le mani ed arretrano di qualche passo; Mark risale in macchina ed avvia il motore:
“Fisk, prova a telefonare alla nostra piccola informatrice” dice, facendo manovra per uscire dal parcheggio.
“Janine, cara, siamo davanti a quello che resta del Dark Angel… Tu hai idea di cosa sia successo?”
“Ciao signor Fisk. Cheng ha avuto qualche problema con la concorrenza”.
“Vuoi dire che è morto?”
“No, ma ha dovuto traslocare”. In sottofondo alla telefonata si sente una musica soffusa, poi un “dingdingding” seguito dal rumore di monetine che cadono le une sulle altre, tintinnando.
“Janine, sei per caso in un casinò?”
“Ciao signor Fisk. Ti mando l'indirizzo.” risponde Janine chiudendo la conversazione.
Seguendo le indicazioni di Janine, i tre arrivano in un ampio ex parcheggio sul fondo del quale ci sono dei magazzini. Lo spiazzo è pieno di moto e vecchie automobili, e c'è molta gente vestita di pelle che chiacchiera e beve: sono tutti armati fino ai denti, ma sembrano tranquilli. Davanti ad uno dei magazzini ci sono delle postazioni fisse ed una vecchia quadrinata sorvegliata da tre uomini in armatura. C'è anche una grande insegna imbullonata ed illuminata sopra l'ingresso che recita “FACTORIYA”. Quando Mark svolta nel parcheggio, alla macchina si avvicina un ragazzo con un giubbotto di pelle ed un fucile a canne mozze legato alla cintura, sulla sua maglietta bianca è stampato il nome del locale:
“Avete bisogno che vi guardi la macchina?”
“Sì, dobbiamo parlare con il tuo capo” risponde Penny.
Il giovane imbraccia il fucile:
“Nomi?”
“Killex, Fisk e Penny”
Il ragazzo dice qualcosa in russo in una vecchia radio, poi si rivolge a Mark:
“Per voi la scorta per la macchina sono venti eurodollari”.
L'ingresso del locale è costituito da una vecchia porta di hangar rinforzata ed imbullonata alle pareti, mentre i muri all'interno sono coperti da teli mimetici e da scritte fatte a colpi di mitraglietta. Al centro c'è un bancone circolare ricavato da un vecchio carro armato della seconda guerra mondiale. Al soffitto sono sospese delle piattaforme di plexiglas su cui, al ritmo della musica tecno, ballano delle ragazze seminude. I tre si avvicinano al bancone e salutano la barista:
“Ciao!” urla Penny per farsi sentire. La donna li guarda stupefatta:
“Voi! Pensavo foste morti! Beh, questo giro lo offro io” dice mettendo davanti a loro tre bottiglie di birra senza etichetta.
"Grazie” risponde Mark prendendo una bottiglietta “Il tuo capo c'è?”
Sul retro del capannone, dietro una porta con due guardie armate, ed in fondo ad un corridoio, c'è una stanza polverosa con dei divanetti di riciclo e molte casse. Due uomini in piedi stanno parlando in russo: uno è sulla quarantina, alto e forte, con pelle e occhi chiarissimi e capelli biondi tagliati a spazzola, l'altro mostra alla porta una schiena vestita di pelle ed il cranio nudo e tatuato, ed ha poggiata vicino a sé una grossa sacca di tela. Vedendo Mark, Fisk e Penny sulla porta, Cheng liquida il suo interlocutore con un gesto:
“Priviet mal'chikov!” dice poi con un sorriso che tende la cicatrice sulla sua guancia sinistra “Miei ragazzi pensavano che voi morti, ma io sa che voi ha vite come gatti… Quante rimane a voi ora?” L'uomo vestito di pelle, intanto, stringe la mano a Cheng, raccoglie la sacca di tela ed esce senza una parola.
“Voi accomoda! Posso offire bicchiere?”.
“È molto carino qui, complimenti” sorride Penny accomodandosi con grazia su uno dei vecchi divanetti ed accettando un bicchiere fatto con una bottiglia tagliata a filo, pieno di vodka.
“Te piace? Me fa cagare: ha deciso tutto mia moglie” ghigna il russo “Ma io fa buoni affari”.
“Cheng, sai per caso che fine ha fatto tutta la nostra roba?” chiede Fisk bevendo un sorso dal suo bicchiere. La vodka è ottima, fresca ed aromatica: va giù come acqua.
“Tu dice dopo vostro piccolo incidente con InfoCorp? Da, io ha recuperato qualcosa da vostro ufficio e messo in magazzino”
“Sei stato gentile!” dice Penny
“Tutto ha prezzo, da?” risponde Cheng sorridendole.
“Ehm… In questo momento siamo un po' al verde”.
“Io può proporre voi favore invece di pagamento? Voi deve andare da mio contatto e recuperare sacca grossa. Voi scambia poi sacca con banda di boosters poco distante: voi dice loro che voi è mandati da Joy Ramones. In cambio di sacca voi recupera mia ragazza Jasmine che booster ha preso settimana scorsa. Una volta finito lavoro, voi allontana e poi chiama numero segnato su questo foglio.”
“Va bene, direi che si può fare” dice Mark posando il suo bicchiere su una grande cassa che funge da tavolo.
“Voi scusa me adesso. Io ha asta da preparare”.
“Un'asta? Che genere di asta?”.
“Voi interessa fegato nuovo?”.
lunedì 27 marzo 2017
023 - lo sprawl è peggio di come lo ricordate
Nella luce grigia dell'alba, disteso nello stretto letto di Penny, Mark fissa il soffitto cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Accanto a lui, un braccio di traverso sul suo torace, la ragazza dorme profondamente. Sentendo dei rumori provenire dall'appartamento, il solitario si scivola fuori dal letto e, in mutande, attraversa cautamente il corridoio.
Nella stanza vuota destinata a diventare la cucina, seduta sul pavimento di piastrelle chiare, c'è una ragazzina con un ciuffo di capelli castani sugli occhi che sta bevendo da un bicchierone di carta termica. Accanto a lei, una confezione con quattro bicchieri di caffè ed un vecchio zaino.
“Janine? Stai bene? Ti credevamo dispersa!”.
“Vuol dire che mi sono nascosta bene” risponde lei, laconica “Vi ho portato il caffè”.
“Cosa hai fatto in tutto questo tempo? Dove sei stata? Con chi?”.
Ignorando le domande di Mark e scansando il suo abbraccio, Janine apre la porta della prima stanza sul corridoio. È la camera di Fisk. Il solitario salta su dal letto dove è seduto, poi la riconosce e le corre incontro:
“Janine! Tesoro come stai? Ero tanto preoccupato!” esclama abbracciando la ragazzina e sollevandola da terra “Hai di nuovo l'età che dovresti avere e questo è magnifico”.
“Ugh! Mettimi giù, signor Fisk, mi stai stritolando! Cosa vuol dire che ho di nuovo l'età che dovrei avere?”
“È complicato da spiegare, piccola. L'importante è che sei tornata”.
Divincolandosi dall'abbraccio del solitario, Janine raccoglie il suo zaino e va ad aprire la porta successiva: vede che dentro c'è Dur che dorme profondamente, torna nel corridoio e prova un'altra porta. Trovata una stanza vuota butta il suo zaino sul letto.
“Dov'è lo psicopatico?”
“Intendi Sagara?” chiede Fisk “Lavora ancora con noi, ma abbiamo saputo che ha avuto un incidente: la sua mente adesso è nei server della E.G.O. Inc”.
“Dovremo farti avere un contratto, Janine, come nostra assistente” dice Mark, prendendo un bicchiere di caffè “Hai portato anche le ciambelle?”.
Penny si sveglia sentendo un campanello trillare nella sua testa. Infastidita, si rigira nel letto, ma il rumore non cessa. Attraverso gli occhi chiusi, direttamente proiettato sulla sua retina, un avviso azzurrino le ricorda che deve presentarsi alla sede della E.G.O. Inc per la scansione celebrale tra mezz'ora. Con un gesto infastidito della mano, chiude la finestra con la notifica, si alza e raggiunge il bagno collegato alla sua stanza, infilandosi sotto la doccia. Mezz'ora dopo è ancora lì e gli avvisi azzurri si moltiplicano come tante finestre di pop up davanti ai suoi occhi, con in sottofondo la colonna sonora di Tetris. Non trovando un asciugamano, raggiunge la cucina nuda e gocciolante: Mark, Fisk e Dur, vestiti di tutto punto, bevono caffè e mangiano le ciambelle portate da Janine.
“Ragazzi, non abbiamo un asciugamano in questa casa?”
“Dovremo farti avere un contratto, Janine, come nostra assistente” dice Mark, prendendo un bicchiere di caffè “Hai portato anche le ciambelle?”.
Penny si sveglia sentendo un campanello trillare nella sua testa. Infastidita, si rigira nel letto, ma il rumore non cessa. Attraverso gli occhi chiusi, direttamente proiettato sulla sua retina, un avviso azzurrino le ricorda che deve presentarsi alla sede della E.G.O. Inc per la scansione celebrale tra mezz'ora. Con un gesto infastidito della mano, chiude la finestra con la notifica, si alza e raggiunge il bagno collegato alla sua stanza, infilandosi sotto la doccia. Mezz'ora dopo è ancora lì e gli avvisi azzurri si moltiplicano come tante finestre di pop up davanti ai suoi occhi, con in sottofondo la colonna sonora di Tetris. Non trovando un asciugamano, raggiunge la cucina nuda e gocciolante: Mark, Fisk e Dur, vestiti di tutto punto, bevono caffè e mangiano le ciambelle portate da Janine.
“Ragazzi, non abbiamo un asciugamano in questa casa?”
Dopo aver fatto la scansione cerebrale negli ambulatori medici al primo piano della E.G.O. Inc, i quattro prendono l'ascensore per scendere nel parcheggio del palazzo:
“Com'è andata la scansione?” chiede Penny
“Non lo so: il dottore dice che c'è qualcosa nella mia testa…” risponde Fisk.
“Ci fa piacere, io temevo non ci fosse nulla: hanno trovato un cervello o della segatura?” lo interrompe Mark.
“Stronzo”.
“A me hanno detto di aspettare i risultati” risponde Dur “Ma il dottore non aveva l'aria convinta…”.
“Tanto non possiamo fare altro. Dato che abbiamo la giornata libera, perché non facciamo un salto giù nello sprawl a cercare quel figlio di puttana di Cheng? Se c'è qualcuno che sa che fine ha fatto la nostra roba è lui…” propone Mark.
“Tanto non possiamo fare altro. Dato che abbiamo la giornata libera, perché non facciamo un salto giù nello sprawl a cercare quel figlio di puttana di Cheng? Se c'è qualcuno che sa che fine ha fatto la nostra roba è lui…” propone Mark.
“Io credo che passerò: non mi piace lo sprawl ed ho un sacco di cose da fare a casa… Non abbiamo neanche un computer lì e questo mi rende nervoso” risponde Dur.
“Un giro nello sprawl lo faccio volentieri” dice Fisk facendo scrocchiare le nocche metalliche “Vediamo se ho perso la mano a picchiare teppisti”.
Nel garage interrato luminoso e pulito Mendoza sta bevendo birra e guardando una partita di rollerball da un antiquato piccolo televisore a schermo piatto. A pochi metri da lui, china sul motore di una berlina corazzata nuova di zecca, c'è una ragazza alta e bruna con una tuta da meccanico ed una maglietta sporca di grasso da cui spunta un enorme tatuaggio tribale.
“Hola señores, bentornati!”
“Ciao Mendoza! Chi è la tua amica?”
“Es la mia nueva assistente”.
La ragazza alza la testa dal motore su cui sta lavorando, sorride e si fa loro incontro:
“Sono Jackie, piacere” dice, togliendosi il guanto per stringere la mano a Fisk
“Ciao Jackie”.
“Mendoza mi ha parlato molto di voi”
“Davvero? Te ne ha parlato bene, spero” sorride Mark, squadrandola “Allora Mendoza, cosa ci puoi dare per un giro nello sprawl?”
“Davvero? Te ne ha parlato bene, spero” sorride Mark, squadrandola “Allora Mendoza, cosa ci puoi dare per un giro nello sprawl?”
Guidando con prudenza la vecchia volkswagen corazzata, Mark scende di cinque livelli sulle rampe fino al vecchio accesso allo sprawl. Il posto di blocco è stato fortificato con una pesante cancellata di metallo rinforzato ed è dotato di una mitragliatrice pensante e di quattro guardie della OCP in armatura completa.
”Buongiorno” sorride Penny dal sedile posteriore.
“Vedo che avete rafforzato i controlli” dice Fisk sporgendosi dal posto del passeggero per guardarsi attorno.
“Dopo gli ultimi exploit di violenza è stato necessario” risponde una delle guardie aggiustandosi la tracolla del fucile sulla spalla “Non sapete cos'è successo?”.
“Ehm, no, siamo stati all'estero per qualche mese”.
“Avete i pass aziendali?”.
Mark porge alla guardia il suo tesserino magnetico.
“E.G.O. Inc, eh? State attenti: lo sprawl è diventato peggio di come lo ricordate”
“Questo mi sembra difficile” commenta Fisk.
“Belle quelle braccia, nuove? I vecchi impianti sono finiti nello sprawl, al mercato nero, e tutti si sono fatti impiantare, sono impazziti ed hanno tentato di assalire i posti si blocco per entrare in città: guardate lì” dice la guardia indicando un'impalcatura coperta da teli di plastica ed un buco nel muro di sicurezza alto almeno due piani “Quello è stato fatto a mani nude”.
venerdì 24 marzo 2017
022 - il punto della situazione
Una stanza con una cascata d'acqua gorgogliante sulla parete destra, un tavolo laccato di bianco su esili sostegni di metallo satinato al centro e sottili lampade a spettro completo che illuminano discrete l'ambiente, disseminato di piante tropicali in fiore. Dall'altra parte del tavolo siede Andrea, con l'ombra di un sorriso sulla faccia:
“Allora?”
Penny le si avvicina e le porge il pad con il contratto di acquisizione della Claw Division.
“Sedete pure. Come state dopo due mesi di sonno indotto?”.
I quattro si guardano stupiti.
“Due mesi? Pensavamo fosse molto di più!”
Andrea inarca un sopracciglio sottile:
“Qual è l'ultima data che vi ricordate, prima del vostro presunto viaggio su Marte?”.
Dur cerca di rammentare, e si accorge che il suo passato, diversamente dal sogno marziano, è vago e nebuloso: i giorni e le stagioni si mescolano confusi nella sua mente con un principio di emicrania. Si lascia cadere su una poltroncina di pelle bianca. Forse sono solo stanco…
“Ehm… Settembre 2041?” butta lì Mark, portandosi una mano alla fronte.
Andrea attiva l'interfono e chiama la sua segretaria:
“Judith? Prenoti quattro scansioni celebrali per domattina, sì… I nomi li conosce.”
“Siete rimasti in quella simulazione due mesi, ma quello che mi preoccupa è che non ricordate, almeno, i precedenti sei… Un anno e mezzo fa una società della Corea del Nord, la SPHERA, ha raccolto i migliori ricercatori tecnomedici per sviluppare delle tecnologie che permettessero di applicare elementi cibernetici al corpo umano senza scatenare cyberpsicosi. Il progetto ha avuto successo, ma ci sono dei problemi durante l'impianto: il fisico subisce un forte stress e fatica ad adattarsi. La SPHERA, per consentire al paziente di abituarsi ai nuovi impianti, ha creato delle olo-simulazioni: queste permettono al paziente di vivere per un certo periodo di tempo in una realtà fittizia provando i nuovi impianti. Quando questa tecnologia è arrivata sul mercato sono stati creati dei piccoli uffici e venduti i brevetti, rendendo ignobilmente ricchi i fornitori: tutti quelli che contano hanno cominciato a farsi sostituire i vecchi impianti, vendendoli poi al mercato nero. Io stessa ho sostituito tutti i miei e voi avete ricevuto dalla InfoCorp l'autorizzazione per farvi reimpiantare. Siete stati messi in una lista d'attesa: ve lo ricordate questo?”
Penny, seduta composta sull'orlo della poltroncina, si gira a cercare lo sguardo di Mark:
“N-no… Io non ricordo nulla”.
“Adesso viene il bello” il volto di Andrea si irrigidisce impercettibilmente e la sua voce si fa tagliente: “Circa sei mesi fa Shadow è riuscito a farmi avere copia di alcuni documenti segreti destinati al CdA della InfoCorp: erano il mio ordine di terminazione, e la cancellazione di tutte le squadre alle mie dipendenze."
La donna fa una pausa, e un breve sospiro:
“Io non mi faccio licenziare, non è nel mio stile: ho preso i miei soldi ed ho fondato questa azienda. Avevo bisogno di personale e quindi ho chiesto a Sagara e Shadow di lavorare per me: Sagara ha accettato, Shadow è attualmente la nostra talpa alla InfoCorp. Ah, devo avvisarvi che Sagara ha avuto un piccolo incidente durante la simulazione della sua morte: adesso il suo cervello è nei nostri server, sarà il vostro assistente vocale e il vostro firewall”.
“Quindi è morto davvero” commenta Dur, laconico.
“Avevo intenzione di offrire un contratto anche a voi, ma non riuscivo a trovarvi da nessuna parte. Shadow ha scoperto alla fine che la InfoCorp vi aveva lasciati in quei letti alla Claw Division come cavie, un modo facile per liberarsi di voi… Il mio scopo ora è far crescere la E.G.O. Inc abbastanza da riuscire a rientrare alla InfoCorp con un'acquisizione controllata e scoprire chi ha dato quell'ordine di terminazione. E vendicarmi”.
“Mi sembra un buon piano” ghigna Fisk.
“Vi posso offrire un impiego dirigenziale, ed operativo: vi offro la gestione del reparto di internal audit. In questo modo risponderete direttamente alla sottoscritta, sarete la mia squadra ombra. Lo stipendio sarà inizialmente modesto, ma vi offro delle quote di partecipazione dell'azienda. Il vostro contratto prevede un ufficio, un appartamento ed un piccolo conto spese a nome di Penny. Che ne dite?”
“Dove dobbiamo firmare?” chiede Mark sporgendosi dalla sua sedia.
“Bene. Ma vi avviso: formalmente siete rimasti su quei letti. Voi, ufficialmente, siete morti”.
Mark si sveglia urlando. Nel buio fitto della stanza i suoi ottiscudi gli permettono di rendersi conto che si trova in una piccola camera vuota, fatta eccezione per il lettino di ferro su cui è disteso. Con il cuore che gli martella in gola si alza e scosta le tende, affacciandosi alla finestra: fuori, luminosa anche nel pieno della notte, luminosa nella pioggia incessante, Nuova New York brulica di vita e di violenza, come non ha mai smesso di fare.
Va tutto bene, sono a casa, era solo un sogno, sono a casa… quel figlio di troia di Simon Clarke ci ha scaricato, e la InfoCorp ci ha lasciato a marcire con degli spinotti nel cervello, ma adesso ho un nuovo lavoro, Marte era solo un'illusione, ho un buon lavoro e sono a Nuova New York. Fuori piove, ho un nuovo lavoro e un solo vestito e neanche un paio di calzini di ricambio. In un nuovo appartamento vuoto, a quasi quarant'anni. La solita storia: uccidere o essere uccisi. Per soldi. La solita merda. È la vita che mi sono scelto: mamma e papà non sarebbero d'accordo, mamma e papà erano dei quadri corporativi come si deve, una volta ho quasi spaccato la faccia a Johnny giù al Solitaire perché mi ha detto: te la sbatti qualcuna di quelle pollastrelle corporative per cui lavori, sono fantastiche, ci mettono lo stesso entusiasmo delle puttane e non devi neanche pagarle; e io gli ho detto: bada a come parli, mia madre era una pollastrella corporativa. Ma mica come Penny, quella stupida sgualdrina di Penny, una vera fortuna che sia il mio capo… se non fosse figlia di suo padre non avrebbe nemmeno un posto di lavoro, altro che incarico dirigenziale. Penny che però ha un profumo così buono e davvero ci mette un entusiasmo che non ho mai visto.
Mark esce dalla stanza, attraversa silenziosamente il corridoio buio e addormentato ed apre l'ultima porta sulla sinistra: un'altra stanza vuota ed un lettino su cui nuda e supina, le braccia e le gambe allargate a stella marina, Penny dorme con la bocca aperta. Il solitario si sporge e le sfiora una spalla: la ragazza si sveglia di scatto, si volta ed aguzza lo sguardo per riconoscerlo:
“Mark? Che succede?” domanda, spaventata, con i capelli che le cadono sugli occhi.
“Tranquilla, va tutto bene: non riuscivo a dormire ed ho pensato di passare a vedere se ti serviva qualcosa”.
“Ma a me non serv...” risponde Penny, poi capisce e, cambiando tono, sussurra facendogli posto “Vieni qui”.
Mark siede sul letto, lei gli passa le braccia intorno al collo e gli accarezza i capelli sulla nuca: “Poverino, hai fatto un brutto sogno?”
“No, è solo che mi sei mancata”.
lunedì 20 marzo 2017
021 - new york, new york
Preceduti dalle hostess, i quattro escono dalla sala conferenze chiudendo dentro i consiglieri. Un imbarazzato silenzio percorre il gruppo in attesa dell'arrivo dell'ascensore.
“Signorine, potrebbe interessarvi un contratto con la InfoCorp?” domanda Fisk gentilmente, cercando di fare della conversazione.
Le due ragazze lo guardano perplesse, ma non dicono nulla.
“Beh, io volevo solo essere cordiale…” si schernisce il solitario.
“Veramente noi lavoriamo già per la InfoCorp. Tutto questo palazzo è della InforCorp...” spiega la più coraggiosa delle due hostess, la bella bionda.
Di nuovo silenzio.
Quel figlio di puttana di Simon Clarke, pensa Mark.
“Cosa ho fatto? Ho danneggiato la compagnia! Vi ho fatto uccidere dei nostri dipendenti! Che sta succedendo? Perché papà mi ha infilato in questa storia?” geme Penny lasciandosi cadere accosciata sul pavimento dell'ascensore e provando senza successo ad attivare il cellulare mastoidale “Devo telefonargli subito. Devo telefonargli subito! Dur, perché il mio cellulare non prende?”.
Quel figlio di puttana di Simon Clarke, pensa Mark.
“Cosa ho fatto? Ho danneggiato la compagnia! Vi ho fatto uccidere dei nostri dipendenti! Che sta succedendo? Perché papà mi ha infilato in questa storia?” geme Penny lasciandosi cadere accosciata sul pavimento dell'ascensore e provando senza successo ad attivare il cellulare mastoidale “Devo telefonargli subito. Devo telefonargli subito! Dur, perché il mio cellulare non prende?”.
Il garage interrato è umido e freddo, illuminato solo dalle luci di servizio. Tra le mercedes e le porsche dei consiglieri, accanto alla rampa che porta sulla strada, è parcheggiato un vecchio furgoncino con il logo di una pizzeria. Appoggiato al finestrino, con una sigaretta in bocca e l'aria nervosa c'è il fattorino che ha consegnato la pizza:
“Ce ne avete messo di tempo!”
“Senti, ragazzino, noi facciamo il lavoro sporco, tu fai il tuo in silenzio!” lo aggredisce Fisk.
“Ci porti a casa?” chiede Penny speranzosa, salendo dal portellone aperto ed accomodandosi sul sedile.
“Vi porto dove mi hanno detto di portarvi…” risponde il ragazzo avviando il motore ed ingranando la prima. Mark si rivolge alle due hostess:
“Signorine, vi serve un passaggio?”
“No, grazie” risponde la bruna sospirando “Adesso andiamo a berci una birra, ne ho proprio bisogn…”
L'ululato di un allarme copre la fine della frase e la saracinesca d'ingresso al parcheggio comincia a calare sferragliando. Mark, Fisk e Dur si affrettano a salire.
“Muovete il culo!” grida il fattorino. Il furgone si avvia su per la rampa facendo stridere le gomme e velocemente si immette sulla strada a sei corsie che gira attorno all'area commerciale di Nuova New York.
“Mi è mancata la pioggia” sospira Fisk abbassando il finestrino e lasciando che l'acquazzone gli bagni il volto.
“Ti è mancata la pioggia? Ma dove cazzo siete stati? Sulla Luna?”.
Allontanatosi dall'edificio della Claw Division, il mezzo procede tranquillo nel traffico del pomeriggio, superando una pattuglia della OCP ferma al lato della strada con due agenti che stanno caricando delle bodybag su un furgone. Le familiari luci degli olo-cartelloni pubblicitari lampeggiano sulle cime degli edifici tutto intorno, e il cielo nuvoloso ne riflette i bagliori tingendosi di rosso,verde e oro. Tutti guardano fuori dai finestrini, a bocca aperta. Un drone sorvola il furgoncino, ne fa una scansione e si piazza in hovering sopra di loro, proiettando la pubblicità di una bibita analcolica senza zucchero. Fisk canticchia “I wanna wake up in a city / that doesn't sleep / and find I'm king of the hill / top of the heap / this little town blues / are melting away / I'll make a brand new start in it, / in old New York...” mentre Mark, seduto sul sedile posteriore con Penny accovacciata accanto, si guarda intorno: con un nodo in gola, sulla destra, vede la rampa che porta alla sede della InfoCorp. Il furgone prosegue sulla strada principale.
“Ehi, non era quella la nostra uscita?”
“No, ho ordine di portarvi altrove”.
Molto più avanti, salito al quinto livello, il guidatore svolta in delle strade laterali fino a fermarsi davanti ad un edificio vetrato, sulla cui cima campeggia un diamante stilizzato con la scritta E.G.O. Inc. Il furgone accosta accanto all'ingresso dove, riparandosi dalla pioggia sotto l'androne, li aspetta una segretaria in tailleur grigio con un pad in mano:
“Buonasera!”.
“Buonasera, crediamo di essere attesi” risponde Penny infreddolita nella camicia che comincia a bagnarsi di pioggia.
“Miss Clarke, immagino. I signori sono con lei?” la donna controlla qualcosa sul suo dispositivo “Killex, Fisk e El Hachmi? Volete seguirmi, per favore?”. Preceduti dalla segretaria, i quattro superano un largo ingresso luminoso con una reception: al loro passaggio i presenti si voltano incuriositi, fissandoli.
“Certo che avete un bel posticino qui” butta lì Fisk.
“Un bel posticino davvero: di cosa vi occupate?” chiede Dur, interessato.
“Immagino che vi spiegherà tutto il nostro amministratore delegato” sorride la donna, guidandoli al settimo piano, attraverso degli uffici vuoti, fino ad una piccola sala riunioni: “Troverete un bagno alla vostra destra ed uno spogliatoio a sinistra. Dovrebbero esserci degli abiti delle vostre taglie”.
Nello spogliatoio, mentre Killex, Fisk e Dur la attendono impazienti nei loro nuovi completi scuri, Penny si specchia indecisa, controllando le pieghe della camicetta bianca:
“Non trovate che questa roba mi invecchi?”.
“In effetti non è il tuo stile… Ho visto conventi con vestiti più spinti” risponde Mark guardando dubbioso il tailleur grigio della ragazza.
“Quelli erano dei porno, Killex” interviene Fisk “Stai benissimo, miss Penny. Adesso muoviamoci: voglio proprio scoprire cosa ci è successo…”.
Scortati dalla segretaria sorridente e impassibile, i quattro raggiungono il nono ed ultimo piano dell'edificio. L'ascensore si apre su di un'anticamera chiara, con una piccola scrivania bianca. Judith Sinclair, l'assistente di Andrea, si fa loro incontro:
“Buonasera, signori, benvenuti!”
“Buonasera Judith” sorride Penny.
“Prego, il capo vi aspetta”.
Nello spogliatoio, mentre Killex, Fisk e Dur la attendono impazienti nei loro nuovi completi scuri, Penny si specchia indecisa, controllando le pieghe della camicetta bianca:
“Non trovate che questa roba mi invecchi?”.
“In effetti non è il tuo stile… Ho visto conventi con vestiti più spinti” risponde Mark guardando dubbioso il tailleur grigio della ragazza.
“Quelli erano dei porno, Killex” interviene Fisk “Stai benissimo, miss Penny. Adesso muoviamoci: voglio proprio scoprire cosa ci è successo…”.
Scortati dalla segretaria sorridente e impassibile, i quattro raggiungono il nono ed ultimo piano dell'edificio. L'ascensore si apre su di un'anticamera chiara, con una piccola scrivania bianca. Judith Sinclair, l'assistente di Andrea, si fa loro incontro:
“Buonasera, signori, benvenuti!”
“Buonasera Judith” sorride Penny.
“Prego, il capo vi aspetta”.
venerdì 17 marzo 2017
020 - consegna ad omicidio
“Questa è la tessera e questi sono i codici” esclama Penny. “Dur, fai le tue magie”.
Il tecnico osserva il rettangolino di plastica, lancia un'occhiata al culo del suo capo, poi sospirando si dirige verso uno dei terminali nella stanza accanto. “Datemi dieci minuti”.
“Te ne do cinque” ribatte Penny, ripensando al messaggio di Andrea.
Se i netrunner non hanno fatto casini, me ne bastano due pensa sbuffando Dur, sedendosi su una sedia e digitando velocemente i codici sul terminale. La schermata di login cede il posto ad un desktop spartano, con qualche directory dai nomi strani e poco più. Dopo una veloce ricerca, non emerge nessuna directory interessante. “Che schifo, non c'è nemmeno un porno caricato su questi terminali” borbotta il tecnico, infilando la chiavetta con il virus in una delle porte disposte ordinatamente sul tavolo e controllando il contenuto. Un paio di eseguibili, qualche libreria ed una ventina di script. “Sperare in un tutorial era troppo, vero?” ringhia il tecnico, aprendo un paio di editor e controllando i vari comandi.
Trovato lo script principale, apre una console e digita il comando d'avvio. “Ed ora vediamo che succede...” mormora, dando un leggero colpetto al tasto Return. La schermata si oscura e compare una scritta: “Inserire credenziali di livello quattro per avviare il programma”.
Dur si guarda attorno, individua un lettore di tessere sul dorso della tastiera e ci infila dentro il badge del responsabile.
“Credenziali accettate” replica il sistema, facendo sparire la maschera di controllo ed avviando lo script. In breve lo schermo si riempie di altre console che iniziano a macinare i dati presenti nei server.
Dur sorride quando vede una spia rossa iniziare a lampeggiare accanto ad uno degli monitor. Bel sistema di controllo, peccato che non ci sia un tecnico del laboratorio seduto a questa console...
“Allora, quanto manca?” domanda impaziente Penny, affacciandosi dalla porta.
“Dagli tempo” replica il tecnico, “ci sono milioni di file in questi database!”
“Non abbiamo tempo!”
“Non penso che questo catorcio comprenda il concetto di fretta” ribatte Dur, osservando lo schermo. Il desktop viene sostituito da una grossa schermata bianca con impresse sopra due semplici parole: CRITTOGRAFIA COMPLETATA.
“Possiamo andare” esclama il tecnico, alzandosi e raggiungendo i compagni.
Armi in pugno, i quattro si avviano silenziosamente su per le scale bianche che portano al trentacinquesimo piano. L'ultima rampa finisce in un pianerottolo, la cui vista è coperta da un grande traliccio di legno su cui si arrampica dell'edera sintetica. Mark fa cenno agli altri di fermarsi e si sporge cautamente: sul pianerottolo ci sono un tavolino, delle sedie e due guardie che sorvegliano una porta a due battenti. Ad un segnale di Fisk, i due solitari piombano sui guardiani sparando: una testa esplode schizzando la parete di sangue, mentre il secondo uomo viene colpito appena sopra l'orlo del giubbotto antiproiettile; dalla gola gli sale un gorgoglio di sangue e, portandosi le mani al collo, cade a terra rantolando.
Il tecnico osserva il rettangolino di plastica, lancia un'occhiata al culo del suo capo, poi sospirando si dirige verso uno dei terminali nella stanza accanto. “Datemi dieci minuti”.
“Te ne do cinque” ribatte Penny, ripensando al messaggio di Andrea.
Se i netrunner non hanno fatto casini, me ne bastano due pensa sbuffando Dur, sedendosi su una sedia e digitando velocemente i codici sul terminale. La schermata di login cede il posto ad un desktop spartano, con qualche directory dai nomi strani e poco più. Dopo una veloce ricerca, non emerge nessuna directory interessante. “Che schifo, non c'è nemmeno un porno caricato su questi terminali” borbotta il tecnico, infilando la chiavetta con il virus in una delle porte disposte ordinatamente sul tavolo e controllando il contenuto. Un paio di eseguibili, qualche libreria ed una ventina di script. “Sperare in un tutorial era troppo, vero?” ringhia il tecnico, aprendo un paio di editor e controllando i vari comandi.
Trovato lo script principale, apre una console e digita il comando d'avvio. “Ed ora vediamo che succede...” mormora, dando un leggero colpetto al tasto Return. La schermata si oscura e compare una scritta: “Inserire credenziali di livello quattro per avviare il programma”.
Dur si guarda attorno, individua un lettore di tessere sul dorso della tastiera e ci infila dentro il badge del responsabile.
“Credenziali accettate” replica il sistema, facendo sparire la maschera di controllo ed avviando lo script. In breve lo schermo si riempie di altre console che iniziano a macinare i dati presenti nei server.
Dur sorride quando vede una spia rossa iniziare a lampeggiare accanto ad uno degli monitor. Bel sistema di controllo, peccato che non ci sia un tecnico del laboratorio seduto a questa console...
“Allora, quanto manca?” domanda impaziente Penny, affacciandosi dalla porta.
“Dagli tempo” replica il tecnico, “ci sono milioni di file in questi database!”
“Non abbiamo tempo!”
“Non penso che questo catorcio comprenda il concetto di fretta” ribatte Dur, osservando lo schermo. Il desktop viene sostituito da una grossa schermata bianca con impresse sopra due semplici parole: CRITTOGRAFIA COMPLETATA.
“Possiamo andare” esclama il tecnico, alzandosi e raggiungendo i compagni.
Armi in pugno, i quattro si avviano silenziosamente su per le scale bianche che portano al trentacinquesimo piano. L'ultima rampa finisce in un pianerottolo, la cui vista è coperta da un grande traliccio di legno su cui si arrampica dell'edera sintetica. Mark fa cenno agli altri di fermarsi e si sporge cautamente: sul pianerottolo ci sono un tavolino, delle sedie e due guardie che sorvegliano una porta a due battenti. Ad un segnale di Fisk, i due solitari piombano sui guardiani sparando: una testa esplode schizzando la parete di sangue, mentre il secondo uomo viene colpito appena sopra l'orlo del giubbotto antiproiettile; dalla gola gli sale un gorgoglio di sangue e, portandosi le mani al collo, cade a terra rantolando.
La sala riunioni all'ultimo piano del palazzo della Claw Division è una larga stanza vetrata su tre lati; al centro c'è un grande tavolo ovale di vero legno con dei terminali olografici, e dodici sedie imbottite. È un mercoledì pomeriggio di pseudo-primavera e di pioggia ed il consiglio d'amministrazione è riunito per discutere il bilancio trimestrale: i nove consiglieri siedono bevendo caffè e prestando vaga attenzione all'olo-powerpoint proiettato al centro del tavolo. Due hostess in abiti provocanti, una bionda e una mora, distribuiscono bevande, tramezzini e tartine. Improvvisamente la porta viene spalancata con violenza: Killex e Fisk lanciano il cadavere di una delle guardie all'interno della stanza.
“Consegna ad omicidio!” esclamano trionfanti.
Nella stanza piomba il silenzio. Il corpo atterra sul bordo del tavolo e poi scivola a terra rovesciando bicchieri e macchiando di sangue tutto intorno. Uno dei consiglieri, un uomo grande e grasso in completo grigio, per nulla intimidito, si alza ed inveisce contro di loro: “Ma che cazzo fate?”
Imbracciata la mitraglietta, Killex gli spara due colpi al petto. L'uomo cade in avanti con la faccia sul tavolo: “Altre domande?”
I consiglieri rimasti si irrigidiscono sulle poltroncine facendo cenno di no con la testa.
“Miss Penny, l'uditorio è per lei” la incoraggia Fisk.
Killex intanto sussurra al suo collega: “Io ho fame, e tu?” e fa cenno alle hostess di avvicinarsi.
Le ragazze si muovono guardinghe. “Non avete intenzione di ucciderci, vero?” dice una di loro, più coraggiosa, una bionda dalle lunghe gambe abbronzate.
“No, voi no” sorride rassicurante il solitario. “Non si preoccupi, è soltanto un'acquisizione. Mi verserebbe un po' di quella roba?”
“Buonasera signori, volete essere così gentili da consegnare al mio amico i vostri cellulari e gli altri dispositivi elettronici?” Penny indica Dur che raccoglie un cestino vicino alla porta e fa il giro dei presenti: “Prego signori, prego...”
“Spero che nessuno di voi abbia intenzione di fare qualcosa di stupido, come tentare di mettersi in contatto con la sicurezza: verrebbe ucciso all'istante”. Vestita solo della grande camicia azzurra, la ragazza passeggia su e giù per la stanza gesticolando. “Inizierei col fatto che, grazie alla vostra ditta, ho perso probabilmente i migliori anni della mia vita cacciata in un letto con uno spinotto nel cervello e che pretendo almeno delle sincere scuse per questo”.
“E lei chi sarebbe?” balbetta perplesso uno dei consiglieri.
Penny si ferma, sospira e fa un cenno a Fisk. Il solitario spara ed uccide l'uomo che ha parlato.
“Sto ancora aspettando”. Un mormorio percorre i presenti: “Scusi, ci scusi...”
“Ottimo. Adesso otterrò cinque delle vostre firme per la cessione dell'azienda e poi potremmo andarcene tutti a casa”.
“Perdoni la domanda: avete intenzione di ucciderci tutti?”
“Come vi spiegavo, ci servono cinque delle vostre firme, quindi possiamo uccidere ancora due di voi”.
“Cosa dovremmo firmare?”
“La cessione di questa azienda”.
Penny si fa consegnare il datapad da Dur e legge a voce alta il contratto. Questo reca la data 25 marzo 2042 e la firma di Andrea accanto al logo di un diamante stilizzato su cui è scritto E.G.O. Inc.
Penny si fa consegnare il datapad da Dur e legge a voce alta il contratto. Questo reca la data 25 marzo 2042 e la firma di Andrea accanto al logo di un diamante stilizzato su cui è scritto E.G.O. Inc.
Mai sentita, questa E.G.O. Inc, dev'essere una nuova controllata della InfoCorp… Devo essere rimasta in quel letto per almeno un anno: chissà se papà a Londra sa cosa mi è successo. Naturalmente papà non sa nulla, non avrebbe mai permesso che mi facessero qualcosa del genere. Perché, poi? Non ricordo di essermi offerta volontaria per un esperimento con gli olo-simulatori, anzi, non ricordo nulla. Quando è cominciata questa storia? Prima della partenza per Marte? Chissà cosa ne è stato del mio lavoro… e della mia casa! Tutti i miei vestiti… tutti i miei gioielli…!
Uno dei consiglieri, un uomo giovane con un completo blu, di nome Smithers, incrocia le braccia, rassegnato ma tranquillo: “Io non firmo. Potete anche uccidermi, ma basta che tre di noi non approvino il contratto e il vostro piano salta. Immagino che la sicurezza stia per arrivare”.
“No, è questo il bello: sono tutti morti!” ghigna Fisk.
“Sicuro di non voler firmare? Lei sembra un uomo deciso e brillante: sono sicura che fuori di qui la aspetta un futuro radioso… Con i cinquantamila eurodollari che la mia azienda le offre come trattamento di fine rapporto” esclama Penny, sorridendo radiosa. “Inoltre, se vi opponete, ci costringete ad uccidervi tutti…”
“Io firmo” sospira una donna di mezz'età scostandosi una ciocca di capelli dal volto sudato e facendo cenno Penny di avvicinarsi. La ragazza fa il giro del tavolo e le porge il datapad: “Metta qui i suoi dati, qui le sue iniziali, e poi firmi qui, qui e qui…”
“Ecco la prima che uscirà di qui sulle sue gambe!” si congratula Mark con la bocca piena di tartine ”Chi è il prossimo?”
Credendosi ignorato, Smithers muove le dita furtivamente nell'aria.
“Mark, sparagli” dice Penny, alzando la testa dal datapad.
Il solitario posa un tramezzino già morso sul vassoio e fa fuoco, colpendo l'uomo alla spalla. Penny gli si avvicina sorridendo, si china su di lui afferrandolo alla nuca e lo bacia sulla bocca. Rilasciata dall'impianto nella bocca di Penny, la morfina passa nella bocca dei Smithers, colandogli sul mento.
“Sempre sicuro di non voler firmare?”
lunedì 13 marzo 2017
019 - pizza all'ananas con sorpresa
Fisk apre la porta a scomparsa sul lato della camera: fuori ci sono un corridoio bianco dal pavimento ovattato e altre porte arancioni. Ampie vetrate sulla destra mostrano un cielo grigio e grigi palazzi lavati di pioggia, tutto è silenzio. I quattro si incamminano cautamente fino a raggiungere la prima porta sulla sinistra, che è socchiusa: dentro la stanza ci sono due dottori chini su un letto su cui è disteso un paziente addormentato. Tubi e tubicini gli escono dalle braccia, andando a collegarsi a grandi macchine ronzanti; sulla parete uno schermo mostra una ripresa in soggettiva di una strada di Elysium, luminosa nel sole del mattino. Mentre sbircia sbalordito nella stanza, Mark sente le mani di Penny aggrapparsi al suo braccio. Gli occhi della ragazza sono dilatati dallo stupore e dalla paura, sulle labbra socchiuse una domanda muta. Con un sorriso che spera essere rassicurante, le fa cenno di tacere e proseguire. La stanza successiva è piena di armadietti e scaffali arancioni: una specie di farmacia, vuota. La terza stanza è buia, ma ha la parete di fondo coperta di enormi schermi su cui scorrono dei codici di programmazione, e ci sono due tecnici che digitano nel vuoto con aria perplessa. Nell'ultima stanza, intorno ad un tavolo, siedono tre uomini vestiti di scuro in giubbotto antiproiettile. Giocano a carte e bevono caffè; su un mobiletto accanto al tavolo sono appoggiate delle armi. In mutande e in punta di piedi, i quattro raggiungono l'ascensore sul fondo del corridoio: i segnali luminosi sopra la porta indicano che il mezzo sta salendo. La cabina ferma al trentaquattresimo piano e le porte si aprono con un ping: dentro c'è un giovane in jeans e cappello da baseball, con in mano un trasportino per le pizze.
“Grazie!” gli sussurra Penny.
“Fanno 45 eurodollari” risponde il ragazzino che non sembra per nulla stupito, senza staccarle gli occhi di dosso. Fisk gli mette in mano il rotolino di banconote, prende i cartoni e gli fa cenno di andarsene. Mentre le porte dell'ascensore si richiudono, Mark apre il primo contenitore: dentro, agrodolce e fumante, c'è una grande pizza all'ananas. Nel corridoio intanto risuona un voce:
“Ragazzi, avete finito di raccogliere i soldi? Vado a controllare se arrivano le pizze...”. Mormorii in risposta.
Un brivido irrigidisce la schiena dei sue solitari, mentre Dur si guarda freneticamente intorno. Merda, Nessun posto dove nascondersi. Adesso cosa facciamo?
“Dovremo cavarcela a pugni” bisbiglia Fisk, pronto a scattare.
“Sono le guardie che mi preoccupano” risponde Mark.
Un uomo in camice esce dalla prima stanza; sul taschino bianco è appuntata una targhetta che recita "CLAW DIVISION" e, sotto, “A. Davies”. con un sospiro di sollievo, Fisk apre i pugni che teneva serrati. Il dottore cammina tranquillo verso di loro e prende il primo cartone con la pizza all'ananas: sotto ci sono una pistola con silenziatore e due mitragliette con tre caricatori. Sorridendo e senza dire una parola, Davies si re-incammina lungo il corridoio, fino alla stanza da cui è uscito. Mark, Fisk e Dur prendono le armi e ritornano fino alla porta della camera con le guardie, appiattendosi contro gli stipiti. Mark conta silenziosamente con le dita: al “tre” i solitari irrompono nella stanza facendo fuoco. Due degli uomini seduti al tavolo crollano faccia avanti, crivellati dai colpi, mentre il terzo si getta dietro un armadietto. Mark entra nella stanza e spara di nuovo: alcuni proiettili rimbalzano contro gli sportelli metallici, ma alla fine anche l'ultima guardia cade, colpita alla tempia. Febbrilmente, Fisk, Dur e Penny entrano nella guardina, recuperano i giubbotti antiproiettile e frugano negli armadietti, cercando dei vestiti. “Dobbiamo chiudere i medici e i tecnici dentro una stanza” sussurra Penny che si sta abbottonando una camicia da uomo azzurra, e più larga di molte taglie “Dur, cerca di capire come funzionano le serrature. Voi ragazzi controllate che non ci siano altre guardie”.
“Se non ricordo male la porta della farmacia aveva una serratura a tessera magnetica” risponde il tecnico, scansando un cadavere con il piede e chinandosi a raccogliere una pistola da sotto il tavolo.
“Noi battiamo il resto del corridoio…” annuisce Mark, allacciandosi un giubbotto antiproiettile sul torace nudo.
Le maniche della camicia azzurra che le arrivano fino alle nocche, Penny bussa allo stipite della terza porta. Nel riflesso verde dei monitor, le teste dei tecnici si voltano di scatto stupite prima, poi decisamente spaventate.
“Volete seguirci, per favore? Non fate la fatica di chiamare la sicurezza, non arriverà nessuno” sorride la ragazza. I due alzano le mani, costernati. Agitando l'arma, Dur fa segno loro di uscire e di precederlo fino alla farmacia. Rassegnati, i tecnici si alzano dalle poltroncine e si avviano guardinghi. Mentre la piccola processione percorre il corridoio, dalla prima stanza spuntano con aria preoccupata le teste dei due medici. Davies recita con convinzione:
“Cosa sta succedendo?” chiede, minaccioso.
“Non si preoccupi, va tutto bene” risponde Penny puntandogli la pistola al petto “stiamo solo requisendo questo laboratorio. Sia così gentile da seguire i suoi colleghi fino alla farmacia”.
Da sinistra, nel corridoio, arrivano intanto delle esclamazioni concitate e, attutiti, alcuni colpi d'arma da fuoco. Assiepati contro la parete di fondo della farmacia, medici e tecnici si guardano spaventati, ma nessuno ha il coraggio di parlare. Mentre Dur tiene i prigionieri sotto tiro, Penny li perquisisce: prende loro cellulari e dispositivi elettronici, poi gli lega le mani dietro la schiena con del nastro adesivo. Fisk e Killex arrivano alla farmacia scortando una mezza dozzina di persone.
“Chi è il responsabile qui?” chiede Dur agli uomini raggruppati sul fondo della stanza, senza abbassare la pistola. Le teste dei prigionieri si girano all'unisono verso un uomo di mezza età in camice che indossa dei sottili occhiali d'oro.
“Sono il dottor Knight ” risponde questi, con voce tremante.
“Bene” dice Fisk “ci dia i suoi codici d'accesso per il sistema informatico”.
“Oh, non mi ucciderete, vero?”
"Non per il momento”.
venerdì 10 marzo 2017
018 - risvegli
Buio. Ma un buio tiepido e confortevole, che sa di pulito. Pian piano, attraverso le palpebre chiuse, Dur vede baluginare una luce arancione. Il tecnico sente la pesantezza del suo corpo disteso, coperto da un lenzuolo: sente il respiro che gli riempie i polmoni. Le braccia e le gambe si tendono obbedienti, non sembra esserci nulla di rotto. Cautamente, apre gli occhi su una parete arancione e traslucida, intervallata dalle placche metalliche delle prese di alimentazione. L'icona della HyperReality balugina azzurra in alto a destra del suo campo visivo. Disteso in mutande sul letto, gira lentamente la testa e scopre altri letti, altri corpi coperti da lenzuola. Il corpo di Killex si sta muovendo accanto a lui, le braccia infilzate da tubicini, ed una fascia con dei sensori sulla fronte. Due letti più in là Penny, ancora attaccata a dei macchinari medici, mormora apparentemente addormentata. Fisk, seduto sul materasso, gli dà la schiena contemplandosi le mani.
“Tutti interi?”
“Sembra di sì”, risponde Mark.
“Mi hanno cambiato le braccia!” borbotta perplesso Fisk, aprendo e chiudendo le sue nuove, scintillanti, mani metalliche.
Dur si alza a fatica, strappandosi di dosso gli orpelli medici. Malfermo sulle gambe, fa il giro della stanza: c'è solo una piccola scrivania con il ripiano di vetro, con sopra una scatolina con un sacco di jack. Mark lo raggiunge e si china per prendere la cassetta del pronto soccorso che sta sotto la scrivania. Dentro ci sono un grosso rotolo di garza, un paio di boccette ed una tessera magnetica completamente trasparente. Se la rigira tra le dita:
“Dur, come funziona questa secondo te?”
Dur guarda la tessera e butta lì:
“Io proverei a passarla tra natiche di Penny”.
“Vabbè, tentar non nuoce… Penny, alzati e vieni qui!”
Con aria assonnata, la ragazza scende dal letto. Si stiracchia guardandosi attorno:
“Dove siamo?”
“Sembra una stanza d'ospedale” risponde Mark “ma ne sapremo di più tra poco: girati, tesoro”.
Zip.
Sotto gli occhi stupiti di Killex, sulla tessera magnetica cominciano effettivamente a comparire delle scritte e tutti si chinano a leggere: “Ora che siete svegli dovete innestarvi i dispositivi nascosti tra le garze, usando i jack che avete a disposizione. È un'apparecchiatura di comunicazione criptata. Seguiranno aggiornamenti – Andrea”.
“Proprio come pensavo! Un chip a riconoscimento genetico” spiga Dur.
“Vuoi dire che bastava che miss Penny prendesse in mano la tessera?” chiede Fisk.
“Sì, ma vuoi mettere il divertimento?”
Arrotolati dentro la garza ci sono 4 piccoli cellulari spenti, 4 cavi per la connessione neurale, un piccolo datapad, un driver portatile ed un rotolino di banconote. Dur si connette con il jack tramite la presa sulla nuca. Sorride: nelle sue orecchie risuona la familiare voce di Sagara, mescolata alla colonna sonora di Tetris:
“Bentornato! Siete ancora da soli, vero? Andrea si è raccomandata di seguire le sue direttive e non ammette ritardi o lamentele. I tempi sono stretti: ho cinque minuti prima che Tony - Anthony Davies – il nostro infiltrato alla Claw Division, spenga le comunicazioni. Dovete prendere il controllo del piano senza fare troppo male a medici e tecnici di laboratorio. E presumo siate stati innestati di nuovo... Dietro al collo dovreste sentire una piccola protuberanza: premetela con l'indice per disconnettervi in modo che non vi friggano il cervello. A proposito, come state?”
“In mutande…”
“Bene! Raggiungete l'ascensore in fondo al corridoio: dovrebbe arrivare qualcuno a portarvi l'equipaggiamento. Quando avrete preso il controllo del trentaquattresimo piano, trovate il dipendente con il grado più alto ed ottenete un codice d'accesso. Dur, dovrai inserire il virus contenuto nel datapad nei loro sistemi: questo dovrebbe cifrare tutti i loro dati. Per finire andate al piano superiore dove è in corso una riunione del CdA. Sbarazzatevi delle guardie all'ingresso e costringete i membri del consiglio di amministrazione a firmare il contratto contenuto nel datapad. Questo è lavoro per Penny: dille che può offrire fino a cinquantamila eurodollari per ogni consigliere come trattamento di fine rapporto. Sono necessarie cinque firme perché il contratto sia valido. Nel parcheggio ci sarà qualcuno che vi aspetta. Buon divertimento”.
“Ciao, Sagara!” sorride Dur “ragazzi, dobbiamo prendere controllo di questo posto”.
“Un lavoretto facile facile, insomma” borbotta Fisk.
lunedì 6 marzo 2017
017 - due gatti neri
Scoraggiati, i quattro tornano al loro appartamento: superando l'odore di chiuso e le piastrelle scheggiate nell'androne si fermano a salutare Josian che, bardato come un soldato delle forze speciali, sta uscendo per andare al lavoro. Fisk si lascia cadere sul divano con un sospiro ed apre una bottiglia birra, mentre Dur accende la televisione e fa un po' di zapping, fino al canale sportivo. La partita di razzorball è avvincente: una didascalia in alto a sinistra riposta il conto degli arti amputati ai giocatori e i tre uomini cominciano a scommettere tra loro. Quando Penny esce dal bagno avvolta in un piccolo accappatoio, asciugandosi i capelli, la partita è quasi finita: sta per cominciare lo spettacolo delle cheerleaders.
Improvvisamente tutti sentono una fitta alla testa: l'oloschermo dell'HyperReality si spegne e la partita è sostituita da una schermata nera che vibra. Dopo qualche secondo compaiono delle tremolanti scritte verdi:
“[5kyr00t] Ho poco tempo. Leggete ATTENTAMENTE e fate ESATTAMENTE come vi dico.
[5kyr00t] Siete bloccati in una olosimulazione. Ho disattivato le connessioni
[5kyr00t] (un gioco da ragazzi! - 5kyr00t) quindi ora siete sconnessi dal
[5kyr00t] sistema di registrazione. L'unico modo per evadere è cercare nella
[5kyr00t] vostra interfaccia tutti contemporaneamente l'acronimo CLAW. Avrete
[5kyr00t] allora un paio di secondi prima che il sistema si riprenda. Nel tempo
[5kyr00t] di blocco dovrete spegnere il vostro segnale sparandovi in testa.
[skyr00t] Troverete altri ordini nella stanza del vostro p.s. sotto la
[5kyr00t] scrivania.
[skyr00t] Auguri. Andrea.
Lo schermo sfarfalla ancora per un attimo, poi ricompaiono le evoluzioni delle ragazze in gonnellino di lamè. Ricompare anche l'interfaccia. Penny, Mark e Fisk fissano interdetti il tecnico, ma prima che possano domandare alcunché suona il campanello.
“Macchecazz…?” ringhia Mark.
Allo spioncino virtuale proiettato sulla retina di Penny c'è un uomo in tuta blu con in mano una cassetta degli attrezzi e l'aria annoiata. La sua voce stanca risuona nel cervello degli occupanti dell'appartamento:
“Sono il tecnico della società elettrica e sono qui per controllare i vostri cablaggi, prima che qualcuno si sogni di fare una denuncia per…”
“Ma noi non abbiamo problemi con i cablaggi” lo interrompe Penny.
“No, no venga pure, le apro subito!” ghigna Fisk e si alza per raggiungere l'ingresso, quando con un rumore di plastica spezzata la porta si apre in due, fracassata al centro: dietro al tecnico spuntano due tizi vestiti di nero e pesantemente armati. Uno di loro fa il gesto di puntare una pistola in faccia a Fisk, attraverso l'ingresso. Più rapido di lui, il solitario estrae un'arma dal braccio e spara, colpendo l'uomo al torace: il corpo crolla sulle ginocchia e poi a faccia in giù, e una pozza di sangue comincia ad allargarsi sul pavimento. Killex si alza dal divano e lancia la sua bottiglia di birra in direzione del secondo uomo, ma colpisce lo stipite e la bottiglia esplode spargendo schiuma intorno. Schivata la bottiglia, questi spara, e colpisce Fisk con un dardo sul braccio.
“Killex, hai visto come sono gentili questi signori?” chiede il solitario sfondando con un pugno il muro di plastilegno accanto alla porta “Vogliono stordirci…”
Attraverso il buco che ha aperto, Fisk afferra il tecnico della società elettrica per il collo e lo trascina all'interno sfondando il resto del muro. Il cadavere, con ha la tuta a brandelli e il volto malamente sfregiato, si accascia a terra non appena il solitario lascia la presa.
Mark intanto recupera la sua pistola di riserva da sotto il divano e spara all'ultimo uomo in nero: lo colpisce all'altezza del ginocchio, facendolo gridare e cadere.
Penny, che si è rifugiata dietro lo stipite della porta del corridoio, guarda fuori della finestra dove un gatto nero sta attraversando la strada tra due auto: un secondo gatto, identico al primo, compare nel medesimo punto. Dall'androne, intanto, si sente crescere un rumore di passi che si avvicinano. Molti passi.
“Dur, cosa è che diceva di fare il messaggio alla tv?” chiede Penny con la voce che le trema leggermente
“Hem… Cercare la parola CLAW tutti insieme e poi spararci in testa…” risponde la voce del tecnico, ancora nascosto dietro al divano.
“Allora è il caso che lo facciamo, c'è qualcosa che non quadra, qui”.
Il rumore di passi è più forte e misto ad un vociare convulso. Freneticamente i quattro digitano “Claw” sull'interfaccia del loro sistema HyperReality.
“Tre, due, uno… adesso!” grida Dur
Un click e il tempo intorno a loro si congela: lo schermo della televisione mostra un'istantanea di cheerleaders, l'uomo in nero sul pavimento smette di lamentarsi, la faccia contratta in una smorfia immobile. Le voci tacciono dalle scale, una mosca congelata levita sopra l'acquaio in cucina.
Le mani di Dur tremano, puntando la pistola alla fronte di Penny.
BANG. BANG. BA-BANG.
Improvvisamente tutti sentono una fitta alla testa: l'oloschermo dell'HyperReality si spegne e la partita è sostituita da una schermata nera che vibra. Dopo qualche secondo compaiono delle tremolanti scritte verdi:
“[5kyr00t] Ho poco tempo. Leggete ATTENTAMENTE e fate ESATTAMENTE come vi dico.
[5kyr00t] Siete bloccati in una olosimulazione. Ho disattivato le connessioni
[5kyr00t] (un gioco da ragazzi! - 5kyr00t) quindi ora siete sconnessi dal
[5kyr00t] sistema di registrazione. L'unico modo per evadere è cercare nella
[5kyr00t] vostra interfaccia tutti contemporaneamente l'acronimo CLAW. Avrete
[5kyr00t] allora un paio di secondi prima che il sistema si riprenda. Nel tempo
[5kyr00t] di blocco dovrete spegnere il vostro segnale sparandovi in testa.
[skyr00t] Troverete altri ordini nella stanza del vostro p.s. sotto la
[5kyr00t] scrivania.
[skyr00t] Auguri. Andrea.
Lo schermo sfarfalla ancora per un attimo, poi ricompaiono le evoluzioni delle ragazze in gonnellino di lamè. Ricompare anche l'interfaccia. Penny, Mark e Fisk fissano interdetti il tecnico, ma prima che possano domandare alcunché suona il campanello.
“Macchecazz…?” ringhia Mark.
Allo spioncino virtuale proiettato sulla retina di Penny c'è un uomo in tuta blu con in mano una cassetta degli attrezzi e l'aria annoiata. La sua voce stanca risuona nel cervello degli occupanti dell'appartamento:
“Sono il tecnico della società elettrica e sono qui per controllare i vostri cablaggi, prima che qualcuno si sogni di fare una denuncia per…”
“Ma noi non abbiamo problemi con i cablaggi” lo interrompe Penny.
“No, no venga pure, le apro subito!” ghigna Fisk e si alza per raggiungere l'ingresso, quando con un rumore di plastica spezzata la porta si apre in due, fracassata al centro: dietro al tecnico spuntano due tizi vestiti di nero e pesantemente armati. Uno di loro fa il gesto di puntare una pistola in faccia a Fisk, attraverso l'ingresso. Più rapido di lui, il solitario estrae un'arma dal braccio e spara, colpendo l'uomo al torace: il corpo crolla sulle ginocchia e poi a faccia in giù, e una pozza di sangue comincia ad allargarsi sul pavimento. Killex si alza dal divano e lancia la sua bottiglia di birra in direzione del secondo uomo, ma colpisce lo stipite e la bottiglia esplode spargendo schiuma intorno. Schivata la bottiglia, questi spara, e colpisce Fisk con un dardo sul braccio.
“Killex, hai visto come sono gentili questi signori?” chiede il solitario sfondando con un pugno il muro di plastilegno accanto alla porta “Vogliono stordirci…”
Attraverso il buco che ha aperto, Fisk afferra il tecnico della società elettrica per il collo e lo trascina all'interno sfondando il resto del muro. Il cadavere, con ha la tuta a brandelli e il volto malamente sfregiato, si accascia a terra non appena il solitario lascia la presa.
Mark intanto recupera la sua pistola di riserva da sotto il divano e spara all'ultimo uomo in nero: lo colpisce all'altezza del ginocchio, facendolo gridare e cadere.
Penny, che si è rifugiata dietro lo stipite della porta del corridoio, guarda fuori della finestra dove un gatto nero sta attraversando la strada tra due auto: un secondo gatto, identico al primo, compare nel medesimo punto. Dall'androne, intanto, si sente crescere un rumore di passi che si avvicinano. Molti passi.
“Dur, cosa è che diceva di fare il messaggio alla tv?” chiede Penny con la voce che le trema leggermente
“Hem… Cercare la parola CLAW tutti insieme e poi spararci in testa…” risponde la voce del tecnico, ancora nascosto dietro al divano.
“Allora è il caso che lo facciamo, c'è qualcosa che non quadra, qui”.
Il rumore di passi è più forte e misto ad un vociare convulso. Freneticamente i quattro digitano “Claw” sull'interfaccia del loro sistema HyperReality.
“Tre, due, uno… adesso!” grida Dur
Un click e il tempo intorno a loro si congela: lo schermo della televisione mostra un'istantanea di cheerleaders, l'uomo in nero sul pavimento smette di lamentarsi, la faccia contratta in una smorfia immobile. Le voci tacciono dalle scale, una mosca congelata levita sopra l'acquaio in cucina.
Le mani di Dur tremano, puntando la pistola alla fronte di Penny.
BANG. BANG. BA-BANG.