martedì 31 maggio 2016
Il resto del pomeriggio trascorre rapido, tra acquisti in rete e sistemazione dell'appartamento: Penny sceglie per sé la stanza più grande e più luminosa, poi si fa recapitare un enorme letto rotondo e lenzuola di raso; si dedica quindi a riorganizzare il suo armadio, interrompendo in continuazione gli acquisti di Mark per chiedere: “Secondo te mi sta ancora bene questo vestito?”
Per gli ordini cui i due solitari tengono di più – un SUV corazzato ed una serie di armi da fuoco – serve l'autorizzazione di un dirigente corporativo, così Dur, senza smettere di scaricare film porno, invia una richiesta a Janine.
Quando il sole tramonta sulla città marziana, una piccola astronave che sembra una pagoda accosta alla finestra del salotto dell'appartamento: vi si può comprare cibo coreano take-away cucinato al momento e Penny ordina soba e spiedini di pesce. Tutti siedono al bancone sotto la grande finestra, guardando le luci del traffico aereo, mangiando e bevendo birra.
“Dovremmo metterci a lavorare” commenta Fisk a bocca piena, rovinando la pace del momento.
“Mmm” risponde Dur, svogliato, posando uno spiedino. Il tecnico accede alla rete HyperReal e controlla le telecamere perimetrali della cupola della Milkyway il giorno dell'attacco: scopre così che sono state disattivate manualmente dieci minuti prima dell'arrivo dei pirati.
Dur cerca allora il sito della ditta produttrice delle telecamere e scopre che queste sono sotto il diretto controllo della polizia di Elysium. Il gruppo decide allora di andare direttamente alla stazione di polizia per indagare.
Il mattino dopo di buon'ora Mark, Fisk, Dur e Penny si stanno dirigendo alla centrale sulla macchina che ha ordinato per loro Janine, una vecchia Sedan di produzione terrestre riadattata - che Mark guida con disgusto.
“Il nostro capo ha decisamente pessimo gusto per le auto” brontola Fisk, stravaccato sul sedile del passeggero, scuotendo via la cenere del suo sigaro fuori dal finestrino.
“Credo che sia merce di contrabbando” dice Dur che sta risalendo all'ordine autorizzato da Janine la sera prima, tramite la rete HyperReal.
“Non me ne frega un cazzo” commenta Mark: “se la piccola Janine vuole che lavori per lei dovrà imparare a prendere un po' più sul serio le mie richieste… Voi non avete ancora visto i fucili che ci ha fatto recapitare: uno è rosa con un teschio bianco e uno è dipinto di giallo…“
“Questo è decisamente troppo!” esplode Fisk: “Adesso le telefono… Janine? Lo sai che non mi piace essere preso per il culo! Non puoi aspettarti che lavoriamo decentem…”
“Sì, lo so, siete dei professionisti con anni di esperienza” lo interrompe la ragazza con sussiego: “E volete avere un trattamento adeguato eccetera… Ma ti assicuro, signor Fisk, che l'equipaggiamento che vi ho mandato funziona benissimo e che ho delle ottime ragioni per averlo ordinato. Inoltre posso darvi il contatto di qualcuno che, per un paio di centinaia di dollari, può sistemare tutto senza bisogno di autorizzazioni. Devo tenere un basso profilo, purtroppo”.
“Dacci questo contatto, allora!”
“Ve lo invio subito. Buona giornata a voi miei cari”.
“Killex, dobbiamo andare nel quartiere russo da un certo Viktor”.
“E andiamo”.
Vikor è in realtà un nero grande e grosso, con una vistosa cicatrice che gli attraversa la gola, e parla con grugniti incomprensibili, ma sembra sapere il fatto suo: sta smontando una motocicletta in un'officina vuota e deserta e guarda con sospetto i quattro nuovi clienti.
“Buongiorno Viktor” sorride Penny: ”Ci manda Janine: dice che puoi fare qualcosa per i fucili dei miei ragazzi”.
Quando Mark gli mostra le armi, lamentandosi per le loro condizioni, Viktor ride silenziosamente; a gesti, spiega poi che potranno tornare a riprendere tutto il giorno dopo.
“Vendi moto per caso?” si informa Fisk che ha dovuto abbandonare la sua a Nuova New York e continua a rammaricarsene.
Viktor scuote la testa poi aggiunge con un filo di voce “Ma posso procurarti qualcosa…”
venerdì 27 maggio 2016
014 - cortesie per gli ospiti
Mentre attendono sul pianerottolo, incerti se bussare di nuovo alla prima porta, Mark, Fisk e Dur vengono raggiunti da Penny. La ragazza scuote vezzosamente la testa, i capelli che le danzano intorno al viso.
“Allora, che ve ne pare?"
Il suo cyberimpianto a rilascio di ferormoni scatena l'inconsapevole entusiasmo dei tre uomini.
“Stai benissimo miss Penny" esclama Fisk, allungandole uno schiaffo sul sedere, poi aggiunge incredulo, rivolgendosi sottovoce a Mark: “A me sembra uguale a prima..."
Killex non risponde, troppo impegnato a fissare Penny con la bocca aperta, mentre Dur si guarda le scarpe.
“Io credo che andrò a casa…" butta lì il tecnico, senza alzare gli occhi.
“Cosa fate qui?"
“N...non sappiamo se bussare ai nuovi vicini" balbetta Mark.
“Vorrà dire che lo farò io".
Senza smettere di scuotere i capelli, Penny suona il campanello: questa volta la porta si apre quasi immediatamente davanti ad una donna alta, nera e bellissima che indossa una vestaglietta di seta rossa.
“Buongiorno" sorride Penny, “siamo i nuovi vicini".
“Jack, ci sono i vicini" grida la donna con voce gutturale e stanca, rivolta all'interno dell'appartamento.
Dietro di lei compare un uomo di colore con una grossa catena d'oro sopra la canottiera sudata. Guarda Penny con un luccichio negli occhi, facendole cenno di entrare.
“Buongiorno tesoro!" esclama e fa per chiuderle la porta alle spalle.
“Ehi amico, siamo un pacchetto completo" lo interrompe Mark, fermando la porta con un piede.
“Oh, beh, non so se con voi posso farci qualcosa" risponde l'uomo con un ghigno, riaprendo la porta “La brunetta qui, invece… Ma prego, entrate, possiamo metterci d'accordo!"
“Vendi bellezza?" domanda Penny al suo ospite, entrando in un salotto ingombro, buio e fumoso. Sul divano, muta e assente, siede una ragazza bionda che si sta smaltando le unghie e non alza nemmeno lo sguardo.
“Penny, il nostro vicino è un pappone" la corregge Mark, guardandosi attorno con disgusto.
“Killex, sii gentile, il signore è un imprenditore dell'amore" si intromette Fisk, fissando la bionda.
“Proprio così!" conferma Jack. “Siete qui per affari? Accomodatevi! Judith, che vi ha aperto, è libera. Cosa posso offrirvi intanto? Birra? Daiquiri?"
“Una birra, grazie!" risponde Fisk lasciandosi cadere sul divano, accanto alla ragazza.
Jack mette in mano a Fisk un respiratore che il solitario guarda interrogativo.
“La tua birra: questo te la nebulizza direttamente nei polmoni, non hai mai provato? Tu, invece" aggiunge rivolto a Penny prendendole il braccio, “prova questa roba, tesoro!"
“Ehi, che cazzo stai facendo?" si intromette Mark, ma è troppo tardi: Jack ha infilato una siringa con del liquido azzurro dietro al gomito di Penny e la ragazza è crollata contro la spalliera del divano con aria sognante.
“Tranquillo, amico, è solo una sostanza che aumenta il feedback della rete: si farà un viaggetto".
“Bene" commenta Fisk aspirando la sua birra e rilassandosi sui cuscini. “Sei davvero interessato al nostro capo? Quanto ci faresti a serata?"
“Lei? Tanto per cominciare centocinquanta".
“Centocinquantamila?" si informa Fisk con entusiasmo.
“Fisk, stai vendendo Penny?" ringhia Mark.
“Centocinquantamila? No, mi dispiace non tratto quel genere di merce, io".
“Allora non se ne fa nulla, mi dispiace: non venderemo miss Penny per centocinquanta dollari. Ma puoi venire a cena da noi quando vuoi e, magari, portare qualche amica..."
“Sì, noi adesso dobbiamo andare" taglia corto Mark con gli occhi stretti. “Fisk, prendi Penny!"
“Tranquillo, potete lasciarla qui" sorride Jack. “Me ne occupo io..."
“Nemmeno per sogno".
martedì 24 maggio 2016
013 - casa dolce casa
Su consiglio di Janine, e con il ricavato dalla vendita della Milkyway, Penny prende in affitto un grande appartamento nella cupola principale di Elysium: la nuova casa si trova al 150 livello di un palazzo tranquillo, con vista sul traffico aereo. L'ingresso si apre su di un ampio salotto con cucina a vista ed una finestra che occupa tutta la parete sud, e ci sono quattro grandi camere da letto, due bagni ed un ufficio. Penny contatta anche un'impresa di pulizie ed ordina un nuovo divano enorme, mentre Mark e Fisk scorrono la lista dei fornitori che ha dato loro Janine in cerca di generi di prima necessità: armi, whisky ed un antiquato proiettore da parete.
Più tardi, mentre Penny si concede un lungo appuntamento con il parrucchiere, Mark, Fisk e Dur siedono annoiati sul nuovo divano di pelle bianca, bevendo caffè.
“Certo che siete proprio due stronzi” borbotta Dur, digitando qualcosa sul motore di ricerca dell'HyperReal.
I due solitari si voltano verso di lui, poi si scambiano un'occhiata. “Fisk sappiamo che è stronzo” sbotta Mark, incrociando le dita dietro alla testa e cercando una posizione più comoda, “ma perché metti in mezzo anche me?”
“Mi avete rifilato la camera più buia, piccola e puzzolente dell'appartamento” esclama il tecnico. “Cristo, lì dentro dev'esserci morta un'intera nidiata di topi! O forse erano cimici”.
“Ah, per quello!" ribatte Fisk sorridendo. “Pensavamo che non ci facessi caso, dopo aver trascorso così tanto tempo immerso fino alla vita nel liquame”.
“Non hai aperto un po' le finestre?” aggiunge Mark, ridacchiando.
“Fottetevi, tutti e due” sibila Dur, guardandogli in cagnesco. “Dovrò lavare ogni centimetro quadro di pavimento, soffitto e pareti con l'ammoniaca. O la candeggina. O qualunque cazzo di disinfettante abbiano su questo cazzo di pianeta”.
“Dovrai procurartene parecchi, mi sa” commenta Fisk. “Comunque, cambiando discorso... Io mi sto annoiando. Perché non andiamo a conoscere i vicini?”
I due solitari si voltano verso di lui, poi si scambiano un'occhiata. “Fisk sappiamo che è stronzo” sbotta Mark, incrociando le dita dietro alla testa e cercando una posizione più comoda, “ma perché metti in mezzo anche me?”
“Mi avete rifilato la camera più buia, piccola e puzzolente dell'appartamento” esclama il tecnico. “Cristo, lì dentro dev'esserci morta un'intera nidiata di topi! O forse erano cimici”.
“Ah, per quello!" ribatte Fisk sorridendo. “Pensavamo che non ci facessi caso, dopo aver trascorso così tanto tempo immerso fino alla vita nel liquame”.
“Non hai aperto un po' le finestre?” aggiunge Mark, ridacchiando.
“Fottetevi, tutti e due” sibila Dur, guardandogli in cagnesco. “Dovrò lavare ogni centimetro quadro di pavimento, soffitto e pareti con l'ammoniaca. O la candeggina. O qualunque cazzo di disinfettante abbiano su questo cazzo di pianeta”.
“Dovrai procurartene parecchi, mi sa” commenta Fisk. “Comunque, cambiando discorso... Io mi sto annoiando. Perché non andiamo a conoscere i vicini?”
“E andiamo” concede Mark posando la tazza.
I tre escono sul pianerottolo e bussano alla porta sulla destra, senza ottenere risposta: provano allora con la porta al centro. Apre un uomo giovane, magrissimo, con i capelli neri, lunghi ed unti che li guarda con sospetto. Dall'interno dell'appartamento buio alle sue spalle proviene un vago odore di polvere e fumo.
“Cosa volete?” chiede, scontroso.
“Siamo i nuovi vicini” risponde Mark, cercando di sembrare amichevole.
“Molto piacere. Volete altro?”
“Magari potresti presentarti… Io sono Fisk, questo è Killex e lui è Dur”.
“Ok. Io sono Phil e vendo programmi. Per chi lavorate?”
“Ufficialmente per la Milkyway” risponde Dur, improvvisamente interessato al nuovo vicino.
“Cioè vendete latte?”
“Anche” interviene Mark, ridendo.
“Beh, non bussatemi più. Se vi serve qualcosa prendete un appuntamento via rete” conclude Phil allungando un bigliettino con un indirizzo prima di chiudere la porta.
“Simpatico quanto un ananas nel culo” commenta Dur, dirigendosi verso la porta a sinistra. “Se i nostri vicini sono tutti così, non c'è speranza di essere invitati alle feste di condominio”.
“Mi mancano i nostri vecchi vicini sulla Terra” sospira Fisk, bussando. “La squadra Bravo organizzava un sacco di feste!”
”Sì?” chiede, aprendo la porta un tipo piccolo e tarchiato, in boxer mimetici e canottiera. I suoi capelli sono cortissimi e dalla fondina accanto all'ascella spunta il calcio di una glock.
“Salve, siamo i nuovi vicini”.
“Io sono Josian. Faccio la guardia del corpo”.
“Oh, un collega!” si illumina Fisk.
I tre si presentano e vengono invitati ad entrare. L'appartamento di Josian è pulitissimo e perfettamente ordinato, l'ospite li invita a sedere nel salotto ed offre loro del caffè.
“Molto gentile. Sai, siamo nuovi qui. E tu sei l'unica persona simpatica che abbiamo incontrato fin'ora” sorride Mark, sedendosi su una poltroncina.
”Phil ci ha sbattuto la porta in faccia” confida Fisk. ”E non sappiamo cosa aspettarci dall'appartamento accanto al nostro”.
“Quel cazzone perdigiorno!”
“Lo conosci? Chi è, che fa?”
“Non ne ho idea: non ci ho mai parlato per più di dieci secondi. Giusto per dirgli di. Togliersi. Dalla. Mia. Cazzo. Di. Strada!”
“B...bene” commenta Mark.
“Com'è la polizia da queste parti?” chiede Fisk per cambiare discorso. "Noi abbiamo proprio cominciato male con loro: hanno ammazzato il nostro testimone e non sono stati di nessuna utilità".
“Un branco di idioti, per lo più” risponde Josian che sta smontando e pulendo la sua glock. “Mi hanno sbattuto fuori dall'accademia! Quegli stronzi!” esplode, lanciando la pistola contro il televisore ed incrinando lo schermo.
“Beh, si è fatto tardi” interviene Dur, facendo il gesto di guardare l'orologio.
“Sì, forse è meglio che andiamo” conclude Mark, alzandosi. “Passa a trovarci qualche volta, eh?”
venerdì 20 maggio 2016
012 - l'antro di clora
L'antro di Clora è un alto edificio elegante nel centro si Elysium: nell'atrio luminoso e pavimentato di marmo chiaro Mark, Fisk, Dur e Penny vengono accolti da una sorridente receptionist in tailleur viola.
"Buongiorno signori, desiderate?"
"Vorremmo fare colazione" spiega Penny, nel suo tono più professionale.
"Benissimo" risponde la ragazza muovendo le dita nell'aria. "Avete prenotato?"
"No, ma abbiamo ricevuto questo invito" risponde Dur mostrando il cartoncino con il bacio stampato.
"Oh, dunque siete attesi! Ultimo piano, prego".
L'ascensore si apre su di una grande sala circolare con un bancone nel mezzo. Le finestre ampie lasciano entrare il placido sole del mattino e la stanza è piena del brusio di uomini e donne eleganti che bevono, conversano e ridono sopra una musica delicata. Tra gli ospiti si aggirano discreti dei camerieri olografici vestiti con papillon viola e calzoni aderenti.
"Come mi è mancato tutto questo..." sussurra Penny guardandosi intorno con occhi brillanti.
Improvvisamente accanto al gruppo compare una proiezione olografica che, dopo aver visto il biglietto, li indirizza verso una porta a destra. I quattro entrano in una stanzetta ovale con un grande acquario che copre l'intera parete destra ed un salottino. Janine si alza e va loro incontro.
"Finalmente siete arrivati!"
"Ciao Janine. Come facevi a sapere che i pirati ci avrebbero attaccato?" le chiede Penny.
"Sono socia della MediaManager, miss Penny, so molte cose..." risponde la ragazza, guardandosi con sussiego le unghie laccate di viola.
"Comunque grazie" si intromette Fisk. "Ci hai salvato la pelle... Adesso vorrei proprio fare colazione. Janine, per me uova, pancetta e pane tostato. Avvisa uno dei tuoi tirapiedi, grazie".
"Fisk dovresti smettere di mangiare di continuo!" lo ammonisce Mark. "Stai ingrassando".
"Può darsi" risponde il solitario guardandosi la pancia sopra i pantaloni. "Ma niente mette fame come una sparatoria di prima mattina".
Tutti si accomodano su un divanetto bianco o su delle comode poltrone intorno ad un piccolo tavolo laccato. Un cameriere in carne ed ossa raccoglie le loro ordinazioni, poi si ritira silenziosamente con un mezzo inchino.
"Come sono entrati i pirati?" chiede Janine sorseggiando da un'enorme tazza di caffè.
"Qualche stronzo deve avergli aperto" risponde Dur.
"Beh, vedo che te la passi bene, comunque" commenta Fisk, a bocca piena.
"Oh, è un lavoro molto stressante" si lamenta Janine gesticolando, in tono salottiero.
"Ti serve per caso una squadra? Noi siamo in vacanza..." si intromette Penny che sta bevendo un martini.
"Non avete ancora il vostro lavoro?"
"No, ho venduto la Milkyway questa mattina".
"Questo lo so" sorride Janine.
Anche Dur, lanciando un occhiata alla ragazza, sorride: "L'apertura dell'hangar è opera tua, Janine?"
La giovane si finge offesa: "Ma assolutamente no! Certo, se qualcuno non si fosse impegnato ad aumentare i profitti della Milkyway l'avrei acquisita prima. Adesso finalmente posso cambiarvi mansione. Il vostro primo compito come miei dipendenti è scoprire come hanno fatto i pirati ad entrare".
"Mi mancava il mio lavoro da agente speciale" sospira Mark.
"Come potete vedere" continua Janine, proiettando una mappa di Elysium sopra il tavolo, "intorno alle cupole esistono dei sensori che registrano le violazioni perimetrali. Quelli della Milkyway devono essere stati disattivati".
"Probabilmente c'era una talpa nella ditta".
"Probabilmente. Adesso siete liberi di indagare: il vostro contratto è stato aggiornato dai miei avvocati".
Mark si collega alla rete HyperReal e visualizza il suo contratto che adesso recita: fattorino con mansioni varie ed eventuali.
"Janine, non credi che un professionista con i miei anni di esperienza meriti un po' più di riconoscimento?" chiede, contrito.
"Uhm, fammi pensare..." risponde la ragazza. Dopo una pausa si collega alla rete, richiama il contratto di Killex ed aggiunge, accanto alla sua firma, una faccina sorridente azzurra. "Va meglio così?"
Fisk posa le mani divaricate sul piano del tavolino, cominciando a scaricarci sopra il suo peso. "Janine, mia cara, mi sembra ieri che ti tenevo sulle ginocchia e ti sculacciavo... Ho quarantadue anni e mi ritrovo su questo cazzo di pianeta a fare il fattorino... Chiedo almeno che la mia mansione principale sia aggiornata con qualcosa più in linea con le mie capacità".
La superficie lucida scricchiola e trema. Janine, per nulla impressionata, risponde: "Ci lavorerò sopra signor Fisk, non mi distruggere l'ufficio".
"Urgh" grugnisce il solitario spezzando il tavolino. Tartine, martini, caffè e resti di pancetta finiscono sul pavimento.
"Quello che ci manca adesso" commenta Dur pragmaticamente, "è un bell'appartamento in città. Io alla Milkyway non ci torno neanche morto".
"Io nemmeno" sibila Mark, socchiudendo gli occhi.
martedì 17 maggio 2016
011 - cessione di ramo d'azienda
In piedi davanti allo specchio scheggiato, nel bagno miracolosamente integro del primo piano, Penny tenta senza successo di acconciarsi i capelli che le cadono in ciocche scure sulla fronte. La mancanza di corrente elettrica le impedisce di usare il suo asciugacapelli superaccessoriato e, come se non bastasse, la polizia sta arrivando per raccogliere le loro deposizioni. La finestra dai vetri infranti lascia giungere l'eco dei muggiti delle mucche che vengono ricondotte nel recinto da Mark e Fisk, mentre Dur controlla i cadaveri dei pirati.
Maledizione a loro pensa, gli occhi neri stretti dalla stizza. Sono l'unico quadro corporativo rimasto in un'azienda semidistrutta e non ho neanche un vestito carino da mettermi... Questo tubino puzza di fumo e calcinacci, del resto tutto qui ha un odore orribile oggi... Mi chiedo come ho fatto a comprarlo: sta davvero male sui fianchi ed il nero mi sottolinea le occhiaie...
Voltandosi e rivoltandosi controlla la sua immagine nello specchio, le pieghe del vestito, l'accuratezza del trucco. Il latex aderente disegna con decisione le curve del suo corpo minuto, il profondo spacco posteriore sale fin quasi alle natiche, le scarpe dai tacchi alti hanno la suola rosso scuro come le sue labbra.
I dipendenti superstiti, che non hanno avuto il coraggio di prendere parte allo scontro, dopo l'attacco le si sono raccolti intorno smarriti, in attesa di ordini. Dare ordini è divertente! Tutti ti guardano da sotto in su come cuccioli. Del resto, voglio davvero restare a dare ordini qui? Giocare alla contadinella è divertente, ma fare sesso nella paglia irrita la pelle...
Collegandosi con la rete HyperReal, Penny controlla lo stato in borsa della Milkyway e scopre, come del resto si aspettava, che la società ha già perso l'80% del suo valore. Forse è il momento giusto per liberarsi di mucche e prati: ai ragazzi questo lavoro non piace per nulla e a lei mancano le luci della città.
Senza smettere di sorridere al suo riflesso, inserisce un'offerta in rete.
Fuori, nel sole e nella polvere, una sirena della polizia si avvicina. L'auto pressurizzata si ferma alle porte dell'hangar e ne scendono tre uomini in divisa, che si guardano attorno con aria annoiata.
"Buongiorno, siete voi che avete chiamato? Qual è la natura della vostra emergenza?"
"Tentativo di abigeato" risponde Fisk.
"Di che?"
"Abigeato, furto di bestiame" spiega innervosito il solitario, indicando il camion distrutto vicino all'ingresso della cupola ed i corpi delle mucche sparsi sul prato.
"E i ladri?"
"Tutti morti tranne uno" interviene Mark, spingendo avanti il pirata ferito ed ammanettato, il volto dipinto di bianco contorto dal dolore ed una grossa macchia di sangue rappreso sui pantaloni sporchi di erba e di terra.
"Permettete, vero?" chiede ai poliziotti, poi, chinandosi sul prigioniero inginocchiato gli urla in faccia: "Tu, stronzo, sai parlare?"
"Dipende..."
"Bene, sentiamo che cos'hai da dire! Chi sei e chi ti ha mandato qui?"
"Io sono Mathias, e mi manda tua madre per farti un regalo di compleanno".
A pungo chiuso, Mark colpisce l'uomo all'altezza dello stomaco, facendolo gemere.
"Mia madre è morta venticinque anni fa e se la nomini di nuovo ti ammazzo, capito? Fisk, vuoi pensarci tu?"
"Volentieri" risponde il solitario con un gran sorriso, sgranchendosi le mani. Afferra l'uomo per le spalle e lo solleva senza fatica. I suoi piedi si dibattono a dieci centimetri da terra. "Adesso andiamo a fare un giro alla macelleria..."
"No, no... Mi manda Barbanera per rubare le mucche... non posso dirvi altro perché non so altro, lo giuro!"
"Il problema non è questo" interviene uno dei poliziotti, che sta esaminando l'ingresso dell'hangar. "Dobbiamo capire come hanno fatto ad entrare: qui non c'è nessun segno di effrazione. Qualcuno deve avergli aperto dall'interno".
Fisk, Dur e Mark si guardano interdetti.
"Dovremo fare una verifica sui dipendenti, allora" conclude il tecnico.
"Chi è il vostro dirigente?" li incalza sospettoso un altro agente.
"Ragazzi, dobbiamo andare a festeggiare: siamo ricchi!" urla Penny che si sta avvicinando al gruppo, i tacchi che affondano nell'erba alta. "Oh, buongiorno agenti! Siamo stati bravi a fermare i pirati, vero?"
"Bene" risponde Mark afferrando il prigioniero e spingendolo contro i poliziotti. "Questa roba è affare vostro. Noi adesso ce ne andiamo da questo schifo di posto".
Vedendosi cadere addosso il pirata, il più giovane degli uomini in divisa si scosta d'istinto per evitare di sporcarsi le scarpe. Poi estrae la pistola e, senza battere ciglio, la punta alla tempia dell'uomo e fa fuoco. Dur osserva perplesso la scena, ma non dice nulla. Nessuno dei suoi compagni degna il cadavere di uno sguardo: i due solitari, seguiti da Penny, si avviano verso i resti dell'edificio della Milkyway. Il tecnico si tocca la fronte in segno di saluto e si volta per raggiungere i compagni.
"Fermi tutti!" grida una delle guardie. "Chi dice che non siate stai voi?"
"Agente, noi siamo quelli che hanno fermato i pirati" risponde Dur sbuffando.
"Cioè quelli che hanno eliminato i testimoni. Dovremo trattenervi".
"Veramente siete stati voi ad eliminare l'ultimo..."
"Noho" si lamenta Penny, tornando sui suoi passi e frapponendosi tra il tecnico ed il poliziotto. "Proprio adesso che possiamo andare a divertirci! Agente non potrebbe accontentarsi del mio numero di telefono?" chiede, afferrando i risvolti della divisa e facendo le fusa. "Rimarremo a sua completa disposizione..."
venerdì 13 maggio 2016
010 - il caro buon vecchio lavoro
Mark si rialza per primo e imprecando imbraccia la mitraglietta, mira al motociclista più vicino e preme il grilletto. Una selva di proiettili investono moto e conducente. Il corpo, ridotto ad un colapasta, si affloscia da un lato e cade a terra; la moto, senza più controllo, continua la sua corsa disegnando un cerchio nell'erba.
Altri due razzi colpiscono la parte destra dell'edificio, facendola crollare su se stessa con un boato. Nessuno dei colletti bianchi barricati dentro può essere sopravvissuto.
"Questi stronzi stanno facendo una strage" urla Dur, allontanandosi dai detriti. "Per fortuna siamo usciti subito... Dobbiamo fermarli!"
Il tecnico muove le dita nell'aria, cliccando qualche tasto che solo lui può vedere. Il sistema HyperReal disegna una mappa dei dipendenti presenti nello stabile prima dell'assalto. Otto di loro sono offline. Con pochi, semplici gesti invia un messaggio ai sopravvissuti, chiedendo loro di armarsi e di raggiungere l'esterno per affrontare gli assalitori.
Anche Mark si allontana dai resti dell'edificio, si stende in mezzo all'erba alta e spara di nuovo, uccidendo un altro pirata.
"Dio, quanto odio gli scontri all'aperto!" urla Fisk, voltandosi e piantando i pugni cibernetici nel muro di cartongesso. I muscoli della schiena si tendono, poi la struttura portante cede ed il solitario si ritrova in mano la porta d'ingresso. "Ora si ragiona!" esclama trionfante, poi avanza usando la porta per farsi scudo dai proiettili che gli fischiano intorno. Quando i colpi smettono di rimbalzare sulla spessa lastra d'acciaio, segno che i pirati stanno ricaricando, il solitario pianta la porta a terra e si sporge con la mitraglietta, falciandoli con brevi raffiche.
Attirati dagli spari, alcuni dei pirati deviano dalla direzione delle stalle e si dirigono verso di loro, facendo fuoco all'impazzata: un colpo raggiunge Fisk ad un braccio, scheggiando la lucida cromatura del suo tricipite metallico. Il solitario spalanca gli occhi iniettati di sangue, esplode in un urlo ferino e, senza sollevare l'indice dal grilletto, dirige la canna della sua arma verso i nuovi nemici. "Maledetti stronzi, come osate graffiarmi le braccia!?!"
La rafficata passa fischiando sopra alla testa di Dur, chino dietro ad una moto ribaltata. Se quello psicopatico sbaglia mira, divento ragù pensa il tecnico, inspirando lentamente per rallentare il battito cardiaco; con un rapido gesto toglie la sicura, fa scattare il carrello della mitraglietta e si sporge per controllare la situazione. Una delle moto sta accelerando nella sua direzione, il gas aperto a manetta ed uno sguardo folle negli occhi contornati di vernice bianca del booster. Dur sposta il selettore sul colpo singolo, mira alla ruota anteriore e fa fuoco. Il copertone si squarcia, pezzi di gomma schizzano ovunque. Quando la forcella impatta con il terreno, il metallo si accartoccia su se stesso e la moto si arresta bruscamente, scaraventando in aria il pirata. Dur vede comparire sul volto dell'uomo un'espressione di stupore. Non te l'aspettavi, eh, brutto stronzo? pensa soddisfatto, finendolo mentre è ancora in volo con un altro paio di colpi.
Ormai vicini, i tre pirati rimasti accelerano nel tentativo di investirli. La moto in testa sfiora la faccia già sfigurata di Dur, che rotola di lato per evitare l'impatto. Il pirata, urlando per la frustrazione, si volta nel tentativo di sparare al tecnico e non si accorge del tubo semisepolto che sporge dal terreno. La moto si impenna, rimbalza sulle scale del patio e centra in pieno il buco sul muro in cui fino a pochi minuti prima c'era la porta.
Mark ignora le urla provenienti dall'interno dell'edificio e si concentra sulla seconda moto. L'arma spara; il proiettile sibila e centra in pieno il serbatoio. Gli ottiscudi di Killex si abbassano automaticamente per proteggerlo dal lampo di luce dell'esplosione. "Uno di meno!" grida divertito il solitario. Dur, sorridente, gli risponde alzando il pollice.
"L'ultimo è mio!" tuona Fisk, lanciando la mitraglietta sull'erba e sollevando con entrambe le braccia la pesante porta di metallo. Quando la moto gli passa accanto rombando, Fisk ruota su se stesso. La porta fende l'aria e colpisce il booster appena sotto lo sterno. L'impatto è violentissimo: la parte inferiore del corpo, ancora a cavalcioni della moto, continua la sua folle corsa; il tronco invece scivola lentamente sulla porta, imbrattando il solitario di sangue ed interiora, poi cade sul terreno. "Dio, quanto mi mancava tutto questo!" urla Fisk, alzando la porta rossa di sangue come un trofeo.
Un tonfo attira la sua attenzione. Ad un paio di metri di distanza è atterrato un pirata, con il volto mezzo bruciacchiato e le vesti che fumano. Le dita si contraggono, i gomiti si piantano sul terreno ed i muscoli delle braccia si tendono nel tentativo di riguadagnare la posizione eretta. Fisk lancia via la porta e si getta di peso sul sopravvissuto. Il povero pirata grugnisce quando la mole del solitario gli piomba sulle costole, mozzandogli il fiato.
"Brutta testa di cazzo, richiama i tuoi amici se non vuoi che li facciamo fuori tutti!" grida Fisk nell'orecchio dell'uomo.
"Fisk, lascialo perdere!" urla Penny, accucciata dietro ad un piccolo trattorino segnato dalle raffiche. A parte i capelli arruffati, sembra illesa. "Stanno rubando le nostre mucche!" aggiunge, indicando in lontananza l'altro gruppo di pirati che, raggiunte le stalle, sta caricando indisturbato il bestiame su di un grosso camion. A piedi nudi, la donna raggiunge di corsa uno dei quad aziendali parcheggiati lì vicino, monta in sella e pistola in pugno parte per fermarli.
I muggiti degli animali, mescolati alle grida degli assalitori, fendono l'aria sotto il sole del mattino, mentre Dur e Mark salgono su un altro quad e si lanciano all'inseguimento.
Un gruppo di pirati nota le moto, alza il fucile e fa partire una raffica. La moto di Dur sbanda leggermente quando il tecnico viene colpito di striscio ad una spalla.
"Cerca di mantenere il mezzo dritto, cazzo!" urla Killex, cercando di prendere la mira.
"Faccio quello che posso" ribatte Dur a pieni polmoni, abbassandosi in posizione aerodinamica per permettere al compagno di mirare meglio.
Killex appoggia il caricatore sulla schiena del tecnico, prende la mira e lascia partire una lunga raffica. Il sangue schizza ovunque, colorando di rosso la fiancata del camion ed il terreno: tre pirati cadono falciati ed un paio di mucche si accasciano muggendo di dolore.
Vedendosi nei guai, i ladri rimasti salgono alla spicciolata sul vecchio mezzo, lo accendono in una nuvola di denso fumo nero e cominciano a scappare. Mark, Dur e Penny inseguono il camion diretto verso l'uscita. Un paio di colpi ben piazzati dal solitario penetrano la lamiera laterale della cabina, passano attraverso i sedili e penetrano nel blocco motore, tranciando di netto i condotti della benzina. Il cofano si alza di scatto ed alte fiamme si levano dal motore. Mentre il camion rallenta, gli uomini a bordo balzano giù e guadagnano correndo l'uscita dalla cupola.
martedì 10 maggio 2016
009 - allarme intrusi
"Checcazz..." esclama Mark, svegliandosi di soprassalto nel suo cubicolo. I suoi occhi si abituano lentamente alla luce che filtra dalle finestre parzialmente oscurate; il suo sguardo si fissa sul vecchio poster cartaceo affisso sulla parete dal precedente inquilino, da cui il vecchio Zio Sam lo fissa invitandolo ad arruolarsi. Una crepa sbuca da uno degli angoli e sale fino al soffitto, scomparendo dietro ad uno dei pannelli del controsoffitto.
Dopo sei secondi esatti, un trillo risuona nella sua scatola cranica. Mark si guarda intorno, spaesato, poi nota nell'angolo del suo campo visivo un piccolo pallino rosso, contornato di azzurro come ogni altro elemento dell'interfaccia HyperReal. Qualcuno sta suonando alla sua porta.
Infastidito si alza e, ancora in maglietta e boxer, esce in corridoio per raggiungere l'ingresso del basso edificio, casa e sede lavorativa dei pochi dipendenti della Milkyway. Gli uffici, visibili attraverso le pareti vetrate, sono ancora deserti. Fuori dalla porta ci sono dei pacchi con sopra una busta; Killex la prende e ne strappa un lato con i denti. All'interno un semplice cartoncino, su cui è stato impresso un bacio stampato con un rossetto color porpora. L'intestazione dice "L'antro di Clora", null'altro. Incuriosito, Mark apre il primo pacco.
"Ehi! É arrivato Babbo Natale!" esclama sollevando una mitraglietta.
Fisk e Dur lo raggiungono e, trepidanti, aprono gli altri pacchi: altre due mitragliette con dei caricatori, più una pistola.
"Chi dobbiamo ringraziare per questi regali, secondo voi?" chiede Fisk.
"La piccola Janine, suppongo" risponde Dur, inserendo il nome stampato sul biglietto nel motore di ricerca della rete HyperReal.
"Quello che pensavo anche io. Dopo il lavoro dovremmo andare a trovarla".
Poco dopo, mentre i tre fanno colazione con gli altri dipendenti, nella piccola mensa risuona l'ululato di un allarme. Seccato, e senza posare la sua tazza di caffè, Dur si collega alle telecamere perimetrali. Le prime non mostrano altro che gli accessi a Elysium, deserti come al solito. Quelle che puntano verso la fattoria ed i pascoli, invece, inquadrano una trentina di pirati che, dopo aver aperto i portelloni dell'hangar, stanno entrando nella cupola.
"Abbiamo delle visite" commenta in tono neutro.
"Sì! Un allarme intrusi!" si entusiasma Fisk, balzando in piedi e rischiando di rovesciare il tavolo. "Possiamo provare i nostri regali!" urla lanciandosi verso l'uscita.
"Da dove arrivano? Quanti sono?" chiede Mark che, tra un boccone di pancetta e l'altro, sta caricando la mitraglietta nuova. Nella mensa, intanto, si è diffusa una certa agitazione e la maggior parte dei presenti, spaventati, corre a rifugiarsi negli uffici del secondo piano.
"Tanti. Hanno sfondato l'hangar e si stanno dirigendo verso le stalle. Faremmo meglio ad andare con Fisk" risponde Dur, indicando il corridoio da dove provengono le urla esaltate del solitario.
Penny cammina lentamente lungo il corridoio, asciugandosi i capelli ancora bagnati e strofinandosi di tanto in tanto il corpo avvolto nell'accappatoio. Quando Fisk compare all'improvviso davanti a lei a torso nudo, mitraglietta in mano ed espressione estasiata sul volto, si ferma interdetta. Il solitario, senza degnarla di uno sguardo, apre la porta e osserva il grande pascolo che si estende all'esterno.
"Fisk, che succede?" chiede a mezza voce, poi si accorge che anche Dur e Killex hanno raggiunto l'ingresso. "Ragazzi? Dove state andando? Ho appena finito la doccia, spero non vogliate farmi uscire! Non voglio insozzarmi di nuovo!"
Mark si avvicina, le cinge le spalle con un braccio, la accompagna dolcemente fuori dalla porta, infine alza l'indice e la invita a guardare verso est. Dall'altra parte della cupola l'avanguardia dei pirati ha ormai raggiunto le stalle; altri, urlando frasi incomprensibili, stanno arrivando a cavallo di trike arrugginite decorate con orribili teschi rossi dipinti sui serbatoi. Penny sbatte le palpebre, incapace di realizzare quanto le si para dinanzi agli occhi. Poi un sibilo e, d'un tratto, l'ala sinistra dell'edificio principale della Milkyway esplode in mille pezzi. Schegge del razzo, pezzi di metallo e tubi divelti saettano in tutte le direzioni, costringendo il gruppo a gettarsi a terra.
Dopo sei secondi esatti, un trillo risuona nella sua scatola cranica. Mark si guarda intorno, spaesato, poi nota nell'angolo del suo campo visivo un piccolo pallino rosso, contornato di azzurro come ogni altro elemento dell'interfaccia HyperReal. Qualcuno sta suonando alla sua porta.
Infastidito si alza e, ancora in maglietta e boxer, esce in corridoio per raggiungere l'ingresso del basso edificio, casa e sede lavorativa dei pochi dipendenti della Milkyway. Gli uffici, visibili attraverso le pareti vetrate, sono ancora deserti. Fuori dalla porta ci sono dei pacchi con sopra una busta; Killex la prende e ne strappa un lato con i denti. All'interno un semplice cartoncino, su cui è stato impresso un bacio stampato con un rossetto color porpora. L'intestazione dice "L'antro di Clora", null'altro. Incuriosito, Mark apre il primo pacco.
"Ehi! É arrivato Babbo Natale!" esclama sollevando una mitraglietta.
Fisk e Dur lo raggiungono e, trepidanti, aprono gli altri pacchi: altre due mitragliette con dei caricatori, più una pistola.
"Chi dobbiamo ringraziare per questi regali, secondo voi?" chiede Fisk.
"La piccola Janine, suppongo" risponde Dur, inserendo il nome stampato sul biglietto nel motore di ricerca della rete HyperReal.
"Quello che pensavo anche io. Dopo il lavoro dovremmo andare a trovarla".
Poco dopo, mentre i tre fanno colazione con gli altri dipendenti, nella piccola mensa risuona l'ululato di un allarme. Seccato, e senza posare la sua tazza di caffè, Dur si collega alle telecamere perimetrali. Le prime non mostrano altro che gli accessi a Elysium, deserti come al solito. Quelle che puntano verso la fattoria ed i pascoli, invece, inquadrano una trentina di pirati che, dopo aver aperto i portelloni dell'hangar, stanno entrando nella cupola.
"Abbiamo delle visite" commenta in tono neutro.
"Sì! Un allarme intrusi!" si entusiasma Fisk, balzando in piedi e rischiando di rovesciare il tavolo. "Possiamo provare i nostri regali!" urla lanciandosi verso l'uscita.
"Da dove arrivano? Quanti sono?" chiede Mark che, tra un boccone di pancetta e l'altro, sta caricando la mitraglietta nuova. Nella mensa, intanto, si è diffusa una certa agitazione e la maggior parte dei presenti, spaventati, corre a rifugiarsi negli uffici del secondo piano.
"Tanti. Hanno sfondato l'hangar e si stanno dirigendo verso le stalle. Faremmo meglio ad andare con Fisk" risponde Dur, indicando il corridoio da dove provengono le urla esaltate del solitario.
Penny cammina lentamente lungo il corridoio, asciugandosi i capelli ancora bagnati e strofinandosi di tanto in tanto il corpo avvolto nell'accappatoio. Quando Fisk compare all'improvviso davanti a lei a torso nudo, mitraglietta in mano ed espressione estasiata sul volto, si ferma interdetta. Il solitario, senza degnarla di uno sguardo, apre la porta e osserva il grande pascolo che si estende all'esterno.
"Fisk, che succede?" chiede a mezza voce, poi si accorge che anche Dur e Killex hanno raggiunto l'ingresso. "Ragazzi? Dove state andando? Ho appena finito la doccia, spero non vogliate farmi uscire! Non voglio insozzarmi di nuovo!"
Mark si avvicina, le cinge le spalle con un braccio, la accompagna dolcemente fuori dalla porta, infine alza l'indice e la invita a guardare verso est. Dall'altra parte della cupola l'avanguardia dei pirati ha ormai raggiunto le stalle; altri, urlando frasi incomprensibili, stanno arrivando a cavallo di trike arrugginite decorate con orribili teschi rossi dipinti sui serbatoi. Penny sbatte le palpebre, incapace di realizzare quanto le si para dinanzi agli occhi. Poi un sibilo e, d'un tratto, l'ala sinistra dell'edificio principale della Milkyway esplode in mille pezzi. Schegge del razzo, pezzi di metallo e tubi divelti saettano in tutte le direzioni, costringendo il gruppo a gettarsi a terra.
venerdì 6 maggio 2016
008 - Marte è piena di fascisti del cazzo
Lente trascorrono le stagioni alla Milkyway, soprattutto per Killex e Fisk, abituati ad un lavoro ben più movimentato: svegliarsi all'alba ed infilarsi in un vecchio mezzo pressurizzato passando la giornata a consegnare formaggio e metano è davvero deprimente.
Ben lungi dall'essere un'azienda in forte crescita, la Milkyway è una piccola ditta con pochi fondi e male organizzata. Il turnover dei dipendenti è continuo e i dirigenti appaiono svogliati. L'unica distrazione per i due solitari sono gli sporadici attacchi dei Pirati al convoglio delle consegne. I Pirati di Marte sono delle bande di predoni che vivono fuori dalle cupole di Elysium. Sono male addestrati e mal equipaggiati, ma impressionanti a causa dei pigmenti con cui si ricoprono il corpo per proteggersi dall'atmosfera marziana e delle facce deformate dai vecchi respiratori.
Dur si occupa del reparto produzione metano e fertilizzante e maledice ogni giorno di aver scelto di lavorare alla Milkyway.
Penny se la cava bene, diventando testimonial della ditta: la foto dove, di profilo, riceve sul viso uno schizzo di latte, sotto la scritta "allattatevi!" è un grande successo. Viene promossa rapidamente a quadro corporativo e prende il comando del settore marketing, non disdegnando di farsi fotografare mentre fa il bagno nel latte.
E' notte su Marte, e tutti dormono. Passeggiando lungo il perimetro della cupola, Fisk osserva in lontananza i grattacieli di Elysium che si illuminano ad intermittenza. Le cupole traslucide che coprono la metropoli danno quasi l'idea che la città sia sotto delle immense bolle d'acqua. Cammina con le mani ficcate in tasca masticando con nervosismo il mozzicone del sigaro ormai spento, l'aria imbronciata per la quale ormai è diventato famoso alla Milkyway non lo abbandona nemmeno quando è solo.
"Odio questo posto. Odio questo posto e questo. Cazzo. Di. Lavoro. Di. Merda!" grugnisce a mezza voce, intervallando ogni parola ad un calcio ad una zolla di terra. Sull'onda del malumore solleva un braccio e fa per vibrare un colpo alla parete della cupola ma reprime l'istinto. Già pensa, Ci mancherebbe solo una decompressione esplosiva. Abbassa il pungo metallico ed attiva il dito accendino per riaccendersi il sigaro.
Si lascia cadere di peso sul terreno e si distende nell'erba a guardare le stelle, riflettendo ancora una volta su quanto le cose siano andate a rotoli dopo quella che tutti i sopravvissuti chiamano la Caduta. Da ormai due anni lavora come fattorino alla Milkyway, facendo consegne di latte e prodotti lavorati industrialmente.
Sbattuto a consegnare latte e merendine! pensa. Dopo non ricordo più quanti anni di lavoro come Solitario, adesso mi ritrovo ad essere un merdoso fattorino che consegna il latte in giro per Elysium! Ma si può essere più sfigati di così?!
Aspira con veemenza il fumo per poi soffiarlo fuori. Sbuffando ripensa a tutte le consegne fatte ed all'incremento di profitti che, stranamente, la corporazione ha ottenuto da quando lui e gli altri sono arrivati. Eppure, nonostante l'aumento degli utili, non hanno ottenuto nemmeno una gratifica in busta paga. Sono stronzi sia quei parrucconi al comando che quelli inetti dei suoi colleghi.
"Ci credo che dopo sei mesi tutti se ne vanno da qui!" dice fra sé e sé. "Non riescono nemmeno a fare un lavoro decente". Senza accorgersene, un sorriso spunta sul suo volto; ripensa a quel paio di occasioni in cui il furgone delle consegne è stato fermato per una rapina. "Bei momenti quelli", sospira sbuffando fumo, anche se dopo quelle occasioni lui e Killex sono stati rimproverati per aver ammaccato il mezzo aziendale. A nulla sono valse le sue più sentite scuse e, ripensandoci, addurre i danni alle teste troppo dure dei rapinatori non ha migliorato la sua valutazione psicologica.
"Odio Marte" sibila smorzando la cenere del sigaro sull'erba. "Ti giudicano per qualsiasi cosa. Libertà di espressione in tutte le sue forme come sulla Terra? Bah! Che cumulo di stronzate".
Da quando è arrivato è stato guardato male fin dall'inizio. Solo perché è una testa più alto degli altri, ha due braccia bioniche prostetiche, un passato da assassino, un profilo psicologico discutibile ed un look fuori moda, la gente si permette di giudicarlo.
Sbuffando Fisk si rimette in piedi, si sistema i pantaloni, schiaccia quel che resta del sigaro sotto il tallone, sputa per terra in direzione di Elysium e sentenzia roco: "Marte è piena di fascisti del cazzo".
martedì 3 maggio 2016
007 - the milkyway of doing things
Il maggiore e i suoi uomini accompagnano i Sopravvissuti all'ufficio di collocamento, in una piccola cupola appena fuori dalla città. Dietro una scrivania di plastica bianca, completamente vuota, siede una ragazza piccola e paffuta con una selva di capelli rossi e ricci che accoglie Lagen con un gran sorriso.
"Buongiorno, maggiore!"
"Salve mia cara. Ti ho portato un'infornata di Sopravvissuti ancora caldi..."
La ragazza si rivolge al gruppo senza smettere di sorridere. "Buongiorno, signori, mettetevi pure comodi. Come forse sapete, per essere cittadini di Elysium bisogna avere un contratto di lavoro, e io sono qui per trovare quello più adatto a voi. Posso avere le vostre specifiche? Siamo riusciti a salvare alcuni database terrestri e forse abbiamo qualcosa su di voi".
"Ehm, Mark Killex, InfoCorp, matricola 237159".
Le dita della donna battono sulla superficie liscia della scrivania come su una tastiera. "Ok, ho qualcosa nell'archivio. Le sue attitudini sono al combattimento, quindi?"
"Combatto, guido, piloto. Sono un ottimo cecchino e una volta ho abbattuto un elicottero".
"Non abbiamo molti elicotteri da queste parti, ma sono sicura che troverà qualcosa da abbattere anche qui. Lei è?"
"Abdurrahman El Hachmi, InfoCorp, matricola 783608".
"Su di lei ho solo una cartella con archiviati un sacco di filmati pornografici" dice la rossa, scuotendo i riccioli. "Va bene, faremo un nuovo file. Specifiche?"
"Sono un tecnico, meccanico ed elettronico, e me la cavo con le armi da fuoco. Mi occupo anche di rete e di telecomunicazioni".
"Ottimo, abbiamo bisogno di tecnici. E lei, signore?"
"C.W. Fisk, InfoCorp, matricola 272882".
"Ehm, signor Fisk, vedo che lei ha una cartella psichiatrica non proprio pulita... Ma del resto, come si diceva sulla Terra, chi è senza peccato... Diciamo che questo documento non è mai arrivato, ok? La signora?"
Segue un imbarazzante silenzio.
"Signora? Signora chi?" domanda infine Penny sbattendo le palpebre. Dietro di lei Mark fa il gesto di tagliarsi la gola.
"Ma dico a lei!" insiste la ragazza, indicandola.
"Mi ha chiamato signora!" si indigna Penny, voltandosi. "Mark, dimmi la verità: ho forse l'aspetto di una signora?"
"Certo che no, Penny! Lo sai che dimostri al massimo diciotto anni..."
"Allora perché mi avrebbe detto qualcosa del genere? La criostasi mi ha invecchiata molto?"
"Assolutamente no. E poi sono sicuro che la signorina non voleva offenderti, ti ha chiamato signora perché dice così a tutte..."
"Ma sta scherzando?" domanda perplessa la rossa. Dur e Fisk sospirano in risposta.
"Da brava, Penny, dai le tue specifiche".
"PennyLane Clarke, InfoCorp, matricola 787295" sospira lei, contrita.
"Oh, interessante, molto interessante... Dunque: dirigente corporativo, mi dicono. Facciamo addetta alle relazioni pubbliche, va bene?"
Dopo aver registrato anche Mendoza e Kolev, l'impiegata ticchetta per un po' sulla scrivania con aria concentrata. "Voi cinque, cosa ne direste di un contratto con la Milkyway?" chiede infine. "Sareste due fattorini ed addetti alla sicurezza, due tecnici per la manutenzione degli impianti ed un'addetta alle pubbliche relazioni".
"Vorremmo vedere il contratto, prima" chiede Dur, per nulla convinto.
"Ve lo invio subito".
Nel campo visivo dei Sopravvissuti appare un'icona verde a forma di busta: selezionandola si vede scorrere il testo del contratto di assunzione, in belle lettere gotiche.
"La Milkyway è una piccola azienda in forte crescita" spiega la rossa in tono professionale, allungando a Dur un tablet. "Si occupa della produzione di ossigeno, carne, latte e derivati. Questo è il suo sito".
Sullo schermo l'immagine di una mucca stilizzata su fondo bianco e lo slogan Aria, carne, latte. The Milkyway of doing things.
"Che bello, mi piacciono le mucche: sono così dolci!" commenta Penny, sporgendosi sopra la spalla di Dur per osservare il tablet.
"Tu non hai mai visto una mucca in vita tua, vero Penny?" chiede Mark. "Le mucche sono solo bistecche che camminano".
"Ma sono buone. E nel caso uno si senta giù può sempre frollarle un pochino" si intromette Fisk. "Per me il lavoro è okay".
Dur entra nel sito dell'azienda ed osserva le foto: verdi prati dolcemente ondulati nel sole, fieno e fiori e piccoli corsi d'acqua cristallina. Davvero, poteva andarci moooolto peggio...