lunedì 29 gennaio 2018
Penny e il dottore vengono scortati lungo i corridoi di cemento del Maastricht Complex fino alla porta di un piccolo ufficio.
“Lei aspetta fuori. il capitano ha chiesto solo di miss Clarke” dice uno degli agenti a Rosenbringer, poi bussa allo stipite. Penny sistema la scollatura della camicetta e i capelli, preparandosi a sembrare una brava ragazza. Collaborativa, arrendevole, sexy.
“Avanti” dice una voce, e il poliziotto apre la porta. Nella stanzetta ci sono numerosi schedari di metallo, dei computer, una scrivania; sulla scrivania un fascicolo di documenti, una tazza di carta da caffè, una giacca blu buttata negligentemente, con la manica che penzola nel vuoto. Davanti alla scrivania sta in piedi una donna, piuttosto giovane, piuttosto bella, con i capelli severamente raccolti ed una piega ostile sulla bocca morbida. Cazzo! pensa Penny, ma sorride:
“Buongiorno”
“Oh! Miss Clarke, suppongo. Quella PennyLane Clarke che ha autorizzato l'affitto del box 2147. Si accomodi”
La voce del capitano è artificiosamente gentile e la sua espressione non nasconde una certa soddisfazione. Penny posa la borsetta su una sedia vuota, si sforza di apparire tranquilla:
“Posso sapere il perché di tanta attenzione per il mio magazzino?”
La donna sorride, ma non è un bel sorriso.
“Posso entrare anche io, per favore?” si sente chiedere intanto dal corridoio
“Chi è?”
“Il dottor Rosenbringer, uno dei nostri ricercatori”
“Fatelo passare” dice il capitano a voce alta. Il dottore entra con passo deciso, è la personificazione dell'innocenza indignata. Si pianta davanti alla donna in divisa e chiede aggressivamente:
“Posso conoscere il suo nome e grado?”
“Capitano Samantha Rowling”
“Allora, capitano, mi dica perché ci è impedito l'accesso l'accesso al nostro box. Il mio lavoro non può aspettare… Ha un mandato almeno?”
Lei fruga nel fascicolo sulla scrivania e gli porge tranquillamente un foglio. Rosenbringer lo guarda appena:
“Immagino abbiate avuto una soffiata anonima. I soliti mezzucci per trafugare segreti industriali. Miss Penny, non si preoccupi. Le ricerche che facciamo qui sono legali, non troveranno nulla di cui accusarci”
“Lo so, dottore. Il problema è nelle tempistiche degli esperimenti. Ci toccherà far causa alla OCP se il suo lavoro andrà in malora… ” sospira Penny “Sarebbe un caso clamoroso”
Samantha Rowling ascolta impassibile questo scambio, interrotto da un sommesso bussare alla porta. Si affaccia un agente:
“Capitano, potrebbe uscire un momento? La Scientifica...”
Lei lo segue fuori dalla stanza, lasciando quattro poliziotti di guardia. Rosenbringer continua imperterrito, scuotendo la testa:
“Poveretti, in realtà fanno solo il loro lavoro…”
“Ma il nostro capo non sarà per nulla contento. Con i tempi stretti degli esperimenti dovremo ricominciare tutto da capo, e muovere il nostro ufficio Legale. Saranno guai seri per la OCP. E per il capitano Rowling…”
“…Che, mi hanno detto, ha bisogno di buona pubblicità: è candidata alle prossime elezioni…”
Gli uomini sulla porta si guardano, vagamente preoccupati. Il capitano rientra, e siede alla scrivania:
“Se – e dico se – le sue ricerche sono legali, dottore, mi faccia avere una lista dei materiali su cui sta lavorando” sorride “Intanto, a quanto pare, posso trattenervi per possesso di cocaina”
“La cocaina non è illegale, nella sperimentazione medica” risponde sostenuto Rosenbringer “Per quanto riguarda la lista, non c'è problema. Mi lasci spedire il suo mandato in azienda, e chiedere un'autorizzazione”
“Faccia pure”.
L'ufficio Legale della E.G.O. Inc risponde in pochi minuti. Naturalmente il mandato di perquisizione è in ordine e consente alla OCP di rovistare nel magazzino e rilevare le sostanze presenti, sotto la registrazione di telecamere. Non è permesso prelevare documentazione od oggetti, ma tutto può essere fotografato ed usato in tribunale per comprovare l'accusa – che è di omicidio plurimo. Un quarto d'ora dopo risponde anche il reparto Ricerca e Sviluppo inviando, su richiesta del dottore, venticinque pagine fitte di nomi di reagenti, composti biochimici e macromolecole di sintesi sia naturale che artificiale, scelti a caso tra quelli trattati dai laboratori della ditta. Soddisfatto, Rosenbringer gira il documento al capitano Rowling.
“Le consiglio di farlo stampare. E buona lettura”.
I due solitari intanto siedono nervosamente nel furgone parcheggiato ad un centinaio di metri dal Maastricht Complex, ascoltando la pioggia che tamburella sul tetto e sui vetri:
“Hai notizie da miss Penny o dal dottore?” chiede Fisk, masticando il sigaro spento. Mark sta tamburellando con le dita sul volante e, a tratti, tira su con il naso.
“Nessuna, ma non resisto più. Prendi il tuo tesserino da agente e i borsoni. Andiamo a pisciare in bocca a quegli stronzi”
Fisk annuisce e va ad aprire il portellone: mentre scarica il materiale nota due auto di servizio della OCP che escono dai cancelli del magazzino e risalgono la strada nella loro direzione. I veicoli hanno sulle fiancate degli adesivi bianchi che recitano “OCP FORENSIC DEPARTMENT” e sono occupati da uomini in borghese.
“Killex, non vorrei guastarti la festa, ma la polizia scientifica se ne sta andando proprio ora. Probabilmente hanno già fatto tutti i rilievi, e il tuo piano è andato a puttane”
“Merda!” grida Mark assestando un pugno al volante “Dobbiamo farci venire in mente qualcos'altro… Fisk! Chi è che può fermare un'indagine della OCP?”
“Beh, non mi viene in mente nessuno, a meno che…”
“Appunto!” Mark digita freneticamente nell'aria “Skyroot? Ho bisogno di un altro favore. E questa volta sarà un lavoro duro…”.
Nell'ufficio, Samantha Rowling sta leggendo attentamente il documento di Rosenbringer, ed ha l'aria sempre più spazientita. Il dottore e Penny, intanto, si scambiano a mezza bocca commenti sull'immaginario esperimento medico che la OCP sta rovinando e sulla causa legale che ne seguirà: man mano che i minuti passano si sentono sempre più ottimisti. All'improvviso la porta viene spalancata ed un poliziotto entra precipitosamente nella stanza reggendo in mano un tablet e due fogli stampati. La Rowling alza la testa e lo guarda accigliata.
“Mi perdoni, capitano, ma c'è qualcosa che deve assolutamente vedere…”
Lei prende i documenti che l'uomo le porge: mentre li scorre un sorriso comincia a stirarle le labbra. Pianta gli occhi in faccia a Penny e dice:
“Leggo qui che abbiamo un altro magazzino, preso in affitto a titolo personale, da uno dei suoi dipendenti…”
“Un altro magazzino?” chiede Penny fingendosi sorpresa
“Bene, dunque lei non ne sapeva nulla… Ne deduco che il box 2148 non centri con l'attività dell'azienda”
Rosenbringer alza gli occhi al soffitto, trattenendo un sospiro.
“Veramente…” comincia Penny accorgendosi dell'errore che ha fatto, ma Samantha Rowling sta già parlando con il suo agente:
“Chiamate McMullen, tiratelo giù dal letto, tiratelo giù da qualunque troia si stia scopando e fatevi firmare un mandato di perquisizione per il box 2148 affittato a nome di Mark Killex”
Il poliziotto annuisce ed esce con la stessa rapidità con cui è entrato. Sentendosi mancare le ginocchia, Penny compone il numero dell'ufficio Legale della E.G.O. Inc, ma uno degli agenti di guardia sulla porta la ferma:
“Niente chiamate senza autorizzazione, miss Clarke. Non ci costringa ad attivare i jammer”
“I jammer no, per favore, mi fanno venire il mal di testa” civetta lei, arrendevole
“Se vuole posso sempre farle un mass…” comincia ammiccando un altro dei poliziotti, ma viene zittito dalla gomitata del suo collega. Penny si rivolge al capitano:
“Sto solo contattando i nostri avvocati per informarli degli sviluppi della situazione… Inoltre può darsi che il magazzino in questione sia stato preso in affitto a nome dell'azienda e che io non ne sia informata”
“Bel tentativo, comunque non si preoccupi: andremo presto in fondo a questa faccenda. Se conosco il giudice McMullen tra una ventina di minuti avremo il mandato”.
venerdì 26 gennaio 2018
107 - ... alla brace!
“Retata, retata, retata!!!” urla Killex saltando giù dal divano dello studio di Penny ed, afferrati i pantaloni, comincia freneticamente a vestirsi. Lei si rivolta tra le coperte, assonnata ed arruffata:
“Cosa?”
“Cosa?”
“La OCP sta andando a controllare i nostri magazzini! Sveglio Fisk, tu chiama il dottore: il suo blabla può tornarci utile…”
Mentre Penny sale al nono piano, Mark scende in garage dove Jackie, armata di fiamma ossidrica, sta lavorando sullo striker. La ragazza posa i suoi attrezzi e lo guarda, stupita. Killex ha la cravatta storta, i capelli sconvolti e gli occhi sgranati nel volto pallido.
“Cosa succede, bellezza?”
“Siamo nella merda!” ringhia lui, imprecando orribilmente, poi si zittisce e un lampo gli passa nello sguardo. Afferra la ragazza per le spalle e dice:
“Jackie! Tute di tyvek, mascherine, sovrascarpe e occhiali da la lavoro, ne hai?”
Lei lo guarda perplessa
“Potrei baciarti se mi dici di sì!”
“Beh, so dove procurarmeli…”
Killex stampa a Jackie un bacio sulle labbra, ma lei gli si stringe contro, gli prende il viso tra le mani e gli infila la lingua in bocca. Ha il sapore fresco e pungente della gomma americana che sta masticando ed un corpo caldo, forte e flessuoso. Mark le mette le braccia intorno alla vita e Jackie gli morde le labbra: quando si staccano si guardano per un attimo, ansanti, poi lui ricorda cosa sta succedendo.
“Subito!”
Jackie corre verso gli ascensori, Mark prende le chiavi di un furgone aziendale senza loghi ed aspetta Fisk e Penny con il motore già acceso. Dato che non vede ancora scendere nessuno, smaniando per l'impazienza, chiama l'ufficio Sicurezza Informatica: in sottofondo si sente un digitare frenetico
“Skyroot”
“Ciao. Ho un problema urgente: quanto tempo ci metteresti ad accreditare me e Fisk come agenti della polizia scientifica di Nuova New York?”
“A che livello?”
“Il più alto possibile”
“Posso lavorarci su”
Penny esce dall'ascensore al nono piano saltellando per infilarsi le scarpe. Il pericolo è così urgente da non lasciarle altra scelta: si truccherà durante il tragitto in macchina. Attraversa l'anticamera controllando di avere tutto l'occorrente nella borsetta e quasi non fa caso a Judith, seduta alla sua scrivania.
“Buongiorno, posso parlare con il capo? È piuttosto urgente…”
“Mi faccia controllare, miss Penny”
Il gesto con cui la segretaria di Andrea alza il telefono è uno strano balenare di fasciature bianche. Penny alza gli occhi dalla sua borsetta e la guarda, impressionata.
“Judith! Cos'è successo? Come sta?”
La donna risponde con un sorriso tirato: ha una vistosa benda sul capo e siede su una sedia a rotelle:
“Sono stata investita l'altra sera”
“Mi dispiace, ma… avrà dei danni permanenti?”
“Sembra di no. Miss Shou ha messo a mia disposizione le cure migliori”
“Allora intanto le faccio i miei migliori auguri, però adesso ho davvero davvero bisogno di parlare con Andrea…”
Judith le fa cenno di accomodarsi. Penny entra nella sala riunioni, dove Andrea sta leggendo qualcosa su un tablet e non alza nemmeno gli occhi.
“Capo, quando io finirò in prigione lei mi tirerà fuori, vero?” chiede la ragazza torcendosi le mani, con una vocina implorante. Andrea sospira, poi tira su la testa e le pianta in viso il suo sguardo gelido
“Ho passato le ultime due notti al capezzale di Judith e l'ho riportata qui garantendole che avrà le cure migliori…”
“Perchè lei ha un grande cuore?” chiede Penny speranzosa
“Perchè Judith si è dimostrata un membro prezioso, insostituibile della mia squadra di lavoro. Ora ti chiedo: sei altrettanto insostituibile tu?”
“Beh, i compiti che lei mi ha affidato non erano certo facili, e li ho sempre portati a termine con un certo successo…”
“A parte questa volta, a quanto pare. Cosa sta succedendo?”
“Mark ha ricevuto una soffiata: la OCP sta andando a controllare i box in affitto a nostro nome al Maastricht Complex, quelli con i cadaveri…”
“E tu che cos'hai intenzione di fare, al riguardo?”
“Chiederle in che modo mi tirerà fuori dalla galera…”
“Nessuno. I vincenti, le persone insostituibili, non finiscono in galera, giusto?”
“G-giusto”
“Brava ragazza. Adesso vai. Se hai bisogno di qualcosa chiamami al mio numero diretto”.
Scendendo di nuovo al garage, l'ascensore si ferma al terzo piano e Penny vede entrare Jackie con due borsoni ed un sorriso radioso in faccia.
“Ciao Jackie” dice, distratta
“Buongiorno miss Penny”
Fisk e Killex le aspettano accanto al furgone, dando chiari segni di impazienza: appena le due ragazze si avvicinano, Fisk afferra i borsoni e li sbatte nel vano posteriore, mentre Killex, già al posto di guida, fa cenno a Penny di salire e parte sgommando. Mentre scende verso il Maastricht Complex,-Fisk fuma nervosamente il suo sigaro e Penny si trucca - la squadra riceve un messaggio di Skyroot. “Passate in al terzo livello, a Green Point. Al numero 70120 troverete un seminterrato: fate il mio nome e date al tizio che vi aprirà il codice che vi mando. Vi darà un dispositivo per clonare i badge”
In una squallida strada residenziale, tutta condomini grigi contro il grigio del cielo, Penny aspetta nel furgone mentre i due solitari scendono a recuperare il deck: grosse gocce di pioggia tamburellano sul tetto e sui vetri del veicolo rendendo il paesaggio intorno piuttosto confuso. La ragazza si stringe nella giacca, con una dolorosa stretta di ansia alla bocca dello stomaco. Ne approfitta per concedersi una dose di morfina, poi chiama Rosenbringer: il dottore sta raggiungendo il Maastricht Complex in taxi:
“Miss Penny, ho avuto un'idea. Potremmo dire che il contenuto del magazzino riguarda delle ricerche mediche, assolutamente riservate, della compagnia. Questo dovrebbe rallentare le indagini”
“È una buona idea, dottore, speriamo solo che non sia troppo tardi. Comunque sarà meglio che io e lei proviamo ad entrare, prima. Magari basterà parlare. In caso vada male arriveranno Killex e Fisk fingendosi agenti della scientifica”.
Messaggio di Hank a Killex: “Primo box aperto e vuoto. Il capitano è su tutte le furie. Ha appena chiesto un mandato per perquisire gli altri magazzini”.
Davanti al Maastricht Complex sono ferme una decina di automobili e quattro furgoni; l'edificio è stato cinturato e agenti della OCP, tutti in divisa, vanno e vengono attraverso il parcheggio. Penny si fa lasciare un paio di traverse prima dove incontra Rosenbriger che l'aspetta. Il dottore ha la solita aria compassata e la accoglie sotto il suo elegante ombrello di seta a spicchi blu e grigi.
“Cerchi di sembrare sicura di sè. Deve dare l'idea che la OCP stia interferendo con il lavoro della ditta” sussurra lui, tenendola sottobraccio, mentre si avvicinano alla guardiola. Vengono fermati sul cancello da quattro poliziotti.
“Questa zona è sottoposta a sequestro” dice sbrigativamente uno di loro “Nessuno può entrare”
“Ma io devo passare” risponde Rosenbringer indignato “Ne va del mio lavoro!”
“Mi dispiace, ma abbiamo ricevuto ordini precisi. Dobbiamo fare dei controlli”
“E così voi bloccate un intero edificio per fare dei controlli… Avete un mandato, almeno?”
I poliziotti lo fissano spazientiti, uno di loro sgancia la fondina della pistola.
“Agente” sorride Penny “Perdoni il mio collega. È un po' nervoso perché il lavoro che stiamo facendo nel nostro box è della massima priorità. Non potrebbe farci parlare con un suo superiore?”
Il poliziotto la guarda
“E lei sarebbe?”
“PennyLane Clarke” risponde la ragazza consegnandogli il suo badge identificativo. L'agente lo prende e si allontana per parlare brevemente in una radio: torna dopo qualche minuto, con sei colleghi. Due di loro si mettono ai lati di Penny
“Signorina Clarke. Vuole seguirmi per favore?”
“Naturalmente. Può venire anche il dottor Rosenbringer? Potrà spiegare al suo superiore la natura della nostra urgenza…”
lunedì 22 gennaio 2018
106 - dalla padella...
Sono quasi le sei del mattino quando Mark, Penny, Fisk e Rosenbringer raggiungono la sede della E.G.O. Inc: trasportare i tre frigoriferi pieni di cadaveri da un box all'altro è stato faticoso, e Penny si è assicurata che nel box 2147 non rimanesse nulla. Oltre alle armi ed ai documenti contraffatti, nel magazzino c'era anche della droga, molta droga – cocaina, secondo il dottore. Mark parcheggia sbadigliando nel garage sempre illuminato a giorno, dove Mendoza sta bevendo della birra e guardando le repliche di un incontro di pugilato sul vecchio televisore a schermo piatto dell'ufficio. Fisk si è addormentato sul sedile del passeggero e Killex lo sveglia con una gomitata nel fianco.
“Voi salite pure in ufficio, io vado a parlare con il capo” dice Penny scendendo dalla macchina ed avviandosi verso gli ascensori.
Al settimo piano tutto è tranquillo, si sente solo un leggero russare che proviene dall'ufficio di Dur. Nella sala riunioni, Fisk deposita sul tavolo lo scatolone con le armi e lo zainetto pieno di droga prelevati dal box 2147:
“Killex, se qualcuno mi cerca sono nel mio ufficio. A dormire. Quindi sarà meglio che non mi cerchi nessuno. Buonanotte, dottore”
“Buon riposo a voi” dice Rosenbringer trattenendo uno sbadiglio ed avviandosi verso gli ascensori. Rimasto solo, Mark si affaccia nella stanza di Dur e vede il tecnico raggomitolato su un divano, sotto una vecchia coperta. Intorno a lui, sulla scrivania, su diversi scaffali e anche sul pavimento, il consueto disordine di computer smontati, cavi elettrici, attrezzi da lavoro ed altri aggeggi dalla funzione incomprensibile. Il grande schermo che di solito proietta film porno per una volta è spento. Il solitario bussa con forza allo stipite della porta, Dur mormora qualcosa nel sonno e si gira dall'altra parte scoprendo la schiena nuda, nera e magra.
“Sveglia!” esclama allora Killex “Ho del lavoro per te!”
Il tecnico salta a sedere sul divano
“Sì, sono sveglio” farfuglia strofinandosi gli occhi e sbadigliando.
“Scopri da dove viene e su chi è stato impiantato questo” dice Mark lanciandogli l'occhio sintetico che ha tolto dal cadavere trovato nel primo frigorifero. Schifato, Dur si rigira tra le mani l'impianto sanguinolento, poi sbuffa, si alza e lo appoggia sulla scrivania.
“Cosa ci fai nudo in ufficio?”
“Io dormo sempre nudo e, dato che ultimamente non faccio più di tre ore per notte, ho deciso di restare qui” risponde il tecnico prendendo da una sedia un paio di pantaloni “Di chi è l'occhio?”
“Di un tizio che qualcuno vuol far credere che noi abbiamo ucciso”
“Scusa?”
Dietro la scrivania di Judith, al nono piano, c'è la stagista Mary, con la solita aria nervosa. Guarda Penny, i suoi vestiti in disordine e la camicetta intrisa di sangue con un certo allarme, ma lei sorride.
“Buongiorno Mary, il capo c'è?”
“L'amministratore delegato arriverà intorno alle sette. Vuole prendere un appuntamento, miss…?”
“Clarke. Vorrei parlare con Andrea Shou il prima possibile. Può lasciarle un appunto? È una questione di massima priorità”
“Clarke. Vorrei parlare con Andrea Shou il prima possibile. Può lasciarle un appunto? È una questione di massima priorità”
Mary annuisce, tira fuori un foglio prestampato da un cassetto e lo porge a Penny: c'è riportata una classifica dei livelli di urgenza che va da “è a rischio una delle nostre partecipazioni minori” a “è a rischio la vita dell'amministratore delegato”. La ragazza scorre la lista e spunta l'opzione “è a rischio la vita di alcuni nostri dipendenti”, poco sopra il livello minimo di emergenza.
“Le posso dare un appuntamento alle sette e venticinque” dice Mary segnando qualcosa su un tablet.
“Giusto il tempo di farmi sistemare le ferite in infermeria”
“Giusto il tempo di farmi sistemare le ferite in infermeria”
“Allora, cosa succede?”
“Qualcuno sta cercando di incastrarci, capo. La mia squadra, o forse tutta la compagnia. Abbiamo trovato in un box al secondo livello, affittato a nome di Mark e registrato tra le carte della signorina Symanski da aprile, dei cadaveri, della droga e dei documenti falsi…”
“E perché avreste affittato un magazzino con dei cadaveri e tutto il resto?”
“Ma noi non l'abbiamo affittato!”
Andrea lancia a Penny un'occhiata di sufficienza, la ragazza, umiliata, arrossisce.
“Cosa centra in tutto questo Celestyn Symanski?”
“Qualcuno si è introdotto in casa sua ed ha inserito la richiesta di affitto del box tra i suoi documenti”
“E voi come lo sapete?”
“Ci ha chiamato lei stessa, perché si è accorta dell'effrazione”
“Cosa avete fatto del materiale che avete trovato?”
“Abbiamo portato tutto qui, a parte i cadaveri che abbiamo spostato in un altro magazzino, in attesa di ordini”
Andrea alza le sopracciglia: “Sapendo che qualcuno vuole incastrarvi, hai fatto spostare dei cadaveri da un box a nome di Killex ad un altro box a nome di Killex? Un'idea geniale”
Penny farfuglia “Ho pensato che fosse il caso di tentare di identificarli, prima…”
“Ti consiglio di far portare quella roba, al più presto, in un luogo che non sia riconducibile a voi, e quindi a me” dice Andrea in tono tagliente “Per il momento è tutto. Tienimi informata”
Mortificata dalla conversazione avuta con Andrea, e ancora sconvolta dai fatti della nottata, Penny prende l'ascensore fino al bar dei dirigenti, al sesto piano. Nell'ampia stanza bianca, con vetrate che danno sui tetti di Nuova New York, ci sono a tutte le ore tavolini bassi, divanetti e musica soffusa. La ragazza si dirige al bancone davanti cui siedono, fissando con sguardo vacuo i loro drink, due uomini in completo scuro che lei non conosce.
“Brutta nottata, eh?” chiede, sedendo su uno sgabello ed accavallando le gambe. Il più giovane dei due uomini alza appena gli occhi dal suo bloody mary e sospira:
“Affare saltato. Tre mesi di trattative per il cazzo… E adesso devo ricominciare tutto da capo…” L'altro, un tizio sulla quarantina con i capelli neri lisciati dalla brillantina, guarda Penny con un sorriso e dice:
“Deve essere per forza successo qualcosa di brutto per bere un drink alla fine del proprio turno? Lei, piuttosto, mi sembra giù di morale, signorina…?”
“Clarke. Questa notte mi hanno sparato, mi hanno dato della puttana varie volte e in più il capo è convinto che io sia una completa cretina…”
L'uomo scuote la testa con riprovazione, poi chiama il barman con un gesto
“Le hanno dato della puttana? Mi dispiace. Cosa posso offrirle?”
Mark dorme riverso sulla poltrona del suo ufficio: viene svegliato dal rumore di una porta che si apre. Spalanca gli occhi ed istintivamente porta una mano alla fondina del revolver, accorgendosi però che è vuota. Il tempo di realizzare dove si trova, e si vede cadere in grembo un tablet.
“Ecco il lavoro che mi hai chiesto” dice Dur dall'ingresso. “Guai a te se mi svegli prima di mezzogiorno. Ah, già che ci sei chiama la cucina e fammi portare una bistecca al sangue, con contorno, per pranzo”
“Contaci”
Rigirandosi il tablet tra le mani, Killex va nella sala riunioni a prepararsi un caffè. Mentre la macchinetta sbuffa e gorgoglia, il solitario controlla i risultati della ricerca di Dur: l'impianto oculare è stato fatto legalmente al quinto livello, un anno e mezzo prima, a sostituzione di un altro divenuto obsoleto. Non ci sono dati residui, ma risulta la cancellazione di uno slot di memoria. Il paziente su cui è stato impiantato si chiamava David Sheppard ed era impiegato in una piccola ditta che produce micro pezzi di ricambio per motori per la stratosfera, al quarto livello. Né la società in questione né David Sheppard sembrano avere alcun legame con la E.G.O. Inc e Mark non li ha mai sentiti nominare. Penny entra nella sala riunioni, strofinandosi gli occhi con le dita: cammina un po' barcollando a causa dell'alcool e del sonno ed il mascara che si era rimessa di fresco, per il colloquio con Andrea, si è sbavato creandole delle ombre nere sotto gli occhi:
“Scoperto qualcosa?”
“Nulla di utile per il momento. Com'è andata con il capo?”
“Lasciamo perdere. Direi che ci meritiamo qualche ora di sonno, che dici?”
Killex si sveglia di colpo, sentendo squillare il cellulare nella sua testa. Accanto a lui, la fasciatura bianca che spicca sulla pelle bruna del ventre, Penny dorme profondamente. Sono le nove e un quarto ed il numero che lo sta chiamando è quello di Hank.
“Sì?”
In sottofondo alla telefonata si sentono rumore di pioggia e vento, ed il rombo di un motore lanciato a tutta velocità.
“Sia vero dio, Killex, questo è l'ultimo favore che ti faccio. Stiamo per fare una retata in un certo Maastricht Complex, al secondo livello. Abbiamo avuto una soffiata anonima riguardo il contenuto di alcuni magazzini intestati ad un certo Mark Killex…”
venerdì 19 gennaio 2018
105 - una macabra scoperta
Alle quattro e trenta del mattino l'auto si ferma nel parcheggio coperto del Maastricht Complex, al secondo livello. Sfiniti dalla stanchezza, i quattro sono rimasti in silenzio per quasi tutto il tragitto e Killex ha guidato reprimendo a stento gli sbadigli. Mentre scende dalla macchina, Penny riceve una telefonata da Dur:
“Ciao. Ho fatto il possibile e ho scoperto che il numero è un prepagato di una compagnia estera. In questo momento è spento, ma sembra che in serata abbia agganciato alcune celle al quinto livello, nella zona est. Questo tipo di chip telefonici vengono venduti di solito al terzo livello, nella zona Luna Park, e servono a mariti fedifraghi e piccoli criminali…”
“Ho capito. Il nome Shimitzu ti risulta da qualche parte?”
“Non è nel nostro organigramma e non risulta da nessuna parte nei nostri server. Potrei provare a sentire Shadow, però”
“Grazie, fammi sapere se hai novità”
La ragazza attraversa il parcheggio, che è semi deserto, e raggiunge il resto della squadra davanti alla guardiola all'ingresso: dentro c'è un tizio di mezza età con radi capelli castani e pesanti occhiali da vista che sta guardando un film su un tablet, e a tratti si strofina gli occhi. Indossa una divisa grigia ed ha appuntato sul petto un cartellino con scritto “M. WEBB”; sulla parete alle sue spalle numerosi monitor riproiettano le registrazioni della telecamere disseminate nell'edificio. Il gruppo gli fa un cenno di saluto e prosegue verso i magazzini, fino al box 2147. Fisk si guarda intorno: nell'edificio non c'è nessuno, ma numerose telecamere inquadrano i corridoi e le porte dei depositi; il numero 2147 è grande all'incirca tre metri per quattro ed ha un pesante portone di metallo chiuso da una serratura elettronica. Improvvisamente desolati, tutti si rendono conto che non hanno idea di come fare ad entrarvi.
“Miss Penny, usi le sue doti: vada dal custode e dica che abbiamo perduto le chiavi. Del resto il box è a nome nostro, no?” butta lì Fisk “Noi rimarremo in conference call”.
“Buonasera signor Webb, mi dispiace disturbarla ma ho un problema: io e i miei ragazzi siamo venuti qui per ritirare del materiale dal nostro box, ma, una volta arrivati, ci siamo accorti di aver dimenticato le chiavi… Non è che lei ha una chiave universale o qualcosa di simile? Le darò un documento per dimostrarle che il box è a nome mio…”
Il custode alza gli occhi dal suo tablet ed osserva Penny, soffermandosi dubbioso sui suoi vestiti strapazzati e sulla camicetta impregnata di sangue.
“È sicura di stare bene?”
Penny sfodera il più bello dei suoi sorrisi:
“Sto benissimo, avrei solo bisogno di quella chiave”
“Guardi, anche se volessi non potrei aiutarla. Non abbiamo chiavi universali”
“Va bene. Allora l'avviso che proveremo a forzare la serratura”
“Forzare la serratura! Questo è contro la politica del Maastricht Complex!” si indigna l'uomo mettendole davanti un voluminoso plico con il regolamento aziendale “Per una violazione del genere ci sono duemila eurodollari di multa, e la avviso subito la nostra società si riserva di farle causa…”
“Potrei pagare subito a lei i duemila eurodollari…”
“Potrei pagare subito a lei i duemila eurodollari…”
Webb raddrizza la schiena e la guarda sdegnato
“Signorina, so cosa sta cercando di fare, ma io sono un uomo profondamente onesto e ci tengo al mio lavoro e mai, nella mia vita ho…”
La sua tirata viene interrotta dall'arrivo di Killex: il custode sbuffa, si zittisce per un attimo, poi guardando Mark riprende in tono professionale:
“Come spiegavo alla signorina, non posso aiutarvi. Non sono in possesso delle copie delle chiavi”
“Ma io non voglio nessuna copia” risponde il solitario “Sono qui per affittare un altro box, possibilmente vicino a quello che abbiamo già. Per facilitare i trasporti, si capisce”
“Ma io non voglio nessuna copia” risponde il solitario “Sono qui per affittare un altro box, possibilmente vicino a quello che abbiamo già. Per facilitare i trasporti, si capisce”
“Mi lasci controllare…”
Webb si china davanti ad un computer e comincia a digitare qualcosa.
“Dottore, il custode è impegnato in altro: si dia da fare e forzi quella porta! Non voglio stare qui tutta la notte!” sibila Fisk a Rosenbringer, mettendosi in piedi davanti alla telecamera che punta il magazzino e contando sul fatto che la sua stazza dia un po' di copertura. Il dottore gli lancia un'occhiata diffidente, ma comincia a lavorare sul dispositivo elettronico sulla serratura.
“Abbiamo libero il box 2148. Sono trecento eurodollari di cauzione e cinquanta a settimana. Ho bisogno di un suo documento”
Killex tira fuori dal portafogli il suo badge identificativo e lo porge al custode. Alle spalle di questo vede, su uno dei monitor fissi alla parete, Fisk e il dottore che si infilano nel magazzino. Cerca così di prendere tempo.
“Penny, credo che gli altri abbiano trovato le chiavi… Perchè non li raggiungi e non cominciate a trasferire la merce da un box all'altro?”
Poi, mentre la ragazza si allontana, si appoggia al bancone della garitta e dice a Webb:
“Sa, lavoro nella sicurezza anche io… Non è noioso stare qui?”
Il custode sorride alzando le spalle “È per questo che mi pagano”
“Posso chiederle quanto prende?”
“Duecento a settimana. Quello che basta per pagare l'affitto”
“E non le piacerebbe cambiare lavoro? Che ne direbbe di una piccola azienda in forte ascesa che è sempre in cerca di personale? Lei è chiaramente un uomo degno di fiducia…”
Nel magazzino, rischiarato da una lampadina pallida, appesa al centro del soffitto, ci sono un tavolo di legno sorretto da cavalletti, una scaffalatura in metallo e tre frigoriferi a pozzo che ronzano discreti. Mentre il solitario si assicura che nella stanza non ci siano sistemi di sicurezza, Rosenbringer si china sul tavolo su cui sono sparse delle foto e dei fogli bianchi su cui qualcuno ha tentato numerose volte di riprodurre le firme di Penny, Fisk e Killex. Ci sono anche delle prove di stampa di documenti falsi intestati ad una società di trasporti, ad una ditta di esportazioni e ad un'impresa di pulizie.
“Fisk, venga a vedere…”
“No, dottore venga lei a vedere qui!” risponde il solitario con voce alterata, indicando il frigorifero che ha aperto. Dentro c'è un cadavere orrendamente fatto a pezzi, probabilmente con una sega chirurgica. Rosenbringer si avvicina ed osserva i resti con imperturbabile curiosità professionale: si infila un paio di guanti ed estrae dal frigorifero la testa del morto. È il cranio rasato di un uomo bianco sulla trentina, il lato destro squarciato da un colpo di pistola di grosso calibro. L'occhio rimanente è sintetico, e il dottore nota che si tratta di un impianto di buona qualità. Penny, che stava esaminando lo scaffale – non contiene altro che uno scatolone, uno zainetto ed uno zip drive – sbianca e poi si china contratta da un conato di vomito.
“Ha mai visto quest'uomo, Fisk?”
“Mai”
“Uhm… Evidentemente qualcuno sta cercando di incastrarvi”
Con le mani che tremano, la ragazza apre lo scatolone che è molto pesante: contiene due fucili d'assalto e tre mitragliette con i numeri di serie limati.
“Merda! Dobbiamo trasferire tutto nel nuovo box che ha affittato Mark” dice Penny con voce incerta “E trovare il modo di cancellare le registrazioni delle telecamere esterne. Voi chiudete quel frigorifero, io distraggo il custode”.
Penny torna alla garitta, dove Killex sta ancora decantando al custode i privilegi che avrà con un nuovo lavoro. Le tremano le gambe, ma si avvicina a Webb sorridendo con l'aria di volersi scusare:
“Mi dispiace disturbarla di ancora, ma non riusciamo ad aprire il nuovo magazzino…” dice, porgendogli la chiave magnetica. L'uomo la guarda con incredulità esasperata, mentre Killex mormora complice:
“Mi dispiace disturbarla di ancora, ma non riusciamo ad aprire il nuovo magazzino…” dice, porgendogli la chiave magnetica. L'uomo la guarda con incredulità esasperata, mentre Killex mormora complice:
“La perdoni, ha più tette che testa…”
Sospirando, Webb inserisce la tessera in un lettore, su cui subito si accende una luce verde.
“La chiave è a posto, signorina…”
“Dev'essere un problema di serratura. Potrebbe venire a controllare?”
Trattenendo un'imprecazione, l'uomo esce dalla garitta, poi guarda Killex un po' incerto e dice:
“Le dispiace dare un'occhiata in giro? Torno subito”
“Conti su di me” risponde Mark cercando si apparire affidabile.
Rimasto solo, il solitario si infila nella guardiola e connette un jack al sistema di controllo delle telecamere:
“Dur, ho bisogno che tu faccia un lavoro per me…”
Nella luce cruda del corridoio, il custode inserisce la chiave magnetica nella serratura del box 2148 mentre Fisk e Rosenbringer fingono di aspettare impazienti: subito la porta si apre con uno scatto.
“Non so come scusarmi, non capisco cosa sia successo…” civetta Penny, infilando cinquanta eurodollari nel taschino della giacca di Webb “Le assicuro che la porta non si è aperta, prima”
“Signorina, non voglio essere impertinente, ma è davvero sicura di sentirsi bene?”
“Cosa posso dirle? Probabilmente è tutta colpa della mancanza di sonno… Adesso la lasciamo tornare al suo lavoro. Ragazzi, cominciamo a trasferire la merce…”
lunedì 15 gennaio 2018
104 - la punta dell'iceberg
Fisk, Killex e Rosenbringer – quest'ultimo zoppicando - raggiungono Penny davanti dell'appartamento di Kyle Van Bowen. I bordi della vecchia porta non aderiscono perfettamente ai cardini e il dottore si china a sbirciare all'interno da una fessura: vede in fondo alla stanza due ragazzi riparati dietro un divano, le teste che spuntano dalla spalliera. Uno dei due tiene in braccio Asset e lo sta contemporaneamente puntando con una pistola, l'altro ha in mano un cellulare. Ignaro della situazione, il gatto struscia a tratti la testa sulla canna dell'arma, facendo le fusa. Rosenbringer tira fuori dalla tasca della giacca il suo set di arnesi da scasso ed esamina la serratura:
“Fisk, faccia cinque passi verso destra, e poi tossisca”
Il finto colpo di tosse del solitario copre lo scatto della chiave nella chiusura della porta, Killex tira fuori il revolver.
“Forse è meglio se proviamo a contrattare, prima” sussurra Penny “Voi fate silenzio, ci penso io”
La ragazza bussa allo stipite, dall'interno si sentono dei rumori, poi:
“Andate via, non compriamo niente: droga ne abbiamo abbastanza!” urla una voce.
Killex e Fisk intanto considerano bisbigliando la situazione e Mark decide di fare il giro dell'edificio e salire al piano dalla scaletta antincendio che si trova sul retro.
“Siamo qui per il gatto: siamo in tanti, ma sono disposta a negoziare” risponde Penny
“E chi cazzo sei? Sei l'amica di quei due figli di puttana che mi hanno sparato?”
“Sono solo una povera ragazza che ha perso il suo gatto… Sì, ammetto di aver pagato due tizi per seguirvi, ma poi ho pensato che la cosa migliore fosse parlare con te… Posso entrare?”
“Aspetta. Quanto sei disposta a spendere per riaverlo?”
“Diciamo cinquemila subito?”
Dietro la porta si sente parlottare, poi silenzio.
“Sto per entrare, sono disarmata”
Penny spinge la porta e si trova in un salotto pavimentato da uno sconfortante linoleum grigio, con vecchi mobili polverosi in plastilegno. Sulla destra una finestra ombreggiata da tende giallastre, sul fondo un logoro divano a fiorami dietro cui sono riparati Kyle Van Bowen ed il tizio che è entrato con lui nell'appartamento della Symanski. Kyle tiene Asset con il braccio sinistro ed entrambi i ragazzi le stanno puntando addosso un'arma.
“Suvvia, un gatto morto non vale nulla. Un gatto vivo, invece, potrebbe valere cinquemila eurodollari in contanti, subito” li blandisce Penny sorridendo. Kyle la guarda piuttosto impressionato, ma il suo amico risponde:
“Bene, fa' vedere i soldi intanto”
Penny fruga nella borsetta e comincia a tirarne fuori delle banconote che appoggia davanti a sé sul pavimento. Mentre Kyle continua a tenerla sotto tiro, l'altro ragazzo esce da dietro il divano e raccoglie i soldi, contandoli. Aspettando con le mani alzate, la ragazza vede spuntare dalla finestra sulla destra la testa di Killex aggrappato alla scala antincendio, ma fa finta di nulla. Ad un cenno del suo amico, Kyle si infila la pistola nei pantaloni, raggiunge Penny e le mette in braccio il gatto. Contrariato, Asset soffia e fa per divincolarsi, ma la ragazza lo tiene stretto.
“È un piacere fare affari con voi” sorride, prima di uscire dall'appartamento e chiudersi la porta alle spalle.
Le banconote ammonticchiate su un tavolino di plastilegno davanti al divano, Kyle ascolta i passi di Penny che si allontanano nel corridoio, poi siede sospirando: gli tremano ancora le mani. Il suo amico intanto passeggia avanti e indietro nel salotto continuando a tentare di telefonare al suo misterioso contatto: passando davanti alla finestra scorge la testa di Mark, ancora appeso alla scala antincendio.
“Maccheccazz...” esclama, estraendo la pistola. Non riesce neanche a finire la frase perché un proiettile sfonda il vetro e lo colpisce alla testa, facendolo crollare senza vita sul pavimento. Kyle salta su dal divano, considera per un attimo i cadavere del suo amico, poi tira fuori la pistola e si slancia nel corridoio urlando:
“Ferma, troia!”
Killex sfonda quel che resta della finestra con un pugno e salta dentro l'appartamento, raccoglie velocemente il cellulare accanto al corpo sul pavimento, poi corre fuori: vede nel corridoio Kyle sparare e Penny, colpita all'addome, cadere a terra. Rosenbringer, tenendo Asset avvolto nella giacca, si appiattisce contro il muro, mentre Fisk punta Van Bowen con l'arma del braccio:
“Figlio di puttana! Fai un altro movimento e sei morto!”
Il ragazzo si gira, guarda il solitario e, dopo un attimo di esitazione, lascia cadere la pistola.
“Io il gatto ve l'ho dato!” urla, piangendo “E voi avete ucciso Scaw che non c'entrava nulla!”
“Adesso fai il bravo e ci dici chi ti ha assoldato per rapire Asset, e noi forse ti lasciamo vivo”
“Un tizio di nome Shimitzu. Di lui non so nulla, me lo ha presentato Andrew Malone” dice Kyle con voce tremante, asciugandosi gli occhi con la manica della felpa.
“E chi sarebbe questo Malone?”
“Uno che ci contatta a volte per dei lavori”
“E i fogli che avete inserito nello schedario a casa di Celestyn Symanski?”
“Erano ordini di Shimitzu. Dovevamo fare quello, cercare dei documenti e poi attendere istruzioni. Non abbiamo trovato quello che cercavamo, così abbiamo deciso di rapire il gatto”.
Rosenbringer intanto si è chinato su Penny e sta provando a fermare il sangue che le impregna la camicetta:
“Non posso estrarre il proiettile, ma per il momento l'emorragia è contenuta. Dovrà passare in infermeria”
Penny annuisce mentre il dottore l'aiuta ad alzarsi. Fisk fruga nelle tasche del ragazzo e ne tira fuori un caricatore, un pacchetto di sigarette e la chiave di una macchina.
“Va bene, ragazzino. Ridacci i soldi e poi levati sai coglioni” intima Mark. Kyle riprende a piagnucolare sul suo amico morto, sul lavoro fallito e sui soldi promessi da Penny che Killex vuole fottergli.
“Sei fortunato che non mi fotto tua madre. Fuori i soldi”
“Lasciaglieli” si intromette Penny, appesa al braccio di Rosenbringer “E digli che li usi per rimettersi a studiare, invece che rapire gatti. Andiamocene”.
Avvisata da Penny al telefono, Celestyn Symanski aspetta il gruppo sul pianerottolo del diciassettesimo piano. Inizialmente non ha occhi che per il suo gatto, poi si accorge del sangue sulla camicetta di Penny e della gamba fasciata di Mark
“Cos'è successo?” chiede impallidendo, con l'animale stretto al petto
“Dobbiamo scoprirlo. Sospettiamo che Asset sia stato solo una scusa…” comincia la ragazza.
“Conosce un certo Shimitzu?” si intromette Killex
“No, direi di no… Ma prego, accomodatevi intanto”
“I ragazzi che sono entrati nel suo appartamento” spiega Penny attraversando il corridoio diretta al salotto “Avevano ordine di trovare dei documenti nel suo studio e di stampare le pagine in più che abbiamo trovato. Hanno deciso di rapire il suo gatto perché non hanno avuto quello che cercavano”
“Uhm. Allora vi sarà utile sapere che nella stanza di Asset ho trovato questo” dice la Symanski prendendo un piccolo oggetto da uno svuota-tasche su una credenza e mostrandolo ai membri della squadra alpha che, stanchi, sono accomodati sulle poltrone e sul divano. È un auricolare bluetooth collegato ad una microcamera.
“Andremo in fondo a questa storia il prima possibile” commenta Mark rigirandosi l'auricolare tra le dita “Adesso è meglio che andiamo: abbiamo da fare”
Celestyn Symanski annuisce e li accompagna alla porta:
“Miss Clarke, la aspetto domattina nel mio ufficio. Buonanotte signori, e grazie”.
Nell'auto che li porta al Maastricht Complex a controllare il deposito che avrebbero preso in affitto, Penny si concede un'altra dose di morfina e chiama Dur. Il telefono squilla a lungo, poi il tecnico risponde sbadigliando.
“Ciao, mi servirebbe un favore”
“Alle tre di mattina, nella nostra sera libera?”
“Sì, abbiamo avuto del lavoro extra… che a Fisk non è piaciuto per nulla”
“Centrano delle donne nude?”
“No, dei gatti. Abbiamo un nome ed un numero di telefono – un certo Shimitzu – che ricattava la Symanski. Vedi cosa riesci a scoprire”
“Ricattava la Symanski?? E cosa voleva come riscatto?”
“L'accesso ai nostri server”
“In effetti vale di più che del semplice denaro. Ci lavorerò su”.
venerdì 12 gennaio 2018
103 - arrivare al quarto piano
Il dottor Rosenbringer si sciacqua le mani nel lavandino di ceramica sbeccata nel suo ambulatorio al primo livello: nella stanza accanto, una sala operatoria con le pareti verdi e scrostate e carrelli operatori e macchinari medicali, giace morto il suo paziente. L'uomo era in attesa di un trapianto di fegato ma, all'ultimo momento, il corriere che doveva consegnare l'organo ha pensato bene di non presentarsi. Probabilmente il fegato è stato venduto a qualcuno che ha pagato meglio. Per fortuna il paziente ha pagato l'operazione in anticipo, del resto sono cose che succedono, al primo livello. Rosenbringer sospira asciugandosi le mani su una salvietta di carta: dietro di lui la sua infermiera, con ancora i guanti macchiati si sangue, chiede:
“Chiamo qualcuno a portare via il corpo, dottore?”
“Grazie Evelyn, poi chiamami un taxi” risponde, e telefona a Penny.
Dopo una quindicina di chilometri, superata la zona delle caserme, la ford pinto si ferma davanti ad un vecchio condominio scrostato: l'illuminazione stradale è scarsa e l'edificio, incassato tra alti palazzoni uguali, getta ombre poco rassicurati sull'asfalto, tra le pozzanghere. Nonostante l'ora tarda, intorno nel quartiere c'è un discreto via vai: sono per lo più prostitute dai vestiti sgargianti, spacciatori in attesa di clienti e ragazzi radunati in gruppetti che chiacchierano e bevono birra, ascoltando musica dai loro cellulari.
“Siamo arrivati. Quarto piano, interno tre” dice A.J.
“Grazie” risponde Penny scendendo dalla portiera posteriore.
“A buon rendere, tesoro”
Mentre attraversano la strada, i tre vengono superati di un taxi che si ferma poco più avanti: ne scende Rosenbringer e si dirige verso di loro.
“Allora a che punto siamo?” chiede. Il dottore ha l'aria stanca, ma mantiene inalterato il suo atteggiamento asciutto ed efficiente.
“Asset dovrebbe essere in questo condominio, al quarto piano… Ah, dottore, darebbe un'occhiata alla ferita di Killex?” chiede Penny
“Qui, per strada? Entriamo almeno nell'atrio” L'ingresso del condominio è ampio e semibuio, con un vecchio pavimento di mattonelle scrostate. C'è un bancone deserto e, su un lato, una sorta di sala d'attesa con divanetti e tavolini su cui giacciono vecchie riviste impolverate.
“Fisk, dai un'occhiata intorno, intanto”
Rosenbringer valuta con occhio critico l'arredamento nella stanza:
“Meglio che rimanga in piedi, Killex” dice e, svolte le bende fatte con la giacca di Penny, si mette ad esaminare la ferita: il proiettile si è fermato nel bicipite femorale. Killex avverte distintamente le dita guantate del dottore frugare nella sua carne.
“Vuoi un po' di morfina?”
“No” risponde Mark digrignando i denti Rosenbringer estrae il proiettile e lo lascia cadere tintinnando sul pavimento, poi fascia la coscia del solitario
“Questo dovrebbe tenere per un po', adesso andiamo”.
Sulle porte gli ascensori del condominio recano dei cartelli scritti a penna che recitano “OUT OF ORDER”, così Penny, Fisk, Killex e Rosenbringer si avviano su per le scale. Svoltando sul primo pianerottolo incontrano un uomo che scende: ha la pelle mulatta e indossa una giacca di cuoio borchiata sopra una maglietta bianca, piuttosto stropicciata, con il logo di una gang di motociclisti. Sotto la giacca, all'altezza dell'ascella, si nota il rigonfiamento di una pistola.
“Buonasera” sorride Penny facendo per passargli a fianco
“Hola puta!”risponde lui afferrandole un polso e mettendo in mostra, con un ghigno, parecchi denti d'oro “A donde vas tan corriendo?”
“Mi dispiace” risponde lei gentilmente “Ma adesso ho del lavoro urgente da fare”
“Claramente estaba pensando en esto! Cuanto quieres?” chiede l'uomo fissando lascivamente il busto della ragazza dove, da sotto la camicetta aderentissima spuntano liberi i seni.
“Penny, devo togliertelo di torno?” ringhia Killex mettendo una mano sotto la giacca. Dietro di lui Rosenbringer scuote sospirando la testa.
“Ah!” dice l'uomo rivolgendosi a Mark “Eres su protector? La chica es realmente hermosa… Pagarè con gusto”
“Cosa sta dicendo questo stronzo?” chiede allora Killex, che non ha capito nulla, a Penny
“Vuole sapere quanto prendo. Pensa che tu sia il mio pappone” risponde lei sorridendo.
“Te lo dirò una volta sola: qui non c'è nulla per te, quindi togliti dai coglioni!” minaccia il solitario stringendo i pugni
“Vale, vale… Me voy” sospira l'uomo lasciando andare il polso della ragazza ed avviandosi giù per le scale “Puta de mierda!”
“Umpf, questa cosa mi succede in continuazione” dice Penny riprendendo a salire i gradini.
“E non crede che sia il caso di chiedersi il perché?” commenta Rosenbringer
“Crede sia colpa mia, dottore?” chiede lei, perplessa
“Ne parleremo martedì”
Giunti sul pianerottolo del secondo piano, i quattro vedono, seduti su degli sgabelli pieghevoli davanti ad un tavolino da campeggio, tre uomini anziani piuttosto male in arnese che giocano a carte. Attraverso i muri, lungo il corridoio, si sente pompare della musica da discoteca: improvvisamente la porta di un appartamento si apre, facendo esplodere il volume della musica: ne escono una ragazza bionda e molto magra, piuttosto carina, ed un ragazzo a torso nudo, con un enorme teschio fiammeggiante tatuato sul petto. I due si baciano a lungo sul pianerottolo, poi il ragazzo infila della banconote nella scollatura di lei e torna nell'appartamento, richiudendosi la porta alle spalle. “Qualcuno si diverte qui, a quanto pare” commenta Fisk infilando le scale per il terzo piano. La ragazza bionda intanto, percorre il corridoio con passo incerto e raggiunge il gruppo
“Buonasera” dice con voce impastata appendendosi al braccio di Rosenbringer “ti va di divertirti un po', tesoro?”
“Signorina, credo che nelle sue condizioni la cosa migliore sia farsi una bella dormita, e soprattutto smetterla con la cocaina. Ci sono diversi farmaci sperimentali che possono aiutarla con la disintossicazione: quando si riprende mi chiami” risponde il dottore svincolandosi e mettendole in mano un biglietto da visita “Quanto al resto: ho una fidanzata molto gelosa, mi dispiace”
“Beato lei” commenta Killex a denti stretti continuando a salire.
Dal pianerottolo del terzo piano giunge un brusio di voci confuse: quando Penny svolta l'angolo delle scale vede, fermi in piedi all'ingresso del corridoio, una mezza dozzina di motociclisti. Indossano delle giacche di pelle con ricamati sopra dei serpenti intrecciati, ed un paio di loro hanno anche tatuato, sul cranio rasato, lo stesso disegno. Squadrano Penny lasciandola passare, ma chiudono la via a Killex e Fisk, guardandoli con aria di sfida
“Siete consapevoli del fatto che appartenere ad una gang sia di solito sintomo di omosessualità repressa?” chiede con voce piatta Rosenbringer agli uomini, da dietro le spalle dei due solitari
“Ehi, damerino, ci stai dando dei finocchi?” chiede uno di loro
“Il fatto che tu me lo stia chiedendo dimostra che ho usato parole troppo difficili per te. Per favore, evitate di fare le checche isteriche e lasciateci passare”
Quattro canne di pistola vengono puntate sul dottore.
“Adesso tu chiedi scusa, stronzo. E poi vediamo cosa fare di te!”
“Adesso voi ci lasciate passare e, la prossima volta che vi ritroverete con un buco in pancia, cercherò di non tagliare troppo a fondo”
“Ehi, ma quello è il dottor Rosenbringer!” mormora intanto uno dei tizi che stanno puntando il dottore, abbassando la pistola.
“Signori, signori…” interviene Killex conciliante “Perdonatelo. È uno psichiatra, dà del finocchio a tutti…”
“Veramente sono un dermatologo, comunque…” comincia il Rosenbringer, ma viene afferrato per il bavero da uno degli uomini in giacca di pelle e scagliato giù per le scale. Rotola malamente per i gradini e finisce in fondo alla rampa storcendosi una caviglia. Killex e Fisk intanto hanno estratto le pistole.
“Dottore, tutto bene?” chiede, precipitandosi per le scale, uno dei motociclisti: aiuta Rosenbringer a rialzarsi e poi urla ai suoi compagni “Questo è il dottore che ha salvato la vita a mio fratello, due mesi fa. Usate un po' di rispetto, idioti!”
Penny ha intanto raggiunto il quarto piano. Lungo il pavimento di linoleum sporco si aprono numerose porte e la ragazza raggiunge quella del terzo appartamento, appoggiandoci sopra l'orecchio. La vecchia porta di compensato lascia udire delle voci:
“Cazzo, cazzo, cazzo! Shimitzu non risponde al cellulare!”
“Tu prova di nuovo. Speriamo che non scoprano dove siamo nascosti!”
lunedì 8 gennaio 2018
102 - kiss kiss, bang bang!
Proseguendo verso est si incontra una strada a quattro corsie priva di illuminazione, fiancheggiata da alti palazzi di cemento: sono per lo più sedi delle squadre militarizzate di mega-corporazioni, e basi militari. Dopo un paio di chilometri, sulla destra, Killex scorge dal posto di guida un grande parcheggio abbandonato, circondato da una rete metallica: il parcheggio è rischiarato da fari di una mezza dozzina di auto parcheggiate sul fondo e si sente pompare, attutita, della musica hip hop. Una quindicina tra ragazzi e ragazze bevono birra chiacchierando tra loro, appoggiati ai cofani dei veicoli, qualcuno balla. Parcheggiata la macchina dall'altra parte della strada, Mark, Fisk e Penny scendono diretti al parcheggio: l'aria è resa tiepida dall'attività residua di un vecchio generatore nucleare abbandonato, un paio di palazzoni più in là, e la recinzione intorno è stata in parte divelta per permettere il passaggio delle auto. Mentre Fisk rimane indietro, deciso a fare il giro del parcheggio, Penny e Mark si avvicinano al gruppo di ragazzi che smettono di parlare e si voltano a guardali. Si sentono un paio di fischi poi un giovane, con i capelli ossigenati ed un paio di jeans di almeno quattro taglie troppo grandi, sbarra la strada alla ragazza.
“Ehi sventola, facciamo un giro?” chiede, arrogante.
Penny sorride:
“Magari più tardi, adesso vorrei dire due parole ad un tuo amico”
“Puoi dirle a me e io riferirò… chi sarebbe questo amico?”
“Kyle Van Bowen”
Fermo dietro il suo capo, Mark vede uno dei ragazzi voltarsi verso di loro: indossa una felpa firmata sopra dei vecchi pantaloni cargo ed ha freschi sulla guancia sinistra e sulla fronte dei segni rossi. Notando Penny e soprattutto Killex, questi dà di gomito ad un paio dei suoi amici sussurrando qualcosa, poi getta via la sigaretta che teneva in mano e scatta di corsa verso uno dei vicoli sul fondo del parcheggio.
“Lascia stare Kyle, tesoro, io sono molto meglio” sta dicendo intanto il giovane con i capelli ossigenati a Penny “Kyle è una mezza checca… Lo sanno tutti”
I suoi amici scoppiano a ridere:
“Vai così A.J.!”
“Tu ci sì che ci sai fare con le donne!” sghignazzano.
Imprecando, Mark e Fisk partono all'inseguimento, ma Kyle è veloce e all'imbocco del viottolo rovescia a calci un paio di bidoni per poi scomparire nel buio. Rimasta sola nel parcheggio con il gruppetto, Penny sospira e poi affronta il suo interlocutore
“Immagino vi abbia offerto da bere questa sera, con tutti i soldi che ha guadagnato…”
“In effetti ha pagato… Ma si può sapere cosa volete da lui?”
“Ha rapito il mio gatto” risponde lei con una vocina affranta, sbattendo le ciglia
“Un gatto??” sbotta perplesso il giovane e
“Un gatto, che carino! Poteva almeno farcelo vedere quello stronzo…” esclamano in coro le ragazze intorno.
“Una gatto vero! Farei qualsiasi cosa per riaverlo…”
“Qualsiasi cosa? Beh, direi che possiamo metterci d'accordo… Vieni con me, tesoro!” dice A.J. prendendo Penny per un polso
“Dove?” chiede lei guardinga
“A fare quattro chiacchiere sul sedile posteriore della mia macchina”
“E come faccio a sapere che mi aiuterai?”
“Se fai la brava poi ti porto a casa di Kyle”
I due solitari corrono nel vicolo ingombro di immondizie, ma, senza fermarsi, Kyle si arrampica agilmente su una passerella sospesa ad un paio di metri da terra lungo la parete di cemento dell'edificio sulla destra e continua a guadagnare terreno: i suoi passi rimbombano sul metallo sopra le loro teste. Fisk afferra allora il coperchio di un bidone della spazzatura e glielo lancia contro, colpendolo alla schiena: Kyle barcolla ma non si ferma, giunge alla fine della passerella e salta a terra, ormai distante una ventina di metri. Esasperato Mark estrae il revolver e spara un colpo in aria gridando:
“Guarda che non mi serve correre per fermarti, ragazzino!”
Kyle continua a correre senza nemmeno voltarsi, ma il colpo risuona nel vicolo silenzioso e delle luci si accendono alle finestre degli edifici intorno.
”Stanno sparando!” grida una voce, ed altre rispondono. Da una finestra al secondo piano si sporgono due uomini in divisa, armati, e rafficano nel vicolo. Un proiettile rimbalza sul braccio metallico di Fisk, mentre Killex viene colpito di striscio alla spalla: il proiettile lacera la stoffa della sua giacca rinforzata e gli graffia la pelle. Le luci degli edifici intorno si accendono e presto nel vicolo si sente rimbombare il rumore di numerosi passi di anfibi su delle scalette di metallo. Giunto ad una deviazione, Kyle si lancia sulla destra, in un'altra stradina più stretta, ingombra di casse: Fisk svicola dietro di lui senza guardare e finisce contro una pila di casse, rovesciandola, e trovandosi lungo disteso sul cemento. Intanto una squadra irrompe correndo nel vicolo: sono sei uomini in armatura verde e nera che imbracciano fucili d'assalto.
“Fermatevi!” urla il primo del gruppo “O spariamo!”
Ignorando la minaccia, Killex supera Fisk e schiva le casse rotolate a terra: davanti a sé vede una recinzione che chiude il vicolo e l'ombra di Kyle che si arrampica per scavalcarla. Imprecando, il solitario scatta e salta, aggrappandosi alla rete di metallo. La squadra armata intanto svolta nel vicolo aprendo il fuoco: una raffica di proiettili sibila intorno a Killex che si sta arrampicando. Un colpo lo raggiunge alla coscia, facendogli perdere la presa. Cadendo, sente distintamente lo schianto di una grata metallica che viene chiusa e, dietro di sé, il rumore di numerosi passi in avvicinamento.
Sul sedile posteriore della vecchia ford pinto, odorosa di marijuana ma pulita e ben tenuta, Penny si riabbassa la gonna sulle gambe. Accanto a lei il ragazzo sospira e si sistema i pantaloni, poi accende una sigaretta, soffia via una nuvoletta di fumo e dice:
“Spero che i due tizi che ho visto correre dietro a Kyle non fossero amici tuoi, altrimenti dovrai organizzare un funerale”
“Perchè?” chiede lei, e si accorge solo in quel momento di udire distintamente il rumore di parecchie rafficate provenire dalla direzione del vicolo
“In questo quartiere ci sono le sedi delle caserme delle corporazioni”
“Cazzo! Sai dove spuntano quei vicoli?”
“Sì, naturalmente”
“Allora, prima di portarmi da Kyle, potremmo fare un salto lì a prendere i miei ragazzi?”
A.J. annuisce e scende dalla macchina per salire al posto di guida
“Nessun problema, tesoro, ma mi devi un altro favore”
Ancora riverso in mezzo alle casse, Fisk attiva l'arma sul braccio e spara alle spalle degli uomini che stanno aggredendo Killex: ne fa cadere a terra due, e attira l'attenzione degli altri che si voltano e rafficano nella sua direzione. Molti proiettili si insaccano nel plastilegno ed altri rimbalzano sulle braccia che il solitario usa per proteggersi la testa.
“Uomini a terra, ci servono rinforzi!” sente esclamare in una radio.
Mark intanto si è rialzato: al di là della rete metallica non c'è traccia di Kyle, così il solitario si gira, impugna il revolver ed affronta i quattro uomini rimasti. In un rapido scontro a fuoco i due si sbarazzano dei nemici
“Faremo meglio a filarcela, di sicuro ne stanno arrivando altri” commenta Fisk sistemandosi la giacca e considerando le ferite di Killex “Ce la fai a scavalcare la grata?”
“Penso di sì” risponde Mark, ma la sua voce è coperta dallo stridore dei freni di una macchina che inchioda all'uscita del vicolo. Penny si sporge dal sedile del passeggero:
“Muovetevi!” urla facendo cenno ai due uomini di raggiungerla. Quanto più rapidamente possibile, Killex e Fisk superano la rete e si infilano sul sedile posteriore della ford che subito riparte.
“Ehi, tu, vedi di non sporcarmi il sedile!” dice
il ragazzo al volante, guardando dallo specchietto retrovisore la ferita sulla gamba di Killex: si sporge, fruga nel portaoggetti e gli lancia un asciugamano. Penny si affaccia tra i due sedili e guarda Mark preoccupata.
“Ti hanno ferito?” chiede contorcendosi per passare sul sedile posteriore: si toglie la giacca, prende il coltello di Killex ed usa strisce di stoffa per fabbricare un bendaggio di fortuna
“Grazie capo… Ehi, un momento, dov'è finito il tuo reggiseno?”
venerdì 5 gennaio 2018
101 - the full monty
Il Bloody Connection è un locale buio, fumoso e piuttosto sporco, dal soffitto basso. Ci sono un lungo bancone di finto marmo sul fondo ed una piscina piena di fango incassata nel pavimento, al centro della stanza. C'è un palco lungo la parete sinistra, la musica è piuttosto alta, e degli schermi piatti appesi sopra il bancone trasmettono una partita di football. Una ventina tra di avventori, dall'aspetto di soldati in libera uscita, chiacchierano bevendo in gruppetti o giocano a freccette; ci sono poi una mezza dozzina di giovani motociclisti – tatuaggi, giacche di pelle borchiate e anfibi – seduti al bancone. Sull'angolo a destra, davanti ad una porta chiusa, stanno fumando due tizi dall'aria truce, guardandosi intorno. Penny si dirige disinvolta al bancone:
“Buonasera” sorride al barista sedendosi su un polveroso sgabello imbottito di velluto rosso “Mi faresti un martini?”
Lui, un uomo con le braccia segnate da cicatrici sotto le maniche arrotolate della camicia passabilmente bianca, la guarda con aria di sufficienza. Ha lo sguardo duro e annoiato ed un tatuaggio che spunta da sotto il colletto.
“Che cos'è martini?” chiede poi, con un forte accento dell'est Europa
“Va bene, cosa servite di buono qui?”
“Birra”
“Uhm… Credo che passerò… Ragazzi, volete una birra?”
Fisk e Killex raggiungono la ragazza mentre Rosenbringer, fermo davanti all'ingresso, è impegnato a guardare il suo cellulare.
“Che birra avete?” chiede Mark al barista che si limita a guardarlo con la stessa aria di sufficienza con cui ha guardato Penny.
“Una birra della casa, allora”
“Vendi anche informazioni, oltre alla birra?” domanda Penny
“Per informazioni deve chiedere a Dudek” risponde questi indicando con un cenno la porta sulla destra.
“Grazie”
Penny scivola giù dallo sgabello, e Killex si affretta a seguirla: Fisk rimane solo al bancone. Sospira e prende la birra che aveva ordinato il suo collega.
“Tu sembra stressato” commenta il barista riempiendo una vaschetta di plastica con dei salatini stantii “Tu prende salatini, io offre”
“Grazie. Effettivamente è una serata di merda… Ci vorrebbe qualcosa di un po' più forte”
L'uomo dietro al bancone si china a tirare fuori una bottiglia di scotch e poi ne versa una dose generosa nella birra di Fisk. Il solitario solleva il bicchiere e ne prova un sorso: è meno cattiva di come si sarebbe aspettato.
“Ah, dottore! Beve qualcosa anche lei?”
Rosenbringer si è avvicinato al bancone: ha l'aria nervosa e sta ancora digitando qualcosa sul cellulare.
“Fisk, mi scuserete ma io devo andare”
“Cioè ci sta piantando qui nel bel mezzo del lavoro?”
“Temo di sì, ho una faccenda urgente da sistemare. Vi raggiungo più tardi”
Penny intanto si è fermata davanti alla porta sul fondo della stanza: i due uomini che sono lì di guardia la squadrano senza dire nulla
“Buonasera, cosa devo fare per parlare con il vostro capo?”
“Io adesso chiede” risponde uno di loro, poi bussa e scompare dietro alla porta.
Una piccola stanza con le pareti sporche, senza finestre. Una scrivania al centro ed un divano polveroso sul fondo, accanto ad una porta che dà probabilmente sul retro del locale. Alla scrivania è seduto un uomo di mezza età, con i capelli grigi e gli occhi chiarissimi. Il naso piatto e gli zigomi pronunciati lo identificano come originario dell'est Europa. Sta fumando un sigaro e controllando qualcosa su un tablet: quando Penny e Killex entrano li osserva a lungo, prima di dire in un inglese parecchio stentato:
“Prego, voi accomoda”
“Grazie” risponde lei sedendo di fronte alla scrivania “Ci hanno detto che lei è l'uomo giusto a cui chiedere informazioni”
Killex rimane in piedi dietro di lei, tenendo d'occhio la guardia armata che, appoggiata alla porta, sorveglia la stanza.
“Sì, io è uomo giusto, se voi paga. Tuo amico non siede?”
“Lui è la mia guardia del corpo. Lo perdoni, è un po' nervoso… Pagheremo, ovviamente… Qual è la sua tariffa?”
“Mah, questa è serata morta: io ha bisogno di qualcuno che fa spettacolo in mio locale: clienti sta annoiando”
“Che tipo di spettacolo?”
“Tu sceglie: spogliarello o lotta nel fango contro mia campionessa”
La ragazza riflette per un attimo, poi conclude:
“Credo che sceglierò lo spogliarello: non ho molta esperienza con la lotta nel fango”
“Ottima scelta. Tu dice a tuo amico che lui può preparare”
Penny rimane un attimo perplessa, poi scoppia a ridere.
“Cosa?!?” esclama Killex
“Io ha molte richieste per spogliarello maschile. Tu è timido per caso?” ghigna Dudek
“Non se ne parla assolutamente”
“Abbiamo bisogno di quelle informazioni, e in fretta” gli ricorda Penny che non riesce a smettere di ridere “Quindi non fare il difficile. Io vado a controllare che Fisk non ti faccia un video”.
Nel locale la musica martellante è improvvisamente sostituita da una canzoncina languida e tre fari azzurrognoli vengono puntati sulla pedana buia, rivelando un palo da pole dance, mentre una vecchia macchina per il fumo tossisce nuvolette biancastre che odorano di talco. Tutti gli avventori smettono le loro occupazioni e si voltano a guardare, qualcuno attraversa la sala e va a sedersi sotto il palco; dal bancone Fisk vede Killex guadagnare il centro della pedana con passi un po' rigidi: indossa un completo bianco da marinaretto con tanto di cappello. Fisk non fa a tempo a riaversi dallo stupore che Penny si accomoda accanto a lui.
“Cosa sta succedendo, miss Penny?”
“Abbiamo barattato le informazioni che ci servono con il sedere di Mark” risponde lei con un gran sorriso “Ma gli ho promesso che non lo filmerai. Credo che adesso accetterò quella birra…” aggiunge, facendo un cenno al barista. Nel locale si alzano risate e fischi mentre Killex, cercando di muoversi a ritmo, comincia a sbottonarsi la giacca.
“A proposito: dov'è il dottore? È un peccato che si perda questo spettacolo”
“Ha detto che aveva un impegno urgente, quello stronzo, e se n'è andato…”
“Ti trovo particolarmente animoso questa sera”
“Non sono animoso, miss Penny, sono proprio incazzato. Siamo qui a perdere tempo dietro ad un cazzo di gatto!”
“E rilassati” gli sorride Penny, poi urla diretta a Killex “Togliti tutto, bellezza!”
Sul palco piovono banconote e monete e la voce della ragazza è coperta dalle esclamazioni degli spettatori: alcuni ridono sguaiatamente, mentre altri sembrano decisamente interessati al torace muscoloso del solitario. Sudando e rabbrividendo insieme, Killex si slaccia la cintura, il pubblico applaude a ritmo di musica, coperto a tratti da qualche commento volgare.
“È un po' rigido, non trovi?” chiede Penny a Fisk che ha ingollato in un sorso quello che rimaneva della sua birra corretta scotch e ne ha ordinata un'altra.
“Non me ne intendo, ma al pubblico sembra piacere…” risponde il solitario indicando il palco con un cenno: quando Killex si strappa i pantaloni bianchi di dosso un paio di portachiavi vengono lanciati sulla pedana.
“Se permette, miss Penny, adesso io esco. Non ho voglia di vedermi ballonzolare davanti il cazzo di Killex, se non è strettamente necessario”.
“Tua guardia di corpo ha discreto talento” commenta Dudek allungando a Penny un biglietto da visita “Se voi vuole, io paga bene”
“Grazie” sorride Penny mettendo il biglietto nella borsetta e tirando fuori un tablet “Noi stiamo cercando questo ragazzo. È piuttosto urgente” dice, mostrando al proprietario del locale le riprese delle telecamere di sicurezza del condominio della Symanski.
“Ah, io conosce… Lui è Van Bowen. Lui e suoi amici viene in mio locale per comprare birra”
“È passato di qui oggi?”
“No, ma lui venuto due giorni fa in compagnia di suo amico Scaw e di uomini che io no aveva mai visto. Uno sembrava motociclista, l'altro era asiatico ed aveva faccia troppo pulita per secondo livello. Loro è seduti a tavolo e parlato per ventina di minuti”
“Dove possiamo trovarlo, secondo lei?”
“Lui è suoi amici di solito trova in parcheggio abbandonato a sei isolati di qui, verso est”