lunedì 31 luglio 2017
Dopo essere passati a farsi controllare nell'infermeria al primo piano, ed aver lasciato Elizabeth Rice alle cure degli uomini della sicurezza, tutti salgono al settimo piano. Penny siede sospirando nel suo studio, con i piedi sul tavolo, cercando di decidere il da farsi. È tardo pomeriggio, la luce grigia della città entra dalla finestra bagnata di pioggia, l'ufficio è silenzioso; stanca, Penny si versa un caffè e sfoglia pigramente una rivista di moda. Improvvisamente sente bussare alla porta: la ragazza toglie i piedi dal tavolo e nasconde il tablet con la rivista in un cassetto.
“Avanti”
Fuori della porta c'è Mark e, dietro di lui, Emily Stayly.
“Capo, la signora Stayly vorrebbe…”
“Permesso” dice lei con voce decisa e, senza aspettare risposta, supera il solitario e siede davanti alla scrivania di Penny.
“Come ti ho anticipato al telefono abbiamo trovato una copia non firmata di un documento che contiene un accordo segreto tra la New Grind Coffee ed un'altra società. Portandolo al consiglio dovremmo riuscire a far virare le votazioni a nostro favore: l'idea è di far slittare le votazioni senza avvisare i consiglieri questa sera: Crandell e la Rice semplicemente non si presenteranno. Questo dovrebbe darvi qualche ora di tempo – diciamo tre ore da adesso – per perquisire le case degli altri consiglieri”.
“A quando risale la copia del documento che avete trovato?”
“Due anni fa”.
“Dovremo dunque perquisire innanzitutto le abitazioni di quei consiglieri che hanno sempre votato no: Nora Taylor e Sal Baker”.
Emily Stayly annuisce.
“Avete poco tempo: fate in in fretta” dice, alzandosi e, senza salutare, esce dalla stanza.
“Mark” dice Penny alzandosi a sua volta “Allerta Fisk e Silva: partiamo tra dieci minuti…”.
Il cellulare impiantato nel suo sistema nervoso centrale suona:
“Ah, dottore, la davamo per disperso”.
“Buonasera. Dove posso raggiungervi?”
“In questo momento siamo in ufficio, ma abbiamo del lavoro da fare questa sera”
“Bene, arrivo subito”
“Ah, Rosenbringer, chiami il suo amico ricettatore: avremo bisogno di qualcuno che ci sa fare con le serrature. Dica che lo pagheremo bene.”
Penny, Killex, Fisk ed Ellen scendono nel garage dove vengono raggiunti dal dottore e da Roman: il ricettatore contratta con Penny la sua ricompensa, mentre Mark e Fisk si fanno consegnare due macchine da Jackie.
“Dovete uscire per un lavoro a quest'ora?” chiede la meccanica prendendo due portachiavi dalla rastrelliera.
“Sì, e speriamo di non farci arrestare” risponde Killex sorridendo.
“Stai attento allora” dice lei, dandogli un buffetto sulla spalla ed arrossendo leggermente.
“Quella ti si vuole fare” commenta Penny sorridendo dal sedile posteriore dell'automobile mentre Mark fa manovra per uscire sulla rampa del garage.
“Quella chi?” chiede perplesso il solitario. Roman ghigna.
“Jackie”
“Dici? Capo, tu hai in mente solo una cosa. Comunque non mi interessa, lo sai che c'è solo una donna che voglio” risponde lui, guardando Penny dallo specchietto retrovisore.
Fisk, Ellen e il dottore si recano all'indirizzo di Nora Taylor, un grande appartamento su due piani, in un piccolo condominio al settimo livello: è un quartiere tranquillo ed Ellen nota un paio di pattuglie che fanno ronda per le strade. C'è poco traffico; il solitario lascia la macchina ad un paio di isolati di distanza.
“Abbiamo due possibilità” dice Silva “Tentare di entrare dal retro disabilitando gli allarmi, oppure entrare nel condominio con una scusa”
“Possiamo entrare nell'androne del palazzo, ma non vedo come riuscire a salire fino all'appartamento della Taylor” risponde Fisk nervosamente.
“Proverò a distrarre le guardie all'ingresso, mentre tu e il dottore disabilitate il sistema delle telecamere”.
Ellen avanza fino al condominio, legge i nomi sui campanelli e controlla qualcosa in rete, poi entra nell'atrio e si rivolge al portiere ed alla guardia armata che siedono dietro ad una reception:
“Buonasera, sto urgentemente cercando la signora Babylon per un'intervista, ma non riesco a contattarla al telefono. Mi potete aiutare?”
“Lei è la signora?”
“Betancourt” risponde Silva senza esitare.
“Attenda un attimo” risponde il portiere prendendo un telefono. Mentre l'uomo digita un numero sulla tastiera, Ellen scoppia in lacrime. Il portiere la guarda stupito, posa il telefono, si alza e le si avvicina con aria preoccupata; anche la guardia si alza, si fruga nelle tasche e tira fuori un fazzoletto.
“E va bene, quella dell'intervista è solo una scusa” singhiozza Silva “Ma lei deve aiutarmi a trovare quella donna. Devo assolutamente parlarle…”
“Su, su, non faccia così” la consola il portiere “Mi dica cos'è successo e cercheremo di aiutarla”
“La signora Babylon è una bella donna, non è vero? Una donna di successo?” continua lei infervorata. I due uomini si guardano per un attimo perplessi, poi la guardia annuisce ed allunga ad Ellen il fazzoletto.
“Lo sapevo, lo sapevo! Sapevo che quello stronzo mi tradisce…”
Fisk e Rosenbringer fanno intanto un giro del palazzo e trovano una delle centraline elettriche in uno sportellino sul muro: infilatisi un paio di guanti, il dottore lo forza e comincia a studiare il pannello elettrico. Il pannello è diviso in quattro sezioni, uno dei quali termina in un relè collegato ad una centralina d'allarme. Non ci sono etichette, ma Rosenbringer riesce ad identificare i cavi che collegano le telecamere e, in paio di minuti, a bypassarle; scollega anche i sensori di prossimità. Fisk si guarda intorno: il vicolo bagnato di pioggia è perfettamente silenzioso, tanto che dall'ingresso del palazzo si sente il pianto convulso di Ellen.
“Il mio ragazzo, Jeff, fa il fattorino… Viene sempre qui, l'ho seguito. Lui dice che è per lavoro, ma io sono sicura che ha una storia con quella donna!”
Cercando di rendersi utile il portiere sfoglia un documento su un pad
“Un fattorino che si chiama Jeff e che viene qui spesso? Tu ce lo hai presente, Tom?” chiede poi alla guardia.
“Mi sembra di no, a meno che non sia il ragazzo che consegna dall'altra parte della strada”.
“Siete proprio gentili” singhiozza Silva tirando su con il naso ed asciugandosi gli occhi sul fazzoletto “Posso chiedervi un bicchier d'acqua?”
Fisk afferra la scala antincendio, la abbassa e poi comincia ad arrampicarsi, seguito dal dottore. Nora Taylor vive agli ultimi piani: i due li raggiungono – il dottore con un po' di fatica –, scavalcano un muretto ed entrano in un grande terrazzo con un giardino pensile pieno di piante su cui si affacciano le vetrate dell'appartamento. Il solitario osserva le portefinestre e nota delle fotocellule che però risultano disattivate: attraverso il vetro si vede un ampio salotto con divani in pelle e pesanti tappeti, dal soffitto pende uno schermo piatto. Il dottore si china e forza il serramento di metallo e i due uomini entrano con circospezione nell'appartamento. Sul grande tavolo del soggiorno sono posati una tazza da caffè, delle cartelline in plasticarta ed un computer portatile, oltre ad una cassettina portamendicinali. Rosenbringer la apre: contiene una siringa e delle fialette di chemioterapici. Fisk intanto fruga sul tavolo e trova una cartellina con un sacco di esami medici raggruppati per data.
“Dottore, guardi qui” sussurra “Mi sa che la signora Tayor è molto malata”
“La signora Taylor è quasi morta” risponde laconico il dottore, dopo aver dato una rapida scorsa alle carte.
Ci sono poi dei documenti della New Grind Coffee con un accordo di buonuscita allo scadere del mandato ed una fattura di una casa di cura a nome Raymond Wallace; la firma sulla ricevuta è a nome di Nora Taylor.
“Anche il marito non se la passa bene, mi sa” borbotta il solitario, accendendo il computer portatile.
“Jenkins?”
“Dimmi pure”
“Se ti connetto ad un terminale, puoi cercarmi un documento?”
Killex, Penny e Roman raggiungono l'abitazione di Sal Baker, un alto palazzo vetrato all'ottavo livello. Tutto il piano terra è occupato da una hall e da un centro commerciale: nonostante i vestiti eleganti che gli ha procurato Penny, il ricettatore è visibilmente fuori posto ed un po' a disagio nell'ambiente lussuoso, con i pavimenti di marmo bianco, le vetrine scintillanti ed una folla di acquirenti impellicciate. Sul fondo ci sono un metal detector e quattro grosse guardie che sorvegliano una zona ascensori: mentre i due uomini si guardano intorno cercando di farsi venire in mente un'idea per salire, Penny, dopo una rapida e desiderosa occhiata ai costosissimi articoli esposti nei negozi, legge i nomi degli inquilini dei piani superiori. Nota immediatamente che, al quarto piano, c'è un centro estetico e si avvicina tranquillamente al banco della reception dietro cui ci sono un uomo ed una donna molto attraenti, in completo scuro.
“Buonasera!” sorride.
“Buonasera a lei, come posso aiutarla?”
“Ho un'emergenza” risponde Penny in tono confidenziale “Questa sera ho una cena e l'ho saputo solo ora… Lei crede che il centro estetico mi riceverebbe senza appuntamento?”
La donna la osserva per un attimo, poi digita qualcosa su un telefono
“Mi informo subito… Sì? Buonasera, ho qui una cliente senza appuntamento, posso farla salire? Sì, può pagare… Va bene, la mando su”.
Penny indica Mark e Roman che l'hanno raggiunta
“Possono salire con me? Sono qui per la mia sicurezza”
“Compilate questi moduli, prego”.
venerdì 28 luglio 2017
057 - in trappola
I quattro prendono una macchina e raggiungono l'indirizzo di Elizabeth Rice: la donna vive al ventesimo piano di un palazzone stranamente modesto al sesto livello. Mentre i due solitari rimangono in macchina, Penny ed Ellen salgono – a piedi, l'ascensore è fuori servizio - e suonano alla porta, annunciandosi. Il corridoio del ventesimo piano è stato rivestito di cartoni e teli da cantiere con sopra impronte di scarponi da lavoro, ci sono delle impalcature fino al soffitto, e si sente martellare dal fondo, evidentemente è in corso una ristrutturazione. Un paio di manovali in tuta da lavoro passano portando materiale edilizio, e si fermano un attimo a guardare il sedere di Penny, fischiando. Elizabeth Rice, che apre la porta dopo un paio di minuti, è una donna sui sessant'anni che dimostra tutta la sua età, ed anche qualcosa in più: sotto il trucco pesante, il viso è una ragnatela di rughe e la carne, abbondante e cadente, è coperta solamente da un vestitino a sottoveste di raso nero con inserti di pizzo rosso. L'appartamento è composto da un'unica grande stanza e arredato come un boudoir: ci sono pesante tende di raso nero alle finestre e, sulla destra, un enorme letto con lenzuola di raso e specchi sul soffitto. La donna invita Penny ed Ellen ad entrare e chiude a porta, escludendo il rumore dei lavori; le tre siedono in un angolo che funge da salotto, con un grande divano rosso pieno di cuscini.
“Cosa posso fare per voi?” chiede Elizabeth Rice sistemandosi intorno alle spalle vizze un boa di piume.
“Siamo qui per la consultazione di questa sera” risponde Penny “Lei cosa ha intenzione di votare?”
“Voterò sì, naturalmente. La sua collega, la signora Stayly, mi ha offerto un posto dirigenziale dopo l'acquisizione. Una buona offerta”.
“Quindi nessuno le ha fatto pressioni perché votasse no… Il dottor Crandell ha ricevuto delle minacce…”.
La donna sorride mettendo in mostra due file di denti finti e dice con sussiego:
“Mia cara, è difficile fare pressioni su di me. Certo, il cambio di pareri da parte di alcuni dei miei colleghi è strano. Quello che non è strano è che voti no il presidente, Sal Baker: non è mai stato un cuor di leone, e il suo mandato sta scadendo. Immagino che qualcuno lo abbia convinto facilmente”.
“Se lei mancasse questa sera la votazione slitterebbe?”.
“Se lei mancasse questa sera la votazione slitterebbe?”.
“Sì, ma non sarebbe una mossa saggia…”.
In quel momento si sente un forte rumore sordo, ed Elizabeth Rice smette di parlare, guardandosi intorno, ma nell'appartamento non sembra essere successo nulla.
“Sebbene lei si senta al sicuro” riprende Penny “Sappia che la mia società può offrirle protezione, nel caso dovesse averne bisogno”.
“Perché dovrei temere per la mia incolumità? La mia casa è praticamente un bunker, l'ho fatta ristrutturare apposta...” la voce della donna sale stranamente di tono diventando farsescamente acuta. Penny ed Ellen si guardano, interdette.
“Stanno riempiendo l'appartamento di gas” dice infine la giornalista, anche lei con la voce deformata “Dobbiamo uscire di qui”.
Penny si alza e raggiunge velocemente l'ingresso, e apre la porta il cui specchio è però ostruito da una pesante lastra di metallo.
“Merda!” esclama la vocina di Ellen alle sue spalle “Signora Rice, mi aiuti ad aprire subito le finestre!”.
“Ma le finestre sono imbullonate” risponde la donna con voce stridula, gli occhi spalancati ed il volto deformato dalla paura. Penny apre una comunicazione con Killex:
“Capo, tutto bene?”
“Bene un cavolo! Mark, ci hanno chiuse dentro e stanno riempiendo l'appartamento di gas. Dovete tirarci fuori subito…”.
Ellen chiede alla padrona di casa un martello, ed Elizabeth Rice fruga con mani tremanti in uno sgabuzzino, riuscendo infine a trovarne uno.
Messi in allarme, Killex e Fisk scendono dalla macchina e raggiungono correndo l'ingresso del palazzo: nella guardiola non c'è nessuno e sulla porta dell'ascensore un cartello giallo recita “fuori servizio”.
“Cazzo! Venti piani a piedi, potremmo non fare in tempo!”.
“Killex, ho un'idea: ti fidi di me?” dice Fisk che ha forzato la porta dell'ascensore e sta guardando in su, nella tromba buia.
“Intendi tagliare i cavi ed usare l'effetto pendolo della cabina che cade? Mi piace!” Senza esitare i due solitari si agganciano con dei moschettoni al cavo d'acciaio armonico, poi Killex spara al cavo che salta, trascinandoli velocemente in alto. Nella tromba interna ci sono dei cartelli che indicano i piani ed i codici di manutenzione: arrivati al diciannovesimo piano, i due si sganciano e, in qualche modo, riescono ad appendersi alla scaletta interna. Fisk forza la porta dell'ascensore e Killex si infila nel varco, raggiungendo il corridoio del ventesimo piano. Davanti ad una porta nel corridoio, sulla destra, è stata calata una lastra di metallo spessa sei o sette centimetri su cui sono stati applicati, due crick idraulici. Quando il solitario si avvicina, due uomini in tenuta da lavoro si voltano a guardarlo e lo puntano con delle mitragliette. Fisk intanto esce dalla tromba e si mette in copertura dietro lo stipite della porta dell'ascensore. Killex estrae a sua volta e spara, colpendo uno dei due uomini in fronte e facendogli esplodere la testa: il suo compagno apre il fuoco e i proiettili sfiorano le gambe del solitario, lacerandogli i pantaloni rinforzati. Fisk si sporge ed esplode un colpo dall'arma sul braccio, ferendo l'avversario ad una gamba e facendolo crollare a terra.
Nell'appartamento, Ellen prende a martellate la finestra, fino a far esplodere il vetro interno: il gas contenuto nella vetrocamera scoppia e la giornalista viene proiettata malamente a terra. Penny si china e l'aiuta a rialzarsi, poi raccoglie il martello e si accanisce sul vetro esterno, con la forza della disperazione. Ancora al centro della stanza, Elizabeth Rice barcolla portandosi una mano alla fronte: sta per svenire; Ellen le si avvicina e la sorregge accompagnandola a sedere sul divano:
“Non ha una bombola di ossigeno qui dentro?”.
“Forse nel ripostiglio” balbetta la donna. Penny intanto riesce a rompere il secondo vetro. La depressurizzazione dell'appartamento crea una forte corrente d'aria che la costringe a sostenersi agli stipiti, ma per fortuna dura poco. Presto, dal vetro infranto comincia ad entrare aria fresa, odorosa di pioggia.
“Mark, come va lì fuori?” grida Penny, di là del pannello.
“Abbiamo avuto un po' di problemi, ma adesso vi apriamo”.
Mollati i due crick, Fisk sposta la lastra di metallo rivelando la porta di fronte a cui stanno accalcate le tre donne. Killex intanto si è chinato a controllare i cadaveri nel corridoio: hanno in tasca solo un badge di una società di lavori edili ed una spilletta con incisa una I sormontata da una C rovesciata. “Sarà meglio che lei venga con noi, la porteremo in un luogo sicuro” sta dicendo Penny ad Elizabeth Rice, che Fisk guarda con stupore misto ad un leggero ribrezzo “E sarà meglio che passare a prendere anche il dottor Crandell e la sua famiglia”.
Sulla macchina che li riporta alla E.G.O. Inc, Penny riceve una chiamata da Emily Stayly.
“Abbiamo novità. Kalinin ha frugato negli archivi della New Grind Coffee ed ha trovato la presenza – o meglio l'assenza - di un documento che testimonia l'accordo commerciale con un azienda al cui nome non siamo assolutamente riusciti a risalire. Abbiamo solo una copia non firmata di questo documento che supponiamo sia stato sia redatto che successivamente trafugato da un consigliere. I consiglieri sono gli unici che possono accedere a quelle directory. Se riusciamo a fare saltare fuori la copia firmata è probabile che riusciremo a portare il consiglio dalla nostra parte”.
Il dottor Rosenbringer si sveglia nel letto del suo appartamento al settimo livello sentendo una porta che si chiude: tenta di stiracchiarsi ma si accorge di avere i polsi e le caviglie bloccate. Apre gli occhi e scopre di essere stato legato, mani e piedi, con dei cavi elettrici, alla testiera ed al fondo del letto. La sveglia sul comodino segna le 12.10 e, quando cerca di pensare alla sera prima, nella sua mente di fa il vuoto. Sonja entra nella stanza, vestita solo di una canottiera e di un paio di mutandine rosa, con un cartone per la pizza in mano.
“Sonja, tesoro, potresti slegarmi almeno una mano?”.
“Perchè? Hai prurito da qualche parte?” chiede lei, con un lampo di rabbia omicida negli occhi.
“No, avrei bisogno di andare in bagno”.
“E va bene” sbuffa Sonja, arrabbiata “Dovrai pur mangiare, comunque”.
La donna si china su Rosenbringer e lo slega. Lui si massaggia i polsi segnati dai cavi elettrici, lei esce dalla stanza; seduto sul letto la sente sbattere stoviglie sul tavolo. Sospirando il dottore entra nel bagno adiacente alla camera da letto: si lava e si veste con uno dei suo completi da ufficio, poi raggiunge Sonja in cucina.
“Dove pensi di andare?” chiede lei minacciosa.
“Al lavoro, tesoro, se non ti dispiace”
“Se non mi dispiace? Sparisci per due giorni e pensi di sistemare tutto con un mazzo di fiori? Cosa vuoi fare, andartene un'altra volta?” lo aggredisce lei puntandogli un dito sul petto.
“Tesoro, lo sai che ti amo. E lo sai che il mio lavoro è molto impegnativo”.
“Vai, vai” urla lei con le lacrime agli occhi “Vai pure a divertirti con i tuoi amici!”
“Sono pazienti, non amici, tesoro” sospira il dottore sedendosi al tavolo “Comunque adesso mangiamo questa buona pizza che hai ordinato e lasciamo da parte i brutti pensieri…”.
Tirando su con il naso, Sonja siede accanto a lui e gli versa un bicchiere d'acqua dalla caraffa di cristallo. Rosenbringer mangia e beve, mentre lei lo guarda senza toccare cibo, finché si accorge di avere la vista appannata ed un piacevole senso di rilassatezza e intorpidimento in tutto il corpo. Sonja lo guarda sorridendo per qualche secondo, poi si alza e lo ritrascina in camera da letto.
lunedì 24 luglio 2017
056 - sorridete!
Uscito dalla stazione di polizia, Fisk prende un taxi e si fa portare al vicolo davanti a cui ha parcheggiato la macchina: la recupera, stracciando la multa che trova sotto il tergicristallo, e si dirige all'indirizzo di Susan Vanitzian che gli ha dato Penny. Si tratta di una piccola palazzina incastonata tra due grattacieli, vecchia ma non troppo rovinata, al terzo livello; all'ingresso c'è una rastrelliera con le cassette della posta e il nome della prostituta è indicato al quinto piano. Nessuno controlla il portone d'accesso che è aperto, le scale e i corridoi hanno davvero bisogno di una mano di bianco e sono coperte da un brutto linoleum verde marcio, ma tutto è abbastanza pulito. Killex suona il campanello dell'appartamento, ma nessuno risponde: prova allora a chiamare il cellulare di Susan che si sente squillare dietro la porta, invano.
“Mi sa che la ragazza è morta” commenta Silva.
“Temo tu abbia ragione” dice Penny “Fisk apri la porta”.
Il solitario forza la serratura e tutti entrano in un piccolo appartamento. C'è un soggiorno con angolo cottura e da una porta aperta si vede una camera da letto. Il salotto è semibuio, ingombro di mobili e profuma di incenso; nella camera, riversa sul letto impregnato di sangue c'è Susan con un grosso foro di proiettile in testa.
“Le hanno sparato in fronte con un calibro 45” commenta Killex chinandosi ad osservare il cadavere. Il solitario si guarda intorno in cerca del bossolo e lo trova sul pavimento accanto al letto: lo scosta con il piede e vede che sul lato è incisa la scritta “SORRY”.
“Ma questo è uno dei proiettili che usavo quando lavoravo alla InfoCorp. Cazzo! Ci hanno fottuto... ci hanno fottuto alla grande!” balbetta interdetto.
Ellen intanto cerca nell'appartamento qualche traccia del cliente che ha ucciso Susan: fruga nella credenza e in tutti i cassetti della cucina fino a trovare, nell'ultimo, una piccola agenda. Penny, che si stava guardando attorno nel salotto, e che ha trovato il cellulare di Susan, raggiunge Mark nella camera.
“Dobbiamo scoprire chi è stato” dice, e vede che sopra il letto è appeso un brutto quadro che rappresenta una spiaggia al tramonto. Il quadro è storto e la ragazza si avvicina e lo toglie dal muro.
“So chi è stato. Questo è un lavoro InfoCorp”.
Dietro il quadro c'è una cassaforte con lo sportello accostato. Penny la apre: la cassaforte è vuota, a parte una claymore. Sentendo il “ting” dell'innesco che viene staccato, Mark si volta: fa a tempo a vedere che sulla fascia della mina è stato aggiunto a pennarello “SMILE!”, poi si butta su Penny. I due cadono sul letto un attimo prima dell'esplosione che scuote l'appartamento; la testiera del letto viene squarciata e schegge di plastilegno si conficcano nella schiena del solitario, lacerando la sua giacca rinforzata. Il muro di cartongesso della camera viene divelto lasciando in bella vista il salotto, dove Fisk ed Ellen si sono buttati a terra.
“Come stai, Killex?” urla Fisk preoccupato raggiungendo la camera da letto.
“Niente che un buon chirurgo non possa sistemare” risponde Mark alzandosi a fatica dal letto con una smorfia di dolore. Penny, protetta dal corpo del solitario, è spaventata ma intatta.
“Meglio se ce ne andiamo di qui alla svelta, allora. Non voglio essere arrestato di nuovo, oggi” dice Fisk sorreggendo Killex ed accompagnandolo verso la porta d'ingresso. I quattro escono dall'appartamento, scendono le scale dai cui pianerottoli occhieggiano spaventati i vicini e s'infilano rapidamente in macchina. Sentendo le sirene della polizia che si avvicinano, Fisk si immette tranquillamente nel traffico, diretto alla sede della E.G.O Inc. In macchina Ellen controlla l'agenda che ha trovato nell'appartamento di Susan: ci sono sei pagine di nomi di clienti con i rispettivi contatti – numero di telefono o email; accanto ai nominativi ci sono degli asterischi a penna. Nell'ultima pagina è segnato M.K. con un numero di telefono.
Mentre Mark si fa ricucire la schiena nell'infermeria al primo piano, Penny sale a parlare con Andrea: “Scusi se la disturbo capo, ma abbiamo importanti novità: abbiamo scoperto chi ci sta mettendo i bastoni tra le ruote nell'affare New Grind Coffee”.
“E chi sarebbe?” chiede lei, con una punta di impazienza nella voce.
“InfoCorp”.
“InfoCorp?” Andrea sospira “Credo di sapere perché. No, non è per voi: alla InfoCorp non sanno che lavorate per me, vi danno per morti. Uno dei motivi per cui voglio acquisire quella società è che alcune squadre della InfoCorp usano le sedi della New Grind Coffee come luoghi d'incontro. Molto probabilmente non sanno che siamo noi i compratori: abbiamo usato una società di comodo. Stanno solo cercando di difendere il loro territorio”
“Hanno ricattato i membri del consiglio di amministrazione e poi fatto fuori le persone usate per ricattarli. Abbiamo ancora una pista da battere, e lo faremo subito”.
“Ottimo. Tienimi informata”.
Seduta nella sala riunioni davanti ad una tazza di caffè, Ellen guarda per qualche istante Fisk che, sprofondato su una poltroncina, si sta meticolosamente accendendo un sigaro, poi dice:
“Non è che vi hanno clonati?”.
“Clonati?” domanda perplesso il solitario emettendo cerchi di fumo.
“Beh, c'è qualcuno alla InfoCorp che si spaccia per Killex, questo è poco ma sicuro”.
“Vista la tecnologia che abbiamo trafugato per loro è anche possibile” borbotta Fisk,
preoccupato, poi si illumina “Ehi! Potrei dover fare a botte con me stesso! Sarebbe catarticamente liberatorio… Comunque quello che dobbiamo fare adesso è contattare Elizabeth Rice e scoprire se hanno ricattato anche lei, poi risolveremo questa faccenda”.
Mark, con le bende che tendono la camicia sulla schiena, li raggiunge e si versa un caffè.
“Ehi, Killex, senti un po' la teoria di Silva”.
“Quale teoria?” chiede il solitario guardando interrogativo la giornalista da sopra la sua tazza.
“Dicevo al tuo collega che potrebbero avervi clonati, alla InfoCorp”.
“Dicevo al tuo collega che potrebbero avervi clonati, alla InfoCorp”.
“Cazzo, perché non ci ho pensato io prima? Devo chiamare subito Rose” esclama Mark, digitando nell'aria “Pronto? Ciao come stai? E scusa la domanda: negli ultimi giorni ti ho chiamato per caso?”
“No, stronzo, tu non chiami mai” è la laconica risposta
“No, stronzo, tu non chiami mai” è la laconica risposta
“Bene, meglio così… E se dovesse venire a trovarti qualcuno che sembra me non aprirgli a meno che non dica… vediamo… quale potrebbe essere una frase in codice che io non uso mai?”.
“Voglio bene a Silva?” butta lì Rose ridendo “Ma vuoi dirmi che cos'è successo?”.
“C'è qualcuno in giro che si spaccia per me. Potrebbero avermi clonato, stai attenta”.
“Dur!” chiama Fisk. Dopo qualche secondo il tecnico entra nella stanza con un saldatore in mano
“Che succede?”.
“Che succede?”.
“Come lo vedi un video “Penny che si fa Penny”?”.
“Potrebbe essere il video del millennio. Dove me lo procuro?”.
La conversazione è interrotta dall'ingresso di Penny
“Dobbiamo andare a parlare con il secondo consigliere. Sono passata dalla squadra Tau, stanno preparando una nuova offerta per l'acquisizione. Il ragazzo russo mi ha detto di tenervi lontano da questa donna in particolare”.
“Perchè?” chiede Fisk
“Che ne so? Magari tenterà di stuprarvi” dice Penny ridendo "Sarà meglio che mi aspettiate in macchina".
venerdì 21 luglio 2017
055 - prostitute, pony express e poliziotti
Ellen Silva si fa dare un pad da Crandell e collega la pendrive che contiene un unico file video intitolato “guardami!”; tutti le si fanno intorno ansiosi. Il video a tutto schermo inquadra dall'alto quella che sembra la camera da letto, con tende civettuole alle finestre e un ampio letto trapuntato di blu: nella stanza entra Crandell, subito seguito da una ragazza giovane e molto attraente. L'uomo chiude la porta e bacia la ragazza con passione, poi i due iniziano a spogliarsi. Fisk emette un fischio di approvazione, ma Crandell, pallido in volto, interrompe il video:
“N-non è come sembra” balbetta.
“Lei ha intenzione di farsi ricattare da una cosa del genere?” chiede Penny, piuttosto perplessa.
“Io amo mia moglie, e non voglio avere problemi con lei. Questo video significa la fine del mio matrimonio e la mia rovina economica. Non posso permetterlo” risponde Crandell prendendosi la testa tra le mani.
“Quando è successo?” chiede Killex.
“Due giorni fa”.
“Ma questa ragazza è la sua amante o è stato un incontro occasionale?”
“L'ho conosciuta ad una festa aziendale: ha detto di essere la segretaria di un investitore e di chiamarsi Susan. Ha continuato a flirtare con me finché, complice l'alcool, l'ho portata qui”.
“Adesso almeno sappiamo perché i suoi colleghi hanno cambiato idea” commenta Penny “Lei dovrebbe scoprire se, a quelli che si sono tirati indietro, è successo qualcosa di simile”.
Prima di attaccarsi al telefono, Crandell fruga nel portafogli, ne tira fuori un cartoncino filigranato e lo porge a Penny:
“Prima di andarsene Susan mi ha lasciato questo”. Sul biglietto sono stampati il nome di una ditta, la SM IMPORTS, un indirizzo email ed un nome: Shunichi Machida. Sul retro un numero di telefono scritto a penna.
“Vediamo di contattarla subito” dice Penny facendo partire una chiamata al numero, a cui però non risponde nessuno. Ellen intanto cerca informazioni su Shunichi Machida e sulla SM IMPORTS: risale così ad un uomo asiatico sulla cinquantina, executive manager di una piccola corporazione che si occupa di importazioni a Nuova New York dal Giappone.
“Probabilmente questo tizio non c'entra nulla” sbuffa Penny, quando Silva la informa sul risultato delle sue ricerche “Quella era una prostituta pagata da qualcun altro. Sarà meglio chiamare Melanie e chiederle di localizzare il telefono”.
Sentendosi frustrato ed ansioso di menare le mani, Fisk scende e si siede in macchina, aspettando che torni il fattorino: dopo una decina di minuti lo vede arrivare in bicicletta. Il ragazzo appoggia un pacchettino sopra la rastrelliera delle cassette delle lettere, suona il campanello, inforca la bicicletta e corre via prima che il solitario riesca a raggiungerlo. Fisk allora ingrana la prima e si immette nel traffico per inseguirlo, zigzagando tra le altre macchine per riuscire a tenergli dietro. Quando si accorge di essere seguito, il fattorino gira sulla destra e si infila in un vicolo troppo stretto per l'automobile; Fisk impreca, inchioda di traverso davanti all'ingresso del vicolo facendo stridere le
gomme e scende di corsa. Ricorre il ragazzo in bicicletta per una decina di metri, ma si accorge presto che è troppo veloce, così prende la mira e spara alle gomme. Il proiettile perfora la camera d'aria, gomma esplode ed il fattorino vola in avanti, cadendo malamente sull'asfalto. Il solitario si slancia per raggiungerlo, ma il ragazzo si rialza e comincia a correre: percorre quel che resta del vicolo, svolta a sinistra e si infila dentro una porta aperta. Fisk lo insegue e si trova nella cucina di un ristorante: è molto caldo e c'è un forte odore di salsa di soia e di pesce. Sei o sette tra cuochi vestiti di bianco e camerieri interrompono quello che stavano facendo si voltano a guardarlo
“Ehi, lei non può stare qui!” lo apostrofa un grosso uomo asiatico sulla quarantina che brandisce un coltello, con un cappello da chef ed un grembiule macchiato.
“Consegna speciale” risponde il solitario e, senza fermarsi, attraversa la cucina e supera una porta a due battenti, entrando nella sala del ristorante. Vede il fattorino che corre tra i tavoli urlando:
“Aiuto! Vuole ammazzarmi!” La sua voce copre la musica di sottofondo e tutti i clienti smettono di mangiare e guardano Fisk a bocca aperta: il solitario grida:
“Fermate quel tipo! Ha tentato di fregarmi!”. Con un gesto deciso, un maître in giacca bianca e cravatta nera afferra il fattorino per il braccio e dice qualcosa in una specie di orologio da polso: subito da una porta sul fondo della sala entrano due guardie vestite di scuro, le sagome delle pistole ben visibili sotto le giacche. Uno dei due uomini immobilizza il fattorino, l'altro si piazza minaccioso davanti a Fisk che, per nulla impressionato, dice:
“Questo piccolo stronzo ha ricattato il mio datore si lavoro, lasciate che me ne occupi io”
“Dovete uscire di qui” dice il maître “State spaventando i nostri clienti” Le guardie scortano i due in uno stanzino senza finestre con una scrivania, delle sedie ed un televisore che trasmette le notizie del giorno.
“Vedete di non fare troppo casino: la OCP sta arrivando”.
Fisk manda un messaggio a Killex, comunicandogli la sua posizione e l'imminente arrivo della polizia; passano lentamente una decina di minuti, in cui il solitario tenta inutilmente di convincere le guardie a lasciarlo andare, poi arrivano due volanti. Due poliziotti raccolgono la deposizione di Fisk, altri parlano con il ragazzo:
“Lei ha appena aggredito un portalettere della TwoandEx, è in un mare di guai”.
“Siete sicuri che sia chi dice di essere? Ha minacciato il mio capo”.
“So fare il mio lavoro” risponde indispettito il poliziotto “Se lei sta cercando di indispormi ci sta riuscendo. Adesso vi portiamo tutti e due in centrale, parlerete con il capitano”.
Allarmato dal messaggio di Fisk, Killex ne comunica il contenuto a Penny ed Ellen: i tre decidono di raggiungere il solitario al ristorante. Penny promette a Crandell di tornare presto e di risolvere il suo problema e lo esorta a telefonare ai suoi colleghi, poi tutti scendono.
“Cazzo, Fisk ha preso la macchina” esclama Killex vedendo che al posto della loro berlina è parcheggiata un'utilitaria.
“Chiameremo un taxi” risponde Penny che intanto ha trovato il plico lasciato dal fattorino sopra le cassette delle lettere: lo scuote un paio di volte prima di aprirlo. Dentro ci sono tre stampe: la bolla di accettazione del pacco incriminato e due istantanee riprese dal filmato di una videocamera ambientale. La spedizione è stata segnalata come urgente e pagata in contanti tre ore prima; le istantanee mostrano un tizio dall'aria trasandata, con vestiti sporchi sdruciti e la barba brizzolata che paga allo sportello della ditta di spedizioni.
“Hanno pagato un barbone per consegnare il pacco” commenta Killex, seccato “E quell'idiota di Fisk si è fatto arrestare per niente”.
Mentre aspettano un taxi fuori dal condominio dove vive Crandell, Penny riceve una chiamata da Melanie:
“Ciao capo! Ho controllato il telefono di cui mi hai dato il numero: è intestato ad una certa Susan Vanitzian e si trova al terzo livello. Vi mando subito l'indirizzo”.
Killex intanto chiama il suo amico Hank alla OCP: il telefono squilla a lungo, molto a lungo.
“Spero per te che sia importante perché stavo facendo un interrogatorio” risponde infine il poliziotto. “Ciao Hank! Scusa se ti disturbo, ma Fisk ha avuto dei problemi con i tuoi colleghi mentre inseguiva un sospettato. Fammi sapere cosa dobbiamo fare per farlo uscire”.
“Umpf” sbuffa Hank, prima di riattaccare.
Fisk e il fattorino vengono portati da una volante alla centrale della OCP e chiusi in due diverse stanze per gli interrogatori. Un poliziotto non troppo ostile, ma dall'aria tremendamente annoiata raccoglie di nuovo la deposizione del solitario e non gli consente di fare telefonate – la stanza è schermata – e poi se ne va. Dopo una quindicina di minuti, in cui Fisk pensa seriamente di distruggere il mobilio della stanza – il tavolo di metallo, le sedie scomode, la parete a specchio – e di sfondare la porta, entra Hank. Fisk si alza, lo saluta e gli tende la mano. Il poliziotto guarda la mano, guarda il solitario e per tutta risposta gli intima:
“Siediti”
“Ti sembra il caso di metterti a sparare al settimo livello? Abbiamo controllato il ragazzo che effettivamente lavora alla TwoandEx: il suo titolare ha garantito per lui. La società ti farà sicuramente causa: io posso cercare di mitigare le cose, ma dovrai scusarti. E pagare”.
“Quanto?” chiede Fisk.
“Diciamo che per la bicicletta, i danni per le mancate consegne, le minacce e il tentativo di omicidio faranno diecimila eurodollari come minimo. Fossi in te chiamerei quella che il tuo amico si sbatte e le chiederei un bonifico, è la tua unica possibilità di uscire di qui senza mettere di mezzo gli avvocati”.
“Grazie detective, ti prometto che questo tipo di incidente non si ripeterà più” ghigna Fisk “Adesso posso fare quella telefonata?”
lunedì 17 luglio 2017
054 - firmato: omega
Tornati nella loro sala riunioni al settimo piano, i quattro vengono raggiunti da Ellen Silva che porta caffè e ciambelle per tutti e si fa spiegare qual è il nuovo incarico.
“Sarebbe il caso di capire perché stanno votando no” dice infine
“Potrei provare ad hackerare le telecamere della sede centrale della New Grind Coffee” si intromette Melanie, ansiosa di fare bella figura “Ma da fuori ci vuole troppo tempo. Bisogna che uno dei consiglieri che abbiamo comprato ci connetta dall'interno”.
“Inizia con il controllare cosa si trova sui membri del consiglio. E se qualcun altro sta tentando di comprare la società” dice Penny “Io mando un'email a Cristopher Crandell e gli chiedo un incontro in un luogo sicuro”.
“Dovremo assicurarci che nessuno sappia delle proprietà della nuova molecola. È piuttosto preoccupante che i consiglieri abbiano improvvisamente cambiato idea: bisogna scoprire se qualcuno li ha comprati, o li sta ricattando. Chi sa della molecola, a parte noi?” chiede Mark, addentando una ciambella glassata.
“Effettivamente il lancio del siero deve aver scontentato la concorrenza. Qualcuno potrebbe tentare una scalata ostile” annuisce Penny “Melanie, guarda cosa trovi nei nostri server”.
“Da quel che vedo non ci sono state proposte di acquisizione per la E.G.O. Inc, ma ho trovato traccia di attacchi hacker ai server dedicati alla Penrose Beverage” risponde lei, che sta digitando contemporaneamente su due tastiere diverse, davanti a due schermi.
“Cercherò qualcosa di scomodo sui consiglieri” dice Silva, aprendo il suo portatile “A proposito: l'azienda è stata fondata nel 2019 da un certo Banz. È stata poi venduta nel'29… Uh. Il consiglio di amministrazione ha un mandato di quattro anni, rinnovabile una sola volta. E tra poco scadrà”.
“Voglio tutto quello che riuscite a trovare sulla mia scrivania tra un'ora” conclude Penny, scendendo dal tavolo dov'era seduta.
“Voglio tutto quello che riuscite a trovare sulla mia scrivania tra un'ora” conclude Penny, scendendo dal tavolo dov'era seduta.
Cristopher Crandell vive in un lussuoso appartamento al settimo livello: nell' ampio e luminoso atrio del palazzo ci sono due guardie che che chiedono loro i documenti. Penny, Fisk, Killex ed Ellen lasciano le loro tessere identificative della Penrose Beverage.
“Il dottor Crandell vi attende al dodicesimo piano”.
Quando Penny suona alla porta dell'appartamento, questa si apre immediatamente, ma di pochi centimetri. Cristopher Crandell, che occhieggia dalla fessura, dietro ad una catenella di sicurezza, è un uomo di mezza età, con il volto segnato e il naso aquilino; ha l'aria sconvolta, i vestiti stropicciati e il fiato che puzza di alcool. Guarda i visitatori con sospetto e paura.
“Buongiorno dottor Crandell. Lei ci aspettava, ma se è un brutto momento forse possiamo tornare più tardi” sorride Penny.
“Non so più se è il caso di farvi entrare”.
“Qualcuno le ha dato fastidio?“.
“Sono rientrato in casa dieci minuti fa ed ho trovato questo sotto la porta” risponde lui allungandole un biglietto di plasticarta che recita:
“L'unica sua opzione è votare NO. Non seguire questo consiglio porterebbe a spiacevoli risultati per lei e per la sua famiglia”. Sul fondo c'è una specie di timbro con un omega cerchiata.
“Ellen, per favore fotografa questa cosa, e cerca di scoprire da dove viene” chiede Penny “Ci faccia entrare, dottor Crandell, scopriremo chi la minaccia” aggiunge poi, usando il suo tono più persuasivo. L'uomo sospira, si sporge a guardare a destra e a sinistra nell'androne, poi la catena viene tolta e tutti entrano in un grande soggiorno pavimentato di marmo chiaro. Ci sono giocattoli sparsi sul tappeto davanti ad un televisore a ottantaquattro pollici ed una consolle per videogiochi; su una mensola, tra numerosi libri, una foto di Crandell con una donna bionda, un ragazzo sui diciassette anni ed una bambina di otto. Sulla destra, dietro ad una porta aperta si vede una cucina nuovissima, sulla sinistra un largo corridoio porta presumibilmente nella zona notte. Crandell si lascia cadere su un divano foderato da una trapunta azzurra e fa ai suoi ospiti un vago cenno, intendendo che possono accomodarsi: solo Penny si siede su una poltroncina accanto al divano.
“Dov'è la sua famiglia ora?” chiede Killex guardandosi intorno.
“Mia moglie al suo club di lettura e i miei figli a scuola, spero”.
“Forse potremmo offrirci di occuparci della sicurezza della sua famiglia” sussurra Ellen avvicinandosi a Penny “Ah, ho controllato il simbolo: è preso da una serie di font scaricabili gratuitamente da internet, ma non è collegato a nessuna società registrata”.
“Ci sono delle telecamere, qui?” chiede Fisk.
“No, solo la sicurezza all'ingresso”
“Vado a chiedere alle guardie se hanno visto qualcosa di sospetto” dice il solitario, ed esce.
“Per quanto riguarda la sicurezza della sua famiglia, dottor Crandell, la mia società può mettervi a disposizione un appartamento, se crede sia necessario” dice Penny in tono incoraggiante, sporgendosi verso l'uomo “Quando sarà la prossima votazione del consiglio di amministrazione della New Grind Coffee?”.
“Questa sera” sospira lui, versandosi un generoso bicchiere di bourbon da una bottiglia posata su un tavolino “Non credo ci faranno nulla prima di allora”.
“Sì, lo accetto volentieri un bourbon” sorride Penny.
“Oh, mi scusi. È stato imperdonabile da parte mia” risponde Crandell che si alza, prende quattro bicchieri e ne riempie uno, porgendolo alla ragazza "Voi ne volete?"
“Noi eravamo qui per chiederle informazioni sul consiglio di amministrazione, ma il suo problema ha la priorità adesso. Pensa che i suoi colleghi siano stati ricattati come lei?” chiede Penny, assaggiando il bourbon che è molto buono.
“Il consiglio di amministrazione è formato da nove elementi. Due hanno sempre votato no: Sal Backer – il Presidente – e Nora Taylor. Dicono che la fusione denaturerebbe l'azienda, ma non sono al corrente delle loro reali motivazioni. Io ed altri tre abbiamo detto che sarebbe stata un'ottima operazione, mentre gli altri non si sono mai pronunciati. Le votazioni sono state fatte in maniera segreta, ma ieri sera i “no” sono passati da tre a cinque”.
Fisk intanto è sceso nuovamente nell'ingresso: si appoggia al bancone della reception con aria confidenziale. Una delle due guardie, un uomo sulla sessantina dallo sguardo tranquillo, gli chiede: “Desidera?”.
“Devo sapere se, oltre a noi, ci sono stati dei visitatori questa mattina”. L'uomo scorre qualcosa su un tablet:
“Una signora che è salita e poi scesa con l'inquilino del secondo piano, il personal trainer dell'inquilino del tredicesimo e basta, a parte l'impresa di pulizie che viene due volte a settimana”.
Nell'appartamento si sente squillare il campanello: Crandell si alza dal divano con aria nervosa – trema, quasi – e si avvia verso la porta d'ingresso.
“Lasci che apra io” lo interrompe Killex.
“Ma questo è il videocitofono. Probabilmente il portiere è andato a bersi un caffè”.
Lo schermo olografico accanto alla porta mostra un ragazzino con i capelli chiari, un cappellino con il nome di una band metal e le cuffiette nelle orecchie.
“Sì?” risponde Crandell con voce un poco incerta.
“Una consegna per la signora Crandell”.
“Salga pure”.
I due solitari raggiungono la porta d'ingresso, e Fisk esce nell'andito fingendo di controllare le bocchette di aerazione, mentre Mark si appiattisce contro lo stipite, una mano sulla fondina. L'ascensore si apre e ne esce, con aria annoiata, il ragazzino delle consegne che si dirige alla porta dell'appartamento. Killex gli apre.
“Buongiorno, è lei il signor Crandell? Firmi qui per favore” dice il giovane, porgendogli un tablet. Mark scribacchia qualcosa, afferra il pacco e fa per chiudere la porta, poi si accorge che sul retro del pacchetto è stampata una omega cerchiata.
“Fisk, fermalo!” ringhia, indicando il fattorino che si sta dirigendo nuovamente all'ascensore. Il solitario si slancia nel corridoio ed agguanta il ragazzino che si divincola esclamando:
“Ehi, cosa volete da me?”.
“Qui le domande le facciamo noi” lo apostrofa Mark con aria minacciosa.
“Col cavolo! Di' al tuo amico finocchio di lasciarmi andare!” grida il fattorino, per nulla impressionato “Vi denuncio tutti, stronzi!”.
Penny si avvicina a Crandell che sbircia titubante dal salotto “È di nuovo il suo amico, lei si metta al riparo che apriamo il pacco”.
Con precauzione, Mark lacera la carta da imballaggio: dentro c'è una scatolina di plasticarta con una pendrive e un biglietto che recita:
“Guarda attentamente e poi decidi”
“Chi ti ha pagato per consegnare il pacco?” chiede Penny al fattorino, sempre tenuto per la collottola da Fisk.
“Io sono solo il ragazzo delle consegne. Chiedete alla mia ditta!”.
“Vuoi esserci utile, o inutile, cioè sacrificabile?” lo minaccia Ellen “Di' alla tua ditta che c'è stato un disguido con il pacco e chiedi chi è il mittente”.
“Vaffanculo! Chiedetelo voi”.
“Senti” lo blandisce Penny frugando nella borsa e tirando fuori il portafogli “Se ti dessimo cento eurodollari collaboreresti?”.
Il ragazzo intasca la banconota, ma continua a guardarli con aria ostile “Cosa dovrei dirvi?”.
Il ragazzo intasca la banconota, ma continua a guardarli con aria ostile “Cosa dovrei dirvi?”.
“Puoi risalire al nominativo di chi ha fatto l'ordine della consegna?”
“Lo si può fare solo dalla sede della ditta”.
“Allora vai, e facci sapere. Può darsi che ci siano altri cento eurodollari per te. E, prima di andare, facci vedere i tuoi documenti. Così in caso sappiamo dove trovarti”.
venerdì 14 luglio 2017
053 - se vi piace il caffè
“Capo, potrebbe dirmi cos'è successo con l'Arasaka?”
“Eravamo in una trattativa per della documentazione. Avete organizzato un incontro con un intermediario che poi si è scoperto essere dell'Arasaka. È stato l'ultimo lavoro grosso che hai fatto per me alla InfoCorp, poi hai avuto una piccola pausa: ti sei fatta due settimane di coma farmacologico”
“Due settimane di coma?”
“Praticamente non avevi più la schiena. Per cosa credi di essere stata ristrutturata?”
“E Killex e Fisk?”
“Hanno gestito la situazione finché non sono arrivati i rinforzi”
“Allora la devo ringraziare…”
“Non ti preoccupare, mi hai già ringraziato”
“Ma la ringrazio di nuovo… A proposito, cosa dobbiamo fare di Warren Hudson? Killex lo ha messo in cella…”
“Lo sai benissimo cosa farne”
Passano tre settimane. Il nuovo siero del dottor Carey si dimostra eccezionale per la diagnosi e ha potenzialità molto buone dal punto di vista terapeutico. Rose Killex viene sottoposta al trattamento sperimentale e migliora rapidamente: il suo cancro è in regressione. In effetti sta talmente bene che, in un eccesso di frustrazione, demolisce a pugni la stanza dell'infermeria in cui è ricoverata; dopo questo episodio, e sotto consiglio del dottor Rosenbringer, viene rimandata a casa: dovrà presentarsi alla E.G.O. Inc per la terapia tre volte a settimana.
La società avvia la produzione del siero e lancia una campagna marketing senza precedenti; Ellen Silva, che si è trasferita a casa di Rose per “tenerla d'occhio”, viene ingaggiata per collaborare al lancio pubblicitario e guadagna un sacco di soldi.
Durante queste settimane la squadra si dedica senza grande entusiasmo al compito per cui è stata formalmente assunta, cioè al controllo dell'efficienza e della correttezza procedurale del lavoro degli altri dipendenti della corporazione. Sono lunghe giornate monotone piene di scartoffie e telefonate, della cui noia Killex e Fisk si sfogano al poligono, ansiosi di tornare a menare le mani. Al rilascio del siero sul mercato, il valore delle azioni della E.G.O. Inc raddoppia in sei ore: Penny, Killex, Dur e Fisk festeggiano con una sbronza solenne in un locale alla moda al settimo livello e Penny si dà allo shopping selvaggio. Fisk continua ad uscire con Dana Anderson e, nel tempo libero, si dedica infruttuosamente alla ricerca delle sue vecchie braccia cui era molto affezionato. Un lunedì sera Penny riceve una convocazione da parte di Andrea per il mattino dopo alle otto: avvisa Killex e Fisk con un messaggio e ricomincia a preparasi per il suo appuntamento con Kristjan Ragnarsson.
Martedì mattina, un nuvoloso mattino di giugno, alle otto meno dieci, Penny, Killex e Fisk salgono al nono piano. Nell'anticamera, intenta a parlare con Judith, c'è una ragazza piccola e pallida con grandi occhi castani che, quando entrano, li guarda con curiosità. Judith li invita ad entrare nella sala riunioni, e la ragazza entra con loro: Andrea non c'è ancora e per qualche secondo l'unico rumore è quello della cascata sulla parete, poi Penny si volta con un sorriso e tende la mano alla ragazza
“Ciao, io sono Penny”.
“Io sono Melanie Jenkins, piacere”.
“Loro sono Killex e Fisk. Noi lavoriamo all'Internal Audit”.
“Lo so, sono il vostro nuovo netrunner…” sorride la ragazza.
Andrea entra nella stanza, guarda per un attimo i presenti e poi si siede
“Buongiorno. Immagino che vi siate già presentati. Siete stati chiamati oggi perché dovete affiancare la squadra Tau in un'acquisizione: hanno dei problemi e voi dovete risolverglieli. Stiamo trattando acquisto della New Grind Coffee, qualcuno di voi sa cos'è?”.
“La migliore società che produce e vende caffè a Nuova New York” risponde Penny “Hanno un sacco di punti vendita in franchising, a tutti i livelli” .
“Avete mai assaggiato il loro caffè?”.
“È ottimo” annuisce Penny. Andrea digita qualcosa nell'aria e, qualche secondo dopo, Judith entra con un vassoio con quattro bicchieri di caffè da asporto. Un po' intimiditi dalla presenza del loro capo, tutti prendono un bicchiere e sorseggiano: è letteralmente il caffè più buono che abbiano mai bevuto, una festa per la bocca.
“Questa” continua Andrea “È la loro migliore miscela. Non ha gran margine di mercato ed è una piccola produzione, ma l'azienda ci tiene a tenere alta la qualità. Dalle analisi del dottor Carey e del suo staff abbiamo scoperto che in questa pianta è contenuta una molecola particolare, che non è presente in nessun'altra miscela sul mercato. È una molecola di origine naturale, ma non sappiamo come sia stata introdotta nella pianta - probabilmente con qualche esperimento di ingegneria genetica nel passato. Ha ottime applicazioni in campo farmaceutico, che è quello che ci interessa. Naturalmente abbiamo tentato di riprodurre la molecola in laboratorio, ma la sua sintesi ha costi altissimi che inficerebbero il nostro guadano. Invece, se riuscissimo ad avere direttamente le piantagioni… Mettiamola così: il nostro potrebbe diventare il siero del nuovo millennio”.
“Mi sembra un ottima prospettiva” sorride Penny “Qual è nostra offerta base per la New Grind Coffee?”
“Chiariamo un punto: la trattativa è già in corso, e la conduce l'agente Stayly della squadra Tau. Il processo di acquisizione è stato avviato mediante una società di comodo, la Penrose Beverage. Quello che voi dovete fare è prendere contatto con la squadra Tau e fornire il vostro supporto: loro rimarranno a capo della trattativa, voi gli toglierete le castagne dal fuoco. Domande?”
Penny, Killex, Fisk e Melanie scendono al quinto piano del palazzo della E.G.O. Inc dove si trovano gli uffici delle squadre Tau e Gamma che si occupano, rispettivamente, di acquisizioni e brevetti. Penny bussa alla porta con la targhetta “Tau”: la porta si apre su una sala riunioni al cui tavolo siedono quattro persone che discutono nervosamente. Una donna si alza e va loro incontro:
“Piacere, sono Emily Stayly. Lei deve essere miss Clarke”
È una donna piuttosto insignificante, Emily Stayly, con un anonimo tailleur grigio, ma ha una stretta di mano decisa e la voce di chi è abituata a comandare.
“Piacere mio. Come miss Shou le ha sicuramente anticipato, siamo qui per risolvere i vostri problemi con l'affare della New Grind Coffee” dice Penny.
“Accomodatevi”.
Uno degli uomini seduti al tavolo, un giovane dai tratti ispanici, in completo scuro, si alza ed avvicina delle sedie.
“Prima della trattativa abbiamo iniziato con l'acquisizione del cinque per cento della società, in modo da avere potere di voto e per poter avere la base per una eventuale scalata ostile. Abbiamo poi fatto la nostra proposta: abbiamo messo sul tavolo ottocentomila dollari, quasi il doppio del valore nominale della New Grind Coffee. Il consiglio di amministrazione ne sta discutendo: abbiamo preso contatto con un paio di consiglieri e sembrava che le trattative stessero andando bene. Purtroppo improvvisamente qualcosa è cambiato: la nostra presenza al tavolo delle contrattazioni non è stata più richiesta e sembra che i “no” alla votazione siano aumentati”.
“E non sappiamo perché?” chiede Penny.
“L'unica ipotesi che abbiamo è che qualcuno dei consiglieri stia convincendo gli altri ad osteggiare l'acquisizione. Non avendo il tempo per seguire le trattative e contemporaneamente investigare, abbiamo chiesto un appoggio e l'Amministratore Delegato ha proposto voi”.
“Possiamo avere intanto un elenco dei nominativi dei consiglieri?” chiede Penny.
“Certamente, glielo invio subito”.
“Qual è il nostro raggio d'azione?” chiede Killex.
“Noi ci muoviamo attraverso una società di comodo, di cui vi abbiamo già procurato il materiale” dice Emily Stayly mettendo sul tavolo uno scatolone che contiene dei badge e delle cravatte con il logo Penrose Beverage “Non dovete in nessun modo avvicinarsi ai consiglieri: potrebbero mangiare la foglia, e prendere le dovute precauzioni. Possiamo fidarci solo di due di loro, gli altri sono oggetto della vostra indagine”.
“E come fate a sapere che possiamo fidarci di questi due?” chiede Fisk, sospettoso
“Li abbiamo già comprati” risponde La Stayly con un mezzo sorriso da squalo, che deve aver imparato da Andrea “Sono quelli che ci tengono informati sull'andamento delle votazioni. I loro nomi sono Cristopher Crandell ed Elizabeth Rice”.
“Fossi in voi eviterei la Rice” dice un altro degli uomini seduti al tavolo, con i capelli biondi ed un leggero accento russo.
“È così rompicoglioni?” chiede Killex con un ghigno.
“È pericolosa”.
lunedì 10 luglio 2017
052 - doppio inganno
“Voi dovete tirarmi fuori di qui” implora Warren “Quelli vogliono farmi fuori!”
Killex e Fisk si guardano.
“Vediamo cosa possiamo fare” sospira Mark Killex sale le scale e chiama via radio la dottoressa Bentley per farsi aprire la porta: raggiunto l'ingresso trova Penny ed Ellen che chiacchierano amabilmente con Dixson, si stanno facendo raccontare perché lui e i suoi vogliono uccidere Warren.
“… Eravamo d'accordo con quei figli di puttana dei Green Tigers per spartirci il territorio, ma gli stronzi non hanno rispettato i patti. Hanno cominciato a vendere nella nostra zona. Noi abbiamo organizzato un incontro: volevamo solo parlare. Loro sono venuti armati fino ai denti ed hanno ucciso tre dei nostri… Hudson è venuto da noi, ha proposto di venderci i suoi dicendo che voleva mollare la banda e…”
Penny vede Mark con la giacca stropicciata e coperto di sangue non suo e gli corre incontro.
“Stai bene?” chiede, sistemandogli il colletto con un gesto affettuoso.
“Tutto a posto, ma, capo, avrei bisogno di dirti due parole in privato. Puoi venire giù?”
“Allora, avete trovato Hudson?” chiede Dixson raggiungendoli
“Ci vorrà solo un attimo ancora: abbiamo un problema di cui discutere”
“Ricordatevi il nostro patto…”
I due scendono nel sotterraneo: nello stretto corridoio con il pavimento macchiato di sangue Fisk, armato di coltello, sta cercando di segare le braccia del corpo che monta le armi al plasma. Un poco discosti, Warren e il dottore lo guardano in silenzio: il primo è pallido in volto e sta cercando di trattenere i conati, il secondo scuote a tratti la testa ed annota qualcosa su un taccuino. Quando Penny vede la scena, strabuzza gli occhi, si piega in avanti e comincia a vomitare.
“Fisk! Smettila subito” lo rimprovera Killex.
“Ma questi aggeggi varranno un sacco di soldi” borbotta il solitario, lasciando ricadere il braccio del cadavere su cui si stava accanendo.
“Penny va tutto bene?”.
“S-sì” risponde la ragazza raddrizzandosi ed asciugandosi la bocca.
“Come ti dicevo, abbiamo un problema” dice Killex, indicando Warren che fa un mezzo sorriso “Lui è Warren Hudson, abbiamo lavorato insieme”.
“Nei sei mesi che non ricordiamo? Abbiamo bisogno di lui allora, dobbiamo farlo sembrare morto”
“Posso farlo sembrare morto per quindici minuti” propone il dottore.
“Non credo darà sufficiente dottore” dice Killex “Se io fossi in Dixson mi accerterei per bene della morte di Warren: gli svuoterei un caricatore in faccia. Ci serve qualcuno della sua corporatura: lo vestiamo nello stesso modo e gli facciamo una ferita alla schiena. Poi Fisk gli maciulla la testa, e il gioco è fatto”.
I due solitari cominciano a guardare dagli spioncini delle celle cercando un maschio bianco, intorno al metro e settantacinque per settanta chili di peso, e lo trovano nella prima cella. È il paziente che stava prendendo il muro a testate, e che non ha smesso di farlo.
“Spogliati” dice Penny a Warren che inizia titubante a slacciarsi i pantaloni; intanto il dottore apre la porta della cella e pianta una siringa nel collo del paziente che si accascia sul pavimento a peso morto. I due solitari lo trascinano fuori e gli infilano i pantaloni di Warren, poi Killex gli spara alla schiena.
“Dottore, gli faccia la medicazione”
“Io non voglio essere presente quando Fisk gli aprirà la testa. Vi aspetto sulle scale” dice Penny.
Penny, Killex, Fisk e il dottore salgono le scale e tornano nell'ingresso: Fisk porta, avvolto in un sacco trovato nel magazzino, il corpo del paziente con la testa maciullata. Penny si avvicina a Dixson:
“Abbiamo il vostro uomo” gli dice sorridendo “Purtroppo ci sono stati degli scontri a fuoco con i pazienti del piano interrato e Hudson ci è finito in mezzo. Spero che per te non sia un problema se è già morto…”
Dixson si sporge a guardare il cadavere che Fisk ha gettato a terra scoprendo il grumo sanguinolento di ossa e tessuto lacerato che rimane della sua testa, tra le facce sconvolte dei pazienti ancora raggruppati sul fondo della stanza.
“Scontro a fuoco o scontro con una pressa idraulica?” chiede, impassibile.
“Un po' tutti e due” Penny indica Fisk “Nella mischia il mio collega non è bravo a trattenersi”
Dixson annuisce e fa cenno ad uno dei suoi uomini perché recuperi il corpo, poi dice:
“Ok, noi ce ne andiamo” e si avvia verso l'uscita, seguito dagli altri Crows che indietreggiano per tenere sotto tiro i presenti fino all'ultimo. Dal parcheggio si alza il rumore di molti veicoli messi in moto, tutti tirano un sospiro di sollievo, i medici e gli infermieri escono dalla stanza in cui erano chiusi e l'attività nell'ospedale riprende abbastanza tranquillamente. La dottoressa Bentley ha già radunato i pazienti per la terapia sperimentale: sono un gruppetto composito ed abbastanza pietoso che aspetta in un ambulatorio al primo piano. Penny paga la dottoressa e, aggiungendo duemila eurodollari di tasca sua, riesce a convincerla a farsi consegnare anche Warren. Mentre Fisk e Rosenbringer caricano in pazienti nel furgone, Mark siede in macchina con Penny ed Ellen e manda un messaggio a sua sorella:
“Da quanto lo sai? Quanto ti hanno dato? Vuoi provare una terapia sperimentale nella mia azienda? Non accetto un no come risposta”
“Da una settimana. Due mesi. E 'fanculo, prima di morire proverò anche questa”
“Brava. Parlo con il mio capo e poi mando una macchina a prenderti”
Killex e Penny salgono al nono piano ed Andrea li riceve subito: sta scorrendo con aria di profonda concentrazione un contratto un su tablet, e non alza nemmeno lo sguardo.
“Allora, mi avete procurato i pazienti?”
“Sì, capo”
“Bene. Cosa siete venuti qui a fare allora?”
“Ehm, è per mia sorella capo” dice nervosamente Mark “Le hanno dato due mesi di vita”.
“Mi dispiace” commenta Andrea in tono neutro. Penny gli fa cenno di continuare
“Mi domandavo se potevamo inserirla tra i pazienti su cui sperimentiamo la terapia del dottor Carey”.
“Non vedo perché no, se paghi di tasca tua. C'è altro?”.
“Sì” dice Penny “Al Mattatoio abbiamo trovato un tizio con cui abbiamo lavorato durante i sei mesi di cui non ricordiamo nulla e l'abbiamo portato qui per farci due chiacchiere. Si chiama Warren Hudson”.
Andrea alza la testa e guarda Penny “Warren Hudson? Lo stesso Warren Hudson che vi ha venduti all'Arasaka?”
Dopo aver accompagnato i pazienti nell'infermeria al primo piano, ed aver parlato con il dottor Carey, Fisk accompagna Hudson al settimo piano.
“Allora Warren, mettiti comodo” dice indicandogli una poltroncina nella sala riunioni “Posso offrirti una birra?”
“Una birra la bevo volentieri” risponde il ragazzo sedendosi “Fa piacere un goccetto, dopo aver rischiato la vita…”.
In quel momento Killex entra nella stanza ringhiando:
“Piccolo figlio di puttana! Quando ti ho detto che ci avevano fritto parte del cervello non intendevo dire che siamo diventati completamente coglioni. Lo so che ci hai venduto!” Warren sbianca e, rovesciando gran parte degli oggetti posati sul ripiano, mette il tavolo tra sé e il solitario. Killex estrae la pistola e lo prende di mira.
“Adesso tu ti siedi e ci spieghi cosa è successo, altrimenti dirò a Fisk di occuparsi della tua testa”
“Partendo dal presupposto che non è carino che tu ci abbia venduto, vorremmo sapere esattamente a chi e perché” dice Penny che entra in quel momento dalla porta.
“Partendo dal presupposto che non è carino che tu ci abbia venduto, vorremmo sapere esattamente a chi e perché” dice Penny che entra in quel momento dalla porta.
“Ma io non vi ho venduti” balbetta il ragazzo.
“Hai preso dei soldi per farci catturare?”
“No, non per catturarvi: mi hanno chiesto in quale posto ci sarebbe stato l'incontro e mi hanno pagato. In realtà non è stata colpa mia, è stata Penny. Al momento meno opportuno ha ricevuto una telefonata e si è presentata come dipendente InfoCorp”
Senza smettere di puntare Warren, Killex guarda per un attimo Penny “In effetti questa è una cosa da te. Comunque facciamo una cosa semplice, ragazzino: tu ci racconti per bene cosa è successo…”
“E voi mi lascerete andare?” chiede il ragazzo, speranzoso.
“Vedremo” dice Fisk che, nel frattempo, ha aperto la birra che aveva tirato fuori per Warren e la sta bevendo, godendosi la scena.
“Dovevate incontrare un gruppo dell'Arasaka per una compravendita. Un tizio mi ha contattato e mi ha chiesto se sapevo di un incontro e dove sarebbe stato. Mi ha pagato profumatamente. Tutto qui. Quando sono arrivato stavate scambiando una valigetta: Penny ha ricevuto una chiamata ha detto InfoCorp, allora gli altri hanno sparato”.
“Ci hanno sparato?” chiede Penny perplessa.
“Tu sei stata colpita una paio di volte. Alla schiena e al fianco. Non so altro perché sono scappato”.
venerdì 7 luglio 2017
051 - nel sotterraneo
Allarmata dal rumore, la dottoressa Bentley esce dal suo studio e, ignorando la minaccia degli uomini armati che tengono sotto tiro i pazienti nell'ingresso, aggredisce Fisk:
“Ma cosa sta facendo?” grida infuriata. “Mi state distruggendo l'ospedale!”
“Dottoressa Bentley, lasci che le spieghi: l'uomo che loro stanno cercando ha appena ucciso un medico ed un infermiera e si è nascosto nel piano interrato” si intromette Killex. “Se noi glielo consegniamo se ne andranno e potremo tornare tutti ai nostri lavori”.
“Ma qui non c'è nessun piano interrato!” insiste lei.
“Non mi prenda in giro, che ho una brutta giornata” ringhia il solitario, spaventandola. “Cosa c'è lì sotto?”
“Beh, ecco, sotto teniamo i pazienti più problematici. Se proprio volete scendere c'è un altro ingresso”.
“E ce lo dice adesso?” chiede Fisk, smettendo di prendere a pugni il muro, impolverato e sporco di calcinacci. La dottoressa Bentley accompagna i due solitari ed il dottore lungo un corridoio secondario, oltre un magazzino e due porte con serratura magnetica, fino ad una scaletta di cemento.
“Fate attenzione” dice prima di andarsene chiudendoli dentro.
Le scale scendono, scarsamente illuminate dalle luci di emergenza: alla base c'è una pesante porta di metallo chiusa da un chiavistello che Killex apre con le chiavi appese al muro; dietro la porta uno stretto corridoio di cemento si allunga nelle due direzioni, con molte porte di metallo. L'ambiente è semibuio ed abbastanza sinistro, e si sentono dei clangori metallici. Camminando lungo il corridoio, Killex vede che una delle porte è socchiusa, e dietro questa, separato da loro soltanto da una griglia metallica, c'è un uomo completamente ricoperto da impianti cibernetici, con la bava alla bocca, che sta battendo con mani metalliche sulla grata, cercando di abbatterla. Sorpreso, il solitario fa un salto indietro e punta il revolver contro l'uomo che reagisce con una risata e continua a prendere a pugni la serratura della grata.
“Quella grata non terrà a lungo” commenta laconico Rosenbringer.
Infatti, sotto l'ennesimo colpo, la griglia metallica viene divelta liberando il paziente che, con un urlo che oramai di umano ha ben poco, aggredisce il dottore inchiodandolo alla parete. Due colpi di 357 magnum esplosi da Killex arrestano l'aggressore riversando addosso a Rosenbringer il contenuto maciullato della scatola cranica dell'uomo, che gli crolla addosso. Allontanando con gesto schifato il cadavere, il medico rimbrotta il solitario:
“Vi ricordo che i pazienti ci servono vivi”. I colpi sulle porte metalliche ancora chiuse crescono di numero e di intensità sino a che, in fondo al corridoio, sulla parete di destra, con un secco schianto, un'altra porta cede. Nel corridoio si avventa un energumeno di carne e cromo che si getta su Fisk colpendolo al volto con feroce violenza. Il solitario arretra di un passo per il contraccolpo, e ringhia a sua volta perdendo il controllo ed avventandosi sull'uomo: i due combattono sbattendo contro entrambe le pareti del corridoio e lasciando letteralmente le loro sagome impresse contro le porte metalliche. Un'altra coppia di esplosioni di 357 magnum rimbomba contro le pareti, uccidendo lo cyberpsicotico sul colpo e mettendo fine al combattimento corpo a corpo, ma non alla furia di Fisk che si accanisce sul cadavere facendolo a brandelli e imbrattando di sangue ed interiora il pavimento. Un rumore di trascinamento proveniente da dietro di loro fa voltare entrambi i solitari: in piedi sul fondo del corridoio un uomo con una vistosa placca di metallo sul torace, da cui escono numerosi cavi di alimentazione, sta trascinando un pacco di batterie, strappato dal gruppo di continuità del blocco detentivo, lungo il pavimento; al posto delle braccia ha due innesti meccanici contenenti armi al plasma.
Un raggio di plasma attraversa l'aria colpendo Fisk, che, in urlo di dolore, lascia il cadavere che ancora stringeva nelle mani metalliche e si lancia a testa bassa, accecato dal furore, contro il nuovo avversario. I due ruzzolano a terra scambiandosi una serie di colpi che fracasserebbero le ossa ad un normale essere umano, mentre Killex, nella difficoltà data dalla colluttazione, cerca di prendere la mira contro il pacco batterie che alimenta le armi dello cyberspicotico. Il solitario esplode un altro colpo facendo scoppiare le batterie tra scintille e fiotti di acido: i vestiti di Fisk e la pelle del paziente cominciano a prendere fuoco e nell'aria si alza un denso fumo nero. Il solitario, colpito dai fiotti di acido ed ustionato dal fuoco, rotola sul pavimento urlando di dolore mentre, ignorando le ustioni, lo cyberpsicotico cerca di rimettersi in piedi, ma la testa gli esplode ed il corpo cade rovinosamente a terra di fronte a Killex che gli svuota contro il tamburo del suo revolver mentre i bossoli tintinnano contro il pavimento di cemento.
Un raggio di plasma attraversa l'aria colpendo Fisk, che, in urlo di dolore, lascia il cadavere che ancora stringeva nelle mani metalliche e si lancia a testa bassa, accecato dal furore, contro il nuovo avversario. I due ruzzolano a terra scambiandosi una serie di colpi che fracasserebbero le ossa ad un normale essere umano, mentre Killex, nella difficoltà data dalla colluttazione, cerca di prendere la mira contro il pacco batterie che alimenta le armi dello cyberspicotico. Il solitario esplode un altro colpo facendo scoppiare le batterie tra scintille e fiotti di acido: i vestiti di Fisk e la pelle del paziente cominciano a prendere fuoco e nell'aria si alza un denso fumo nero. Il solitario, colpito dai fiotti di acido ed ustionato dal fuoco, rotola sul pavimento urlando di dolore mentre, ignorando le ustioni, lo cyberpsicotico cerca di rimettersi in piedi, ma la testa gli esplode ed il corpo cade rovinosamente a terra di fronte a Killex che gli svuota contro il tamburo del suo revolver mentre i bossoli tintinnano contro il pavimento di cemento.
Nel corridoio semibuio scende il silenzio. Fisk si rialza sistemandosi i vestiti bruciacchiati.
“Tutto bene?” gli chiede Mark.
Il dottore intanto controlla le porte delle celle rimaste, guardando dagli spioncini: nella prima c'è un uomo con addosso una camicia di forza che, raggomitolato sul pavimento, sta prendendo a testate il muro di gomma; nella seconda una donna che sta strappando la copertura dalla parete, le mani coperte di sangue. Nella terza cella c'è un uomo seduto tranquillamente sul pavimento: sta guardando per terra ed i capelli gli coprono la faccia. Quando sente il rumore dello spioncino che si apre, l'uomo alza la testa e pianta in faccia a Rosenbringer due occhi neri e stanchi.
Il dottore intanto controlla le porte delle celle rimaste, guardando dagli spioncini: nella prima c'è un uomo con addosso una camicia di forza che, raggomitolato sul pavimento, sta prendendo a testate il muro di gomma; nella seconda una donna che sta strappando la copertura dalla parete, le mani coperte di sangue. Nella terza cella c'è un uomo seduto tranquillamente sul pavimento: sta guardando per terra ed i capelli gli coprono la faccia. Quando sente il rumore dello spioncino che si apre, l'uomo alza la testa e pianta in faccia a Rosenbringer due occhi neri e stanchi.
“Buongiorno” dice il dottore.
“Ah! È giorno?” risponde il paziente “E che giorno è?”
“Il 24 maggio”.
“Quarantacinque giorni… Ho tenuto il conto abbastanza bene, allora. E lei chi sarebbe?”
“Il dottor Rosenbringer. Sono venuto a proporle di uscire di qui”.
“Non credo che lei possa farlo” sorride stancamente l'uomo.
“Io lavoro per una corporazione che…”
“Che coincidenza! Dove crede che lavorassi, io?”
“Ho il potere di tirarla fuori se lei acconsente alla sperimentazione di un nuovo farmaco”.
“Immagino lei non sia un membro di questo staff. Non ha guardato la mia cartella clinica, vero?”
“Effettivamente no, ma lo farò presto”.
Al primo piano, Penny ed Ellen entrano nell'ufficio della dottoressa Bentley.
“Abbiamo selezionato cinque pazienti per la nostra lista” dice Penny porgendole un foglio. “Dovrebbe far avvisare i pazienti e dire loro che si preparino a lasciare il suo ospedale. Adesso ci manca un caso di cyberpsicosi. Lei dovrebbe lasciarci accedere alle cartelle cliniche di quei pazienti”.
“Ma qui non abbiamo cyberpsicotici!” risponde la dottoressa.
“Quindi nel piano seminterrato cosa c'è?”
“Il locale caldaie!”
“Immagino che i miei ragazzi abbiano un sacco di problemi con tutti quei tubi dell'acqua calda…” La dottoressa Bentley sospira ed indica una porta accanto alla sua scrivania: dietro c'è una piccola stanza con molti schedari. Frugando tra i documenti, Penny ed Ellen trovano uno schedario con una dozzina di cartelle cliniche: otto pazienti sono indicati come cyberpsicotici, altri come colpevoli di crimine violento, mentre due cartelle recano solo l'indicazione “TSO ad libitum”.
“E questi pazienti?” chiede Ellen sventolando le ultime due cartelle sotto il naso della dottoressa, visibilmente a disagio.
“Sono pazienti che hanno bisogno di cure particolari”.
“Già. Ed immagino che il vostro seminterrato sia un luogo pieno di luce e buon cibo dove sono previste sedute di psicoterapia tre volte a settimana...”
“Non so cosa stia insinuando, ma non credo di doverle fornire ulteriori spiegazioni” ribatte la dottoressa, rossa in faccia.
“Vediamo di non litigare” si intromette Penny. “Aspettiamo che gli altri tornino su e decidiamo il da farsi”.
Battendo il corridoio alla ricerca di Warren Hudson, Killex, Fisk e il dottore raggiungono la porta sul fondo. Fisk forza la serratura; nel buio si intravvede una stanza che sembra un magazzino pieno di scatoloni. Il solitario cerca l'interruttore della luce lungo lo stipite della porta: lanciato con forza, uno scatolone lo colpisce alle ginocchia. Fisk barcolla, ma trova il pulsante ed accende le luci. Nel magazzino illuminato dai neon c'è un ragazzo spaventato e seminudo, con una fasciatura che gli copre il torace e la schiena.
“Fisk?” balbetta incredulo.
“Tu chi cazzo sei? Perché il tuo nome mi fa venire mal di testa?”
“Sono Warren! Non ti ricordi? Abbiamo lavorato insieme, io ero il vostro contatto”.
“Ci hanno fritto il cervello” dice Killex entrando nel magazzino e tenendo Warren sotto tiro. “Sai che i Crows ti stanno cercando, vero?”
“Voi dovete tirarmi fuori di qui!”
lunedì 3 luglio 2017
050 - assalto al mattatoio
Dopo aver finito di ricucire un giovane booster finito in una rissa, nel suo ambulatorio al primo livello, il dottor Rosenbringer, lavandosi le mani nel lavandino di metallo fuori dalla sala operatoria, raccomanda all'infermiera:
“Bisognerà tenerlo sotto osservazione un paio di giorni. Quando si sveglia continuate con gli antibiotici e gli anticoagulanti, e morfina se la chiede”.
La donna annuisce passandogli un rotolo di carta per asciugare le mani. Stanco, il dottore siede alla scrivania nel suo piccolo studio e controlla le chiamate perse sul cellulare: ascolta finalmente il messaggio di Fisk. Incerto sul da farsi chiama Dur alla E.G.O. Inc:
“Dove sarebbero i suoi colleghi?”.
“Da quello che so sono scesi nello sprawl fino ad una clinica chiamata il Mattatoio. Devono recuperare dei pazienti per le sperimentazioni del nuovo siero del dottor Carey. So che sono lì sotto copertura e che il nome di Penny è dottoressa Penelope Cazares; non posso dirle molto altro perché da una ventina di minuti ho perso tutti i contatti. Le consiglio di andare lì armato”.
“Ottimo” risponde laconico il dottore chiudendo la conversazione.
Killex e Fisk estraggono le pistole dalle fondine sotto la giacca, mentre la segretaria della dottoressa Bentley si guarda intorno allarmata; fuori dalla stanza si sente un vociare convulso, e rumore di passi rapidi, poi dal piano di sotto qualcuno urla:
“Nessuno faccia scherzi, non abbiamo voglia di far saltare teste, ma lo faremo se sarà necessario. Siamo qui in cerca di Warren Hudson: consegnatecelo e nessuno si farà male”.
Al sentire il nome di Warren Hudson, Penny, Killex e Fisk avvertono una fitta dolorosissima alla testa e si portano le mani alla fronte, gemendo. Ellen Silva guarda Penny preoccupata.
“Cerchiamo la cartella di questo tizio” dice la ragazza cominciando a scartabellare nell'archivio, e provando ad ignorare il dolore che va man mano scemando. Il file di Hudson dice che l'uomo ha ventotto anni e che è stato ricoverato per una brutta ferita d'arma da fuoco alla schiena un paio di giorni prima. Mentre Killex e Fisk si consultano sul da farsi, le luci sfarfallano e si spengono, poi si accendono le luci d'emergenza.
“Come si chiamano le guardie alla porta?” chiede Killex alla segretaria.
“Chambers e Alvarez” risponde questa con la voce che trema un poco.
“Bene, vedremo di sistemarvi il problema: mi dia la radio”.
Il solitario afferra la trasmittente e prova a contattare la sicurezza al piano terra. La radio gracchia per qualche secondo, poi una voce risponde:
“Chambers e Alvarez non possono rispondere: stanno facendo conoscenza con il pavimento, e rimarranno lì a lungo. Con chi ho il piacere di parlare?”.
“Maledizione!” esclama Killex facendo per gettare via la radio, poi si trattiene aggiunge “Quanto avete intenzione di darci se vi lasciamo uscire vivi di qui?”
Dalla radio si sente ridere, poi la voce risponde: “Sono Dixson, il capo dei Crows. A noi interessa solamente Hudson, ma, giusto per chiarire, se avete intenzione di spararci risponderemo al fuoco. Vi consiglio di venire giù con le mani in alto, e potremo parlarne con calma”.
“Non mi sembra il caso di consegnarci” dice Penny “Del resto sarebbe interessante scoprire chi è questo Hudson e perché ci fa venire mal di testa”.
“Propongo di collaborare con loro: troviamo questo tizio e lo interroghiamo, poi glielo consegniamo” butta lì Fisk.
“Quindi cosa avete deciso?” gracchia la radio.
“Noi avremo delle domande da fare a mister Hudson, ma non ci teniamo particolarmente alla sua vita. Lasciate che lo troviamo e poi ve lo daremo”.
Rosenbringer entra nel Mattatoio: sente un sonoro CLA-CLACK e si ritrova puntato addosso un fucile a pompa. Nella sala d'attesa i pazienti sono stati raggruppati contro una parete e vengono tenuti di mira da altri due uomini armati; sul pavimento, vicino all'ingresso, i corpi delle due guardie riverse in un lago di sangue.
“E lei sarebbe?” chiede l'uomo che lo tiene sotto tiro, un giovanotto con una vistosa giacca di pelle cui sono cucite delle piume.
“Manteniamo la calma” risponde Rosenbringer “Sono solo un dottore”.
Un altro uomo si fa avanti e lo perquisisce, prendendo la sua pistola ed infilandosela nella cintura.
“Dixson” grida poi “È arrivato un medico!”
Dixson si avvicina: è un uomo grande e grosso, ed indossa un giubbotto antiproiettile sotto una pesante catena d'oro, ed un cappuccio scuro a cui è legata una penna di corvo.
“Lei lavora qui?” chiede a Rosenbringer squadrandolo con diffidenza.
“Direi di sì, sono stato chiamato dalla dottoressa Cazares” risponde lui imperterrito.
“Allora mi segua, dottore” ghigna. Rosenbringer, sempre tenuto sotto tiro dall'uomo con il fucile a pompa, viene fatto entrare in una saletta senza finestre dove sono stati rinchiusi i medici e gli infermieri che si trovavano al piano terra.
“Qualcuno di voi conosce una certa dottoressa Cazares?” chiede Dixon alle donne e agli uomini assiepati nella stanza. Dopo una decina di secondi di silenzio perplesso un'infermiera con il braccio fasciato alza la mano: “Fa parte del gruppo di ricerca che è salito a parlare con la dottoressa Bentley”.
“Ah!” sorride Dixson ed allunga a Rosenbringer una radio “Tu, chiama i tuoi amici e di' loro che accettiamo la proposta”.
“Accettiamo la proposta?” ripete Rosenbringer esitante attivando il trasmettitore.
“Dottore! Si è fatto catturare come l'ultimo degli stronzi?” chiede Killex alla radio dal piano superiore.
“Non si è fatto catturare, si è consegnato di sua spontanea volontà” risponde Dixon “Adesso volete scendere così parliamo a quattr'occhi?”.
“E va bene” sospira Killex. Lasciate Penny ed Ellen a controllare le cartelle cliniche, i due solitari scendono dalle scale con le mani in alto; Dixon, circondato dai una mezza dozzina di uomini, li aspetta nell'ingresso:
“Oh, finalmente! Allora: aiutateci a trovare Hudson e potrete interrogarlo. Non abbiamo intenzione di sprecare pallottole. Mi sembra sia un buon accordo”.
“Solo una curiosità” chiede Fisk ancora con le mani sopra la testa “Che cosa ha fatto a voi?”.
“Ci ha venduto i suoi compagni per soldi” ghigna Dixson “Un figlio di puttana di quel genere non può restare impunito”.
“Possiamo avere indietro il nostro dottore?” chiede Killex. Uno degli uomini armati spinge avanti Rosenbringer che incespica e poi raggiunge i suoi compagni ai piedi delle scale.
Killex, Fisk e il dottore salgono al primo piano, dove regna ancora una certa agitazione: medici ed infermieri stanno tentando di mantenere calmi i pazienti e di convincerli a rimanere nei loro letti, con esiti diversi. Lungo il corridoio un infermiere sta tentando di ricacciare nella sua stanza un ragazzo con il torace fasciato che sbraita:
“Voglio la mia pistola, datemi la mia pistola!”.
“Mi scusi” dice Fisk all'infermiere “Mi saprebbe dire dove possiamo trovare Warren Hudson?”
“Uhm, dovrebbe essere l'ultima stanza sulla destra” risponde questi continuando a spingere il paziente nella stanza. I tre attraversano il corridoio di corsa fino all'ultima camera: dentro ci sono sei letti, tre dei quali occupati ed uno sfatto, ma vuoto. Quando i due solitari entrano, le pistole in pugno, i pazienti saltano su a sedere, spaventati.
“È tutto a posto” li rassicura Rosenbringer “Stiamo cercando il signor Hudson”.
Fisk prende la cartella clinica assicurata ai piedi del letto sfatto e la legge rapidamente: “Il nostro uomo aveva un visita questo pomeriggio. Qui dice: ambulatorio uno”.
Usciti dalla stanza, i tre cercano l'ambulatorio e lo trovano al piano terra. La pistola in pugno, Killex apre la porta: una piccola stanza senza finestre verniciata di bianco, con una scrivania, un letto e degli armadietti pieni di farmaci. Riverso davanti al lettino, in una pozza di sangue, c'è un uomo in camice bianco con la gola squarciata, poco distante giace un'infermiera che ha subito lo stesso trattamento. I due solitari si guardano intorno e scoprono che una delle grate del condotto di areazione e stata aperta: il passaggio è abbastanza largo da poterci strisciare dentro. Tolta la grata si vedono dei segni nella polvere: Killex prende la radio nel taschino del cadavere del medico ed entra nel condotto lungo cui corrono tubi inguainati; il solitario avanza strisciando per qualche metro fino ad incontrare delle altre grate, sul soffitto e sul pavimento: la grata in basso dà su una stanza buia piena di scatoloni, quella in alto in un ambulatorio vuoto.
“Dovremo controllare anche il piano interrato” urla da dentro il condotto per farsi sentire dai suoi compagni.
“Non ho visto nessun piano interrato” risponde Fisk uscendo dall'ambulatorio in cerca di una rampa di scale che scendono. Raggiunto l'ingresso, Fisk vede che il lato destro della stanza, dove dovrebbero esserci le scale, è stato murato: prova allora a battere sulla parete e sente che suona diversamente dal resto del muro.
“E va bene, vediamo cosa c'è dietro” dice, arrotolandosi le maniche della camicia. Il primo pugno del solitario penetra nel muro trapassando uno strato di mattoni, una grata ed un altro strato di mattoni, i pugni successivi allargano l'apertura: dietro ci sono effettivamente delle scale che scendono ed un pianerottolo.