lunedì 31 luglio 2017
Dopo essere passati a farsi controllare nell'infermeria al primo piano, ed aver lasciato Elizabeth Rice alle cure degli uomini della sicurezza, tutti salgono al settimo piano. Penny siede sospirando nel suo studio, con i piedi sul tavolo, cercando di decidere il da farsi. È tardo pomeriggio, la luce grigia della città entra dalla finestra bagnata di pioggia, l'ufficio è silenzioso; stanca, Penny si versa un caffè e sfoglia pigramente una rivista di moda. Improvvisamente sente bussare alla porta: la ragazza toglie i piedi dal tavolo e nasconde il tablet con la rivista in un cassetto.
“Avanti”
Fuori della porta c'è Mark e, dietro di lui, Emily Stayly.
“Capo, la signora Stayly vorrebbe…”
“Permesso” dice lei con voce decisa e, senza aspettare risposta, supera il solitario e siede davanti alla scrivania di Penny.
“Come ti ho anticipato al telefono abbiamo trovato una copia non firmata di un documento che contiene un accordo segreto tra la New Grind Coffee ed un'altra società. Portandolo al consiglio dovremmo riuscire a far virare le votazioni a nostro favore: l'idea è di far slittare le votazioni senza avvisare i consiglieri questa sera: Crandell e la Rice semplicemente non si presenteranno. Questo dovrebbe darvi qualche ora di tempo – diciamo tre ore da adesso – per perquisire le case degli altri consiglieri”.
“A quando risale la copia del documento che avete trovato?”
“Due anni fa”.
“Dovremo dunque perquisire innanzitutto le abitazioni di quei consiglieri che hanno sempre votato no: Nora Taylor e Sal Baker”.
Emily Stayly annuisce.
“Avete poco tempo: fate in in fretta” dice, alzandosi e, senza salutare, esce dalla stanza.
“Mark” dice Penny alzandosi a sua volta “Allerta Fisk e Silva: partiamo tra dieci minuti…”.
Il cellulare impiantato nel suo sistema nervoso centrale suona:
“Ah, dottore, la davamo per disperso”.
“Buonasera. Dove posso raggiungervi?”
“In questo momento siamo in ufficio, ma abbiamo del lavoro da fare questa sera”
“Bene, arrivo subito”
“Ah, Rosenbringer, chiami il suo amico ricettatore: avremo bisogno di qualcuno che ci sa fare con le serrature. Dica che lo pagheremo bene.”
Penny, Killex, Fisk ed Ellen scendono nel garage dove vengono raggiunti dal dottore e da Roman: il ricettatore contratta con Penny la sua ricompensa, mentre Mark e Fisk si fanno consegnare due macchine da Jackie.
“Dovete uscire per un lavoro a quest'ora?” chiede la meccanica prendendo due portachiavi dalla rastrelliera.
“Sì, e speriamo di non farci arrestare” risponde Killex sorridendo.
“Stai attento allora” dice lei, dandogli un buffetto sulla spalla ed arrossendo leggermente.
“Quella ti si vuole fare” commenta Penny sorridendo dal sedile posteriore dell'automobile mentre Mark fa manovra per uscire sulla rampa del garage.
“Quella chi?” chiede perplesso il solitario. Roman ghigna.
“Jackie”
“Dici? Capo, tu hai in mente solo una cosa. Comunque non mi interessa, lo sai che c'è solo una donna che voglio” risponde lui, guardando Penny dallo specchietto retrovisore.
Fisk, Ellen e il dottore si recano all'indirizzo di Nora Taylor, un grande appartamento su due piani, in un piccolo condominio al settimo livello: è un quartiere tranquillo ed Ellen nota un paio di pattuglie che fanno ronda per le strade. C'è poco traffico; il solitario lascia la macchina ad un paio di isolati di distanza.
“Abbiamo due possibilità” dice Silva “Tentare di entrare dal retro disabilitando gli allarmi, oppure entrare nel condominio con una scusa”
“Possiamo entrare nell'androne del palazzo, ma non vedo come riuscire a salire fino all'appartamento della Taylor” risponde Fisk nervosamente.
“Proverò a distrarre le guardie all'ingresso, mentre tu e il dottore disabilitate il sistema delle telecamere”.
Ellen avanza fino al condominio, legge i nomi sui campanelli e controlla qualcosa in rete, poi entra nell'atrio e si rivolge al portiere ed alla guardia armata che siedono dietro ad una reception:
“Buonasera, sto urgentemente cercando la signora Babylon per un'intervista, ma non riesco a contattarla al telefono. Mi potete aiutare?”
“Lei è la signora?”
“Betancourt” risponde Silva senza esitare.
“Attenda un attimo” risponde il portiere prendendo un telefono. Mentre l'uomo digita un numero sulla tastiera, Ellen scoppia in lacrime. Il portiere la guarda stupito, posa il telefono, si alza e le si avvicina con aria preoccupata; anche la guardia si alza, si fruga nelle tasche e tira fuori un fazzoletto.
“E va bene, quella dell'intervista è solo una scusa” singhiozza Silva “Ma lei deve aiutarmi a trovare quella donna. Devo assolutamente parlarle…”
“Su, su, non faccia così” la consola il portiere “Mi dica cos'è successo e cercheremo di aiutarla”
“La signora Babylon è una bella donna, non è vero? Una donna di successo?” continua lei infervorata. I due uomini si guardano per un attimo perplessi, poi la guardia annuisce ed allunga ad Ellen il fazzoletto.
“Lo sapevo, lo sapevo! Sapevo che quello stronzo mi tradisce…”
Fisk e Rosenbringer fanno intanto un giro del palazzo e trovano una delle centraline elettriche in uno sportellino sul muro: infilatisi un paio di guanti, il dottore lo forza e comincia a studiare il pannello elettrico. Il pannello è diviso in quattro sezioni, uno dei quali termina in un relè collegato ad una centralina d'allarme. Non ci sono etichette, ma Rosenbringer riesce ad identificare i cavi che collegano le telecamere e, in paio di minuti, a bypassarle; scollega anche i sensori di prossimità. Fisk si guarda intorno: il vicolo bagnato di pioggia è perfettamente silenzioso, tanto che dall'ingresso del palazzo si sente il pianto convulso di Ellen.
“Il mio ragazzo, Jeff, fa il fattorino… Viene sempre qui, l'ho seguito. Lui dice che è per lavoro, ma io sono sicura che ha una storia con quella donna!”
Cercando di rendersi utile il portiere sfoglia un documento su un pad
“Un fattorino che si chiama Jeff e che viene qui spesso? Tu ce lo hai presente, Tom?” chiede poi alla guardia.
“Mi sembra di no, a meno che non sia il ragazzo che consegna dall'altra parte della strada”.
“Siete proprio gentili” singhiozza Silva tirando su con il naso ed asciugandosi gli occhi sul fazzoletto “Posso chiedervi un bicchier d'acqua?”
Fisk afferra la scala antincendio, la abbassa e poi comincia ad arrampicarsi, seguito dal dottore. Nora Taylor vive agli ultimi piani: i due li raggiungono – il dottore con un po' di fatica –, scavalcano un muretto ed entrano in un grande terrazzo con un giardino pensile pieno di piante su cui si affacciano le vetrate dell'appartamento. Il solitario osserva le portefinestre e nota delle fotocellule che però risultano disattivate: attraverso il vetro si vede un ampio salotto con divani in pelle e pesanti tappeti, dal soffitto pende uno schermo piatto. Il dottore si china e forza il serramento di metallo e i due uomini entrano con circospezione nell'appartamento. Sul grande tavolo del soggiorno sono posati una tazza da caffè, delle cartelline in plasticarta ed un computer portatile, oltre ad una cassettina portamendicinali. Rosenbringer la apre: contiene una siringa e delle fialette di chemioterapici. Fisk intanto fruga sul tavolo e trova una cartellina con un sacco di esami medici raggruppati per data.
“Dottore, guardi qui” sussurra “Mi sa che la signora Tayor è molto malata”
“La signora Taylor è quasi morta” risponde laconico il dottore, dopo aver dato una rapida scorsa alle carte.
Ci sono poi dei documenti della New Grind Coffee con un accordo di buonuscita allo scadere del mandato ed una fattura di una casa di cura a nome Raymond Wallace; la firma sulla ricevuta è a nome di Nora Taylor.
“Anche il marito non se la passa bene, mi sa” borbotta il solitario, accendendo il computer portatile.
“Jenkins?”
“Dimmi pure”
“Se ti connetto ad un terminale, puoi cercarmi un documento?”
Killex, Penny e Roman raggiungono l'abitazione di Sal Baker, un alto palazzo vetrato all'ottavo livello. Tutto il piano terra è occupato da una hall e da un centro commerciale: nonostante i vestiti eleganti che gli ha procurato Penny, il ricettatore è visibilmente fuori posto ed un po' a disagio nell'ambiente lussuoso, con i pavimenti di marmo bianco, le vetrine scintillanti ed una folla di acquirenti impellicciate. Sul fondo ci sono un metal detector e quattro grosse guardie che sorvegliano una zona ascensori: mentre i due uomini si guardano intorno cercando di farsi venire in mente un'idea per salire, Penny, dopo una rapida e desiderosa occhiata ai costosissimi articoli esposti nei negozi, legge i nomi degli inquilini dei piani superiori. Nota immediatamente che, al quarto piano, c'è un centro estetico e si avvicina tranquillamente al banco della reception dietro cui ci sono un uomo ed una donna molto attraenti, in completo scuro.
“Buonasera!” sorride.
“Buonasera a lei, come posso aiutarla?”
“Ho un'emergenza” risponde Penny in tono confidenziale “Questa sera ho una cena e l'ho saputo solo ora… Lei crede che il centro estetico mi riceverebbe senza appuntamento?”
La donna la osserva per un attimo, poi digita qualcosa su un telefono
“Mi informo subito… Sì? Buonasera, ho qui una cliente senza appuntamento, posso farla salire? Sì, può pagare… Va bene, la mando su”.
Penny indica Mark e Roman che l'hanno raggiunta
“Possono salire con me? Sono qui per la mia sicurezza”
“Compilate questi moduli, prego”.
2 commenti:
Sapete qual è il bello di avere le braccia metalliche?
No, non quello di aprire le casseforti a mani nude.
No, nemmeno quello di poter tirare fuori le patatine fritte dalla friggitrice.
Se state per dire "aprire i crani umani come fossero noccioline" siete fuori strada.
Il bello è che non lasci impronte digit... ah, ma che ci sto a parlare con voi!
Ho adorato il diversivo di Silva. E' stata davvero una gran scena.
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