lunedì 3 luglio 2017
Dopo aver finito di ricucire un giovane booster finito in una rissa, nel suo ambulatorio al primo livello, il dottor Rosenbringer, lavandosi le mani nel lavandino di metallo fuori dalla sala operatoria, raccomanda all'infermiera:
“Bisognerà tenerlo sotto osservazione un paio di giorni. Quando si sveglia continuate con gli antibiotici e gli anticoagulanti, e morfina se la chiede”.
La donna annuisce passandogli un rotolo di carta per asciugare le mani. Stanco, il dottore siede alla scrivania nel suo piccolo studio e controlla le chiamate perse sul cellulare: ascolta finalmente il messaggio di Fisk. Incerto sul da farsi chiama Dur alla E.G.O. Inc:
“Dove sarebbero i suoi colleghi?”.
“Da quello che so sono scesi nello sprawl fino ad una clinica chiamata il Mattatoio. Devono recuperare dei pazienti per le sperimentazioni del nuovo siero del dottor Carey. So che sono lì sotto copertura e che il nome di Penny è dottoressa Penelope Cazares; non posso dirle molto altro perché da una ventina di minuti ho perso tutti i contatti. Le consiglio di andare lì armato”.
“Ottimo” risponde laconico il dottore chiudendo la conversazione.
Killex e Fisk estraggono le pistole dalle fondine sotto la giacca, mentre la segretaria della dottoressa Bentley si guarda intorno allarmata; fuori dalla stanza si sente un vociare convulso, e rumore di passi rapidi, poi dal piano di sotto qualcuno urla:
“Nessuno faccia scherzi, non abbiamo voglia di far saltare teste, ma lo faremo se sarà necessario. Siamo qui in cerca di Warren Hudson: consegnatecelo e nessuno si farà male”.
Al sentire il nome di Warren Hudson, Penny, Killex e Fisk avvertono una fitta dolorosissima alla testa e si portano le mani alla fronte, gemendo. Ellen Silva guarda Penny preoccupata.
“Cerchiamo la cartella di questo tizio” dice la ragazza cominciando a scartabellare nell'archivio, e provando ad ignorare il dolore che va man mano scemando. Il file di Hudson dice che l'uomo ha ventotto anni e che è stato ricoverato per una brutta ferita d'arma da fuoco alla schiena un paio di giorni prima. Mentre Killex e Fisk si consultano sul da farsi, le luci sfarfallano e si spengono, poi si accendono le luci d'emergenza.
“Come si chiamano le guardie alla porta?” chiede Killex alla segretaria.
“Chambers e Alvarez” risponde questa con la voce che trema un poco.
“Bene, vedremo di sistemarvi il problema: mi dia la radio”.
Il solitario afferra la trasmittente e prova a contattare la sicurezza al piano terra. La radio gracchia per qualche secondo, poi una voce risponde:
“Chambers e Alvarez non possono rispondere: stanno facendo conoscenza con il pavimento, e rimarranno lì a lungo. Con chi ho il piacere di parlare?”.
“Maledizione!” esclama Killex facendo per gettare via la radio, poi si trattiene aggiunge “Quanto avete intenzione di darci se vi lasciamo uscire vivi di qui?”
Dalla radio si sente ridere, poi la voce risponde: “Sono Dixson, il capo dei Crows. A noi interessa solamente Hudson, ma, giusto per chiarire, se avete intenzione di spararci risponderemo al fuoco. Vi consiglio di venire giù con le mani in alto, e potremo parlarne con calma”.
“Non mi sembra il caso di consegnarci” dice Penny “Del resto sarebbe interessante scoprire chi è questo Hudson e perché ci fa venire mal di testa”.
“Propongo di collaborare con loro: troviamo questo tizio e lo interroghiamo, poi glielo consegniamo” butta lì Fisk.
“Quindi cosa avete deciso?” gracchia la radio.
“Noi avremo delle domande da fare a mister Hudson, ma non ci teniamo particolarmente alla sua vita. Lasciate che lo troviamo e poi ve lo daremo”.
Rosenbringer entra nel Mattatoio: sente un sonoro CLA-CLACK e si ritrova puntato addosso un fucile a pompa. Nella sala d'attesa i pazienti sono stati raggruppati contro una parete e vengono tenuti di mira da altri due uomini armati; sul pavimento, vicino all'ingresso, i corpi delle due guardie riverse in un lago di sangue.
“E lei sarebbe?” chiede l'uomo che lo tiene sotto tiro, un giovanotto con una vistosa giacca di pelle cui sono cucite delle piume.
“Manteniamo la calma” risponde Rosenbringer “Sono solo un dottore”.
Un altro uomo si fa avanti e lo perquisisce, prendendo la sua pistola ed infilandosela nella cintura.
“Dixson” grida poi “È arrivato un medico!”
Dixson si avvicina: è un uomo grande e grosso, ed indossa un giubbotto antiproiettile sotto una pesante catena d'oro, ed un cappuccio scuro a cui è legata una penna di corvo.
“Lei lavora qui?” chiede a Rosenbringer squadrandolo con diffidenza.
“Direi di sì, sono stato chiamato dalla dottoressa Cazares” risponde lui imperterrito.
“Allora mi segua, dottore” ghigna. Rosenbringer, sempre tenuto sotto tiro dall'uomo con il fucile a pompa, viene fatto entrare in una saletta senza finestre dove sono stati rinchiusi i medici e gli infermieri che si trovavano al piano terra.
“Qualcuno di voi conosce una certa dottoressa Cazares?” chiede Dixon alle donne e agli uomini assiepati nella stanza. Dopo una decina di secondi di silenzio perplesso un'infermiera con il braccio fasciato alza la mano: “Fa parte del gruppo di ricerca che è salito a parlare con la dottoressa Bentley”.
“Ah!” sorride Dixson ed allunga a Rosenbringer una radio “Tu, chiama i tuoi amici e di' loro che accettiamo la proposta”.
“Accettiamo la proposta?” ripete Rosenbringer esitante attivando il trasmettitore.
“Dottore! Si è fatto catturare come l'ultimo degli stronzi?” chiede Killex alla radio dal piano superiore.
“Non si è fatto catturare, si è consegnato di sua spontanea volontà” risponde Dixon “Adesso volete scendere così parliamo a quattr'occhi?”.
“E va bene” sospira Killex. Lasciate Penny ed Ellen a controllare le cartelle cliniche, i due solitari scendono dalle scale con le mani in alto; Dixon, circondato dai una mezza dozzina di uomini, li aspetta nell'ingresso:
“Oh, finalmente! Allora: aiutateci a trovare Hudson e potrete interrogarlo. Non abbiamo intenzione di sprecare pallottole. Mi sembra sia un buon accordo”.
“Solo una curiosità” chiede Fisk ancora con le mani sopra la testa “Che cosa ha fatto a voi?”.
“Ci ha venduto i suoi compagni per soldi” ghigna Dixson “Un figlio di puttana di quel genere non può restare impunito”.
“Possiamo avere indietro il nostro dottore?” chiede Killex. Uno degli uomini armati spinge avanti Rosenbringer che incespica e poi raggiunge i suoi compagni ai piedi delle scale.
Killex, Fisk e il dottore salgono al primo piano, dove regna ancora una certa agitazione: medici ed infermieri stanno tentando di mantenere calmi i pazienti e di convincerli a rimanere nei loro letti, con esiti diversi. Lungo il corridoio un infermiere sta tentando di ricacciare nella sua stanza un ragazzo con il torace fasciato che sbraita:
“Voglio la mia pistola, datemi la mia pistola!”.
“Mi scusi” dice Fisk all'infermiere “Mi saprebbe dire dove possiamo trovare Warren Hudson?”
“Uhm, dovrebbe essere l'ultima stanza sulla destra” risponde questi continuando a spingere il paziente nella stanza. I tre attraversano il corridoio di corsa fino all'ultima camera: dentro ci sono sei letti, tre dei quali occupati ed uno sfatto, ma vuoto. Quando i due solitari entrano, le pistole in pugno, i pazienti saltano su a sedere, spaventati.
“È tutto a posto” li rassicura Rosenbringer “Stiamo cercando il signor Hudson”.
Fisk prende la cartella clinica assicurata ai piedi del letto sfatto e la legge rapidamente: “Il nostro uomo aveva un visita questo pomeriggio. Qui dice: ambulatorio uno”.
Usciti dalla stanza, i tre cercano l'ambulatorio e lo trovano al piano terra. La pistola in pugno, Killex apre la porta: una piccola stanza senza finestre verniciata di bianco, con una scrivania, un letto e degli armadietti pieni di farmaci. Riverso davanti al lettino, in una pozza di sangue, c'è un uomo in camice bianco con la gola squarciata, poco distante giace un'infermiera che ha subito lo stesso trattamento. I due solitari si guardano intorno e scoprono che una delle grate del condotto di areazione e stata aperta: il passaggio è abbastanza largo da poterci strisciare dentro. Tolta la grata si vedono dei segni nella polvere: Killex prende la radio nel taschino del cadavere del medico ed entra nel condotto lungo cui corrono tubi inguainati; il solitario avanza strisciando per qualche metro fino ad incontrare delle altre grate, sul soffitto e sul pavimento: la grata in basso dà su una stanza buia piena di scatoloni, quella in alto in un ambulatorio vuoto.
“Dovremo controllare anche il piano interrato” urla da dentro il condotto per farsi sentire dai suoi compagni.
“Non ho visto nessun piano interrato” risponde Fisk uscendo dall'ambulatorio in cerca di una rampa di scale che scendono. Raggiunto l'ingresso, Fisk vede che il lato destro della stanza, dove dovrebbero esserci le scale, è stato murato: prova allora a battere sulla parete e sente che suona diversamente dal resto del muro.
“E va bene, vediamo cosa c'è dietro” dice, arrotolandosi le maniche della camicia. Il primo pugno del solitario penetra nel muro trapassando uno strato di mattoni, una grata ed un altro strato di mattoni, i pugni successivi allargano l'apertura: dietro ci sono effettivamente delle scale che scendono ed un pianerottolo.
3 commenti:
Il bello è che, nello sgabuzzino della stanza a fianco, c'era la porta per raggiungere quelle scale.
Ma se non abbatti un muro a pugni... non è Cyberpunk!
improvvisare, adattarsi, raggiungere il risultato...noto motto dei solitari XD e dei marines XD
Se non hai risolto il problema con la forza bruta, vuol dire che non hai usato abbastanza forza bruta
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