lunedì 28 maggio 2018
Dopo aver teso una trappola, è importante scegliere l'esca in modo che sia irresistibile. Killex, Fisk e Samantha Rowling aspettano, pazientemente schierati, guardando la parete con i dipinti. Sono, ciascuno a suo modo, tre cacciatori di provata esperienza e, pur essendo vigili e pronti, la tensione tra loro è minima.
“Una donna notevole, la nostra ospite: capita raramente di trovare un senso artistico così raffinato unito al genio per gli affari…” attacca Fisk a voce un po' troppo alta, scorgendo finalmente, con la coda dell'occhio, Emma Kincaid che entra nel salone
“Per quanto riguarda il gusto artistico mi devo fidare di lei, dottor Fisher, ma quanto al resto… Le quotazioni del TraumaTeam sono salite del dodici percento negli ultimi tre mesi e, sia detto tra noi, credo continuerà così perché sono riusciti ad accaparrarsi anche quest'anno le forniture migliori e…” si affretta ad aggiungere Killex, ed ecco che, in anticipo sulla loro previsioni, la preda fiuta l'esca:
“Ho sentito che le piace la mia collezione signor Fisher… o dovrei dire dottor Fisher?” commenta Emma Kincaid arrivando alle loro spalle e scrutando attentamente Fisk. La sua voce è strascicata ed impersonale come sempre, ma negli occhi le brilla un lampo di curiosità un po' ironica.
“Sono solamente un dottore in storia dell'arte, signorina Kincaid, ma proprio per questo non posso smettere di ammirare i suoi dipinti”
“Mi fa molto piacere che li apprezzi: li ho scelti io stessa”
“Mi stavo appunto permettendo di spiegare a Samantha Rowling ed al mio collega che, a partire dall'iconografia dell'antico Egitto, l'occhio simboleggia la visione ultraterrena… Si è ispirata a questa simbologia – o forse a quella massonica che…”
“Lei mi considera più istruita di quanto io non sia, dottor Fisher: non so nulla di iconografia. Mi limito ad essere affascinata da questo organo – così puro e così fragile – attraverso cui s'intravvede l'anima umana”
Samantha Rowling lancia a Killex un'occhiata divertita:
“In effetti gli occhi sono lo specchio dell'anima. Questo lascia supporre che lei abbia l'anima di silicio…” gli sussurra. Emma Kincaid intanto non toglie gli occhi di dosso a Fisk: nel suo viso candido ed immobile, il movimento delle palpebre ed una piccola contrazione del sopracciglio destro sembrano essere l'unica modalità espressiva. Nemmeno quando era all'università, davanti ai professori più arroganti, si è sentito sottoposto ad un esame così sfacciato: quello sguardo lo fa sentire un oggetto in vendita in un grande magazzino. Fisk comincia a sentirsi a disagio, soprattutto perché non può abbassare gli occhi, né – quanto gli piacerebbe – rispondere a tono a quello sguardo. Per fortuna Killex afferra la situazione e sfiora discretamente il gomito del capitano.
“Perdonatemi se riporto la conversazione su temi più meschini, ma sono molto curiosa di sapere quando questo prototipo sarà disponibile sul mercato” si intromette Samantha Rowling indicando la teca con il congegno della BioSolutions “Uno strumento del genere sarebbe utilissimo nel mio lavoro”
“Il prodotto dovrebbe essere lanciato entro l'autunno, ma dubito che la OCP potrà permettersi di acquistarne uno” ribatte Emma Kincaid con sussiego. Il capitano inghiotte l'offesa con un sorriso di società e risponde in tono più tagliente del necessario:
“Le sarei comunque grata se mi desse qualche informazione in più al riguardo – e se magari mi mostrasse come funziona: in caso prenderemo in considerazione di chiedere un finanziamento”. Emma Kincaid si concede un breve sospiro, poi sfiora con l'indice la facciata superiore della teca che si ritrae e poi si apre con uno scatto:
“Questo prototipo ha delle fotocamere ad altissima risoluzione: la scansione dell'occhio viene elaborata da un piccolo processore e può essere riproiettata in qualsiasi momento”
“Le dispiace se lo provo?”
“Credo di no: è progettato per essere usato anche da un bambino”. Samantha Rowling prende il dispositivo con delicatezza e lo studia per qualche istante, prima di inquadrare da vicino l'occhio destro di Fisk:
“Un sorriso per favore…”
Sul congegno si accende una lucina arancione ad indicare il caricamento dei dati: quando la spia diventa verde, il capitano preme un piccolo pulsante sul lato ed ecco che lo schermo si illumina e riproietta nell'aria un'immagine tridimensionale del bulbo oculare di Fisk.
“Impressionante” commenta Killex sporgendosi in avanti per guardare meglio
“Vuole fare una prova anche…” chiede Samantha Rowling, poi sorride imbarazzata – come se scoprisse solo ora che Mark ha, al posto degli occhi, due sofisticate protesi di silicio “Va bene, vorrà dire che proverò con la signorina Kincaid. Permette?”
Lei non sembra per nulla entusiasta, ma annuisce e si lascia fotografare. Ai cacciatori è concesso di ammirare per qualche secondo il loro trofeo sferico e violetto, riproiettato nell'aria, prima che Emma Kincaid spenga il dispositivo e lo rimetta nella teca.
Penny siede tutta sola, su una poltroncina di ferro battuto, sotto il portico illuminato della Manuia Mansion, in modo da essere ben visibile dal corridoio e dal salone. La brezza tiepida della notte estiva ed i suoni sommessi ed esotici che provengono dal giardino rendono piuttosto piacevole il suo ruolo di specchietto per allodole: si tratta soltanto di attirare l'attenzione della padrona di casa e di tenerla occupata per un poco, lasciando Killex e Fisk liberi di muoversi. Sui vialetti di ghiaia rischiarati da faretti led girano discrete, ad intervalli regolari, alcune guardie in armatura che non possono non averla notata: Penny aspetta tranquillamente fino a quando, mescolato ai gorgheggi degli usignoli ed al gracidare lontano nel folto del parco, sente avvicinarsi il rumore secco e cadenzato di passi lungo il porticato.
“Miss Cazares, giusto?”
Penny si volta con studiata lentezza:
“Oh, signorina Kincaid! È stata veramente gentile ad invitarmi questa sera e mi scuso se non sono stata di compagnia. Avrei voluto davvero parlare con lei di quell'affare, ma purtroppo mi è esplosa una terribile emicrania” confida alla sua ospite con un sorriso imbarazzato ed una vocina dolente. Emma Kincaid siede accanto a Penny, che non può fare a meno di ammirarne i gesti, gli abiti, il profumo: senza essere bella, emana un fascino prepotente, che mette quasi soggezione. La sua pelle ha quel pallore uniforme ed aristocratico che non può essere riprodotto da nessun trucco, ed è evidente che nessuna forza esterna può scalfirla. Emma Kincaid è troppo ricca e troppo potente per avere paura di qualcosa, e probabilmente persino il nemico peggiore di qualsiasi donna – il tempo – nel suo caso è stato irrevocabilmente sconfitto.
“Mia povera cara… Soffre spesso di emicrania?”
“Oh, un paio di volte al mese. Purtroppo mi hanno detto che non ci sono cure definitive, così mi limito a sopportarlo…”. Emma Kincaid annuisce con aria comprensiva, poi si sfiora la parte interna del polso sinistro, rivelando una piccola tasca subdermale:
“Prenda questa e vedrà che si sentirà subito meglio” dice allungandole una pastiglietta bianca. Da qualche recesso della sua infanzia privilegiata e solitaria, Penny sente la voce della Tata che le spiega perché non deve accettare nulla – meno che mai caramelle – da chi non conosce bene. In realtà ha sempre ignorato quel consiglio, accettando spensieratamente – soprattutto dall'adolescenza in poi –caramelle di diversi colori e prezzi anche da perfetti sconosciuti – soprattutto uomini. In questa situazione, tuttavia, persino lei si sente a disagio. Ma Emma Kincaid continua a porgerle la pastiglia ed a Penny non viene in mente nessuna scusa garbata per rifiutarla:
“Posso chiederle di che farmaco si tratta?”
“Un antidolorifico di nuova concezione, che è probabilmente quello definitivo, non avendo né interazioni né effetti collaterali. Per il momento è un brevetto esclusivo che riserviamo ai nostri clienti «gold». Lei non ha un abbonamento «gold», vero? Bene, provi questa meraviglia e poi mi dirà che cosa ne pensa…”. Penny sorride ed inghiotte la pastiglia.
“Allora la ringrazio”.
“Allora Fisk: tu adesso dai spettacolo, e vedi di distrarre tutti i presenti. Io e il capitano, nel frattempo, prendiamo quel coso e diamo un'occhiata alle due porte che si aprono solo con la retina della Kincaid. Ho fatto un giro, prima che arrivaste, le porte che ci interessano sono quella sull'ingresso e l'ultima in fondo al corridoio: le altre funzionano anche con l'impronta digitale del personale. Probabilmente ce la caveremo in una decina di minuti…”
venerdì 25 maggio 2018
141 - alla Manuia Mansion
Il velivolo della della RoadSpeederLP – agile e discreto come un grosso insetto meccanico – si inclina leggermente in avanti prima di alzarsi su Central Park, prendendo velocità. Il paesaggio sottostante perde rapidamente consistenza, rimpicciolendosi, fino a ridursi ad una macchia scura circondata da lucine scintillanti. Nella cabina – sei sedili di pelle bianca, impianto audio-video e frigobar – Samantha Rowling sfila con un sospiro le belle scarpe dorate:
“Come pensate di muovervi?” chiede chinandosi per accarezzare le sue caviglie bianche, irrigidite dai tacchi alti.
“Non sapevamo che saremmo stati invitati alla Manuia Mansion” risponde Fisk, studiando il contenuto del frigobar “Dovremo improvvisare…”
“Non credo che troveremo prove in bella mostra. Fisk, tu hai più esperienza di me: come si fa a convincere un assassino a confessare?” chiede Penny
“Potremmo puntare sul suo orgoglio. Attribuiamo a qualcun altro i «meriti» del killer e la spingiamo a fare un passo falso” propone il solitario, aprendo una confezione di manzo essiccato “Nei film funziona”
“Una confessione non sarebbe comunque sufficiente: in tribunale le confessioni vengono ormai considerate come prove circostanziali. Si dà per scontato che siano estorte con la tortura” commenta Samantha Rowling lanciando a Fisk un'occhiata di traverso
“Lei si sbaglia: non sono io il torturatore della squadra, capitano” ghigna lui a bocca piena
“Colluso con la malavita, bugiardo patologico e anche sadico… C'è qualcos'altro che dovrei sapere sul vostro collega? Cosa fa nel tempo libero? Gestisce una tratta di prostitute minorenni?”
“Lei non dovrebbe parlare così di Mark!” si indigna Penny “È un uomo onesto, leale e molto dolce…”
“Dolce” ripete Samantha Rowling, incredula e sarcastica, sollevando le sopracciglia
“Esattamente. È quel genere di amante capace di stringerti mentre dorme. In realtà è rimasto un ragazzo bisognoso di affetto, e non le permetto di calunniarlo…”
“Ehm, miss Penny, credo che siamo arrivati” si intromette Fisk, metà imbarazzato e metà divertito dal fatto che proprio Penny difenda i sentimenti del suo amico. Il loro velivolo sta volteggiando, con una mezza dozzina di suoi simili, in larghi cerchi sopra una piccola pista, ai margini di un parco lussureggiante. I tre passeggeri si sporgono a guardare: il parco sorge sul tetto di un colossale grattacielo privato – circa milleduecento metri di acciaio, vetro e cemento – ed è attraversato da vialetti di ghiaia ed allietato da fontane con elaborati giochi d'acqua. Bianca e illuminata nell'ombra del giardino, sorge la Manuia Mansion, con il suo lussuoso porticato ed il tetto piano a terrazza panoramica.
Killex passa attraverso un body scanner, consegna il suo invito ad una guardia (che indossa l'ultimo modello di armatura urbana Arasaka – quarantaduemila eurodollari nel modello base price, sul catalogo 2042) e viene ammesso in un ingresso pavimentato di bianco. Di fronte a lui, sulla sinistra, c'è una porta blindata di vetro opacizzato, mentre alla sua destra si apre un corridoio, la cui parete esterna è una lunga finestra che dà sul portico. Ava Hohmann gli poggia sorridendo una mano sul braccio e lo guida lungo il corridoio, verso la musica ed il brusio degli ospiti, mormorandogli qualcosa con voce languida. Killex non capisce le sue parole perché si è fermato a fissare, con un brivido di inquietudine, le immagini appese alla parete: sono ingrandimenti fotografici, ad altissima risoluzione, di occhi umani; e ce n'è uno in particolare - grigio azzurro ed ombreggiato da lunghe ciglia paglierine – che lui è sicuro di conoscere. Il sopracciglio è un arco sottile sulla pelle candida, e si riconosce un piccolo neo sul margine esterno della palpebra superiore: Mark osserva ancora l'immagine e nota che sul bordo è stampata la didascalia “InfoCorp”. Andrea! Perchè c'è una fotografia di Andrea alla Manuia Mansion? Emma Kincaid tiene esposto un catalogo delle sue future vittime? Killex comincia frettolosamente a digitare un messaggio a Fisk, ma viene interrotto da un'esclamazione soffocata e da uno schiaffetto sulla mano:
“Ma cosa stai facendo?” sibila Ava “Usare i dispositivi per l'HyperReality in un posto come questo è il massimo della maleducazione!”
Penny, Fisk e Samantha Rowling entrano in un salone che si apre a metà del corridoio: è una stanza enorme, organizzata su due livelli, ed arredata in stile decisamente minimal chic. Ci sono bassi e sinuosi divani in pelle bianca, disposti a formare dei salottini intorno ad uno spazio vuoto centrale e c'è, sul fondo, oltre quattro gradini, un banco immacolato con due barman in completo scuro: e questo è tutto. La musica e le luci sono basse, e gli invitati – evidentemente degli habitué - bevono e chiacchierano raccolti in piccoli gruppi. Lungo la parete destra della stanza è allineata una fila di teche di vetro, e ciascuna contiene uno strumento di chirurgia oculistica, dai rudimentali bisturi del XIX secolo ai sofisticati strumenti laser di ultima generazione. Fisk lancia un'occhiata infastidita a questa collezione e poi nota, appese alla parete sopra le teche, le macchie di colore di alcune immagini: sono dipinti in bianco e nero di modelli e modelle, giovani e nudi, ritratti in complicate pose plastiche. I loro occhi, unico elemento a colori delle opere, guardano attentamente lo spettatore. Penny individua Killex intento a raccontare qualcosa ad Ava, nell'angolo accanto al banco del bar: lei ride, scuote i capelli biondi e gli accarezza i bottoni della camicia; lui si volta per un attimo e lancia al suo capo uno sguardo che contiene un'esasperata richiesta di aiuto, subito prima che Ava gli incolli la bocca alla bocca. Penny ricomincia a guardarsi intorno e scopre Emma Kincaid che siede gesticolando su uno dei divani, e sta parlando fitto fitto con Thomas Hohmann: improvvisamente i due si alzano in piedi, si stringono la mano ed escono con aria soddisfatta dalla stanza. Fisk prende sottobraccio Samantha Rowling e comincia ad illustrarle alcune considerazioni generali riguardo il rapporto tra pittura e fotografia: nonostante lei annuisca con aria poco convinta, in una manciata di minuti il solitario raccoglie intorno a sé una dozzina di ascoltatori ammirati. Alza allora il tono della voce e si produce in qualche effetto speciale – battute trite per uno studente d'arte, ma geniali per un pubblico di miopi uomini d'affari – dispensando termini tecnici ed abbondando con gli aggettivi. La chiusa a effetto della sua lezione è seguita da mormorii di approvazione: Fisk si volta verso il suo pubblico per stringere mani e ricevere biglietti da visita.
“Lezione affascinante, dottor Fisher, soprattutto per le citazioni di Van Gogh…”
“È sicuro di non avere con sé un biglietto da visita? Vorrei invitarla a dare un'occhiata alla mia piccola collezione di tele fiamminghe…” chiede una signora di mezz'età, discretamente levigata dalla chirurgia plastica, piantando su Fisk due occhi ardenti.
“Lei si occupa di arte per lavoro, dottor Fisher? Perchè avrei bisogno di una sua consulenza professionale: ho ereditato dal mio povero padre una collezione di dipinti che non ho ancora avuto il tempo di far valutare…”
Killex, che si è allontanato con un pretesto, raggiunge Samantha Rowling, ancora circondata dal pubblico di Fisk:
“Allora, è così che lavorate?” sussurra lei, ironica “Almeno il suo collega è un oratore affascinante, non un banale seduttore di ereditiere…”
“Maledizione Samantha, la faccenda è seria! Hai visto anche tu che genere di ossessione svela l'arredamento di questo posto… Se solo riuscissi a trovare una scusa per liberarmi elegantemente di quella ragazzina…”
“Vuole davvero farsi scaricare da Ava Hohmann?” chiede il capitano con un largo sorriso “Non si preoccupi, ci penso io”. Killex rimane a guardare Samantha Rowling che raggiunge il bar, ordina qualcosa ed attira l'attenzione di Ava. Le due donne confabulano per qualche minuto, poi Ava poggia una mano sulla spalla del capitano e si fa preparare ridendo un drink.
“Scanner e riproduttore olografico retinico. Prototipo. BioSolutions 2042” legge Penny su un piccolo aggeggio simile ad uno smartphone di inizio secolo.
“Interessante, vero?” chiede Killex alle sue spalle “Praticamente tutte le porte di questa casa funzionano con una scansione della retina della Kincaid…”
“Oh, ciao! Hai un po' di tempo per il nostro lavoro adesso?” risponde lei sorridendo
“Dovremo convincere la nostra ospite a mostrarci il funzionamento di questo prototipo. Poi tu potresti distrarla mentre io e Fisk lo usiamo per dare un'occhiata in giro…”.
martedì 22 maggio 2018
140 - giocare bene le proprie carte
“Carlton Fisher! Che bello incontrarti qui!” strilla Penny arrivando alle spalle del solitario. La conversazione al tavolo tace improvvisamente, e le teste si girano a guardarla: lei schiocca due baci sonori sulle guance perplesse di Fisk, poi si volta sorridendo verso gli altri commensali e cinguetta “Oh! Ma vi ho interrotti! Scusatemi, signori, mi scusi soprattutto lei, signorina Kincaid. Cena deliziosa, se posso dirlo, e per una così nobile causa…”
Emma Kincaid la fissa freddamente, mentre Fisk si affretta a balbettare:
“Miss Kincaid, mi permetta di presentarle Penelope Cazares. È nel nostro consiglio di amministrazione”. Sedutasi di traverso sulle ginocchia di Fisk, Penny si sporge con disinvoltura sopra la tavola, tendendo la mano all'amministratrice delegata del TraumaTeam:
“È un onore conoscerla, ed un'occasione eccezionale per l'azienda che rappresento…”
“Ecco, perché non ci spiega di che impresa si tratta?” chiede Emma Kincaid, ignorando la mano ed alzando un sopracciglio “Il signor Fisher, qui, ne ha fatto un gran mistero…”
Incuriositi, divertiti o forse solo troppo educati per mostrare il loro imbarazzo, i commensali continuano a tacere. Samantha Rowling sorride di un sorriso un po' tirato, mentre la voce di Penny squilla garrula:
“Fisher!” lo rimprovera, dandogli un colpetto sulla spalla, poi spiega: “La BetaLab si occupa di ricerca genomica. Non dovrei dare anticipazioni, ma siamo sul punto di lanciare un siero per la diagnostica e la cura di alcune malattie invalidanti a base…”
“Cioè state cercando di entrare nel mercato della E.G.O. Inc”
“Oh, mi permetta di farle notare che quel siero ha buone potenzialità diagnostiche, ma per quanto riguarda la cura è sicuramente migliorabile… Senza contare che il prezzo…”
“Abbiamo testato quel siero su un campione di volontari” annuisce Emma Kincaid che comincia ad incuriosirsi “E posso assicurarle che è un buon prodotto, anche se oggettivamente il costo è alto. Voi quando contate di entrare nel mercato? E a che prezzo?”
“Ufficialmente, intende? Perchè credo che un'anteprima potrebbe interessarle…” sorride Penny allusiva “Per quanto riguarda il prezzo, dipenderà dagli ordinativi e dagli accordi commerciali che potremo stringere: puntiamo comunque ad una cifra inferiore a duemila eurodollari a dose…”
“Interessante…” commenta Emma Kincaid frugando nella sua borsetta e porgendole tre cartoncini neri stampati di bianco “Ne dia uno al signor Fisher ed alla signorina Rowling”.
“Interessante…” commenta Emma Kincaid frugando nella sua borsetta e porgendole tre cartoncini neri stampati di bianco “Ne dia uno al signor Fisher ed alla signorina Rowling”.
“Si può sapere cosa trovi di tanto interessante nel tavolo della Kincaid?” sussurra Ava Hohmann a Killex, sfiorandogli l'orecchio con le labbra e premendogli i seni contro la spalla.
“Ehm, scusa: sto solo cercando di capire se i miei colleghi riusciranno a farsi invitare al party…”
Lei scuote i capelli con aria di sufficienza, poi si volta verso suo padre – che sta discutendo di titoli azionari con Peter Henriksen – e lo interrompe:
“Papà, abbiamo già ricevuto il solito biglietto d'invito?”
“Naturalmente tesoro, perché?”
“Uhm, temo che dovrai scusarmi con la signorina Kincaid, allora. Io ho altri programmi”.
Thomas Hohmann fissa il solitario con sussiego: più che apertamente ostili, i suoi occhi sembrano divertiti dalla situazione imbarazzante in cui sua figlia ha messo Killex.
“Ehm, Ava… Rifiutare un invito così gentile sarebbe una scortesia. Se vuoi, però, ti accompagnerò volentieri al party”
Lei prende un'espressione imbronciata mentre, sotto il tavolo, la sua mano risale lungo la coscia di Mark. Per fortuna il suo lavoro lo ha addestrato a mantenere un certo sangue freddo, anche sotto il fuoco incrociato.
“Mi permetto la sfacciataggine di chiederle, signor Hohmann, di mettere una buona parola per me con la nostra ospite” sorride umilmente Killex, bloccando il polso di Ava “Sarebbe per me un'ottima occasione per parlare con lei di qualche affare, e, soprattutto, per chiederle il permesso di offrire, una di queste sere, una cena alla sua incantevole figlia”. Thomas Hohmann sembra favorevolmente colpito: si alza sistemandosi i risvolti della giacca e dice, allontanandosi:
“Vado a chiedere ad Emma se un ospite in più è un problema per lei”
Killex sente sciogliersi la tensione che gli contraeva i muscoli e sorride ad Ava, che lo guarda ancora imbronciata:
“Credevo che avremmo potuto stare un po' soli. Non ho nessuna intenzione di sorbirmi altre quattro ore di questo mortorio” si lamenta, sfilando con un gesto indispettito il polso dalle dita di Killex e facendo cenno ad un cameriere perché le riempia il calice di vino. Lui si sporge e le posa un rapido, tiepido bacio sulla spalla nuda.
“Non preoccuparti: ti prometto che ci divertiremo…”.
All'asta di beneficenza – una faccenda piuttosto rapida e pacata, in cui vengono offerte con noncuranza cifre favolose – seguono incredibili dessert a base di frutta fresca, accompagnati da vini dolci piuttosto forti. L'atmosfera si fa più rilassata, le conversazioni prendono un tono frivolo e le risate scoppiano qui e là, alzandosi tra le spirali di fumo dei sigari offerti insieme ai liquori. Killex continua a tenere la mano di Ava sotto il tavolo, sentendo la pressione del polpaccio di lei contro il suo, e si sforza di partecipare alle chiacchiere al suo tavolo, che adesso vertono sul sacrosanto diritto dell'uomo d'affari di svagarsi ogni tanto, e sulle mete non ancora rovinate dal turismo di massa. Lui, per la verità, conosce quasi tutti i migliori hotel dei luoghi che vengono nominati, e soprattutto i loro garage, le uscite secondarie e gli impianti di sicurezza. Ha passato anni in piedi fuori dalle sale riunioni, dalle piscine riscaldate e dai nightclub di mezzo mondo, sempre con una mano sul calcio del suo revolver. Ha visto sfilare boss della mala, ministri stranieri e splendide puttane che non lo hanno degnato di uno sguardo: essere la guardia del corpo di Simon Clarke è stato, in ultima analisi, il lavoro meglio pagato e più desolante che si possa immaginare. Ma lui neanche lo sapeva, prima che arrivasse Penny. Le riflessioni malinconiche di Killex vengono interrotte dall'accomiatarsi dei primi ospiti che escono a gruppetti, ancora parlando e ridendo, dalla sala. Il tempo di vuotare il suo bicchiere, e la stessa Emma Kincaid si alza e raggiunge il portone principale, dove la aspettano le sue guardie del corpo: presto non rimangono che una trentina di invitati, gli eletti ammessi al party esclusivo. Ava Hohmann e suo padre si fanno portare i cappotti ed invitano Killex a seguirli fino all'eliporto. Lui è disorientato: con Penny non è riuscito a scambiare che poche parole – con Fisk nemmeno una – e si chiede come faranno i suoi colleghi a raggiungere la villa di Emma Kincaid, a cui si arriva soltanto per via aerea. È altrettanto preoccupato dal non avere uno straccio di piano e dall'impossibilità di discuterne con Fisk, e magari con Samantha Rowling, prima di ritrovarsi alla Manuia Mansion: non sono certo argomenti di cui discutere via messaggio.
Fisk, Penny e Samantha Rowling camminano lungo la Quinta strada, nella brezza tiepida della notte. Il capitano si rigira tra le dita il cartoncino nero, sul cui retro sono stampate le coordinate della villa di Emma Kincaid, ed infine chiede:
“Dov'è il vostro mezzo? Con questi cazzo di tacchi non credo riuscirò ad arrivare lontano…”
“Il nostro mezzo?” si stupisce Fisk “Io pensavo che lei…”
“Sono una dipendente della OCP, signor Fisk. Credeva davvero che avessi a disposizione un elicottero per i miei spostamenti personali?”
“Ma lei è candidata per…”
“Sono, per l'appunto, una candidata, non il sindaco”
Penny, messa di buon umore dal vino dolce, li guarda ridendo, prima di digitare un numero nell'aria. Andrea risponde al primo squillo:
“Capo, avrei bisogno di un favore…”
“Se vuoi altri soldi ti dico subito che la risposta è no: mi hai già fatto spendere troppo per questa storia”
“Veramente mi servirebbe un elicottero, e senza loghi della ditta: siamo stati invitati a casa di Emma Kincaid, ma non sappiamo come arrivare al nono livello”
“Com'è che voi siete riusciti ad ottenere un invito alla Manuia Mansion?”
“Beh, ho parlato un po' di affari con la signorina Kincaid, in tono molto generico, s'intende…”
“E non hai pensato di far invitare me”. Il tono piatto di Andrea non nasconde, alle orecchie allenate di Penny, una certa gelosia rabbiosa.
“Sono pronta a girarle l'invito immediatamente, se vuole. Ma siamo qui per un'operazione sotto copertura, e…”
“Va bene: inviami le vostre coordinate, mando qualcuno a prendervi”.
venerdì 18 maggio 2018
139 - un sacco di inutili chiacchiere
“Sono l'unico che si sta rompendo i coglioni qui dentro?” chiede Fisk ai due sconosciuti, porgendo il vassoio carico di calici di cristallo. Loro lo guardano: l'uomo con l'occhio sintetico sorride, mentre l'altro – quello che ha i capelli troppo lunghi - prende due bicchieri e se li scola uno dopo l'altro, ciascuno in in sorso.
“La serata è su invito. Lei cosa è venuto a fare?”
“Un favore al mio amministratore delegato: sono le rogne che toccano agli azionisti di minoranza…”
“E dove lavora?”
“E dove lavora?”
“E.G.O. Inc”
“Uhm” risponde l'uomo dai capelli troppo lunghi. Posa i bicchieri e tappetta rapidamente nell'aria “Società in rapida espansione. Si occupano di genomica, buoni clienti” spiega al collega. Questi tende una mano a Fisk:
“Io Joseph Deluca, e lui è Robert Fields, della WoG”. Il solitario non ha nemmeno bisogno di guardare il loro biglietto da visita: la Wrath of God produce le migliori armi da fuoco in circolazione a Nuova New York. Piuttosto costose, ma solide, efficienti e personalizzabili.
“Avete degli ottimi prodotti” si entusiasma “Mi hanno salvato la vita in più di un'occasione!”.
Fields ghigna:
“Cerchiamo di mantenere alti i nostri standard. Perchè non propone al suo amministratore delegato di farci un'offerta per il rinnovo del vostro equipaggiamento? Abbiamo dei prototipi che potrebbe interessarle provare…”
“Lo farò molto volentieri”
“Ecco invece una cliente che non abbiamo e ci piacerebbe avere” borbotta Deluca indicando qualcuno al suo collega con un cenno della testa. Qualcuno è Samantha Rowling che si sta avvicinando, ed è splendida. La donna saluta con un cenno del capo i due produttori di armi e guarda Fisk con uno studiato sorriso di società.
“Scusatemi, signori: spero che avremo modo di incontrarci ancora” dice il solitario, poi raggiunge il capitano Rowling e le offre il braccio:
“È un piacere trovarla qui. Non conosco nessuno e mi stavo proprio annoiando”
“Non ne dubito” risponde lei appoggiando la sua mano bianca sopra il gomito di Fisk “E non creda che per me sia divertente. Ma mi hanno invitata, ed inoltre so cosa siete veniti a fare: il suo collega mi ha informata. A proposito del suo collega: è laggiù e ci sta guardando. Potremmo metterlo un po' in imbarazzo”
“Beh, Killex ha già avuto una brutta giornata, ma nulla ci vieta di rendergliela peggiore se questo le fa piacere…”
Samantha Rowling si sporge verso di lui, gli liscia i risvolti della giacca e sistema il nodo della sua cravatta: la seta della sua gonna – luminosa, verde screziata d'oro – ondeggia contro i pantaloni scuri di Fisk lasciando intravvedere un paio di scarpette dorate dai tacchi sottili.
“Andiamo intanto: le presenterò un po' di persone”.
Penny ha finalmente trovato il suo posto, al tavolo rotondo sulla sinistra del palchetto d'onore: il nome accanto al suo è quello di Killex, e ci sono poi Thomas ed Ava Hohmann (Hohmann Group), Peter Henriksen (banca di credito J&S), Lucyna Czarnecka e Philipp Weiss (ProPharma)… Il cartellino di Fisk non c'è. Penny alza gli occhi allarmata, cercando un cameriere: gli ospiti hanno cominciato ad accomodarsi ed Emma Kincaid, fermandosi di tanto in tanto per salutare qualcuno dei presenti, si sta dirigendo al suo tavolo.
“Mark, chiama un cameriere: manca il posto di Fisk…”
“Non credo sia necessario” risponde lui indicando con un cenno seccato alla sua destra, dove Fisk, un po' impacciato, si sta sedendo accanto a Samantha Rowling, alla tavola delle autorità. Il capitano si sistema una ciocca di capelli sulla fronte, poi guarda in direzione di Killex, con un piccolo sorriso.
“Quella sta flirtando con te. E ci va giù piuttosto pesante” commenta Penny divertita, poi prende la gru di carta posata sul suo piatto e la spiega per leggere il menu.
“Samantha Rowling? Ma se mi odia…”
Lei lo guarda con sufficienza, e sta per aggiungere qualcosa, ma si ferma. Mark sente una mano sfiorargli la spalla: si gira e vede Ava Hohmann accanto ad un uomo di mezza età, elegantemente giovanile e bonariamente annoiato.
“Papà, questo è Mark Killex della E.G.O. Inc: hanno lanciato sul mercato quel siero che…” spiega la ragazza in tono formale, mentre i suoi occhi sorridono a quelli del solitario, di un sorriso piuttosto lascivo. Thomas Hohmann tende una mano linda e quadrata a Killex:
“Piacere di conoscerla, ho sentito meraviglie sul vostro prodotto… E non vuole presentarmi la sua… collega? Fidanzata?”. Mark si sente irrimediabilmente arrossire, ma Penny si fa avanti con il suo miglior sorriso:
“PennyLane Clarke, signor Hohmann. Lavoro anche io alla E.G.O. Inc”
“Clarke? Credo di avere la fortuna di conoscere suo padre. Lei è la figlia di Simon, giusto? È stato un affare piuttosto divertente e piuttosto scabroso di spionaggio industriale…”
“Ho pensato fosse gentile procurarle un posto accanto al mio” dice Samantha Rowling a Fisk, mentre il solitario si affretta a sistemarle la sedia.
“Temo lei abbia fatto un passo troppo lungo, capitano. Mi sta infilando in una situazione pericolosa: spero non sia un modo per prendermi in trappola” sussurra lui piegandosi sopra la sua spalla.
“Oh, non deve preoccuparsi adesso” sorride lei “Ma se non mi trovate una prova per arrestare Emma Kincaid questa sera, allora sì che saranno guai. Guai molto grossi”.
La cena è molto lunga, e molto noiosa. Si susseguono infinite portate di porzioni infinitesimali, principalmente pesce e verdure crudi, con condimenti esotici. Fisk è abbastanza sicuro di non aver mai mangiato una “insalata di salicornia con gamberi bianchi in salsa d'aglio” ed è completamente sicuro che non la mangerà mai più, neanche sotto tortura. La conversazione al suo tavolo verte essenzialmente intorno a persone e luoghi che lui non conosce, ed a somme di denaro tanto alte da sembrare grottesche. Samantha Rowling sembra abbastanza a suo agio e l'ha presentato come Carlton Fisher, il suo accompagnatore: il solitario si sforza di non rimanere tagliato fuori dal complicato dialogo dei suoi commensali, ma deve ammettere che mescolarsi con loro è un'impresa superiore alle sue possibilità. Improvvisamente Emma Kincaid si sporge dal centro del tavolo, fissando su Fisk i suoi incredibili occhi viola, e chiede:
“Mi dica, signor Fisher, lei di cosa si occupa?”
“Ehm, non vale nemmeno la pena di parlarne: sono qui solamente per accompagnare la signorina Rowling e…”
“Carlton ha questo vezzo di mostrarsi modesto” interviene il capitano, ignorando il colpetto di avvertimento che lui le lancia sulle caviglie “In realtà è azionista di una società piuttosto giovane e brillante, che si occupa di genomica: la E…”
“Se c'è qualcuno di veramente brillante qui” la interrompe precipitosamente il solitario “È la signorina Rowling: data la scarsità di mezzi e di personale di cui soffre la OCP, dobbiamo ammettere che i suoi uomini fanno un lavoro eccezionale…”.
Finalmente c'è una pausa tra le portate: Killex, che ha tenuto d'occhio per tutto il tempo il tavolo delle autorità, si alza scostando gentilmente la mano di Ava Hohmann dal suo ginocchio. Penny sta discutendo fitto fitto con Philipp Weiss di spazi pubblicitari sui social media e gli lancia appena un'occhiata, ma lui le fa cenno di alzarsi e di seguirlo. Mentre gli ospiti passeggiano tra i tavoli bevendo sorbetti e chiacchierando, sopra il delicato sottofondo di un quartetto d'archi, i due si fermano in un angolo appartato.
“Dobbiamo riuscire a farci invitare a casa della Kincaid” le ricorda lui “Non credo che Andrea sarà felice se buttiamo nel cesso i suoi soldi…”
“Magari Fisk sta facendo colpo...” butta lì Penny che si sta divertendo molto ed ha bevuto parecchi bicchieri di vino importato
“Penny, per favore! Farti notare è la tua specialità…”
lunedì 14 maggio 2018
138 - mimetizzarsi tra i ricchi
Killex, Fisk e Penny entrano in una sala da ballo larga come una piazza d'armi: il pavimento in marmo, a due colori, riproduce quello che a Fisk ricorda il motivo di qualche salone rinascimentale italiano. Se il solitario avesse il coraggio di alzare gli occhi dalle sue scarpe, si accorgerebbe che anche gli stucchi alle pareti ed il soffitto a volta sono decorati nel medesimo stile; sente invece chiaramente un delicato profumo d'estate entrare dalle portefinestre socchiuse, le cui larghe vetrate si affacciano su Central Park East, facendo ondeggiare i tendaggi di lino. Sul lato sinistro della sala sono apparecchiati con cristallo, argento e fiori freschi una ventina di tavoli rotondi intorno ad una pedana rialzata che ospita i posti d'onore. Ci sono già una cinquantina di invitati raccolti a conversare in piccoli gruppi, e le fiamme delle candele sui lampadari di Boemia fanno scintillare i gioielli e la seta dei vestiti delle signore. Killex si accorge con imbarazzo che il loro ingresso non è passato inosservato - forse i loro abiti sono giusti, ma ci deve essere qualcosa di sbagliato nel portamento o nella voce. Qualche azzimato milionario di mezza età scuote addirittura la testa al loro passaggio, ma gli occhi delle donne sono più benevoli: spalle così larghe e muscoli così compatti non si vedono tutti i giorni all'ottavo livello. Quella che si confonde meglio nell'ambiente è Penny, che ha saggiamente optato per un vestito discreto – una cosa azzurro polvere, liscia, che lascia solo le spalle scoperte. Con i tacchi più bassi del solito ed i capelli artificialmente allungati in una cascata di boccoli scuri, sembra più che mai una ragazzina, e nessuno le dedica altro che un rapido sguardo.
Penny ferma un cameriere ed ordina da bere per tutti poi, con un bicchiere di cristallo in mano, i tre raggiungono il fondo della sala: fuori dalle vetrate, al di là della Quinta Strada, svettano gli aceri e le betulle del parco immersi nel silenzio della notte.
“Conosce qualcuno miss Penny?” chiede Fisk lanciandosi intorno occhiate spaesate
“Beh, lì c'è il sindaco Bloomberg con la moglie. Quella invece è Jing Hsü, la regina dell'acciaio, con l'ultimo grido in fatto di amanti giovani. Il signore con la cravatta bordeaux è William Tovar, immobiliarista: sta parlando con Peter Henriksen, che da quindici anni gestisce la J&S. Uh, ho cenato con lui e mio padre una volta: c'era talmente tanta cocaina quella sera che non sono riuscita a dormire per due giorni… Comunque rilassati Fisk! Non farmi fare brutta figura! Ricordati che sei l'azionista di un azienda di successo e non…”. Penny si interrompe vedendo una giovane bionda che, staccatasi da un gruppetto di uomini e donne alla loro destra, si avvicina loro con passo deciso.
“Mi sto annoiando da morire: non vorresti offrirmi da bere?” chiede la ragazza posando una mano sottile sulla spalla di Killex. Lui la guarda stupito: dimostra al massimo diciannove anni ed è infilata in un vestito lungo, di un bianco scintillante, che lascia scoperta fino al coccige la schiena color miele.
“Volentieri” risponde poi, chiedendosi cosa significhi offrire da bere a qualcuno ad una festa in cui è tutto pagato. La ragazza sorride e fa a Mark un cenno perché la segua, poi si dirige ancheggiando dall'altra parte della sala.
Fisk si sta davvero annoiando a morte. Beve un secondo cocktail e si guarda intorno cercando almeno qualcosa da mangiare, ma i camerieri che girano tra gli invitati reggono solo sconfortanti vassoi carichi di sedano, carote, chayote e pastinaca. C'è anche qualche microtartina al caviale. Probabile costo sul mercato: millecinquecento eurodollari al chilo; potere saziante: zero.
“Mi scusi” si decide a chiedere ad un ragazzo in camicia bianca e cravattino, sul cui petto una targhetta lucida dice “Benjamin” “Non avreste qualcosa di più… ehm… corposo?”
Il cameriere lo squadra con una certa insolenza:
“Mi dispiace, signore: hot dog non ne serviamo”
Penny, che ha intavolato una gentile e vuota conversazione con l'anziano fondatore di una casa di moda, si volta allarmata. Gli fa cenno in direzione di un piccolo gruppo di fotografi che sono stati appena ammessi nella sala e che non desiderano altro che poter documentare l'aggressione ad un cameriere, ma Fisk si limita a stringere gli occhi e replicare in tono mellifluo:
“Grazie mille, Ben. Mi ricorderò di te”.
Lei si chiama Ava Hohmann e, se Killex ricorda bene la miro-incisione sulle braccia sintetiche di Fisk, deve avere qualcosa a che fare con la Hohmann Group, azienda che progetta e produce protesi biomediche all'avanguardia. Sorseggiando un cocktail e guardandolo di sotto in su, bianca contro il bianco di una tenda svolazzante, lo ascolta parlare per qualche minuto della E.G.O. Inc e delle sue promettenti ricerche bioingegneristiche, poi gli posa una mano sul petto e sorride:
“Fai molto esercizio, vedo”
Killex sente il suo profumo ed il tepore di quella mano attraverso la stoffa sottile della camicia. Si interrompe a metà frase:
“Ehm, cerco di tenermi in forma. Il nostro è un mondo di squali…”
“Già. Squali noiosi, purtroppo. Com'è che non ti ho mai visto in giro?”
“Sai, non sono un tipo mondano: sono qui oggi solo per fare un favore al mio amministratore delegato. E tu? Ti annoi spesso a queste feste?”
Ava infila il braccio sotto al braccio di Killex, poi gli si incolla addosso, sorridendo ai paparazzi che si stanno avvicinando. Segue una pioggia di flash: lei arriccia le labbra e mostra, con una studiata posa di tre quarti, la schiena nuda; Killex si sforza di non apparire troppo a disagio, domandandosi cosa ne sarà di quelle fotografie. Del resto, a rigore, lui non sta lavorando in incognito, e forse un po' di pubblicità farà piacere ad Andrea.
“Non vuoi dirci chi è il tuo accompagnatore, Ava?” chiede avidamente il giornalista di un settimanale scandalistico tendendo un microfono.
“Mark è solo un amico” risponde lei con un'indifferenza troppo marcata per essere credibile “La E.G.O. Inc entrerà presto in collaborazione con la Hohmann Group: stavamo parlando di lavoro” “Davvero hai altro da aggiungere per i nostri lettori?” insiste un altro giornalista, speranzoso. Lei lo liquida con un gesto annoiato:
“Niente di appassionante, mi dispiace. Ma vi terrò aggiornati”
Un po' delusi, i paparazzi sciamano verso quello che Penny ha riconosciuto come il sindaco Bloomberg. Lui e sua moglie stanno animatamente parlando con una donna bruna, vestita di verde, che Killex ha l'impressione di conoscere. Il solitario si sporge di lato, cercando di vederne il profilo, ma viene trattenuto dal braccio di Ava che gli sussurra:
“Queste pagliacciate servono a dimostrare al pubblico che ci si interessa. Si parla un po' di affari e stop. Il vero divertimento viene dopo, se si è tra i privilegiati invitati al party esclusivo a casa degli organizzatori… Magari ci rivediamo lì, straniero”.
Penny trascina Fisk tra i tavoli, cercando il suo nome sui cartellini segnaposto: ormai anche gli ospiti più ritardatari sono arrivati, la sala è piena e i giornalisti se ne sono andati. Il solitario continua ad arraffare piccole porzioni di tartare di pesce spada dai vassoi dei camerieri di passaggio, lamentandosi ad alta voce per la noia e la fame.
“Fisk, mi stai mettendo in imbarazzo!” lo rimprovera lei sbuffando
“Non posso farci nulla, miss Penny, se questa serata fa schifo. Non c'è nulla di decente da mangiare e gli invitati sono un branco di stronzi…”
Penny si guarda intorno, sperando che nessuno li stia ascoltando: per caso il suo sguardo si ferma su due uomini che, un po' isolati, parlano tra loro vicini ad una portafinestra. Uno di loro ha un occhio sintetico ed una larga cicatrice tra la tempia e lo zigomo; entrambi indossano completi scuri di sartoria in cui sembrano decisamente a disagio ed i loro capelli sono, rispettivamente, troppo lunghi e troppo corti.
“Vedi quei due laggiù? Vai a fare amicizia con loro, da bravo. E ricordati che siamo qui per lavoro”
Fisk osserva un attimo gli sconosciuti, poi ferma un cameriere e gli prende il vassoio carico di bicchieri di vino:
“Grazie” dice al ragazzo stupefatto, allontanandosi in fretta.
“Non si ringraziano i camerieri!” sospira Penny, sistemandosi avvilita i capelli.
Mentre ricomincia a sbirciare tra i tavoli, Penny sente una mano posarlesi sulla spalla:
“Come sta andando?” le chiede Mark
“Il tuo amico è un vero disastro. Almeno tu ti sei divertito con Ava Hohmann?”
Lui cerca nella voce del suo capo una traccia di gelosia, senza trovarla.
“Così così, ma ho scoperto una cosa interessante: la vera festa comincia dopo che la cena è finita. Dovremo riuscire a fare bella figura con la Kincaid e farci invitare a casa sua”
“Non sarà facile” risponde Penny, mentre la porta principale della sala viene aperta ed il brusio intorno a loro scende di parecchi toni. Gli invitati si voltano a guardare: impassibile e algida, scortata da due guardie del corpo, Emma Kincaid guadagna il centro della stanza.
venerdì 11 maggio 2018
137 - un post completamente inutile ai fini dello svolgimento della trama che, tuttavia, getta una nuova luce sui caratteri dei protagonisti
Penny entra nella sala riunioni e si accorge con stupore che è stata trasformata in un campo da minigolf: Killex e Fisk hanno spostato il tavolo e creato un complicato percorso tra sedie, cestini, cavi elettrici e file di bossoli. La buca finale è rappresentata dal vecchio case di un pc aperto e svuotato e Fisk, con l'aria concentrata ed un sigaro tra i denti, sta valutando la distanza tra questo e la sua pallina.
“Ragazzi, rimettete a posto questo casino in fretta. Avete la prova degli abiti alle 16.30 ed un appuntamento dal mio parrucchiere alle 18. Vi voglio impeccabili alla serata della Kicaid”
Killex, stravaccato su una poltroncina, con la riproduzione giocattolo di un ferro 3 di traverso sulle ginocchia ed una bottiglia di birra in mano, guarda Penny, stupito dal tono della sua voce. La guarda meglio e si accorge che ha il rossetto sbavato ed un grosso segno rosso – forse un morso – alla base del collo. La sua postura, gli occhi lucidi e la cantilena - insieme infantile e corrucciata – con cui si rivolge loro quando deve ordinare qualcosa, sono indizi inequivocabili.
“È riuscita a convincere Andrea ad infilarci al ricevimento?” chiede Fisk senza alzare gli occhi dalla pallina e dondolandosi sulle anche per preparare lo swing.
“Sì. Ho già i soldi e gli inviti dovrebbero arrivare tra un paio d'ore. Io adesso ho un miliardo di cose da preparare, ma la limousine è prenotata per le 20.30, quindi cercate di essere puntuali…”
“Si può sapere da chi ti sei fatta scopare?” esplode Mark saltando rabbiosamente su dalla poltroncina ed afferrando il suo capo per le spalle. Fisk sbaglia il colpo, mandando la pallina a cozzare violentemente contro la parete, e si volta a guardarli. Penny sbatte le palpebre e sorride allo sguardo furibondo di Killex:
“Oh, quello. Quasi non ricordavo che il sesso fosse così divertente…”
Fisk scoppia a ridere: “Secondo me è stata Andrea… Era solo questione di tempo prima che succedesse...”
Dalla prima porta sul corridoio dell'ufficio spunta Dur con in mano dei morsetti elettrici ed un rotolo di nastro isolante. Ha un largo sorriso sul volto sfregiato e gli occhi accesi dalla curiosità:
“Tu e Andrea, Penny? Posso chiederti cosa avete fatto?”
“Oh, praticamente tutto, direi. Due volte. Andrea è un po' brusca in effetti, ma ha una tecnica ed una resistenza veramente encomiabili. Senza contare il suo enorm…”
“Adesso basta!” ringhia Killex scuotendo Penny “Non so cosa mi trattenga dal prenderti a sberle… Rischio la vita per te ogni giorno, ti ho regalato un anello da cinquemila eurodollari e tu mi fai dormire sul divano, salvo poi…”
“Non è gentile rivelare il prezzo dei regali” gli fa notare lei, tranquilla
“La gentilezza è andata a fanculo!”
“Non capisco perché te la prendi tanto: il sesso è un ottimo collante nelle relazioni professionali. Rende l'atmosfera distesa e permette di superare le…”
“Peccato saperlo solo adesso che sto per sposarmi” ghigna Fisk guardando Dur, che annuisce vigorosamente:
“Io mi prenoto subito per il prossimo turno…”
“Voi due! Fuori dai coglioni, subito!” urla Mark ai suoi colleghi che escono dalla stanza ridacchiando. Killex sospira, stropicciandosi la faccia con le palme delle mani:
“Ascoltami bene, Penny: non so più cosa fare con te. Non ti rendi conto di come mi stai trattando?”
“È perché nell'ultima settimana non abbiamo dormito insieme?”
“È perché mi hai tagliato fuori dalla tua vita, maledizione! Hai smesso di parlarmi, hai praticamente smesso di guardarmi… Cosa ho fatto per meritarlo?”
Sentendosi accusata, lei mette il broncio: incrocia le braccia e borbotta, guardando il pavimento:
“Non è un momento facile”
“Beh, non è un momento facile nemmeno per me… Ma se, invece che chiudermi fuori dalla porta, avessi lasciato che io ti stessi vicino forse ne saremmo usciti insieme…”
“Oh, se volevi davvero starmi vicino avresti potuto forzarla, quella porta…”
“Avrei potuto forzarla??”
“Sì, se ti interessava veramente…”
“SE MI INTERESSAVA VERAMENTE??”. Killex afferra l'oggetto più vicino – un tablet abbandonato sul tavolo – e lo scaraventa contro la finestra: il vetro rinforzato rimane intatto, e la futilità del suo sfogo aumenta aumenta l'esasperazione del solitario. Si volta a guardare Penny, che mantiene inalterato il suo cipiglio testardo, e sente i muscoli del braccio contrarsi nell'istinto di mollarle un sonoro ceffone. Si trattiene a fatica ed esce dalla sala riunioni sbattendo la porta.
'fanculo alla cena di gala, 'fanculo a questo lavoro di merda. Si arrangino: mi licenzio immediatamente, così non dovrò più vederla. Finirò a fare la guardia giurata in qualche centro commerciale del cazzo, con una ridicola divisa blu e la sua brava targhetta lucida. Turni da dieci ore, paga misera e così poco da fare che potrò lavorare beatamente ubriaco. Ma intanto dove cazzo vado? Il Solitaire a quest'ora è chiuso e poi non ho voglia di vedere nessuno… Torno a casa, preparo una valigia e scrivo una bella mail di dimissioni… L'ascensore si apre sul garage e Killex si avvia verso il piccolo ufficio per prendere le chiavi di un'auto aziendale.
“Ciao bellezza, come mai da queste parti?” Abbandonando il cofano aperto sotto cui stava trafficando, Jackie gli si avvicina pulendosi le mani su uno straccio. Lo guarda sorridendo, incuriosita:
“Hai l'aria di aver bisogno di una birra…”
“Meglio di no, Jackie. Ho già bevuto abbastanza”. Lei lo prende per il polso e lo trascina nell'ufficio: ha dita forti ed un profumo intenso, misto di olio da motore, shampoo dozzinale e giovinezza.
“Siediti” dice indicando il vecchio divano nell'angolo - su cui Mendoza passa le notti guardando repliche di partite di football - poi apre un frigorifero e prende una bottiglia.
“Perchè non mi racconti cosa è successo?” chiede, sedendosi accanto a lui e porgendogli la birra. Killex scuote la testa bevendone un sorso, Jackie lo fissa con divertita impertinenza:
“Se non hai voglia di parlare possiamo fare qualcosa di meglio…” dice, posandogli le mani sul petto e baciandolo: un bacio risoluto, profumato di menta. Lui si sente invaso da un'ondata di calore e di beatitudine. Ha elemosinato l'attenzione di Penny per così tanto tempo che sentirsi desiderato è una tentazione irresistibile. Chiude sulla bocca di Jackie con la bocca improvvisamente famelica, mentre lei lo spinge giù, sui cuscini polverosi. Il telaio del vecchio divano scricchiola: Killex è talmente abituato alle membra docili e maneggevoli di Penny che il corpo di Jackie gli sembra troppo grande, troppo forte, troppo caldo. Ma, sotto la stoffa ruvida della tuta, la pelle di lei è liscia e compatta e stringerla è come entrare in un mondo nuovo, pieno di sorprese.
Fisk guarda la sua immagine triplicata dagli specchi sulle pareti del camerino: una sarta bionda, graziosa ed efficiente, sta fissando l'orlo della manica della sua giacca con degli spilli; un'altra sarta – bruna, ma altrettanto graziosa ed efficiente – è inginocchiata a segnare con un gessetto il fondo dei suoi pantaloni, in modo che coprano appena il collo delle scarpe. Anche le scarpe sono nuove e morbide, di cuoio opaco, con le impunture in contrasto e le suole insidiosamente lisce. Fisk, abituato agli anfibi, ha l'impressione che finirà per scivolare su qualche pavimento di marmo e rompersi l'osso del collo. Tutte quelle mani che gli scivolano addosso sotto la luce cruda dei faretti a led – tendendo la stoffa, lisciandola e ripiegandola – lo mettono vagamente in imbarazzo, ma deve ammettere che Penny, quando si tratta di vestiti, è insuperabile. Ha scelto personalmente tagli e stoffe senza consultarlo, discutendo a lungo con il direttore del negozio ed impuntandosi su dettagli incomprensibili: il risultato sono tre sconosciuti eleganti – di quell'eleganza rilassata e noncurante dei ricchi – che lo guardano meravigliati dagli specchi. Peccato che Penny non sia altrettanto decisa quando si tratta delle cose veramente importanti. Dopo tutto il lavoro che hanno fatto, e tutti i soldi che hanno permesso di guadagnare alla E.G.O. Inc, non ha ancora chiesto ad Andrea un maledetto aumento di stipendio – con il risultato che le loro paghe sono rimaste poco sopra il livello stagista. Fisk sente incombente il peso del suo matrimonio – in certi momenti è come una pistola puntata alla tempia – e dei soldi che non ha e dovrà spendere. Dana ha cominciato a mandargli indirizzi di ristoranti alla moda, di bomboniere costosamente artistiche, di esempi di inviti su cartoncini filigranati. Dana insiste per sapere se preferisce le rose o i tulipani, lamponi o meringhe, cipria o pesca (che, ha scoperto, sono dei colori). Dana ha delicatamente ventilato la necessità che lui incontri i suoi genitori… Dana non ha evidentemente ancora capito che lui lavora prevalentemente di notte, spesso in modo illegale, con il rischio di lasciarci la pelle ogni giorno. Killex l'ha scampata bella, beato lui, e continua a farne una tragedia.
martedì 8 maggio 2018
136 - un tassello alla volta
Mercoledì due luglio, poco dopo le dieci del mattino, Fisk entra nella sala riunioni al settimo piano. Killex, Dur e Jenkins sono già intorno al tavolo, su cui sono sparse tazze vuote, tablet, e briciole di brioche oltre ad un involto di plasticarta e pluriball, già aperto. Penny – lo sguardo assente e le pupille strette dalla morfina – siede sul ripiano laccato di bianco guardando la pioggia che bagna i vetri della finestra. C'è un rapido scambio di saluti, e Mark allunga al suo collega una tazza di caffè: Fisk si lascia cadere su una poltroncina, beve un sorso e chiede:
“Novità?”
“Ci è arrivato questo dal cimitero di North Hill” annuncia il tecnico indicando il pacco aperto sul tavolo “Andrea ha acquisito il centro demolizioni per un prezzo ridicolo e la Symanski ha già provveduto a rinnovare i contratti degli operai. Tutti gli ex-dipendenti di Mittermaier vi considerano degli eroi ed hanno deciso di dimostrare la loro riconoscenza collaborando attivamente alle nostre indagini”
Dur tira fuori dall'involto di pluriball un portafogli di pelle di coccodrillo e lo porge al solitario:
“Questo era addosso al cadavere ritrovato dagli operai di turno alle presse la mattina dell'undici dicembre. Torsten scrive che, a quanto ricordano, era un uomo sui trentacinque anni, molto ben vestito. E che gli mancava l'occhio destro”
“Non mancava l'occhio destro anche ai corpi che abbiamo trovato nel magazzino?” chiede Fisk a Killex, che annuisce:
“Al nostro assassino piace collezionarli, evidentemente. Nel portafogli ci sono un badge identificativo intestato a Everett Cox e due biglietti da visita della Crysis Meatruck. Dur ha già controllato: la ditta è stata fondata di recente, ma cerca di rubare mercato al TraumaTeam e Cox ne era il vicepresidente”
“Ma che bel movente!”
“C'è dell'altro” interviene Jenkins, senza nascondere un certo orgoglio, prendendo un tablet e digitando rapidamente qualcosa “Guardate cosa ho trovato nel computer di Mittermaier…”
Tutti si chinano sullo schermo su cui scorre un video, evidentemente ripreso da una telecamera ambientale. Si vedono uno scorcio dell'ufficio del direttore del centro demolizioni e due persone sedute alla scrivania: una è evidentemente lo stesso Mittermaier, mentre l'altra, di spalle, è una donna bionda, avvolta in una pesante pelliccia grigio chiara che ne camuffa la fisionomia. Con voce roca e strascicata la donna sta riepilogando i termini di un accordo formale del Centro Demolizioni Snyder con la CE Transport, per lo smaltimento di «materiale organico».
“Dite che è sufficiente per incastrare la Kincaid?” chiede Jenkins
“Temo di no” risponde Killex tirando fuori dalla tasca della giacca una fiaschetta piatta ed usandone il contenuto per correggere il suo caffè. Le notti che passa sul divano lo riempiono di malumore, e lo scotch è l'unico rimedio passabile “Non c'è nulla di palesemente incriminante, e stiamo parlando di una donna molto ricca e potente. La mia idea è comunque quella di mettere Samantha Rowling a parte di quello che abbiamo scoperto, e di tentare di infiltrarci alla cena di gala… Penny, non è per questa sera? Penny?”
La ragazza si volta a guardarlo, perplessa. È rimasta immobile e silenziosa per tutto il tempo, lo sguardo perso fuori dalla finestra:
“Scusa, parlavi con me?”
Mark sospira, poi si alza e le posa le mani sulle spalle:
“Tesoro, credo dovresti andarci piano con la morfina” dice in tono tenero e preoccupato, poi un sospetto gli corruga la fronte “Non è che Rosenbringer ti sta dando qualcosa, ultimamente?”
“Beh, solo qualche vitamina. Sai: per la pelle…”
“Maledizione Penny, smetti immediatamente di prendere quella roba! Quel figlio di puttana sta inibendo chimicamente la tua libido – o come si chiama…”
Lei stira le labbra in un sorriso pallido e stupito:
“Che idea! Perchè Rosenbringer dovrebbe fare una cosa del genere?”
Killex scuote la testa
“Tu smetti di prendere quelle pastiglie va bene?. Comunque: non è questa sera la raccolta fondi organizzata dalla Kincaid?”
“Sì, ma non vedo come potremmo entrare: serve un invito ed un'offerta di base di cinquecentomila eurodollari…”.
Intorno all'una Killex ferma la macchina di fronte alla centrale della OCP: Samantha Rowling, avvisata per telefono, lo aspetta sulla scalinata di marmo davanti all'ingresso. Sta parlando con due uomini in divisa ma, quando vede il solitario scendere dall'auto, congeda i suoi interlocutori e lo raggiunge in fretta, attraversando la strada.
“Buongiorno capitano, hai già pranzato?”
“Credevo dovesse dirmi qualcosa di urgente” replica seccamente lei “O magari è ancora ubriaco e mi ha chiamata per sbaglio?”
“No, sono abbastanza sobrio per il momento” Killex tira fuori dalla tasca della giacca una chiavetta usb e la porge alla donna “Le prove che abbiamo trovato sono qui. Adesso posso offrirti il pranzo e raccontarti cosa è successo oppure preferisci rimanere qui sotto la pioggia?”
Samantha Rowling sospira, poi lo accompagna fino ad una piccola tavola calda ad una cinquantina di metri di distanza. L'interno è caldo e accogliente, con vecchi tavoli di legno molto lucidi ed un bancone scintillante, dietro la cui vetrina sono ammucchiate torte, ciambelle, biscotti al cioccolato ed alle noci e piramidi di arance. Gli avventori, una dozzina, sono per lo più poliziotti o personale amministrativo della centrale, ed il brusio delle loro conversazioni è coperto dalla voce dell'annunciatrice del telegiornale che snocciola valori azionari da uno schermo a parete. Il capitano siede ad un tavolo e si liscia i capelli imperlati di pioggia, poi si appoggia contro la parete di legno del separé e fissa su Killex i suoi liquidi occhi scuri.
“Cosa prende?” chiede quando una cameriera in divisa verde mela si avvicina per prendere le ordinazioni
“Quello che prendi tu”
Mangiando un hot dog annegato nella senape e nei crauti – sorprendentemente buono – Mark racconta a Samantha Rowling dei ritrovamenti dei cadaveri enucleati nel Cimitero di North Hill e del video che riprende Mittermaier insieme alla donna che sembra Emma Kincaid; le consegna infine il portafogli di Everett Cox.
“In effetti lo stavamo cercando da un po'” mormora il capitano rigirandosi tra le mani il badge identificativo del vicepresidente della Crysis Meatruck “Purtroppo sono solo prove circostanziali. Ci facciamo portare un altro po' di caffè?”
“Ti faremo avere qualcosa di meglio: contiamo di riuscire a partecipare alla raccolta fondi organizzata per questa sera. E di incastrarla”
Le sopracciglia del capitano si sollevano impercettibilmente:
“E come pensate di ottenere un invito?”
“Segreto professionale. Ma ci tengo a farti sapere che avrò una splendida cravatta”.
“Quindi: spiegami di nuovo perché dovrei darti cinquecentomila eurodollari”
“Beh, capo, dobbiamo incastrare Emma Kincaid per gli omicidi del Maastricht Complex. Questo innanzitutto scagionerebbe definitivamente noi, ed oltretutto darebbe una spinta decisiva alla campagna elettorale di Samantha Rowling. Avere la riconoscenza del sindaco di Nuova New York sarebbe utile agli affari in numerose circostanze” ripete Penny, lo sguardo basso e la voce incolore “Senza contare il fatto che far arrestare un killer è una buona azione, no?”
Andrea sospira posando sul tavolo un bicchiere di cristallo. I cubetti di ghiaccio tintinnano increspando la superficie del brandy:
“Stavi andando davvero bene, fino all'ultima considerazione. Ultimamente hai perso un po' di smalto… E non mi piace quando i miei dipendenti sono sottotono”
Penny alza gli occhi, esibendo un sorriso incerto. Andrea spinge verso di lei il bicchiere da cui ha appena bevuto.
“Prendine un sorso”
Il brandy è ottimo, probabilmente pre-glaciazione: per effetto combinato con la morfina, le comunica un'immediata sensazione di calore ed un languore profondo, una piacevole stanchezza. Andrea la guarda dall'altra parte del tavolo, e nei suoi occhi freddi danza una luce divertita:
“Brava ragazza. Adesso perché non ti spogli?”
Penny non ha nemmeno un moto di sorpresa, ma comincia docilmente a sfilarsi la giacca e sbottonarsi la camicetta; i suoi vestiti scivolano ordinatamente sul pavimento in un mucchietto di cashmere, seta e pizzo finché lei si libera degli slip con un piccolo colpo di tacco. Andrea la guarda con un piccolo sorriso e le fa cenno di avvicinarsi: Penny siede sul ripiano laccato di bianco della scrivania e lascia che il suo capo le infili una mano brusca tra i capelli e la baci a lungo, mordendole le labbra. Chiude gli occhi e si lascia sfuggire un gemito, mentre le dita di Andrea le premono sulla nuca, facendole piegare il collo verso il basso.
venerdì 4 maggio 2018
135 - Penny alla prova
Dopo aver consegnato le chiavi della cassaforte di Mittermaier a Jacob Torsten, Penny controlla il portatile sulla scrivania del direttore, scoprendo che è in stand by. Fruga allora nei cassetti fino a trovare un codice alfanumerico su un post-it: lo inserisce, avvia il computer e vi collega Jenkins raccomandandole di spremere qualsiasi informazione utile. Soddisfatta, esce dall'ufficio del direttore e si ferma alla scrivania di Annie. La segretaria siede smarrita davanti ad una confusione di faldoni aperti, e guarda fisso davanti a sé, senza saper che fare. Le due centraliniste sono sparite e dall'esterno dell'edificio si sentono le richieste eccitate e le urla esultanti degli operai, cui i due rappresentanti sindacali stanno distribuendo gli stipendi arretrati.
“Avrei bisogno di alcuni dati: mi servono le registrazioni delle vostre telecamere di sicurezza del dieci dicembre scorso”
Annie alza lentamente gli occhi, poi balbetta:
“Non vorrei contrariarla, signorina, ma le nostre registrazioni sono materiale sensibile e quindi riservato… Il Centro Demolizioni Snyder ha sempre rispettato la privacy di clienti e fornitori e io non ho il permesso di…”
La ragazza siede sulla scrivania con uno svolazzo della gonna e sorride:
“Posso chiederle di quanti mesi di stipendio è in arretrato?”
“Quattro, veramente, ma questo…”
Penny posa una mazzetta di banconote sotto il naso di Annie:
“Facciamo così: io non le ho dato dei soldi e lei non mi ha fatto vedere le registrazioni”. La segretaria guarda il denaro avidamente, esita per un attimo, poi lo fa velocemente sparire nella sua borsetta. Con aria impassibile comincia quindi a richiamare un archivio sullo schermo del suo tablet, inserisce un paio di password, scorre dei documenti ed infine apre un programma di lettura multimediale: Penny si sporge da sopra la sua spalla e guarda le riprese delle telecamere puntate sul cancello esterno, il dieci dicembre. L'immagine è in bianco e nero, e di qualità scandalosamente bassa; facendo scorrere il video a velocità aumentata si distinguono appena le sagome di due guardie sul camminatoio e la scura massa delle lastre di metallo. I visitatori del Cimitero di Noth Hill, in compenso, sono scarsi. Si contano soltanto una mezza dozzina di bisarche cariche di veicoli incidentati durante la mattinata e due uomini a bordo di cadillac cromata poco dopo le quattro del pomeriggio. La telecamera inquadra poi per lunghi minuti il cancello chiuso, sulla cui sommità le guardie armate accendono e spengono sigarette, mangiano qualcosa da un sacchetto di carta e bevono lattine di birra. I sorveglianti vengono sostituiti da dei colleghi che passano il loro turno altrettanto tranquillamente. Penny comincia a perdere la pazienza e le speranze di scoprire qualcosa quando finalmente, poco prima delle undici, si vede arrivare al cancello esterno un grosso camion senza loghi dai vetri oscurati.
“Ci siamo! Rallenti qui, per favore!”
L'inquadratura purtroppo non consente di prendere nota della targa e le guardie aprono la barriera senza far scendere il conducente o interrogarlo. Poco dopo si presenta un vecchio furgone ford, molto ammaccato, guidato da Dur: Fisk siede sul sedile del passeggero fumando un sigaro, mentre killex è comodamente stravaccato sul sedile posteriore. Anche il furgone entra nel centro demolizioni e ne esce dopo una mezz'ora; dopo un'altra decina di minuti un'auto di grossa cilindrata sfreccia fuori dal cancello rimasto aperto.
“Non avete altre telecamere?”
“No, mi dispiace”.
Sbuffando, Penny raggiunge il piccolo piazzale antistante l'ufficio, su cui è stata sistemata una sedia di metallo: Mittermaier vi siede scomodamente, con i polsi legati dietro la schiena. Un rivolo di sangue gli si è seccato tra il naso ed il labbro superiore dove si allarga un livido bluastro: a parte questo, il direttore sembra in buona salute. Due operai armati di fucile lo tengono svogliatamente sotto tiro, mentre Jacob Torsten e Martha Owens, poco lontano, stanno finendo di distribuire i soldi prelevati dalla cassaforte ai loro colleghi. La ragazza si avvicina cautamente a Mittermaier, chiedendosi come fare a strappargli le informazioni riguardo i suoi affari con Emma Kincaid. Killex è troppo debole per aiutarla e Fisk, nel magazzino, si sta facendo sistemare il braccio destro da uno dei tecnici del centro demolizioni. Quanto a Rosenbringer – quello stronzo – non ha nemmeno sollevato gli occhi dalla spalla ferita dell'operaio che stava ricucendo ed ha detto qualcosa riguardo «alla gestione adulta ed autonoma dei suoi compiti di caposquadra». Il suo collaudato metodo per gestire le trattative durante gli affari più delicati – cioè offrire generosamente sesso, soldi oppure entrambe le cose – è chiaramente inutilizzabile al momento presente. Cosa farebbe un vero corporativo al suo posto? La chiave del successo in una trattativa, questo almeno ha imparato dalla carriera brillante di Andrea, non è tanto nel fare quanto nel poter fare. In una parola: la chiave è la minaccia. Se tu non mi dai quello che voglio, io ti diffamo, ti rovino, ti uccido. Perchè una minaccia sia efficace, naturalmente, bisogna disporre dei mezzi e delle informazioni necessarie ad attuarla. Penny raddrizza la schiena e cerca di comporre la sua graziosa faccia da ragazzina nell'espressione di superiorità noncurante con cui guarda il mondo chi ha la situazione in pugno. Minaccerà Mittermaier. È un peccato che papà non possa vederla.
“Lo sa che la sua attività copre traffici illegali?” chiede Penny al direttore nel tono più insinuante che riesce a trovare, le mani sui fianchi “Lo sa che sono stati rinvenuti qui – nel suo centro demolizioni – anche dei CADAVERI?”
Mittermaier scoppia a ridere così forte che la saliva gli va di traverso causandogli un accesso di tosse, e gli uomini armati ridono con lui. Penny sente una vampata di rossore salirle alle guance, ma si morde le labbra e chiede seccamente al direttore, mostrando una fotografia di Emma Kincaid sul suo tablet:
“Conosce questa donna?”
“Forse sì” risponde lui tra un colpo di tosse e l'altro
“Mi dica quando è venuta qui e perché”
Mittermaier la guarda con una smorfia divertita
“Io sono un uomo già rovinato, mia cara, cosa ci guadagno se glielo dico?”
“Potrei convincere i suoi dipendenti a lasciarla uscire di qui. Vivo”
Penny si rivolge ai due rappresentanti sindacali che, nel frattempo, si sono avvicinati, sempre seguiti da una dozzina di operai, e stanno osservando la scena con sguardo severo:
“A voi propongo un cambio di amministrazione. La mia società potrebbe rilevare il Centro Demolizioni Snyder: voi avreste gli stipendi pagati a fine mese ed un nuovo contratto di lavoro…”
“Interessante… E chi dirigerebbe la baracca?” chiede Martha, sospettosa. La ragazza sorride:
“Chi meglio di voi potrebbe farlo? Se gli altri dipendenti accettano, ovviamente…”
Torsten e la Owens si scambiano qualche sguardo, poi l'uomo si fa avanti, si sputa sul palmo della mano sporca e la porge a Penny. Gli operai esultano ed applaudono.
Nel furgone corazzato che è sceso a recuperarli – ci sono due dei ragazzi di Yvette ed abbastanza spazio perché Killex possa distendersi sul sedile posteriore – Fisk si concede un sigaro lanciando, di tanto in tanto, occhiate al direttore che siede accanto a lui, ancora ammanettato. Mittermaier ha promesso che dirà quello che sa solo una volta portato in salvo, ed il solitario è piuttosto divertito all'idea che qualcuno possa considerare la E.G.O. Inc, con il suo amministratore delegato ed i suoi dipendenti, come un luogo sicuro. Mentre si rilassa, lasciando che la morfina anneghi i suoi pensieri in un benessere opaco, Penny riceve una chiamata da Celestyn Symanski:
“Ho controllato i bilanci relativi al Centro Demolizioni Snyder che mi ha mandato insieme alla proposta di acquisizione. Diciamo che l'impresa è redditizia perché gli operai sono malpagati e le strutture assolutamente fatiscenti: se dovessimo migliorare i salari e le dotazioni andremmo giusto in pari”
“Oh!” farfuglia Penny “Ma io ho promesso che…”
“Mi lasci finire… Tuttavia miss Shou ritiene che una base al primo livello possa esserci utile e, dato che le devo un favore, ho provveduto a mettere una parola buona”.