venerdì 25 maggio 2018
Il velivolo della della RoadSpeederLP – agile e discreto come un grosso insetto meccanico – si inclina leggermente in avanti prima di alzarsi su Central Park, prendendo velocità. Il paesaggio sottostante perde rapidamente consistenza, rimpicciolendosi, fino a ridursi ad una macchia scura circondata da lucine scintillanti. Nella cabina – sei sedili di pelle bianca, impianto audio-video e frigobar – Samantha Rowling sfila con un sospiro le belle scarpe dorate:
“Come pensate di muovervi?” chiede chinandosi per accarezzare le sue caviglie bianche, irrigidite dai tacchi alti.
“Non sapevamo che saremmo stati invitati alla Manuia Mansion” risponde Fisk, studiando il contenuto del frigobar “Dovremo improvvisare…”
“Non credo che troveremo prove in bella mostra. Fisk, tu hai più esperienza di me: come si fa a convincere un assassino a confessare?” chiede Penny
“Potremmo puntare sul suo orgoglio. Attribuiamo a qualcun altro i «meriti» del killer e la spingiamo a fare un passo falso” propone il solitario, aprendo una confezione di manzo essiccato “Nei film funziona”
“Una confessione non sarebbe comunque sufficiente: in tribunale le confessioni vengono ormai considerate come prove circostanziali. Si dà per scontato che siano estorte con la tortura” commenta Samantha Rowling lanciando a Fisk un'occhiata di traverso
“Lei si sbaglia: non sono io il torturatore della squadra, capitano” ghigna lui a bocca piena
“Colluso con la malavita, bugiardo patologico e anche sadico… C'è qualcos'altro che dovrei sapere sul vostro collega? Cosa fa nel tempo libero? Gestisce una tratta di prostitute minorenni?”
“Lei non dovrebbe parlare così di Mark!” si indigna Penny “È un uomo onesto, leale e molto dolce…”
“Dolce” ripete Samantha Rowling, incredula e sarcastica, sollevando le sopracciglia
“Esattamente. È quel genere di amante capace di stringerti mentre dorme. In realtà è rimasto un ragazzo bisognoso di affetto, e non le permetto di calunniarlo…”
“Ehm, miss Penny, credo che siamo arrivati” si intromette Fisk, metà imbarazzato e metà divertito dal fatto che proprio Penny difenda i sentimenti del suo amico. Il loro velivolo sta volteggiando, con una mezza dozzina di suoi simili, in larghi cerchi sopra una piccola pista, ai margini di un parco lussureggiante. I tre passeggeri si sporgono a guardare: il parco sorge sul tetto di un colossale grattacielo privato – circa milleduecento metri di acciaio, vetro e cemento – ed è attraversato da vialetti di ghiaia ed allietato da fontane con elaborati giochi d'acqua. Bianca e illuminata nell'ombra del giardino, sorge la Manuia Mansion, con il suo lussuoso porticato ed il tetto piano a terrazza panoramica.
Killex passa attraverso un body scanner, consegna il suo invito ad una guardia (che indossa l'ultimo modello di armatura urbana Arasaka – quarantaduemila eurodollari nel modello base price, sul catalogo 2042) e viene ammesso in un ingresso pavimentato di bianco. Di fronte a lui, sulla sinistra, c'è una porta blindata di vetro opacizzato, mentre alla sua destra si apre un corridoio, la cui parete esterna è una lunga finestra che dà sul portico. Ava Hohmann gli poggia sorridendo una mano sul braccio e lo guida lungo il corridoio, verso la musica ed il brusio degli ospiti, mormorandogli qualcosa con voce languida. Killex non capisce le sue parole perché si è fermato a fissare, con un brivido di inquietudine, le immagini appese alla parete: sono ingrandimenti fotografici, ad altissima risoluzione, di occhi umani; e ce n'è uno in particolare - grigio azzurro ed ombreggiato da lunghe ciglia paglierine – che lui è sicuro di conoscere. Il sopracciglio è un arco sottile sulla pelle candida, e si riconosce un piccolo neo sul margine esterno della palpebra superiore: Mark osserva ancora l'immagine e nota che sul bordo è stampata la didascalia “InfoCorp”. Andrea! Perchè c'è una fotografia di Andrea alla Manuia Mansion? Emma Kincaid tiene esposto un catalogo delle sue future vittime? Killex comincia frettolosamente a digitare un messaggio a Fisk, ma viene interrotto da un'esclamazione soffocata e da uno schiaffetto sulla mano:
“Ma cosa stai facendo?” sibila Ava “Usare i dispositivi per l'HyperReality in un posto come questo è il massimo della maleducazione!”
Penny, Fisk e Samantha Rowling entrano in un salone che si apre a metà del corridoio: è una stanza enorme, organizzata su due livelli, ed arredata in stile decisamente minimal chic. Ci sono bassi e sinuosi divani in pelle bianca, disposti a formare dei salottini intorno ad uno spazio vuoto centrale e c'è, sul fondo, oltre quattro gradini, un banco immacolato con due barman in completo scuro: e questo è tutto. La musica e le luci sono basse, e gli invitati – evidentemente degli habitué - bevono e chiacchierano raccolti in piccoli gruppi. Lungo la parete destra della stanza è allineata una fila di teche di vetro, e ciascuna contiene uno strumento di chirurgia oculistica, dai rudimentali bisturi del XIX secolo ai sofisticati strumenti laser di ultima generazione. Fisk lancia un'occhiata infastidita a questa collezione e poi nota, appese alla parete sopra le teche, le macchie di colore di alcune immagini: sono dipinti in bianco e nero di modelli e modelle, giovani e nudi, ritratti in complicate pose plastiche. I loro occhi, unico elemento a colori delle opere, guardano attentamente lo spettatore. Penny individua Killex intento a raccontare qualcosa ad Ava, nell'angolo accanto al banco del bar: lei ride, scuote i capelli biondi e gli accarezza i bottoni della camicia; lui si volta per un attimo e lancia al suo capo uno sguardo che contiene un'esasperata richiesta di aiuto, subito prima che Ava gli incolli la bocca alla bocca. Penny ricomincia a guardarsi intorno e scopre Emma Kincaid che siede gesticolando su uno dei divani, e sta parlando fitto fitto con Thomas Hohmann: improvvisamente i due si alzano in piedi, si stringono la mano ed escono con aria soddisfatta dalla stanza. Fisk prende sottobraccio Samantha Rowling e comincia ad illustrarle alcune considerazioni generali riguardo il rapporto tra pittura e fotografia: nonostante lei annuisca con aria poco convinta, in una manciata di minuti il solitario raccoglie intorno a sé una dozzina di ascoltatori ammirati. Alza allora il tono della voce e si produce in qualche effetto speciale – battute trite per uno studente d'arte, ma geniali per un pubblico di miopi uomini d'affari – dispensando termini tecnici ed abbondando con gli aggettivi. La chiusa a effetto della sua lezione è seguita da mormorii di approvazione: Fisk si volta verso il suo pubblico per stringere mani e ricevere biglietti da visita.
“Lezione affascinante, dottor Fisher, soprattutto per le citazioni di Van Gogh…”
“È sicuro di non avere con sé un biglietto da visita? Vorrei invitarla a dare un'occhiata alla mia piccola collezione di tele fiamminghe…” chiede una signora di mezz'età, discretamente levigata dalla chirurgia plastica, piantando su Fisk due occhi ardenti.
“Lei si occupa di arte per lavoro, dottor Fisher? Perchè avrei bisogno di una sua consulenza professionale: ho ereditato dal mio povero padre una collezione di dipinti che non ho ancora avuto il tempo di far valutare…”
Killex, che si è allontanato con un pretesto, raggiunge Samantha Rowling, ancora circondata dal pubblico di Fisk:
“Allora, è così che lavorate?” sussurra lei, ironica “Almeno il suo collega è un oratore affascinante, non un banale seduttore di ereditiere…”
“Maledizione Samantha, la faccenda è seria! Hai visto anche tu che genere di ossessione svela l'arredamento di questo posto… Se solo riuscissi a trovare una scusa per liberarmi elegantemente di quella ragazzina…”
“Vuole davvero farsi scaricare da Ava Hohmann?” chiede il capitano con un largo sorriso “Non si preoccupi, ci penso io”. Killex rimane a guardare Samantha Rowling che raggiunge il bar, ordina qualcosa ed attira l'attenzione di Ava. Le due donne confabulano per qualche minuto, poi Ava poggia una mano sulla spalla del capitano e si fa preparare ridendo un drink.
“Scanner e riproduttore olografico retinico. Prototipo. BioSolutions 2042” legge Penny su un piccolo aggeggio simile ad uno smartphone di inizio secolo.
“Interessante, vero?” chiede Killex alle sue spalle “Praticamente tutte le porte di questa casa funzionano con una scansione della retina della Kincaid…”
“Oh, ciao! Hai un po' di tempo per il nostro lavoro adesso?” risponde lei sorridendo
“Dovremo convincere la nostra ospite a mostrarci il funzionamento di questo prototipo. Poi tu potresti distrarla mentre io e Fisk lo usiamo per dare un'occhiata in giro…”.
2 commenti:
È incredibile come basti così poco per fare bella figura con la gente per bene
"Colluso con la malavita, bugiardo patologico e anche sadico…" ma ho anche dei difetti XD
"...In realtà è rimasto un ragazzo bisognoso di affetto..." effettivamente quando non colludo con la male, non mento e non torturo sono anche coccolone :3
"Almeno il suo collega è un oratore affascinante, non un banale seduttore di ereditiere…"...mi sento formalmente offeso XD
"Oh, ciao! Hai un po' di tempo per il nostro lavoro adesso?" non ho mai smesso di lavorare U.U
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