venerdì 29 dicembre 2017
“I rapitori di Asset erano connessi con qualcuno fuori di qui, c'è stato un flusso quasi continuo di dati tra le 19.00 e le 19.40 verso un hotspot nei dintorni del palazzo…” commenta Rosenbringer alzando gli occhi dal tablet su cui sta lavorando.
“Dottore, parli più semplice” lo interrompe Mark che sta ancora sfogliando, con aria perplessa, il faldone relativo alla squadra alpha.
“C'era un terzo uomo nei dintorni con cui erano connessi probabilmente in videochiamata, per ricevere istruzioni”
“Signor Killex, lei ha trovato qualcosa?” chiede intanto Celestyn Symanski al solitario. L'anziana signora non sembra troppo contenta di vedere qualcuno che fruga tra i suoi faldoni e la sua voce ha un tono indispettito e severo.
“Non ricordo di aver affittato un box al Maastricht Complex, in realtà… Un momento! È il box in cui Andrea ci ha mandato a prendere i documenti falsi e il materiale per scendere nello sprawl quando siamo andati al Mattatoio. Chissà perchè il contratto di affitto del magazzino è a mio nome… tra l'altro: io avrei affittato questo box un mese dopo l'affare del Mattatoio…”
La signorina Symanski si china ad osservare il contratto che Killex sta guardando:
“Questo documento non ricordo di averlo archiviato, in effetti” dice prendendo in mano il foglio ed osservandolo “E manca il codice alfanumerico con cui siglo tutti i contratti”
“I rapitori di Asset hanno inserito dei documenti nel suo archivio… Mi sa che qualcuno sta tentando di incastrarci!”
Rosenbringer chiama Jenkins alla E.G.O. Inc e si fa passare un programma che consente di fare ricerche sulle telecamere stradali: guidato dall'hacker risale alle registrazioni esterne al palazzo quella sera tra le 18.50 e le 20.00. La qualità delle riprese è piuttosto bassa, ma il dottore riesce ad individuare una mezza dozzina di veicoli parcheggiati nelle vicinanze del condominio. Risalito alle targhe, scopre che si tratta di un furgone a noleggio, un furgone che risulta rubato e quattro automobili registrate regolarmente alla motorizzazione. Fisk entra nello studio:
“Io e il portiere abbiamo riguardato le registrazioni dell'ingresso: questi dovrebbero essere i nostri uomini” dice mostrando le immagini che si è fatto riversare su un tablet “Signorina Symanski, li conosce?”
Si vede un tizio, apparentemente giovane e malvestito che attraversa l'atrio del palazzo grattandosi il naso per nascondere il volto: ha i capelli chiari e tagliati a spazzola, ma i suoi tratti sono indistinguibili. Circa cinque minuti più tardi un altro uomo passa trasportando quello che sembra un grosso pacco avvolto in una coperta: dimostra al massimo venticinque anni ed è vestito con un abbigliamento – jeans e giacca di pelle imbottita – piuttosto insolito per il sesto livello.
“Non li ho mai visti…”
Controllando l'orario in cui il ragazzo esce dal palazzo, Rosenbringer ne cerca traccia nelle registrazioni delle telecamere stradali e scopre che, attraversata la strada, è salito su un taxi color verde mela. Penny intanto esce dal bagno ed entra nella stanza attigua, una grande camera da letto con il pavimento di legno chiaro ed eleganti tappeti pre-glaciazione. La stanza è abbastanza vuota: ci sono un letto matrimoniale con due comodini di legno di ciliegio, un proiettore sulla parete di fronte ed una lampada a stelo lungo. Sul lato sinistro una porticina si apre su una cabina armadio. Qui ci sono, ordinatamente appesi per ordine di colore, una cinquantina tra tailleur e completi eleganti, maglioncini di lana d'angora, scarpe di vero cuoio. Per terra, in un angolo sotto uno specchio a parete, una grande scatola di cartone ha incollata un'etichetta che recita “RICORDI”. Spinta dalla curiosità, e sentendosi un po' in colpa, la ragazza la apre e si trova tra le mani dei vestiti griffati vecchi di almeno trent'anni. Mentre considera come alcuni di quegli abiti siano tornati recentemente di moda – che bella quella camicetta! -, Penny vede spuntare, da sotto un paio di calzoncini di pelle, un pacchetto di fotografie fermato da un nastrino azzurro. Vi compare una Celestyn Symanski giovane e sorridente: alla sua laurea, in un giardino botanico in mezzo ai fiori, in un locale con delle amiche, in diversi luoghi di una città straniera – probabilmente Londra. In numerose fotografie, insieme alla giovane Symanski, si vede anche un giovane alto, con i capelli scuri e ricci ed un mento deciso. Sul fondo della scatola c'è anche un pacco di lettere.
“GreenLine Cabs, desidera?”
“Sono il dottor J. K. Rosenbringer, ed ho bisogno del suo aiuto per rintracciare un mio paziente”
“Se vuole informazioni sensibili suoi nostri clienti non posso dargliele ovviamente, a meno che lei non abbia un mandato della polizia”
“Ho un'iscrizione all'albo degli psichiatri che mi autorizza ad avere queste informazioni, per questioni di pubblica sicurezza. Le mando la scansione del mio tesserino”
“Uhm… Va bene, mi dica”
“Uno dei vostri taxi ha caricato il mio paziente su Bennet Avenue, al sesto livello, alle 19.57. Il mio paziente aveva un grosso bagaglio”
“Sì, glielo confermo”
“Dove si è fermato il taxi?”
“Su Coney Island Avenue, al secondo livello”
Il dottore fa mente locale: si tratta di un quartiere residenziale periferico, fuori dalle zone in cui sorgono i quartieri operativi delle corporazioni. Enormi palazzi-alveare, parcheggi sterminati e locali malfamati in cui si può trovare quanto di illegale la città ha da offrire.
“La ringrazio”
“Buonasera a lei, l'avviso che la telefonata è stata registrata”
“Propongo di andare a dare un'occhiata in quel locale al secondo livello, il Bloody Connection” dice Fisk
“Dopo dovremo assolutamente andare a controllare questo magazzino al Maastricht Complex e capire cosa ci è stato stivato dentro, a nome mio” aggiunge Killex “Signorina Symanski, la terremo aggiornata. Vedrà che riusciremo a riportarle il suo gatto… A proposito: dov'è Penny?”
Penny, chiusa nella cabina armadio, è persa tra i ricordi di Celestyn Symanski, in particolare nella lunga e tormentata storia che la donna ha avuto con un suo compagno di università – un certo Dave. Il pacco di lettere che ha trovato nella scatola sono tutte lettere di lui, e Penny le sta leggendo, sospirando e chiedendosi perché nessuno le abbia mai scritto parole simili. Proprio prima di scoprire che, alla fine, Dave ha lasciato Celestyn accusandola di essere tirannica ed insensibile, la ragazza sente aprirsi la porta della cabina armadio. Sentendosi profondamente colpevole, solleva la testa e vede Mark.
“Oh, sei tu… Avete trovato qualcosa?” chiede, ricacciando rapidamente le lettere sotto i vestiti nella scatola.
“Più che qualcosa, adesso andiamo. Abbiamo poco tempo”
Killex ferma l'auto di fronte ad un locale basso e scalcinato, la cui insegna rossa al neon sfarfalla recitando “Bloody Connection”. Davanti allo stabile c'è un piccolo parcheggio con una quindicina tra motociclette e macchine; il traffico sulla strada non illuminata, nella pioggia, è scarso, ma ci sono una mezza dozzina di uomini che discutono fuori dalla porta del locale.
“Mi sa che se lascio la macchina aziendale qui quando esco ne trovo due” commenta Killex rivolgendosi a Fisk “Come facciamo?”
“Basterà chiedere a qualcuno di darle un'occhiata per cinquanta dollari” ribatte Penny e, senza aspettare i suoi colleghi, scende e attraversa il parcheggio diretta verso gli uomini fuori dal locale. Il suo arrivo è accolto da qualche fischio, così Killex si affretta a raggiungerla.
“Stiamo calmi, la signorina sta con me”
I tizi lo squadrano, valutando il rigonfiamento della fondina sotto la sua giacca, ma non dicono nulla. Penny intanto si rivolge ad uno di loro, un uomo sulla trentina con grossi muscoli che tendono una maglietta senza maniche nel freddo della notte, una catena d'oro al collo ed un revolver infilato nella cintura:
“Scusa, posso chiederti un favore? Noi dobbiamo entrare un attimo, daresti un'occhiata alla macchina” chiede, sorridendogli
“Ti sembro un parcheggiatore, per caso?”
“Scusa, lo so che non sono le tue mansioni e che probabilmente sei qualificato per qualcosa di meglio, ma, dato che sei qui, se vuoi guadagnarti un extra…”
“E quanto sarebbe questo extra?”
“Cinquanta, può andare bene?”
“Facciamo cinquanta a testa, dolcezza”.
venerdì 22 dicembre 2017
099 - non dire gatto...
“Ha idea di come siano entrati in casa?” chiede Killex
“Sono stata attenta a non toccare nulla, per non creare problemi con la vostra indagine, ovviamente”
“Ci sono delle telecamere o dei sistemi di sicurezza in questo edificio?”
“C'è un allarme sulla serratura della porta”
“Che non è scattato… Chi, oltre a lei ha le chiavi?” chiede Rosenbringer
“Nessuno”
“Allora io vado a controllare la porta” dice Penny, alzandosi
“Aspetti un momento” la ferma Celestyn Symanski “Se accettate il lavoro dovreste firmarmi questo” L'anziana signora porge a Penny un tablet: c'è un lungo e complicato accordo di riservatezza, in quadruplice copia, in cui si prescrive di non far uso di quanto scoperto per trarre vantaggi personali su chiunque all'interno dell'azienda. La ragazza lo scorre velocemente:
“Penso che possiamo firmare” dice, imprimendo l'indice sul contratto e passandolo poi a Rosenbringer “Dottore, venga con me”.
Osservando attentamente la porta d'ingresso, si notano dei piccoli graffi intorno alla toppa; il chip collegato alla serratura è stato evidentemente rimosso e riprogrammato: un lavoro da professionisti. Fisk e Killex intanto si guardano intorno nel salotto.
“Ho notato che qui non c'è traccia di Asset, dove si trova il gatto di solito?”
“Venga con me, signor Killex”
Il solitario segue la signorina Symanski lungo il corridoio, fino ad una stanza in fondo sulla destra: cuscini, giochi per gatti e scatole sono sparsi sul pavimento coperto di tappeti e ci sono dei percorsi in plastilegno avvitati alle pareti. In un angolo c'è anche una grossa cesta di vimini con una coperta. Facendo il giro della camera, Killex nota sul pavimento un segno scuro e si china per osservarlo meglio. Sembra una macchia di sangue, e ci sono vicini, oltre a peli di gatto, dei ciuffetti di barba scura.
“Il suo gatto si è difeso, a quanto pare: cerchiamo un uomo con il viso graffiato” commenta “A proposito: Asset ha un trasportino?”
“Sì, nel ripostiglio”
“La porta è stata manomessa” dice Penny tornando nel salotto con Rosenbringer: lungo il corridoio dal pavimento incerato il dottore nota due leggere serie di impronte di scarpa.
“Erano in due, presumibilmente maschi”
“Fisk, dovresti scendere e parlare con il portiere. Magari ha visto qualcosa”
Il solitario prende uno dei tre ascensori sul pianerottolo e scende nell'atrio dove, dietro una guardiola, c'è un uomo di colore di mezza età dall'aria marziale e dallo sguardo attento. Nell'ingresso ci sono sei telecamere fisse che inquadrano il portone da diverse angolazioni e nonostante l'ora tarda c'è un
discreto viavai di persone che entrano ed escono.
“Buonasera”
“Buonasera a lei, vorrei sapere se questo è l'unico ingresso al condominio”
“Ce n'è un altro dal parcheggio al piano interrato, ma la scala porta qui. Perché me lo chiede?”
“Qualcuno è entrato in casa della signorina Symanski al diciassettesimo piano. Lei non vuole mettere in mezzo la polizia ed ha chiamato noi. Cerchiamo un uomo – o due uomini - con la barba scura ed il viso graffiato che sono passati di qui oggi”
Il portiere considera Fisk con sospetto: “E lei sarebbe?”
“C.W. Fisk. Lavoro alla sicurezza nella ditta della signorina” risponde il solitario tirando fuori dalla tasca della giacca un biglietto da visita. L'uomo lo prende, lo osserva e poi lo mette dentro il primo cassetto della sua scrivania.
“Mi dia un attimo” dice poi, digitando qualcosa sulla tastiera del computer “Nelle ultime tre ore sono entrate in questo stabile centosessantadue persone”
“Cerco un uomo con un trasportino per gatti, o un grosso pacco”
“Posso avviare un programma di ricerca, ma ci vorrà una mezz'ora”
“Allora io torno su, se ha novità mi contatti subito”.
Lo sgabuzzino dell'appartamento della Symanski è in realtà una stanza abbastanza grande. Ci sono scaffalature di metallo lucido lungo tutte le pareti; sono piene per lo più di scatole di cartone chiuse, ma ci sono anche coperte ripiegate, valigie e scarpe e molte confezioni di cibo per gatti di una marca costosa. Il trasportino non si vede. Guardandosi intorno, Killex nota che uno dei sacchetti di cibo per gatti è stato aperto e, chinandosi per soppesarlo, vede anche, sul pavimento, una scatola di fiammiferi. Sulla scatola c'è un logo rosso e nero che dice “Bloody Connection”.
“Dove lavorava prima di arrivare alla E.G.O. Inc?” sta chiedendo intanto Rosenbringer alla padrona di casa, comodamente seduto su una delle poltrone, da dietro il suo solito taccuino
“All'ufficio contabile della Key Consulting, una società di consulenza finanziaria” risponde lei sospirando “Ci ho lavorato per quasi vent'anni”
“Quante persone sanno del suo gatto? È un'informazione riservata?”
“Non strettamente riservata. Non pubblico le foto di Asset, se è questo che mi sta chiedendo, ma non nascondo di avere un gatto”
“Asset di solito è chiuso nella sua stanza mentre lei è al lavoro?”
“Sì, la stanza è stata studiata apposta perché non ci siano pericoli per lui. Ha sempre a disposizione cibo ed acqua e tutto quello che può servigli”
Killex rientra nel salotto, con in mano la scatoletta
“Questa è sua?”
La Symanski lo guarda, poi guarda i fiammiferi
“Direi di no… Cos'è il Bloody Connection?”
Penny fa una ricerca in rete e scopre che si tratta di un locale al secondo livello: non ci sono molte informazioni, solo un indirizzo.
“Va bene, facciamo un giro nelle altre stanze e poi andiamo a vedere. Muoviamoci: abbiamo meno di cinque ore”.
Killex, Fisk e Rosenbringer entrano nella prima stanza a sinistra del corridoio. È uno studio: ci sono una scrivania con un computer in stand by ed una parete intera coperta di schedari. Il solitario legge le etichette sui faldoni che recitano “bilanci”, “simulazioni”, “titoli”, eccetera. Ci sono anche dei raccoglitori con i nomi delle squadre operative della E.G.O. Inc e Killex, incuriosito, prende quello della squadra alpha. Dentro sono meticolosamente conservate tutte le note spese, le relazioni, i cedolini di pagamento, i contratti. Ci sono anche le fatture del parrucchiere di Penny, intestate all'azienda, per una spesa media di 600 dollari a settimana. Scorrendo le pagine di cui non capisce quasi nulla, il solitario nota che la cartellina “contratti” è stranamente voluminosa. Oltre al suo contratto di assunzione ed a quello dei suoi colleghi, infatti, c'è la richiesta, siglata ed approvata, per l'affitto del box 2417 al Maastricht Complex del secondo livello: la richiesta è datata 12 aprile 2042 e l'intestatario del contratto è lui stesso.
“Signorina” chiama Fisk intanto “Per favore venga a controllare nel suo studio. I rapitori di Asset potrebbero aver messo le mani nei documenti dell'azienda”.
“Qui c'è copia di quasi tutta la documentazione della E.G.O. Inc” risponde lei entrando e guardandosi intorno “Capire se è stato toccato qualcosa è un lavoro che richiederebbe settimane”.
Il dottore guarda la scrivania e poi riavvia il computer: sul desktop ci sono quattro o cinque drive di rete e diverse icone di programmi, per lo più di gestione archivi. Rosenbringer controlla allora le attività recenti e poi si collega alla piccola stampante laser: c'è un log effettuato quella sera, e sono stati mandati in stampa due documenti, uno alle 19.22 ed uno alle 19.34. Il dottore controlla allora i due file – i nomi sono lettere e numeri scritti a caso – e scopre che vengono da una condivisione di rete. Hackerando il router, il dottore scopre anche che un tablet si è connesso alla rete interna ed ha mandato dei pacchetti di informazioni alla stampante.
“Sappiamo a che ora sono stati qui, sicuramente tra le sette e le sette e mezza. E che hanno stampato qualcosa. Fisk, chiami il portiere e gli comunichi questo orario”.
Penny, intanto, entra entra nell'ultima stanza a sinistra del corridoio: è un ampio bagno dal pavimento di marmo; tre gradini conducono ad una grande vasca incassata nel pavimento e c'è intorno un odore di fiori. La ragazza controlla il lavandino ed i tappetini di spugna, in tinta con gli asciugamani – tutto è immacolato – poi perde tempo a studiare i numerosi prodotti di bellezza ordinatamente allineati sugli scaffali.
lunedì 18 dicembre 2017
098 - un favore personale
Mark guarda, un po' a disagio, i tre uomini e la donna che siedono nella sala riunioni. Il loro caposquadra si sta presentando a Penny, e la piccola mano di lei scompare in quella dell'uomo che è alto più di due metri e sfoggia, sotto una giacca fatta su misura, grossi muscoli solidi come l'acciaio.
“Vi ruberemo poco tempo” sta dicendo Penny “Sappiamo che siete molto impegnati”
“Vi ruberemo poco tempo” sta dicendo Penny “Sappiamo che siete molto impegnati”
“Sempre a disposizione, signorina” risponde lui – che si chiama Jim Kennard – sedendosi un po' rigidamente su una delle poltroncine bianche.
“Abbiamo avuto occasione di leggere i vostri rapporti…” comincia Penny
“Spero che li abbiate trovati divertenti” si intromette uno degli agenti della squadra Omega, che è grosso come il suo capo e sfoggia una lunga cicatrice di traverso sul volto “Soprattutto l'ultimo resoconto di Brady”
I suoi compagni ghignano.
“Sì, l'ho letto io” risponde Fisk, con entusiasmo “Voi sì che vi divertite sul lavoro! Non credevo che il termine milza avesse così tanti sinonimi e che li si potesse usare con tanta proprietà di linguaggio... Complimenti, signorina Brady e… che fine ha fatto lo stupido che l'ha aggredita?”
“Credo sia ancora vivo” risponde asciutta Brady “Il polso c'era ancora”
“Sappiamo che avete tentato di corrompere una guardia per entrare in una sala di sicurezza…” continua Penny
“Sì, dovevamo entrare…” spiega Jim Kennard
“E come ha reagito la guardia?”
“Beh, ci ha negato l'accesso ed ha tentato di aggredirci, ma, come è scritto nel rapporto, ci ha pensato Brady…”
“Quello che voglio sapere è se rischiamo complicazioni legali”
“Ragazzi, come vi siete presentati?” chiede Jim Kennard ai suoi.
“Come dipendenti della PhitoLab, ovviamente” risponde Brady tirando fuori dalla tasca della giacca scura un tesserino identificativo fasullo
“Molto bene… Dottore, potrebbe chiamare il nostro ufficio Legale e chiedere se abbiamo citazioni per la squadra Omega?”
Mentre Rosenbringer esce a telefonare, Fisk guarda Jim Kennard e poi chiede:
“Una di queste sere potremmo bere una birra insieme al Solitaire, che ne dite?”
“Per la birra volentieri, ma al Solitaire non andiamo più. È diventato un locale per fighetti” risponde il capo della squadra Omega mentre i suoi dipendenti annuiscono. Un silenzio un po' imbarazzato scende nella stanza
“Abbiamo novità dall'ufficio legale” annuncia Rosenbringer rientrando “Nessuna citazione per il tentativo di corruzione, ma c'è una notifica per maltrattamenti da parte di un'altra ditta. Ci manderanno su il faldone in serata”
“Per maltrattamenti?” chiede Kennard, stupito “Chi è che avete maltrattato di recente?”
I suoi dipendenti si guardano, riflettendo
“Forse è per la faccenda della Hogg&Partners…” risponde infine Brady
“Non è possibile” dice uno dei suoi colleghi “Quelli hanno pagato PRIMA che gli mettessimo le mani addosso!”
“Allora il lavoro della RJDistributions”
“Va bene” li interrompe Penny “Accomodatevi pure, se avremo bisogno di voi vi richiameremo”
“Rimarremo a disposizione”
“Rimarremo a disposizione”
Killex guarda l'orologio luminoso che brilla in alto a destra nel suo campo visivo e segna le venti e trenta. Con un sospiro chiude il faldone sulla sua scrivania, raccoglie la cravatta che si è sfilato in un momento di esasperazione ed esce dal suo ufficio. Fuori dalla finestra la pioggia cade uguale e silenziosa sui palazzi di fronte e sulla strada, nel riverbero delle luci dei fari delle automobili di passaggio. È ora di tornare a casa, fino a domani il lavoro può andare al diavolo… Potrei invitare fuori Penny, sempre che non ci abbia già pensato qualcun altro. Mentre attraversa il corridoio, diretto all'ufficio del suo capo, il cellulare impiantato nel suo sistema nervoso si mette a squillare. Un numero che Mark non conosce, ma con il prefisso di Nuova New York.
“Killex”
“Buonasera. So che è piuttosto tardi, ma avrei bisogno di voi” dice la voce di Clestyn Symanski, la direttrice dell'ufficio Contabilità
“Noi?” chiede Mark, perplesso “Intende tutta la squadra?”
“Sì. La signorina Shou si fida di voi, nonostante i costi esorbitanti del vostro ufficio, quindi penso di potermi fidare anche io”
“A sua disposizione, allora. Cosa dobbiamo fare?”
“Dovreste venire subito casa mia. Le mando l'indirizzo” risponde la donna, e Killex si accorge che la voce le trema “Glielo chiedo come favore personale”
Penny, Killex, Fisk e Rosenbringer scendono nel garage sotterraneo della E.G.O. Inc che è pulito e ben illuminato come sempre. Una fila di macchine, luccicanti sotto le luci al neon, aspetta parcheggiata lungo il muro sulla destra, mentre da sinistra, dove c'è un piccolo ufficio, proviene il rumore di un televisore che trasmette un incontro di football. China sul motore di una berlina con i vetri oscurati, Jackie ne sta smontando e controllando le valvole.
“Ciao Jackie, come mai ancora qui? Il tuo turno non finisce alle otto?” chiede Mark, avvicinandosi alla ragazza.
“Buonasera bellezza!” risponde lei raddrizzandosi. É sporca di fuliggine e di grasso fino ai gomiti, ma ha un sorriso splendente ed un lieve rossore sulle guance brune che la rendono molto carina “Volevo finire questo lavoro prima di andare a casa. Del resto non sono l'unica che fa straordinari, a quanto pare”
“Uhm… già. Ci servirebbe una macchina. E, a proposito, come sta il mio striker?”
“È sul ponte, ma ci vorrà ancora un sacco di lavoro…” risponde lei lanciandogli la chiave di una delle auto aziendali. Killex le prende al volo
“Allora ciao, e buon lavoro…”
“Te lo dicevo che le piaci” dice Penny a Mark sorridendo dal sedile posteriore
“Anche secondo me…” rincara la dose Fisk dal posto del passeggero mentre Killex fa manovra per uscire dal garage “A proposito: cosa vuole la Symanski? Non è che piaci anche a lei?”
“Idiota. Non mi ha detto perché ha chiamato, in ufficio mi saluta appena. Ma sembrava agitata”
Celestyn Symanski vive al sesto livello, nella zona nord ovest: dopo una quarantina di minuti di macchina, la squadra alpha arriva in un quartiere residenziale tranquillo, con spaziosi viali alberati; le strade sono pulite ed illuminate da graziosi lampioni in finto ferro battuto, il traffico è scarso. Killex parcheggia davanti ad un bel condominio rivestito in pietra naturale e tutti scendono, attraversano l'atrio e salgono fino al diciassettesimo piano. L'anziana signora apre la porta non appena Penny suona il campanello: si sporge a controllare il corridoio del pianerottolo, poi considera con occhio critico i piedi dei suoi ospiti:
“Per entrare dovreste usare le pattine”
Killex e Fisk si guardano perplessi mentre Rosenbringer sfila i suoi eleganti mocassini scamosciati rivelando un paio di calzini in filo di Scozia a righe grigie e blu.
“Se permette io mi tolgo direttamente le scarpe”
Scivolando sul pavimento incerato, i quattro superano un grande ingresso e vengono condotti in un salotto con un finto caminetto di marmo e modanature alle pareti. La stanza è arredata con mobili d'antiquariato di legno scuro e profonde poltrone con tappezzeria a fiorami; sul tavolo da pranzo sono allineati parecchi centrini di pizzo.
“Sedetevi pure” dice Celestyn Symanski accomodandosi su una poltrona e sospirando “Asset è stato rapito…”
“Chi?” chiede Fisk, perplesso
“Credo che Asset sia il gatto della signorina” spiega Mark indicando con un cenno la gigantografia di un gatto obeso appesa alla parete.
“E lei ci ha chiamato per il rapimento di un gatto??”
“Per quello e per la lettera che mi è stata consegnata con una richiesta di riscatto. I rapitori vogliono un account autoritativo della E.G.O. Inc, da consegnare entro sei ore”
“Potrebbe farci vedere la lettera?” chiede Penny. La signorina Symanski le allunga in silenzio un foglio. È una semplice pagina stampata con scritto: “Se vuoi rivedere il tuo gatto abilita un account autoritativo ed invialo all'indirizzo in fondo alla pagina. Non avvisare la polizia o prenderemo provvedimenti” segue un indirizzo email anonimo.
“Io non ho intenzione di consegnare i server della E.G.O. Inc a chicchessia, ma rivoglio il mio gatto”.
venerdì 15 dicembre 2017
097 - due pesi e due misure
“Ci sono stati due piccoli problemi nel vostro penultimo ed ultimo lavoro. Nel rapporto, tanto per cominciare, non è scritto se avete poi rimosso i dispositivi di sorveglianza dall'edificio che dovevate controllare…” attacca Penny in tono professionale. L'espressione insolente scompare dal viso di Novak, mentre Mitchell si guarda improvvisamente le scarpe. Rimasto in piedi sul fondo della sala, Anderson si irrigidisce:
“Chi di voi doveva occuparsi della faccenda NovaTech?” chiede con voce gelida
“Io” ammette Novak “Le microcamere sono state rimosse, capo, ho solo dimenticato di scriverlo nel rapporto”
“Allora è tutto a posto” sorride Penny sollevata
“E avete comunicato al magazzino il re-ingresso del materiale, vero?” chiede ancora Anderson
“Veramente doveva farlo…” comincia Novak indicando Mitchell con un gesto, ma poi tace vedendo l'espressione sul volto del suo capo.
“Veramente doveva farlo…” comincia Novak indicando Mitchell con un gesto, ma poi tace vedendo l'espressione sul volto del suo capo.
“Suvvia, non è nulla di grave” sdrammatizza Penny “Basterà riportare il materiale alla Logistica… Ah! C'è un altra cosa: durante un appostamento, la scorsa settimana, il vostro furgone è rimasto fermo per quarantacinque minuti in un logo scoperto dal nostro sistema informatico. Cos'è successo?”
“Ma niente” balbetta Mitchell “Abbiamo fatto solo il nostro lavoro”
“Considerate che andare a puttane non fa parte del vostro lavoro…” ghigna Killex il cui cattivo umore si sta sfogando sulle disgrazie altrui.
“Ehi! Non abbiamo assolutamente…” comincia Mitchell, mentre il suo collega vestito da tecnico informatico, che non ha ancora aperto bocca, improvvisamente spiega:
“Stavamo controllando il traffico wifi proveniente da un edificio. Dovevamo accertarci della presenza di una persona al suo interno”
“E com'è che vi siete fermati in un posto che non era coperto?” chiede Penny
“Ehm... Il capo non vuole che mangiamo in servizio e noi… Ecco, ci siamo fatti portare delle pizze” ammette Mitchell a bocca stretta, guardando il pavimento. Anderson, impassibile, digita qualcosa nell'aria.
“Va bene” dice Penny “Ma che non si ripeta: per voi è meglio avere un richiamo formale dal vostro capo che finire qui all'Internal Audit, giusto signor Anderson?”
“Ragazzi, mi sa che dovrete smettere di mangiare in servizio” commenta Penny dopo che la squadra Kappa è uscita dalla sala riunioni “Alle altre squadre operative non è permesso”.
Fisk e Killex scoppiano a ridere, lei li guarda offesa. Rosenbringer, che ha preso appunti sul suo taccuino rimanendo in silenzio per tutto il tempo, alza la testa e dice:
“Miss Penny, cosa abbiamo detto martedì riguardo il suo ruolo qui in ufficio?”
“Che io sono il capo” ripete lei, quindi raddrizza la schiena e dice con voce che vuole essere severa, ma suona come quella di una bambina corrucciata “Di questo parleremo poi. Mark, fai accomodare la squadra Psi”
Il solitario apre la porta, ed è come far entrare nella stanza una ventata di primavera: tre donne e due uomini, giovani, ben vestiti ed attraenti aspettano nell'ingresso.
“Io sono Meredith Stone, e lei dev'essere Mark Killex” dice una di loro tendendogli la mano con un gesto disinvolto. Dimostra al massimo trent'anni ed ha morbidi capelli color del miele sciolti sulle spalle; un elegante completo grigio perla sottolinea, anziché coprirle, le sue forme provocanti. Stringendole la mano tiepida e liscia, aspirando il suo profumo sensuale, Killex per un attimo dimentica Penny e il suo rifiuto.
“Piacere” mormora confuso “Prego, accomodatevi”
“Grazie” risponde lei superandolo con un sorriso ed entrando nella sala riunioni seguita dai suoi dipendenti.
“Fisk, chiuda la bocca” commenta Rosenbringer all'indirizzo del solitario che non riesce a staccare gli occhi dalle gambe lunghe ed tornite delle due ragazze che siedono spigliatamente al tavolo. Penny sospira.
“Benvenuti. Voi siete, per così dire, il nostro ufficio Relazioni con il Pubblico. Qui è scritto che il signor… uhm… Ansell ha dato un pugno ad un giornalista…”
“Come lo capisco” borbotta Killex in direzione di Fisk, che ghigna. Penny li guarda male per un attimo, poi continua:
“Chi di voi è il signor Ansell?”
“Io” risponde un giovane bruno bello come un attore, sistemandosi i capelli sulla fronte con un gesto nervoso.
“Abbiamo avuto ripercussioni legali per il suo gesto?”
“Veramente che io sappia…”
“Ho fatto un paio di telefonate, mi sono assicurata che il giornalista lavorasse davvero per la testata per cui diceva di lavorare e poi ho fatto una donazione al loro fondo di beneficenza. Dovremmo essere coperti” si intromette Meredith Stone con un sorriso abbagliate.
“Bene” commenta Penny “Qui c'è scritto anche che la signorina Florence ha estratto una pistola in un luogo pubblico… Che cos'è successo?”
“Ho riconosciuto un tizio di una società con cui il nostro ufficio Recupero Crediti ha avuto dei problemi in passato: stava venendo verso di me con una mano sotto la giacca, così ho pensato che volesse assalirci…” risponde una della ragazze. È una splendida rossa, giovanissima, elegante e pallida con grandi occhi verdi
“Dove eravate?” chiede Rosenbringer sollevando lo sguardo dal suo taccuino
“Al quinto livello dell'Edison Centre. Avevamo portato delle registrazioni ad una nostra sede di web marketing” dice lei, guardando il dottore con un sorriso accattivante ed un battito delle lunghe ciglia.
“Signorina, non cerchi di affascinarmi. Piuttosto, le capita spesso di di estrarre la pistola senza motivo?”
“N-no…”
“E di sparare senza motivo?”
“Al di fuori del poligono intende?” chiede lei, confusa
“Ha una pistola personale o stava usando quella d'ufficio?” la incalza Rosenbringer
“Usavo quella della ditta, ovviamente. È proibito portare armi personali al lavoro…” balbetta Florence cercando con lo sguardo il suo capo. Killex e Fisk si guardano perplessi
“E lei naturalmente ha dichiarato tutti i proiettili che ha usato…”
“Crede che questo terzo grado sia necessario?” si intromette Meredith Stone
“Terzo grado? Oh,no… Stavo solo facendo alla sua dipendente qualche domanda” risponde Rosenbringer con un sorriso
“Comunque le assicuro che la mia squadra sa quello che fa, e le prometto che ripasseremo il regolamento interno”
“Ci conto” dice Penny ipocritamente “Dottore, penso che possa bastare per oggi. Signorina Stone, potete accomodarvi. Vi richiameremo se sarà necessario…”
“Sapevi che non si possono portare armi personali al lavoro?” chiede Fisk a Killex ghignando
“Perchè tu hai mai visto questo regolamento interno?” risponde Mark, trattenendo a stento le risate. “Ragazzi, solo perché siete in una posizione di privilegio non mi sembra il caso di approfittarne” li richiama Penny, ma anche lei sta sorridendo
“Quis custodiet…?” sospira Rosenbriger scuotendo la testa “Killex, si stampi in faccia un'espressione seria e faccia entrare la squadra Omega”.
martedì 12 dicembre 2017
096 - lavoro d'ufficio
Nonostante il parere del dottore che vuole trattenerlo in infermeria per una notte, Fisk firma il foglio di dimissioni, prende la moto e si dirige a casa di Dana. Da quando è tornato alla E.G.O. Inc le ha mandato almeno una mezza dozzina di messaggi, ma non ha ricevuto risposta, quindi è abbastanza preoccupato. Sulla strada, quindi, si ferma a comprare dei fiori e il necessario per preparare la cena.
Lei lo aspetta davanti alla porta del suo appartamento, a braccia conserte, la testa leggermente piegata sulla spalla: lo guarda ma non dice nulla.
“Ciao Dana, ti ho portato qualcosa, oltre alle mie scuse” dice Fisk, allungandole il mazzo di fiori
“Con calma, sai, potrei esplodere!”
“Va bene, tienimi pure il broncio, se vuoi” brontola Fisk “Ho avuto una giornata orribile ed ho rischiato di lasciarci le penne più di una volta…”
Dana continua a guardarlo senza dire nulla, con la bocca serrata.
“Io adesso vado di là e preparo la cena” sospira allora lui, raccogliendo il sacchetto della spesa ed avviandosi in cucina.
“Sono stato meglio, ma mi riprenderò. Vogliono tenermi qui finché non sia passato l'effetto della droga” spiega Killex a Penny. La cameriera si avvicina discretamente e riempie di vino due bicchieri, poi posa sul tavolino due piatti di antipasti di pesce. Ci sono un carpaccio di polipo, un filetto di tonno in crosta di pistacchi e delle tartine con salmone e asparagi. Verdure fresche sono artisticamente disposte a formare delle decorazioni.
“A proposito, Penny, so che non ti ho dato quell'anello nella maniera in cui avrei dovuto dartelo: questo è per scusarmi…”
“Non devi scusarti” risponde lei con un sorriso, prendendo il bicchiere e bevendo un sorso di vino “Questa cena è stata un'idea molto carina, comunque”
“Carino non è quello che avevo in mente…” borbotta lui e, per darsi un tono, comincia a mangiare. Il cibo è eccellente, ma Killex ha la gola chiusa. Con un gesto nervoso posa nuovamente la forchetta, si schiarisce la voce e dice:
“Comunque, quello che volevo chiederti, quello che voglio chiederti…”
“È che io non posso sposarti: diventerei una signora, e sono troppo giovane per questa cosa”
Come colpito da una mazzata, Killex chiude gli occhi e stringe i denti. Quando li riapre vede che la cameriera ha posato davanti a lui un piatto di risotto con fragole e gamberi. Accanto al piatto c'è anche un bicchiere di cristallo riempito a metà da un liquido ambrato. Penny continua a sorridergli di là della tavola. Prende il bicchiere e butta giù un sorso di whisky, si impone di restare calmo.
“Penny, voglio solo essere sicuro che tu tornerai sempre da me, non potrei vivere altrimenti”
Lei si sporge e gli prende la mano:
“Sei molto caro, ma credo che tu ti stia facendo prendere dal panico… Non è bello da parte tua chiedermi di sposarti solo per impedirmi di vedere Kristjan”
“Ma non è così, stupida!” esclama Killex. Tira Penny a sé per il braccio, rovesciando il bicchiere sul tavolo e la bacia “Voglio sposarti perché ti amo…”
La cameriera esce in silenzio dalla stanza dell'infermeria e chiude la porta.
Fisk finisce di preparare gli spiedini alla birra con patate al cartoccio nella cucina di Dana. Sospira e si guarda intorno, abbastanza soddisfatto. La cena è venuta bene, pensa, non considerando i fornelli macchiati di unto, il piano della ingombro di pentole sporche, piatti e coltelli e il generale disordine della cucina prima immacolata. Lei non lo ha aiutato a cucinare, si è eclissata dopo avergli aperto la porta.
“Sarà bene che l'arrabbiatura le sia passata. Con la giornata di merda che ho passato mi manca solo una scenata… Sarà come sarà, faccia quello che vuole!” considera, improvvisamente conscio di essere stanchissimo e dolorante. Fisk mette i piatti su un vassoio e si affaccia nel salotto che però è buio e deserto: solo in fondo al corridoio, nella camera da letto, la luce è accesa.
“Dana, ho preparato la cena” dice titubante attraversando la casa silenziosa ed entrando con il vassoio nella stanza di lei. Dana è nuda nel letto, abbracciata ad un grande orologio da parete, e lo guarda con un sorriso affettuoso ed ironico.
“Tic, tac… tesoro…”
Killex sospira appoggiandosi allo schienale della poltrona del suo ufficio: l'orologio segna solo le sedici e trenta, il pomeriggio è ancora lungo. Davanti a lui, sulla scrivania, sono disseminati pacchi di faldoni aperti e disordinati, e numerosi bicchieri di carta da caffè vuoti. Andrea ha ordinato alla squadra alpha di tenere basso profilo e di dedicarsi al lavoro d'ufficio, per lasciar calmare le acque: si tratta di controllare se le squadre operative della E.G.O. Inc hanno agito rispettando i protocolli, per poter garantire copertura legale all'azienda. I lunghi giorni di immobilità e noia seguiti alle sue dimissioni dall'infermeria gli hanno lasciato addosso un grande senso di frustrazione, senza contare il rifiuto di Penny alla sua proposta di matrimonio. Killex ha comunque insistito perché lei tenesse l'anello e adesso i suoi cinquemila eurodollari di diamanti brillano al collo di Penny, appesi ad una catenina. Il solitario esce dal suo ufficio sbadigliando e va nella sala riunioni a prepararsi l'ennesimo caffè. Seduta sul tavolo bianco davanti ad un altro mucchio di stampe, Penny sta prendendo degli appunti su un tablet, sporgendo la lingua sulle labbra. Accanto a lei Silva, con un paio di occhiali rossi sulla punta del naso, sottolinea qualcosa con un evidenziatore. Dalla stanza vuota vicino all'ingresso al piano si sente sommesso il ciangottare di Clothilde: il fagiano è stato sistemato in una spaziosa gabbia - nella camera sono state montate delle lampade solari – e sembra essersi ambientato bene. Ha smesso di tentare di assalire chiunque gli si avvicini e fa un uovo quasi ogni giorno.
“Abbiamo una denuncia per un tentativo di corruzione. La squadra Omega, quella del recupero crediti, ha tentato di corrompere una guardia per accedere ad una camera di sicurezza” annuncia Penny posando il tablet “Dobbiamo occuparcene il prima possibile”.
Mark annuisce ed accende la macchina del caffè, selezionando “ristretto senza zucchero”.
“Anche io ho trovato qualcosa: un membro della squadra Psi, l'ufficio Relazioni con il Pubblico, ha pestato un giornalista perché continuava a cercare di accedere in un nostro ufficio. Il giornalista ha dovuto farsi mettere quattro punti al labbro”
“Si vede che siete colleghi” commenta Ellen, laconica, senza alzare gli occhi. Penny scivola giù dal tavolo, sistemandosi la gonna
“Andiamo a vedere cosa ha scoperto Fisk, poi li convochiamo. Chiama Rosenbringer, ci farà comodo” dice e va a bussare alla porta dell'ufficio del solitario, che però non risponde. Penny bussa di nuovo, poi entra: disteso su una brandina, sotto un poster di Andy Warhol dove la faccia di Marilyn Monroe è stata sostituita con quella di Margaret Thatcher, Fisk dorme profondamente a bocca aperta, russando. Per terra accanto alla scrivania un faldone è stato rovesciato con violenza ed i fogli giacciono sparsi intorno. Penny spegne lo stereo che suona “Should I stay or should I go” a tutto volume e scuote Fisk per una spalla.
“Uh? Cosa succede?” borbotta il solitario aprendo gli occhi “Ah, miss Penny, devo essermi addormentato per un attimo”
“Spero che tu abbia combinato qualcosa, prima”
“Sì, sì: ho preso degli appunti”
Fisk si alza stiracchiandosi, poi raccoglie dal pavimento un foglietto accartocciato e legge:
“La squadra Kappa si è introdotta in un edificio per piazzare dei dispositivi di controllo, ma nel rapporto non è scritto se li hanno rimossi. Dobbiamo parlare con loro e verificare com'è andata. Come se non bastasse, durante un appostamento, hanno fermato il furgone civetta in un parcheggio non coperto dalle telecamere: quelli della Sicurezza Informatica si sono lamentati”.
Killex fa accomodare i membri della squadra Kappa nella sala riunioni al settimo piano. Sono in tutto cinque persone: quello che evidentemente è il capo squadra, un uomo sulla quarantina con un impeccabile completo grigio ed occhi di ghiaccio, attraversa la stanza e stringe la mano che Penny gli porge.
“Christopher Anderson. É un piacere conoscerla, finalmente”
Penny sorride:
“Clarke. Sedetevi, prego. E Grazie per aver risposto subito alla mia chiamata”
“Ho richiamato apposta Mitchell e Novak da un appostamento. Avevo detto loro di darsi una ripulita, ma non ne hanno soluto sapere” risponde Anderson con una smorfia, indicando due degli uomini entrati dopo di lui. Questi indossano vecchi jeans consumati sotto giacche di pelle dozzinali, ed hanno tre giorni di barba sul viso poco pulito. Tutto nel loro portamento strafottente e nell'espressione annoiata porta ad identificarli come teppisti di strada. Uno di loro, con addosso una quantità spropositata di un profumo scadente, commenta stravaccandosi su una poltroncina:
“Non ho nessuna intenzione di cambiarmi, visto che poi dovrò tornare fuori in appostamento. E starci tutta la notte”
“Lei dev'essere il signor Novak” dice Penny guardandoli con il solito sorriso “E lei è Elias Mitchell. Vi piace il vostro lavoro sotto copertura?”
Gli altri due dipendenti della squadra, intanto, si siedono compostamente al tavolo ai posti che Fisk indica loro. Sono un uomo sui trent'anni ed una donna dai capelli chiari, perfettamente silenziosi e vestiti da tecnici informatici.
venerdì 8 dicembre 2017
095 - Killex ci riprova
“Alla InfoCorp circolano strane storie sul motivo di quell'ordine di terminazione” sussurra mr B. “Spionaggio industriale, tradimento, la vendetta personale di qualche superiore… Cazzate, per la maggior parte. Andrea avrebbe venduto segreti aziendali… A proposito, come sta?”
“Direi bene, signore”
Penny è china sul suo letto e cerca di afferrare ogni parola, mentre Killex, accanto a lei, fissa la parete di piastrelle bianche, canticchiando.
“Allora Teddy, hai fatto?” chiede intanto, minacciosamente, Fisk a Theodore Roosevelt che sta lavorando su un portatile.
“Non è mica facile…” balbetta il presidente
“Ma io ho poca pazienza!”
“All'epoca io ero già malato: mi hanno fornito gli androidi e con quelli mi sono messo a lavorare sul campo” continua Wayne Bruning, interrompendosi di tanto in tanto per tossire “Voi comunque risultavate ufficialmente morti… Quello che posso dirti è che ho messo le mani sui rapporti di una squadra i cui membri assomigliavano un po' troppo a voi. Si occupavano di “reclutare” scienziati per un progetto top secret… Eravate voi, vero?”
“Veramente non lo sappiamo, mr B.: ci sono sei mesi di buco nella nostra memoria, ma abbiamo visto un filmato in cui Killex, Fisk e Dur rapiscono un certo Robert Huffman, un ricercatore veterinario”
“Purtroppo neanche la mia memoria è molto buona ormai, ma in questi mesi ho raccolto un po' di materiale che scotta: si trova in un hard disk criptato nella sede di una società di comodo della InfoCorp, in cui avevo un ufficio. La società è la Demographics Market Research Llc, ed in realtà si occupa di spionaggio industriale…”
“Penso di aver bloccato gli androidi, almeno per un po'” balbetta Roosevelt a Fisk, alzando gli occhi dallo schermo.
“Cosa ci può dire del contratto tra la InfoCorp e la New Grind Coffee?” chiede intanto Penny
“Ho ricevuto ordine di stipulare quel contratto dal Grande Capo in persona, senza spiegazioni... Penso servisse all'azienda per usare depositi e mezzi di distribuzione della New Grind Coffee. A proposito, alcuni loro camion sono stati usati per il trasporto di materiale che la InfoCorp ha venduto ad una società che…” la frase è interrotta da un accesso di tosse che sembra non smettere mai. Alla fine Bruning tira faticosamente il fiato e sussurra “Se non hai altre domande adesso è meglio che tu vada. Troverai tutto in quell'hard disk…”
“Ma, mr B., posso chiederle come mai è finito qui nello sprawl?”
Prima che Bruning possa rispondere Penny, Killex, Fisk e Rosenbringer ricevono simultaneamente una telefonata da Skyroot, il codice della chiamata è quello usato per le emergenze:
“Sì?” chiede Penny
“Per ordine dell'amministratore delegato, stavo cercando di monitorare le trasmissioni al White House Shack ed ho trovato una cosa…” la voce del netrunner è agitata e incerta
“Una cosa di che tipo?” chiede Fisk, sospettoso
“Non ne ho idea, ho recuperato dei pacchetti di dati, e sto cercando di capire da dove arrivino… l'unica cosa che so con certezza è che ci sono delle coordinate molto prossime a voi: qualcosa vi sta arrivando addosso, e molto velocemente! Se i miei calcoli sono giusti, avete un paio di minuti da ora!”
“Miss Penny, dobbiamo uscire!” esclama Fisk afferrando Roosevelt per il bavero della giacca “Mr B., spero che il suo bunker sia ben costruito… Killex, porca puttana, muovi il culo!”
Il solitario spinge tutti fuori dalla stanza, ed attraversa di corsa il corridoio.
“Tutti fuori, subito!” urla agli uomini che, nello stanzone al piano terra, stanno impacchettando la droga. Afferra Victoria Nichols ancora svenuta sotto il tavolo, se la carica in spalla e corre attraverso il magazzino, fino al cortile. Ricordandosi improvvisamente di Melvine Scrags che lavora al piano superiore, Penny torna indietro, sale velocemente le scale e, dando confuse spiegazioni, trascina fuori il ricercatore, piuttosto restio a lasciare il suo laboratorio. I due fanno appena in tempo ad oltrepassare il cancello sfondato, quando si sente il rombo come di un tuono, ed un'ombra scura passa rapidamente sopra di loro, diretta contro il White House Shack. Un attimo dopo un boato spaventoso fa collassare l'edificio, riducendolo ad una massa informe ed infuocata: cenere e detriti volano in tutte le direzioni, saturando l'aria che diventa calda e densa. Temporaneamente accecata dall'esplosione e con la gola che brucia, Penny si getta a terra dietro ad un cumulo di automobili sfasciate, chiedendosi dove siano i suoi compagni.
Penny rinviene nel furgone che la sta riportando alla E.G.O. Inc: è distesa sul sedile e Killex, con il chiodo che ancora sporge dalla spalla, è chino su di lei. Nell'abitacolo c'è un forte odore di fumo, mescolato alle note chimiche di un profumatore per auto al mango. Girando la testa, vede sul sedile di dietro Rosenbringer e Silva, quest'ultima con la testa del fagiano che spunta irosa dalla giacca. Il dottore ha il volto annerito ed i vestiti stracciati, ma sembra star bene; alla guida del furgone c'è un uomo in tenuta da combattimento che Penny non conosce. Ai lati della strada sfilano, nella luce incerta del tardo pomeriggio, le ombre dei palazzi; il veicolo avanza sussultando sull'asfalto screpolato e bagnato di pioggia.
“Dov'è Fisk?” chiede con un filo di voce “E Yvette? Sono riuscita a portare fuori Melvine Scrags?”
“Stai tranquilla, sono tutti nell'altro furgone. Tra poco saremo a casa”
“Stai tranquilla, sono tutti nell'altro furgone. Tra poco saremo a casa”
“Oh, bene” mormora, e chiude di nuovo gli occhi.
Un paio d'ore più tardi, dopo essere passata in infermeria, Penny sale al nono piano: sente ancora le gambe tremanti ed una strana sensazione di leggerezza alla testa, ma il dottore le ha detto che passeranno in fretta. Entra nell'ufficio di Andrea lisciandosi il colletto della camicia nuova e vede l'amministratore delegato seduto su un divanetto accanto alla cascata; davanti a lei, su un tavolino laccato di bianco, ci sono una bottiglia di cristallo e due bicchieri. Andrea le fa cenno di accomodarsi e Penny siede sulla punta di una poltroncina, sorridendo incerta.
“Grazie, capo”
“Allora, com'è andata?”
“Un completo successo per quanto riguarda la faccenda dell'Ivory Wolf. Siamo riusciti a portare qui Melvine Scrags, che ha accettato di lavorare per noi. E non dovremo nemmeno preoccuparci troppo della concorrenza: il White House Shack è esploso… E qui la nota dolente… Mr B. era dentro…”
Andrea, che sta versando nei bicchieri un liquido ambrato, si ferma e la guarda
“Puoi ripetere?”
“L'edificio è stato centrato da un missile e raso al suolo. Probabilmente dalla InfoCorp. Devono essere parecchio incazzati”
“Spero siate riusciti a scoprire qualcosa, prima”
“Non è stato mr B. a dare l'ordine di terminazione - lui stesso non sa da dove sia partito – ma ha salvato dati che scottano in un hard disk nel suo ufficio della Demographics Market Research Llc. Pare che nei sei mesi di cui non ci ricordiamo abbiamo lavorato sotto copertura”
Andrea annuisce sollevando il suo bicchiere:
Andrea annuisce sollevando il suo bicchiere:
“Conosco quell'ufficio. Perdite?”
“Tre dei nostri uomini della sicurezza. Killex, Fisk e Yvette Galkina sono in infermeria, ma si riprenderanno”
“Va bene, aspetto un tuo resoconto completo quanto prima. Intanto prendetevi la serata libera”
Penny scende all'infermeria per controllare le condizioni di Killex: Fisk è già stato dimesso e le ha mandato un messaggio in cui l'avvisa che andrà a scusarsi con Dana, mentre Rosenbringer e Silva, illesi, sono stati visitati e mandati a casa. La ragazza attraversa il corridoio del primo piano e si affaccia nella stanza dove è ricoverata Yvette, che sta dormendo sotto l'occhio vigile di un'infermiera, poi entra nella camera successiva. Stupita, si accorge che la stanza è stata trasformata: qualcuno ha appeso alla finestra una tenda di broccato e disposto rose nere sul davanzale, mentre sul comodino ardono due candele su candelabri d'argento; sopra il letto è stato montato un tavolo apparecchiato per due, con una tovaglia candida e posate d'argento. In piedi accanto alla porta c'è una ragazza in pantaloni neri e camicia bianca, con un tovagliolo sul braccio; dal letto, sorretto da tre cuscini, Mark le sorride un po' imbarazzato: sopra le fasciature indossa uno smoking e una cravatta a farfalla.
“Hai detto che volevi una cena, no?”
Penny siede sorridendo accanto al letto
“Come stai?”
lunedì 4 dicembre 2017
094 - Lincoln, Washington e Roosevelt
“Voi andate a cercare mr B., io vedo a fare due chiacchiere con il dottor Scrags” dice Penny a Fisk e Killex, aprendo la porta dalla quale il chimico è uscito. Trova davanti a sé una rampa di scale di cemento, poi un pianerottolo che dà su un altro stanzone dalle pareti grezze: dentro c'è un grande tavolo di metallo ingombro di fialette di reagenti, provette, fornelletti e lampade; ci sono anche un microscopio, ed una macchina per analisi chimiche collegata ad un computer. In piedi dietro il tavolo, Melvine Scrags sta regolando la fiamma sotto un fornelletto su cui bolle un liquido dall'odore pungente.
“Buonasera dottore” gli sorride Penny. Scrags la guarda per un attimo, poi raccoglie da un posacenere una sigaretta malfatta e le soffia in faccia una boccata di fumo: nella stanza si diffonde un dolciastro sentore di marijuana.
“Sono qui per informarla che l'organizzazione per cui lavora è stata smantellata” continua la ragazza per nulla impressionata
“Avete smantellato la InfoCorp?” chiede Scrags prestandole attenzione per la prima volta. Non sembra particolarmente preoccupato, ma è piuttosto seccato.
“Diciamo così. Adesso avrei bisogno della formula dell'Ivory Wolf”
“In tanti ne hanno bisogno: non è ancora completa”
“Allora che cosa ne direbbe di lavorare per noi?” chiede Penny avvicinandosi “Tra l'altro: l'erba è buona educazione farla girare…”
Scrags distende le labbra in un mezzo sorriso e le allunga la sigaretta
“Quanti soldi prendeva dalla InfoCorp?” si informa Penny aspirando una boccata. La mistura di tabacco mal tranciato e marijuana le brucia la gola, ma riesce a trattenersi dal tossire.
“Non me ne frega niente dei soldi. Ho bisogno di un posto tranquillo per lavorare alle mie formule, di una puttana che me lo succhi ogni tanto e di una scorta illimitata di buona birra”
“Direi che le sue condizioni sono più che accettabili” risponde Penny ripassandogli la sigaretta “Se permette faccio subito una richiesta al nostro ufficio Personale”
“Faccia pure. Ora se non le dispiace vorrei tornare al mio lavoro”
Al piano terra Killex, ancora sotto effetto della droga, considera il chiodo che gli sporge dalla spalla. Continua a sentire della musica nella sua testa e sta muovendo i piedi a ritmo senza accorgersene; figurine luminose appaiono e scompaiono davanti ai suoi occhi.
“Nixon deve avermi colpito” biascica stupito “Ma non sento alcun dolore”
Fisk lo considera per un attimo scuotendo la testa
“Adesso andiamo, te la senti?”
I due solitari aprono la porta sul lato destro della stanza e si trovano davanti un corridoio fatto ad elle: ci sono delle scale che scendono, due porte sul lato lungo ed una sul fondo. Accanto alla prima porta – una porta blindata con un tastierino numerico collegato – c'è una sedia. Sulla sedia è seduto il presidente Lincoln con le mani alzate. Fisk gli punta addosso la pistola:
“Mi manda John Wilkes Booth” ghigna “Dove si trova mr B.?”
“Suvvia signore, siamo tra persone civili… Non è il caso di cominciare con le minacce” risponde Lincoln “Il signor Bruning si trova dietro questa porta: la porta è chiusa da un codice ed io sono l'unico – a parte il mio defunto amico Nixon – a conoscerlo. Non crede che potremmo trovare un accordo?”
“Ti brucio la barba se non apri quella porta!”
“Io non chiedo molto, solo di potermene andare di qui, e le darò il codice”
Durante questa conversazione, Killex ha continuato a muovere la testa e canticchiare. Improvvisamente farfuglia:
“Spara a questa porta, se non vuoi che ti apra la schiena, Lincoln!”
“Chiedo scusa, cosa intendeva il suo amico?” chiede il presidente, stupito
“Non credo di aver capito quello che ha detto… Comunque tu vuoi un accordo e io non sono quello che fa gli accordi, io spacco teste” risponde Fisk brandendo il martello da demolizione ed apprestandosi a calarlo sulla porta blindata
“La avviso che quella è la porta di un bunker: se lei dovesse sfondare il meccanismo di sicurezza la sigillerà dall'interno” lo avverte Lincoln.
In quel momento Penny entra nel corridoio, il presidente si alza dalla sedia, si toglie il cappello e le bacia la mano:
“Buonasera, signorina…?”
“Clarke” risponde la ragazza con un sorriso “Buonasera a lei, presidente. È un piacere conoscerla, l'ho sempre vista sulle banconote… Fisk, com'è che non avete ancora trovato mr B.?”
“È dentro un bunker, miss Penny. Lincoln conosce il codice e non vuole dirmelo” borbotta il solitario
“Voglio solo trovare un accordo, signorina, che mi permetta di aver salva la vita” si intromette il presidente “Lei mi accompagni fuori e sarò lieto di darle il codice”
Penny e Lincoln attraversano lo stanzone ed il magazzino che contiene la droga; nel cortile scrostato lui si dirige verso una grossa motocicletta.
“Il codice della porta è semplice: è la data di stesura della Dichiarazione di Indipendenza” dice, avviando il motore “È stato un piacere, signorina!”
Tornando indietro Penny comunica ai due solitari la combinazione che apre la porta del bunker, poi, sulla porta del magazzino, incontra Rosenbringer che è entrato a cercarli: guardingo, reggendo la pistola con mano incerta, il dottore si sporge attraverso la porta. Sembra incerto sul da farsi. Lei gli arriva alle spalle, facendolo sussultare.
“Dottore! Abbiamo il codice per aprire il bunker di mr B., venga con me”
Dietro la porta blindata c'è una stanza pavimentata di chiaro ed occupata quasi interamente da un letto da ospedale cui sono collegati diversi macchinari medici: sul letto, invecchiato, smagrito e pallido giace Wayne Bruning, sotto numerose coperte. Tubi e tubicini collegati alle macchine gli entrano nei polsi, nel torace, nel collo. Fisk e Killex si avvicinano, Bruning si volta lentamente verso di loro e tossisce
“Allora non siete morti… Ti trovo bene Fisk, Killex, tu un po' meno. Avete fatto un bel casino qui, avete smantellato tutta la baracca?” sorride alzando una mano da sotto le coperte
“Veramente sono sicuro che ci mancano ancora un paio di presidenti, mr B.” risponde Fisk, impressionato e stranamente intimidito dal suo vecchio superiore.
“Avete già incontrato i netrunner? Quei vigliacchi di Washington e Roosevelt, si saranno chiusi dentro la sala server…” la voce dell'uomo sul letto è poco più di un sussurro, ed il solitario si china su di lui.
“Allora, con il suo permesso, io andrei a prenderli”
Penny entra nella stanza, seguita da Rosenbringer. La ragazza guarda Bruning e gli occhi le si riempiono di pena
“Mr B., cosa possiamo fare per lei?”
“Mi servirebbe un miracolo, PennyLane” risponde lui “Comunque sei più bella di come ti ricordavo”
“Forse possiamo aiutarla, c'è una cura che…” comincia Penny, ma Rosenbringer le mette una mano sul braccio, scuotendo la testa
“Forse possiamo aiutarla, c'è una cura che…” comincia Penny, ma Rosenbringer le mette una mano sul braccio, scuotendo la testa
Fisk raggiunge la porta sul fondo del corridoio: la maniglia gira, ma la porta è bloccata dall'interno. Il solitario allora si accanisce sulla parete a colpi di martello, aprendovi uno squarcio sufficiente a passare. Dietro il foro si vedono due grosse scrivanie ingombre di strumentazione elettronica. Alle pareti sono appesi degli schermi che proiettano le riprese di telecamere esterne, mentre sul pavimento di cemento passano cavi polverosi. Dietro le scrivanie ci sono due uomini accucciati che imbracciano delle mitragliette, ma sono visibilmente troppo spaventati per riuscire ad usarle. Washington guarda Fisk a bocca aperta, terrorizzato, mentre Roosevelt prova a minaccialo con voce tremante:
“Vattene se non vuoi che ti faccia secco!”
“Stai calmo, Teddy, ricordati che hai la pressione alta” borbotta Fisk facendo un passo avanti. Una scarica di proiettili gli fischia di lato, mancandolo clamorosamente; Roosevelt continua a rafficare un po' a caso, tanto che un proiettile raggiunge Washington, rannicchiato accanto a lui, alla nuca, finendolo sul colpo. Mentre i proiettili si insaccano sulle pareti e rimbalzano sul pavimento intorno, il solitario raggiunge la scrivania e la rovescia, poi afferra Roosevelt per il bavero, lo disarma e dice:
“Se avessi voluto ucciderti lo avrei già fatto, credimi”
“È stato lei a dare l'ordine di terminazione di Andrea Shou e delle sue squadre?” chiede Penny, che nel frattempo ha mandato un messaggio alla E.G.O. Inc chiedendo una squadra di supporto ed assistenza medica.
“No, anzi” sospira Bruning “Non ero sicuro della provenienza di quell'ordine, ed ho fatto delle ricerche… Ma non è molto facile, da questo letto. Per fortuna ho – anzi avevo - io miei androidi”
“Aveva?”
“Aveva?”
“Evidentemente sono stato bypassato. Se fossi in voi me ne andrei in fretta. Staranno venendo a prendervi…”
La porta viene spalancata con violenza e Theodore Roosevelt rotola nella stanza spinto da Fisk
“Abbiamo un problema con gli androidi di mr B” dice Penny al solitario “Lui non li controlla più”
“Abbiamo un problema con gli androidi di mr B” dice Penny al solitario “Lui non li controlla più”
“Ehi, tu!” dice Fisk a Roosevelt ancora a terra, tirandogli un calcio “Vedi di bypassare quei cazzo di androidi che stanno venendo a farci fuori!”
venerdì 1 dicembre 2017
093 - Kennedy, Obama e Nixon
Killex entra nel White House Schack dal cancello sfondato. Guardandosi intorno, avanza cautamente nell'ampio cortile tra i rottami di automobili sull'asfalto screpolato: tutto è silenzio, Fisk non si vede. Improvvisamente il rumore di una raffica di proiettili lo costringe a gettarsi a terra: strisciando in cerca di una copertura tenta di capire da dove provengano i colpi che continuano a fischiare sopra di lui, ma non vede nessuno. Imprecando raggiunge un cumulo di veicoli pressati e da dietro questi si sporge nella direzione da cui provengono gli spari: si accorge allora che c'è del movimento davanti ad una vecchia mustang azzurro elettrico rugginosa, parcheggiata ad una ventina di metri, e che le raffiche arrivano ad intervalli regolari. Nella pausa tra due sventagliate, il solitario posa a terra il fucile e lancia in quella direzione una granata che si infila tra il cofano e la calandra dell'auto: l'ordigno esplode sollevando la parte anteriore dell'automobile e facendo volare via la mitraglietta che ci era montata sopra. Killex si china ad osservarla: vi è collegata una piccola antenna. Rimanendo in copertura del cumulo di rifiuti, si guarda attentamente intorno per cercare altre mitragliette, ma non vede nulla. Raccoglie allora il fucile e si dirige verso l'ingresso dell'edificio principale.
Girando intorno alla macchina parcheggiata di fronte a lui, Fisk si trova faccia a faccia con il presidente Kennedy. Sotto il ciuffo coperto di brillantina, l'uomo indossa un giubbotto antiproiettile ed imbraccia un lanciagranate che istintivamente gli punta addosso. Il solitario si butta di lato mentre una granata esplode a pochi metri da lui, proiettandogli addosso detriti e schegge di metallo. Fisk rotola malamente sull'asfalto sentendo un dolore bruciante alla gamba sinistra: sotto il pantalone lacerato, all'altezza del polpaccio, c'è un profondo taglio causato da un frammento di lamiera. Furibondo, Fisk si rialza e, ignorando il dolore, afferra urlando un pezzo di lamiera con cui colpisce Kennedy in pieno petto. L'uomo barcolla ed arretra, ma si riprende in fretta: spaventato dalla furia omicida che legge negli occhi del suo nemico, lascia andare il lanciagranate e corre a intorno all'automobile tentando di mettere quanto più spazio possibile tra sé e il solitario. Più rapido, Fisk lo afferra, lo solleva per il bavero e lo sbatte contro il terreno: la sua testa picchia contro l'asfalto ed il cranio si rompe con uno schiocco lasciando colare sangue e cervella sull'asfalto.
Nel frattempo Penny affida Yvette, ancora svenuta, a Rosenbringer e, recuperato un fucile dal furgone rovesciato, entra nel White House Shack. Correndo da un cumulo di detriti all'altro, attraversa il cortile e raggiunge l'ingresso dell'edificio. Si appiattisce contro il muro e si sporge per guardare attraverso la serranda semi abbassata: l'interno è quasi buio e la ragazza non fa in tempo ad abituare gli occhi alla luce fioca perchè improvvisamente sente qualcuno toccarle una spalla. Si volta terrorizzata brandendo il fucile con mani tremanti e riconosce Mark che le fa cenno di tacere e di seguirlo all'interno. Prima che possano muoversi, però una rafficata proveniente dall'interno dell'edificio si infrange contro l'angolo del muro: Mark spinge indietro Penny - che viene colpita di striscio alla fronte – poi attiva i sensori termici dei suoi occhi sintetici e si affaccia al di là del muro. Nel buio distingue la figura rossastra di un uomo seminascosto dietro un cumulo di casse da imballaggio che sta ricaricando un'arma. Vede anche una piccola sagoma che si dirige correndo verso di loro. Istintivamente preme il grilletto, ed il proiettile colpisce il topo che stramazza a terra ridotto in poltiglia: il c4 fissato sulla sua schiena esplode illuminando la stanza. Penny nel frattempo si è accucciata a terra: nel chiarore dell'esplosione, da dietro le gambe del solitario, spara contro l'uomo che sporge da dietro le casse; il colpo gli trapassa il collo da sotto in su facendolo crollare in avanti.
“Penny, hai appena ucciso Obama, come ti senti?” chiede Mark asciugandole il rivolo di sangue che le cola dalla fronte
“Penny, hai appena ucciso Obama, come ti senti?” chiede Mark asciugandole il rivolo di sangue che le cola dalla fronte
“Il suo premio Nobel per la pace è stato assolutamente immeritato”
L'ingresso dell'edificio principale del White House Shack dà su un grande magazzino senza finestre con il pavimento di cemento, pieno di casse con stampato il logo di un lupo stilizzato; sulla parete di fondo c'è una porta di metallo a due battenti, chiusa. Mentre lo attraversano, Mark e Penny vengono raggiunti da Fisk: il solitario ha i pantaloni strappati e macchiati di sangue, e la camicia tutta stropicciata.
“Tutto bene, Fisk?”
“Ho scambiato due parole con il presidente Kennedy” ghigna lui
“Ma tu stai sanguinando!” esclama Penny “Mark, tu coprici mentre gli fermo l'emorragia, Fisk, tirati giù i pantaloni… ”
“Così, miss Penny, davanti a Killex?”
Sbuffando lei si toglie la giacca, la riduce a brandelli con il coltello di Mark e la usa per bendare strettamente la gamba di Fisk, fissando poi la tela con del nastro adesivo trovato nel magazzino.
“Questo dovrebbe reggere per un po'. Andiamo a prendere mr B.” dice Penny che, frugando tra le casse ha visto una sparachiodi e deciso di prenderla.
“Questo dovrebbe reggere per un po'. Andiamo a prendere mr B.” dice Penny che, frugando tra le casse ha visto una sparachiodi e deciso di prenderla.
Killex socchiude la porta e sbircia all'interno: vede uno stanzone illuminato da luci al neon con al centro un tavolo di metallo; sotto il tavolo sono ammucchiate alcune casse e, dietro, un uomo che si fa scudo tenendo davanti a sé, per il collo, una ragazza mentre tiene con l'altra mano una pistola. L'uomo è Richard Nixon, la ragazza è giovane e terrorizzata ed ha il volto luccicante di lacrime… Gli sembra di averla vista da qualche parte, ma al principio non riesce a ricordare dove. Nella stanza aleggia un odore acre e penetrate che gli brucia la gola.
“Andatevene prima che vi uccida tutti quanti” li minaccia il presidente
“Tu lascia andare la ragazza, se non vuoi che chiami l'FBI” risponde Mark, che improvvisamente riconosce Victoria Nichols, la studentessa d'arte sparita dall'università.
“Vi farò fuori come ho fatto uccidere quei fottuti Charlie!”
“Ehi, non provare a darmi del Vietcong! Io sono canadese, e noi inculiamo alci!”
Malgrado tutto, Fisk scoppia a ridere mentre Penny, approfittando della distrazione del presidente che sta puntando Mark, sgattaiola nella stanza. Sopra Nixon, alle sue spalle, c'è una specie di ballatoio di metallo e, dietro questo, delle finestrelle che si aprono a ribalta. Sul fondo della stanza, sotto il ballatoio, sono allineati dei tavoloni chini sui quali una decina di uomini stanno impacchettando della droga. Nonostante lo scambio di battute tra Mark ed il presidente, nessuno di loro ha smesso di lavorare; sono tutti piuttosto pallidi e sudici e si muovono a scatti come delle marionette.
“Io provo a fare il giro dell'edificio” sussurra Fisk a Killex, poi esce dal magazzino e, correndo, raggiunge il retro. Il cortile è deserto e contro il muro è accatastata una pila di automobili: il solitario comincia a scalarla per raggiungere le finestre in alto.
Con un gesto rabbioso Nixon afferra un vassoio pieno di droga e lo scaglia contro il solitario: Mark viene investito da una nuvola di Ivory Wolf, non riesce ad evitare di respirarne una parte e si mette a tossire in modo convulso. Contemporaneamente sente una strana sensazione di rilassatezza in tutto il corpo e vede le pareti intorno deformarsi piegandosi verso l'interno; l'aria balugina iridescente e tante piccole Penny, traslucide, danzano intorno a lui a ritmo di musica. Galvanizzato dalla droga, Killex balza attraverso la stanza e, afferrato un altro vassoio, lo rovescia addosso a Nixon. La ragazza che il presidente teneva per il collo sviene accasciandosi sul tavolo, mentre lui sventaglia sparando con la pistola in direzione del solitario. I colpi si insaccano nelle pareti intorno e sul soffitto, facendo esplodere una delle luci al neon.
Rannicchiata contro la parete sulla destra, Penny prende la mira sul presidente con la sparachiodi, ma sbaglia il colpo che penetra nella spalla di Killex. Il solitario geme di dolore, ma, nella confusione, non si accorge da dove provenga il chiodo che l'ha ferito. Un attimo dopo Fisk piomba nella stanza sfondando una finestrella sulla sinistra della stanza ed atterrando ad un paio di metri da Nixon. Urla:
“Ehi, Nixon! Arriva l'FBI!”
Gli uomini che impacchettavano la droga si riparano sotto ai tavoli mentre il solitario disarma il presidente, poi lo afferra per il collo e gli sbatte la testa su un ripiano di metallo. Improvvisamente una porticina sul lato sinistro dello stanzone viene aperta con violenza e sbatte contro la parete: Killex punta il fucile in quella direzione e vede uscire un tizio sulla cinquantina dal volto magro e segnato. Indossa un camice piuttosto strapazzato e porta sul naso un paio di occhiali storti e scheggiati: Penny riconosce Melvine Scrags, il ricercatore della ChemiLab ricercato per omicidio. L'uomo si guarda attorno, afferra un tubo di metallo posato contro la parete e, raggiungendo con passi furibondi Fisk e Nixon, schianta la sbarra sulla testa del presidente.
“Spero che abbiate capito l'antifona: ho bisogno di silenzio per lavorare!” borbotta, poi, per nulla preoccupato per il fatto che Mark lo tenga sotto tiro, lascia cadere il tubo di metallo ed apre un piccolo frigorifero contro la parete. Fisk lascia andare il corpo di Nixon che si accascia a terra con ilcranio aperto in due come una noce:
“Non la disturberemo più, dottor Scrags” dice, piuttosto impressionato “Ma prima potrebbe dirci dove si trova Wayne Bruning?”
Melvine Scrags tira fuori dal frigorifero una lattina di birra e la apre, poi ne ingolla almeno la metà; infine accenna con la testa ad una porticina sul lato destro della stanza.
“Buona ricerca, e vedete di non fare casino” borbotta riguadagnando la porta del laboratorio e chiudendosela alle spalle.
lunedì 27 novembre 2017
092 - in god we trust
Il secondo furgone della E.G.O Inc piomba accelerando sull'ingresso del White House Shack, puntando Lyndon Johnson che è appena uscito e sta per sparare a Fisk con un fucile d'assalto. Sentendo arrivare il veicolo, l'uomo si gira e gli apre il fuoco contro: due proiettili si piantano tintinnando nel cofano, mentre un terzo fa esplodere il parabrezza inondando il guidatore di schegge di vetro e facendogli perdere il controllo del mezzo. Prima che possa sparare nuovamente però, Johnson viene raggiunto da un colpo alla gola e cade a terra agonizzante.
“Grazie Silva!” esclama Fisk alla giornalista che torna a ripararsi dietro ad un cumulo di macchine rottamate. Dalla sua giacca si sente stridere senza posa il fagiano terrorizzato. Penny intanto sale sul furgone che ha inchiodato e controlla lo stato dei tre occupanti, che sono spaventati ma quasi illesi. Dal cancello non si vede uscire nessuno.
“Dobbiamo entrare!” ordina loro.
Il guidatore annuisce e mette in moto, ma riesce a fare solo pochi metri: si sentono dei colpi potentissimi esplodere nella strada, e il veicolo viene proiettato di lato, rovesciandosi ed accartocciandosi. Penny, che è senza cintura di sicurezza, viene sballottata e cade malamente su una spalla. Dall'ingresso dello sfasciacarrozze intanto Fisk vede uscire un enorme esoscheletro da lavoro con, al posto delle mani, delle colossali pinze idrauliche; sull'esoscheletro sono incollati diversi adesivi con scritto “MAKE AMERICA GREAT AGAIN” e lo guida ghignando un Donald Trump in giacca di pelle con le frange.
Dolorante e confusa, Penny si trascina fuori da un finestrino del furgone rovesciato e vede che Yvette è accorsa per aiutarla: mentre la donna è chinata su di lei, Penny la vede barcollare e contrarsi, raggiunta da una raffica di mitraglietta. I colpi si insaccano sul giubbotto antiproiettile deformandolo e Yvette cade a terra con il fiato mozzo. Nel frattempo Fisk è balzato in avanti brandendo il suo martello da demolizione ed affronta Trump: con un'agilità sorprendente nel grosso corpo metallico, l'esoscheletro schiva il colpo e poi le sue pinze idrauliche si chiudono sulle braccia del solitario sollevandolo lo solleva da terra.
Voltatosi nella direzione in cui Rosenbringer ha sparato, Killex vede nell'ombra, a pochi metri, Thomas Jefferson: rimane talmente interdetto dal contrasto tra la parrucca boccoluta del suo nemico ed il suo abbigliamento da battaglia che non ha la prontezza di spirito di estrarre la pistola prima di lui. Fulmineo, il presidente getta qualcosa contro Rosenbringer che, prontamente, si butta di lato, cadendo tra i calcinacci del soffitto crollato: un coltello da lancio gli sfiora la spalla lacerandogli la giacca e procurandogli una lieve ferita. Jefferson alza allora un pugnale sul solitario, ma ripresosi dallo stupore, Killex estrae il revolver e gli spara colpendolo alla testa e facendolo crollare a terra in un lago di sangue. Rosenbringer si rialza un po' dolorante, ma si affretta a raggiungere Watterson chinandosi su di lui: l'uomo è rinvenuto e si lamenta debolmente mentre il dottore si occupa della sua gamba. Mark intanto si guarda intorno cercando il suo fucile e lo trova accanto al cumulo di macerie del tetto. Sentendo una serie di colpi poderosi provenire dall'esterno, il solitario corre ad affacciarsi da una delle finestre sfondate che danno sulla strada.
Estraendo l'arma dal braccio, Fisk spara all'esoscheletro disintegrando uno dei meccanismi idraulici montati sulle sue gambe. Il bipode barcolla, ma Trump intensifica la stretta: il solitario sente i muscoli sulle sue spalle tendersi fino a strapparsi ed urla di dolore contorcendosi mentre il presidente ghigna. Poi l'esoscheletro ruota su se stesso e lancia il solitario all'interno del White House Shack: proteggendosi la testa con le braccia Fisk atterra sul piano di una grande pressa idraulica per autoveicoli. Stordito, il solitario vede nella cabina di controllo della pressa è seduto il presidente Reagan: subito le pareti della macchina cominciano a chiudersi sferragliando su di lui.
Dalla finestra Killex vede uno dei furgoni neri rovesciato sul tettuccio davanti ai resti del muro di cinta dello sfasciacarrozze: davanti al mezzo un uomo sta rafficando con una mitraglietta mentre Penny, sporgendosi da uno dei finestrini, sta cercando di trascinare Yvette al sicuro. Prima che il solitario possa intervenire però, Silva si sporge da dietro un cumulo di automobili demolite e spara alla schiena di Thomas Wilson che cade a terra. Il solitario tira un sospiro di sollievo, ma è subito distratto da un urlo che riconosce: alza lo sguardo e vede Fisk proiettato oltre il muro del White House Shack cadere malamente dentro la pressa. Mark afferra allora il lanciagranate di Watterson e, con mani tremanti per la fretta, si affaccia e spara in direzione della pressa idraulica: la granata si infila nello spazio tra il piano della pressa e la cabina di controllo prima di esplodere. Nel fumo che si alza il corpo di Reagan, martoriato, cade di lato sull'asfalto e le pareti della pressa si fermano. Chiuso al buio tra le lamiere di metallo, Fisk sente l'esplosione e vede con enorme sollievo fermarsi le pareti che si stavano chiudendo su di lui, poi comincia sfondare le pareti laterali della pressa prendendole a pugni.
Mentre tenta di controllare le ferite di Yvette, china sull'asfalto dissestato, Penny sente dei colpi metallici in avvicinamento: alza lo sguardo e vede il presidente Trump, dentro l'esoscheletro, accanirsi con le pinze idrauliche sul furgone dietro di lei.
“Ellen, il cannoncino dello striker!” urla cercando disperatamente di allontanarsi trascinando Yvette. Correndo da un cumulo di detriti all'altro, la giornalista raggiunge il mezzo semi-bruciato e sale rapidamente sulla torretta: guarda per qualche attimo la cloche, incerta sul suo funzionamento, poi fa fuoco. Il colpo investe l'esoscheletro di lato, tranciandogli il braccio sinistro e facendolo barcollare. Per nulla spaventato, Trump riprende il controllo del mezzo e continua ad accanirsi sul furgone, ormai tanto vicino alle due donne da non consentire ad Ellen di sparare di nuovo.
Killex, che ha visto la scena dalla finestra, si è slanciato intanto giù per le scale per andare a salvare il suo capo: correndo sull'asfalto screpolato tra i cumuli di detriti arriva alle spalle del bipode e gli si arrampica addosso. Arrivato all'altezza della cabina vi lancia dentro una granata a frammentazione.
“Macchecazz…!” esclama il presidente. L'esplosione squarcia il corpo di Trump e proietta in avanti l'esoscheletro che crolla a terra con uno schianto. Killex, che si è buttato a terra per evitare lo scoppio, si rialza dolorante e contuso. Il solitario si affretta a raggiungere Penny e la aiuta a mettere Yvette al riparo: la ragazza ha il viso sporco di polvere e fumo su cui le lacrime hanno lasciato due tracce chiare. Mark la abbraccia.
“Stai sanguinando” osserva lei guardandolo con un sorriso di sollievo
“Io sto bene, Penny. Chiama Rosenbringer e chiedigli di raggiungerti il prima possibile. Portate Yvette al sicuro, io vado a vedere come sta Fisk”
Uscito nel piazzale del White House Shack, Fisk si guarda rapidamente attorno: di fronte a lui è parcheggiata una macchina che copre parzialmente la sua visuale sull'ingresso dell'edificio principale, la cui serranda è a mezz'altezza. La guardiola a lato del cancello divelto è vuota e nel cortile non sembra esserci nessuno, solo cumuli di automobili pressate e, sui pezzi di muro rimasti in piedi, gigantografie di manifesti elettorali.
“Killex, riesci a sentirmi?” chiede il solitario tentando di chiamare il suo collega, invano: nell'area non c'è campo.
venerdì 24 novembre 2017
091 - esplodi, stronza, esplodi!
Yvette sposta lo striker sulla strada principale e poi spara quattro colpi in rapida successione contro il muro del White House Shack, vicino al cancello. Dal tetto Killex controlla la situazione: nella polvere di detriti che si alza, vede almeno quattro sagome armate rifugiarsi dietro i cumuli di rottami mentre un quinto uomo si dirige verso un enorme arnese di legno e metallo che sembra un trabucco.
Il solitario prende la mira e spara al più scoperto dei bersagli che ha i lineamenti del presidente Jimmy Carter ed imbraccia un fucile da cecchino: il colpo penetra nel cranio dell'uomo che si accascia contro un cumulo di lamiere.
“Carter è giù!”
Nel frattempo Fisk arriva di corsa alla recinzione dall'angolo sud e piazza la carica contro il muro: mentre si allontana sente qualcosa fischiare sopra la sua testa. Fa appena in tempo ad alzare lo sguardo che un grosso cubo di metallo rugginoso gli piomba addosso.
“Merda!” esclama buttandosi di lato e rotolando sull'asfalto sconnesso, l'auto pressata cade accanto a lui incassandosi nel cemento con uno schianto. Dal tetto, accanto a Killex, Watterson controlla i cancelli del White House Shack con un piccolo binocolo:
“Eisenhower e Truman sono usciti!” esclama. I due uomini si dirigono di corsa verso Fisk, ed Eisenhower raffica con una mitraglietta: parecchi colpi tintinnano intorno a lui e il solitario si ripara dietro al cubo di metallo, poi, freneticamente, digita nell'aria per richiamare il numero del cellulare che attiverà l'esplosivo.
“Avanti, stronza, esplodi! Esplodi stronza esplodi!” borbotta mentre la chiamata viene inoltrata
“Perchè dovrei esplodere, scusa?” chiede la voce perplessa di Dana e Fisk si rende conto di aver telefonato al primo numero salvato in rubrica “E perché mi dai della stronza?”
“Perchè dovrei esplodere, scusa?” chiede la voce perplessa di Dana e Fisk si rende conto di aver telefonato al primo numero salvato in rubrica “E perché mi dai della stronza?”
“Non hai capito un cazzo! Devo far esplodere una bomba ti amo ciao!” dice velocemente chiudendo la chiamata mentre i colpi di mitraglietta continuano a fischiargli intorno.
Yvette intanto ha riportato lo striker sulla strada e spara con il cannoncino aprendo un varco nel muro di cemento e sradicando i paletti piantati intorno al cancello. Dall'interno del mezzo Penny chiama in conference call due dei cinque restanti uomini della E.G.O. Inc e dice loro di andare a dare copertura a Fisk con uno dei furgoni neri.
Sul tetto Killex e Watterson sparano ai Presidentz all'interno dello sfasciacarrozze e, tra le lamiere, anche Gerald Ford cade a terra con un buco in testa. Mentre sta mirando ad un altro uomo, Mark sente la mano del suo compagno chiudersi sulla sua spalla e tirarlo indietro: subito dopo un'esplosione li proietta a terra, distruggendo il parapetto esterno. Il solitario rotola sul pavimento della terrazza, accecato dal fumo e dai calcinacci che volano intorno; quando riesce a rimettersi in piedi vede Watterson disteso a terra che si contorce: si avvicina più velocemente possibile e si accorge che il suo compagno ha un profondo squarcio nella gamba destra.
“Riesci ad alzarti?” chiede “Dobbiamo metterti al sicuro…”
Watterson annuisce stringendo i denti e Killex lo sorregge accompagnandolo verso le scale: non hanno percorso che pochi metri quando una nuova esplosione li costringe a gettarsi a terra.
Fisk fa partire rapidamente un'altra chiamata – questa volta al numero giusto. Le cariche di c4 brillano e tutto l'angolo sud del muro del White House Shack si sgretola e crolla, sollevando una colonna di fumo nero. Esaltato dal successo della sua azione, il solitario si sporge da dietro il cubo pressato di metallo e spara a Truman con l'arma che ha innestata nel braccio: crivellato dai colpi, l'uomo cade a terra, mentre Eisenhower riesce a salvarsi buttandosi di lato.
Dalla strada intanto, tagliando il fumo che invade l'area dopo l'esplosione, arriva il furgone puntando Eisenhower che risponde sventagliando contro il mezzo con la mitraglietta. I proiettili sfondano il parabrezza e raggiungono il guidatore alla gola, mentre l'uomo seduto sul sedile del passeggero si getta fuori dal veicolo reggendosi la spalla sinistra. Senza controllo, il furgone si schianta contro il cumulo di rottami dietro il muro divelto.
Dal cancello sfondato del White House Shack esce di corsa, brandendo un lanciafiamme, il presidente Clinton che investe lo striker con un getto di napalm infiammato. All'interno tutte le telecamere smettono di trasmettere, rendendo inutilizzabile il cannoncino, e la temperatura comincia ad alzarsi. Mentre Yvette fa manovra per allontanarsi, Penny sale allora nella torretta e chiama Killex: “Mark, dimmi dov'è Clinton rispetto alla mia posizione!”
Il solitario lascia Watterson al riparo di un angolo di parapetto esterno sopravvissuto all'esplosione e si sporge a guardare giù: l'aria è ancora torbida per il fumo, ma il fuoco del lanciafiamme è chiaramente individuabile.
“Ore undici e un quarto”
Non essendo molto pratica di coordinate, la ragazza fa ruotare il cannoncino e spara a raffica: uno dei colpi è seguito da un botto fortissimo che fa sobbalzare lo striker. Non appena riesce a riprendere i comandi del mezzo Yvette si accorge di non riuscire a farlo muovere: il vecchio blindato sputacchia e sussulta e il motore gira a vuoto.
“Le ruote devono essere state bruciate!” urla allora, inframezzando la frase con oscenità in russo e abbandonando il volante “Dobbiamo andare prima di cucinarci!”
Penny, Rosenbringer ed Ellen – quest'ultima con il fagiano infilato nella giacca - aprono il portellone ed escono dallo striker: fuori l'aria è invasa dal fumo attraverso cui si scorgono le sagome dei cumuli di detriti disseminati fuori dal White House Shack. Silva corre a nascondersi, mentre Rosenbringer vede l'uomo della E.G.O. Inc che barcolla reggendosi la spalla e si affretta a soccorrerlo.
Approfittando della distrazione di Eisenhower, Fisk lo carica brandendo il martello da demolizione e gli assesta un poderoso colpo di sotto in su sul mento: la testa calva dell'uomo si stacca dal collo e rotola orrendamente deformata sull'asfalto. Il solitario non fa in tempo a complimentarsi con se stesso che si vede piombare addosso, sparando, il presidente Hoover: incurante dei proiettili che gli sibilano intorno si sporge in avanti e gli lancia contro una granata.
Dalla strada principale arriva intanto, richiamato da Penny, il secondo furgone nero della E.G.O. Inc, con a bordo tre uomini.
Ancora sul tetto, Killex e Watterson stanno faticosamente guadagnando le scale quando il solitario sente qualcosa passare sopra il suo piede. Abbassa lo sguardo e i capelli gli si rizzano in testa perché vede un ratto correre tra le sue gambe. Un grosso ratto con un panetto di c4 legato sulla schiena. Il topo esplode aprendo una voragine sul tetto: Killex si tira indietro e riesce ad aggrapparsi con una mano all'armatura metallica del piano poi, senza nemmeno rendersi conto di quello che fa, con l'altra afferra per la giacca Watterson che sta cadendo. Il contraccolpo gli procura un discreto strappo alla spalla e lo fa mugolare di dolore, mentre il fucile d'assalto scompare nella voragine che dà sull'ultimo piano. Stringendo i denti Killex guarda in basso e si accorge che i piedi di Watterson ciondolano a circa mezzo metro dal pavimento sottostante, e così lo lascia andare prima di lasciarsi cadere a sua volta. Atterrato dolorante ma incolume sul vecchio linoleum scrostato chiama Rosenbringer
“Dottore, ho un ferito”
Una pistola in pugno, Rosenbringer entra nell'edificio da cui Killex lo ha chiamato attraverso il portone sfondato: nota nella povere due serie di impronte di anfibi, e, guardando più attentamente, una terza serie di orme che tentano di ricalcare le prime. Guardingo sale le scale sconnesse fino all'ultimo piano dove trova Killex chino su un corpo apparentemente inerte: il chiarore proveniente dal buco sul tetto, getta un cerchio di luce su di loro lasciando al buio il resto della stanza, ma il dottore vede un'ombra muoversi alle spalle del solitario. Alza la pistola e spara; il proiettile passa sopra la spalla di Killex e si insacca contro la figura dietro di lui che barcolla ma non cade.