lunedì 27 novembre 2017
Il secondo furgone della E.G.O Inc piomba accelerando sull'ingresso del White House Shack, puntando Lyndon Johnson che è appena uscito e sta per sparare a Fisk con un fucile d'assalto. Sentendo arrivare il veicolo, l'uomo si gira e gli apre il fuoco contro: due proiettili si piantano tintinnando nel cofano, mentre un terzo fa esplodere il parabrezza inondando il guidatore di schegge di vetro e facendogli perdere il controllo del mezzo. Prima che possa sparare nuovamente però, Johnson viene raggiunto da un colpo alla gola e cade a terra agonizzante.
“Grazie Silva!” esclama Fisk alla giornalista che torna a ripararsi dietro ad un cumulo di macchine rottamate. Dalla sua giacca si sente stridere senza posa il fagiano terrorizzato. Penny intanto sale sul furgone che ha inchiodato e controlla lo stato dei tre occupanti, che sono spaventati ma quasi illesi. Dal cancello non si vede uscire nessuno.
“Dobbiamo entrare!” ordina loro.
Il guidatore annuisce e mette in moto, ma riesce a fare solo pochi metri: si sentono dei colpi potentissimi esplodere nella strada, e il veicolo viene proiettato di lato, rovesciandosi ed accartocciandosi. Penny, che è senza cintura di sicurezza, viene sballottata e cade malamente su una spalla. Dall'ingresso dello sfasciacarrozze intanto Fisk vede uscire un enorme esoscheletro da lavoro con, al posto delle mani, delle colossali pinze idrauliche; sull'esoscheletro sono incollati diversi adesivi con scritto “MAKE AMERICA GREAT AGAIN” e lo guida ghignando un Donald Trump in giacca di pelle con le frange.
Dolorante e confusa, Penny si trascina fuori da un finestrino del furgone rovesciato e vede che Yvette è accorsa per aiutarla: mentre la donna è chinata su di lei, Penny la vede barcollare e contrarsi, raggiunta da una raffica di mitraglietta. I colpi si insaccano sul giubbotto antiproiettile deformandolo e Yvette cade a terra con il fiato mozzo. Nel frattempo Fisk è balzato in avanti brandendo il suo martello da demolizione ed affronta Trump: con un'agilità sorprendente nel grosso corpo metallico, l'esoscheletro schiva il colpo e poi le sue pinze idrauliche si chiudono sulle braccia del solitario sollevandolo lo solleva da terra.
Voltatosi nella direzione in cui Rosenbringer ha sparato, Killex vede nell'ombra, a pochi metri, Thomas Jefferson: rimane talmente interdetto dal contrasto tra la parrucca boccoluta del suo nemico ed il suo abbigliamento da battaglia che non ha la prontezza di spirito di estrarre la pistola prima di lui. Fulmineo, il presidente getta qualcosa contro Rosenbringer che, prontamente, si butta di lato, cadendo tra i calcinacci del soffitto crollato: un coltello da lancio gli sfiora la spalla lacerandogli la giacca e procurandogli una lieve ferita. Jefferson alza allora un pugnale sul solitario, ma ripresosi dallo stupore, Killex estrae il revolver e gli spara colpendolo alla testa e facendolo crollare a terra in un lago di sangue. Rosenbringer si rialza un po' dolorante, ma si affretta a raggiungere Watterson chinandosi su di lui: l'uomo è rinvenuto e si lamenta debolmente mentre il dottore si occupa della sua gamba. Mark intanto si guarda intorno cercando il suo fucile e lo trova accanto al cumulo di macerie del tetto. Sentendo una serie di colpi poderosi provenire dall'esterno, il solitario corre ad affacciarsi da una delle finestre sfondate che danno sulla strada.
Estraendo l'arma dal braccio, Fisk spara all'esoscheletro disintegrando uno dei meccanismi idraulici montati sulle sue gambe. Il bipode barcolla, ma Trump intensifica la stretta: il solitario sente i muscoli sulle sue spalle tendersi fino a strapparsi ed urla di dolore contorcendosi mentre il presidente ghigna. Poi l'esoscheletro ruota su se stesso e lancia il solitario all'interno del White House Shack: proteggendosi la testa con le braccia Fisk atterra sul piano di una grande pressa idraulica per autoveicoli. Stordito, il solitario vede nella cabina di controllo della pressa è seduto il presidente Reagan: subito le pareti della macchina cominciano a chiudersi sferragliando su di lui.
Dalla finestra Killex vede uno dei furgoni neri rovesciato sul tettuccio davanti ai resti del muro di cinta dello sfasciacarrozze: davanti al mezzo un uomo sta rafficando con una mitraglietta mentre Penny, sporgendosi da uno dei finestrini, sta cercando di trascinare Yvette al sicuro. Prima che il solitario possa intervenire però, Silva si sporge da dietro un cumulo di automobili demolite e spara alla schiena di Thomas Wilson che cade a terra. Il solitario tira un sospiro di sollievo, ma è subito distratto da un urlo che riconosce: alza lo sguardo e vede Fisk proiettato oltre il muro del White House Shack cadere malamente dentro la pressa. Mark afferra allora il lanciagranate di Watterson e, con mani tremanti per la fretta, si affaccia e spara in direzione della pressa idraulica: la granata si infila nello spazio tra il piano della pressa e la cabina di controllo prima di esplodere. Nel fumo che si alza il corpo di Reagan, martoriato, cade di lato sull'asfalto e le pareti della pressa si fermano. Chiuso al buio tra le lamiere di metallo, Fisk sente l'esplosione e vede con enorme sollievo fermarsi le pareti che si stavano chiudendo su di lui, poi comincia sfondare le pareti laterali della pressa prendendole a pugni.
Mentre tenta di controllare le ferite di Yvette, china sull'asfalto dissestato, Penny sente dei colpi metallici in avvicinamento: alza lo sguardo e vede il presidente Trump, dentro l'esoscheletro, accanirsi con le pinze idrauliche sul furgone dietro di lei.
“Ellen, il cannoncino dello striker!” urla cercando disperatamente di allontanarsi trascinando Yvette. Correndo da un cumulo di detriti all'altro, la giornalista raggiunge il mezzo semi-bruciato e sale rapidamente sulla torretta: guarda per qualche attimo la cloche, incerta sul suo funzionamento, poi fa fuoco. Il colpo investe l'esoscheletro di lato, tranciandogli il braccio sinistro e facendolo barcollare. Per nulla spaventato, Trump riprende il controllo del mezzo e continua ad accanirsi sul furgone, ormai tanto vicino alle due donne da non consentire ad Ellen di sparare di nuovo.
Killex, che ha visto la scena dalla finestra, si è slanciato intanto giù per le scale per andare a salvare il suo capo: correndo sull'asfalto screpolato tra i cumuli di detriti arriva alle spalle del bipode e gli si arrampica addosso. Arrivato all'altezza della cabina vi lancia dentro una granata a frammentazione.
“Macchecazz…!” esclama il presidente. L'esplosione squarcia il corpo di Trump e proietta in avanti l'esoscheletro che crolla a terra con uno schianto. Killex, che si è buttato a terra per evitare lo scoppio, si rialza dolorante e contuso. Il solitario si affretta a raggiungere Penny e la aiuta a mettere Yvette al riparo: la ragazza ha il viso sporco di polvere e fumo su cui le lacrime hanno lasciato due tracce chiare. Mark la abbraccia.
“Stai sanguinando” osserva lei guardandolo con un sorriso di sollievo
“Io sto bene, Penny. Chiama Rosenbringer e chiedigli di raggiungerti il prima possibile. Portate Yvette al sicuro, io vado a vedere come sta Fisk”
Uscito nel piazzale del White House Shack, Fisk si guarda rapidamente attorno: di fronte a lui è parcheggiata una macchina che copre parzialmente la sua visuale sull'ingresso dell'edificio principale, la cui serranda è a mezz'altezza. La guardiola a lato del cancello divelto è vuota e nel cortile non sembra esserci nessuno, solo cumuli di automobili pressate e, sui pezzi di muro rimasti in piedi, gigantografie di manifesti elettorali.
“Killex, riesci a sentirmi?” chiede il solitario tentando di chiamare il suo collega, invano: nell'area non c'è campo.
venerdì 24 novembre 2017
091 - esplodi, stronza, esplodi!
Yvette sposta lo striker sulla strada principale e poi spara quattro colpi in rapida successione contro il muro del White House Shack, vicino al cancello. Dal tetto Killex controlla la situazione: nella polvere di detriti che si alza, vede almeno quattro sagome armate rifugiarsi dietro i cumuli di rottami mentre un quinto uomo si dirige verso un enorme arnese di legno e metallo che sembra un trabucco.
Il solitario prende la mira e spara al più scoperto dei bersagli che ha i lineamenti del presidente Jimmy Carter ed imbraccia un fucile da cecchino: il colpo penetra nel cranio dell'uomo che si accascia contro un cumulo di lamiere.
“Carter è giù!”
Nel frattempo Fisk arriva di corsa alla recinzione dall'angolo sud e piazza la carica contro il muro: mentre si allontana sente qualcosa fischiare sopra la sua testa. Fa appena in tempo ad alzare lo sguardo che un grosso cubo di metallo rugginoso gli piomba addosso.
“Merda!” esclama buttandosi di lato e rotolando sull'asfalto sconnesso, l'auto pressata cade accanto a lui incassandosi nel cemento con uno schianto. Dal tetto, accanto a Killex, Watterson controlla i cancelli del White House Shack con un piccolo binocolo:
“Eisenhower e Truman sono usciti!” esclama. I due uomini si dirigono di corsa verso Fisk, ed Eisenhower raffica con una mitraglietta: parecchi colpi tintinnano intorno a lui e il solitario si ripara dietro al cubo di metallo, poi, freneticamente, digita nell'aria per richiamare il numero del cellulare che attiverà l'esplosivo.
“Avanti, stronza, esplodi! Esplodi stronza esplodi!” borbotta mentre la chiamata viene inoltrata
“Perchè dovrei esplodere, scusa?” chiede la voce perplessa di Dana e Fisk si rende conto di aver telefonato al primo numero salvato in rubrica “E perché mi dai della stronza?”
“Perchè dovrei esplodere, scusa?” chiede la voce perplessa di Dana e Fisk si rende conto di aver telefonato al primo numero salvato in rubrica “E perché mi dai della stronza?”
“Non hai capito un cazzo! Devo far esplodere una bomba ti amo ciao!” dice velocemente chiudendo la chiamata mentre i colpi di mitraglietta continuano a fischiargli intorno.
Yvette intanto ha riportato lo striker sulla strada e spara con il cannoncino aprendo un varco nel muro di cemento e sradicando i paletti piantati intorno al cancello. Dall'interno del mezzo Penny chiama in conference call due dei cinque restanti uomini della E.G.O. Inc e dice loro di andare a dare copertura a Fisk con uno dei furgoni neri.
Sul tetto Killex e Watterson sparano ai Presidentz all'interno dello sfasciacarrozze e, tra le lamiere, anche Gerald Ford cade a terra con un buco in testa. Mentre sta mirando ad un altro uomo, Mark sente la mano del suo compagno chiudersi sulla sua spalla e tirarlo indietro: subito dopo un'esplosione li proietta a terra, distruggendo il parapetto esterno. Il solitario rotola sul pavimento della terrazza, accecato dal fumo e dai calcinacci che volano intorno; quando riesce a rimettersi in piedi vede Watterson disteso a terra che si contorce: si avvicina più velocemente possibile e si accorge che il suo compagno ha un profondo squarcio nella gamba destra.
“Riesci ad alzarti?” chiede “Dobbiamo metterti al sicuro…”
Watterson annuisce stringendo i denti e Killex lo sorregge accompagnandolo verso le scale: non hanno percorso che pochi metri quando una nuova esplosione li costringe a gettarsi a terra.
Fisk fa partire rapidamente un'altra chiamata – questa volta al numero giusto. Le cariche di c4 brillano e tutto l'angolo sud del muro del White House Shack si sgretola e crolla, sollevando una colonna di fumo nero. Esaltato dal successo della sua azione, il solitario si sporge da dietro il cubo pressato di metallo e spara a Truman con l'arma che ha innestata nel braccio: crivellato dai colpi, l'uomo cade a terra, mentre Eisenhower riesce a salvarsi buttandosi di lato.
Dalla strada intanto, tagliando il fumo che invade l'area dopo l'esplosione, arriva il furgone puntando Eisenhower che risponde sventagliando contro il mezzo con la mitraglietta. I proiettili sfondano il parabrezza e raggiungono il guidatore alla gola, mentre l'uomo seduto sul sedile del passeggero si getta fuori dal veicolo reggendosi la spalla sinistra. Senza controllo, il furgone si schianta contro il cumulo di rottami dietro il muro divelto.
Dal cancello sfondato del White House Shack esce di corsa, brandendo un lanciafiamme, il presidente Clinton che investe lo striker con un getto di napalm infiammato. All'interno tutte le telecamere smettono di trasmettere, rendendo inutilizzabile il cannoncino, e la temperatura comincia ad alzarsi. Mentre Yvette fa manovra per allontanarsi, Penny sale allora nella torretta e chiama Killex: “Mark, dimmi dov'è Clinton rispetto alla mia posizione!”
Il solitario lascia Watterson al riparo di un angolo di parapetto esterno sopravvissuto all'esplosione e si sporge a guardare giù: l'aria è ancora torbida per il fumo, ma il fuoco del lanciafiamme è chiaramente individuabile.
“Ore undici e un quarto”
Non essendo molto pratica di coordinate, la ragazza fa ruotare il cannoncino e spara a raffica: uno dei colpi è seguito da un botto fortissimo che fa sobbalzare lo striker. Non appena riesce a riprendere i comandi del mezzo Yvette si accorge di non riuscire a farlo muovere: il vecchio blindato sputacchia e sussulta e il motore gira a vuoto.
“Le ruote devono essere state bruciate!” urla allora, inframezzando la frase con oscenità in russo e abbandonando il volante “Dobbiamo andare prima di cucinarci!”
Penny, Rosenbringer ed Ellen – quest'ultima con il fagiano infilato nella giacca - aprono il portellone ed escono dallo striker: fuori l'aria è invasa dal fumo attraverso cui si scorgono le sagome dei cumuli di detriti disseminati fuori dal White House Shack. Silva corre a nascondersi, mentre Rosenbringer vede l'uomo della E.G.O. Inc che barcolla reggendosi la spalla e si affretta a soccorrerlo.
Approfittando della distrazione di Eisenhower, Fisk lo carica brandendo il martello da demolizione e gli assesta un poderoso colpo di sotto in su sul mento: la testa calva dell'uomo si stacca dal collo e rotola orrendamente deformata sull'asfalto. Il solitario non fa in tempo a complimentarsi con se stesso che si vede piombare addosso, sparando, il presidente Hoover: incurante dei proiettili che gli sibilano intorno si sporge in avanti e gli lancia contro una granata.
Dalla strada principale arriva intanto, richiamato da Penny, il secondo furgone nero della E.G.O. Inc, con a bordo tre uomini.
Ancora sul tetto, Killex e Watterson stanno faticosamente guadagnando le scale quando il solitario sente qualcosa passare sopra il suo piede. Abbassa lo sguardo e i capelli gli si rizzano in testa perché vede un ratto correre tra le sue gambe. Un grosso ratto con un panetto di c4 legato sulla schiena. Il topo esplode aprendo una voragine sul tetto: Killex si tira indietro e riesce ad aggrapparsi con una mano all'armatura metallica del piano poi, senza nemmeno rendersi conto di quello che fa, con l'altra afferra per la giacca Watterson che sta cadendo. Il contraccolpo gli procura un discreto strappo alla spalla e lo fa mugolare di dolore, mentre il fucile d'assalto scompare nella voragine che dà sull'ultimo piano. Stringendo i denti Killex guarda in basso e si accorge che i piedi di Watterson ciondolano a circa mezzo metro dal pavimento sottostante, e così lo lascia andare prima di lasciarsi cadere a sua volta. Atterrato dolorante ma incolume sul vecchio linoleum scrostato chiama Rosenbringer
“Dottore, ho un ferito”
Una pistola in pugno, Rosenbringer entra nell'edificio da cui Killex lo ha chiamato attraverso il portone sfondato: nota nella povere due serie di impronte di anfibi, e, guardando più attentamente, una terza serie di orme che tentano di ricalcare le prime. Guardingo sale le scale sconnesse fino all'ultimo piano dove trova Killex chino su un corpo apparentemente inerte: il chiarore proveniente dal buco sul tetto, getta un cerchio di luce su di loro lasciando al buio il resto della stanza, ma il dottore vede un'ombra muoversi alle spalle del solitario. Alza la pistola e spara; il proiettile passa sopra la spalla di Killex e si insacca contro la figura dietro di lui che barcolla ma non cade.
lunedì 20 novembre 2017
090 - un inizio con il botto
“Da, Fisk! Cosa tu vuole?”
“Ciao Cheng, ho una proposta da farti”
“Tu vuole dare me soldi? Io è d'accordo”
“No, volevo proporti di liberarti di qualcuno che ti rompe i coglioni… Dobbiamo assaltare il covo dei Pesidentz. Non è che hai qualche uomo da darci per usarlo come carne da macello?”
“Niet. Io ha solo uomini di cui io fida, ma soldi fa miracoli in questo sporco mondo”
“Cioè dovrei pagarti? Quanto vuoi a persona?”
“Quanto bravi deve essere?”
“In una scala da uno a dieci direi almeno cinque. Vogliamo entrare nel White House Shack”
“Tu vuoi gente che riesca a stare in piedi davanti a Presidentz per più di una raffica? Duemila a uomo, più cinquecento per armi”
“Ok, aspetta un attimo… Miss Penny, ogni uomo ci costerà duemila e cinquecento eurodollari”
“Digli che ne prendiamo una decina, per venticinquemila, digli che abbiamo fretta”
“Cheng, prendiamo dieci uomini. Ti mando la nostra posizione”
“Da, ci vorrà almeno due ore. Io intanto manda a te coordinate bancarie per versamento”
“Grazie Cheng, a presto”
“Spassiba i vam…”
Fisk sospira e si mette comodo sul sedile del passeggero dello striker:
“Ci vorranno un paio d'ore”
“Non ho intenzione di stare qui seduto tutto quel tempo” dice Killex alzandosi ed aprendo lo sportello “Io vado a dare un'occhiata in giro”
Dalla strada silenziosa si sente arrivare il rombo di motori lanciati a tutta velocità: due furgoni neri si avvicinano. Mark si irrigidisce ma, quando accostano lo striker, i veicoli inchiodano; ne escono Yvette Galkina e sette uomini della Sicurezza della E.G.O. Inc in tenuta da combattimento.
“Abbiamo fatto il prima possibile” dice la donna, poi si guarda intorno “Siamo in una zona un po' scoperta, propongo di spostarci… Ah, Killex, ti ho portato questo”
Yvette lancia al solitario un fucile d'assalto con montata un'ottica, poi risale nel furgone seguita dai suoi uomini.
Parcheggiati lo striker ed i due furgoni in un vicolo, tutti si ritrovano per stabilire un piano d'azione. Yvette Galkina studia con aria corrucciata la piantina del covo dei Presidentz, poi sentenzia:
“Questa non basta: per mettere a punto un piano come si deve dovremmo riuscire a guardare dentro l'edificio, ma i muri sono troppo alti…”
“Ho bisogno di qualcuno che venga con me allora: saliremo sull'edificio più alto fuori dal White House Shack e terremo d'occhio la situazione finché non arriva la carne da macello di Cheng” dice Killex “Li manderemo avanti come prima ondata”
“Li guiderò io dalle retrovie” si propone Fisk fregandosi le mani “Sarà divertente”
“Adesso: a chi lasciamo lo striker?” chiede Killex, poi guarda Yvette e le sorride “A te l'onore. Stai attenta che il cambio gratta. Ah, e c'è un fagiano sul sedile posteriore”
Lei lo guarda perplessa, ma il solitario continua:
“Dovresti riuscire a sfondare il cancello, ma attenta che sarai sotto fuoco incrociato. Io e due dei tuoi ragazzi, dal tetto, faremo tiro al piccione”
“Il problema è che non sappiamo ancora contro quanti uomini stiamo andando” si intromette Fisk “E che sull'ingresso c'è di sicuro un sistema d'allarme”
“Proprio a questo ci servono gli uomini di Cheng: li mandiamo avanti e vediamo cosa succede. Magari riusciamo a stanare quelli stronzi e farli uscire”
“Non è il caso di assicurarsi che non ci siano uscite secondarie?” chiede Ellen “Mandiamo una squadra a fare il giro dell'edificio”
Penny annuisce
“Allora: intanto tre sui tetti e due che fanno il giro del White House Shack. Ricordatevi che dobbiamo prendere mr B. vivo”
“Barton, tu sul tetto dell'edificio dall'altra parte della strada. Watterson, con me” ordina Killex agli uomini della E.G.O. Inc che l'hanno seguito fino ai palazzoni fuori dall'ingresso del White House Shack. I due annuiscono, poi Barton attraversa di corsa la strada e si infila nel portone dell'edificio che fa angolo con il covo dei Presidentz. Killex lo guarda per un attimo mentre si allontana – il fucile che gli ballonzola sulla schiena, poi osserva i tetti degli edifici davanti e lui e sceglie il più alto – un vecchio condominio di cinque o sei piani ad una quarantina di metri dai cancelli del White House Shack. Seguito da Watterson che gli regge il fucile, il solitario sfonda con un calcio il portone marcito del palazzo ed i due si affrettano su per le scale buie e fatiscenti. Quando sono tra la seconda e la terza rampa sentono un boato provenire dall'esterno: un'onda d'urto disintegra quel che rimane dei vetri alle finestre e fa tremare l'edificio. Killex e Watterson raggiungono di corsa il pianerottolo e si sporgono da una finestra sfondata: fuori, in una nuvola di fumo e calcinacci, vedono che i palazzi sulla strada principale ai due lati del White House Shack sono crollati.
“Hanno minato gli edifici!” esclama Watterson. È pallido in volto e le mani gli tremano “Barton…”
“Questo significa che sanno che stiamo arrivando” risponde il solitario “Dobbiamo controllare se anche questo edificio è minato: muoviamoci!”
“Questo significa che sanno che stiamo arrivando” risponde il solitario “Dobbiamo controllare se anche questo edificio è minato: muoviamoci!”
I due uomini tornano al piano terra e cominciano a controllare le stanze con delle torce elettriche: dopo una ventina di minuti, mentre attraversa l'androne del piano terra, Killex sente la mano di Watterson chiudergli su una spalla e tirarlo indietro. Illumina il pavimento e vede a pochi centimetri dal suo piede destro una mina claymore collegata a diversi panetti di c4.
“Grazie bello, ci hai salvato la vita” mormora il solitario chinandosi e controllando i cavetti per provare disinnescare la mina.
“Sei sicuro di quello che fai?” chiede Watterson con voce incerta “Spero non ci sia anche un controllo remoto…”
Killex non risponde: sente il cuore pompargli nelle orecchie mentre sblocca il portellino che apre la mina. Tenendo la torcia con i denti fruga tra i cavetti fino a trovare quello che collega il detonatore e lo strappa con dita tremanti. Lui e Watterson si guardano in silenzio per qualche istante, poi si dividono nella stanza e staccano i panetti di esplosivo.
Il tetto del palazzone è un'ampia terrazza piatta lavata dalla pioggia: i due uomini si accucciano contro il parapetto esterno e guardano al di là dei muri del covo dei Presidentz. Attraverso il fumo denso che ancora invade l'area, si vede che all'interno dello sfasciacarrozze c'è parecchio movimento: dentro una guardiola a lato del cancello c'è il presidente Truman armato di un lanciagranate, mentre la sagoma Herbert Hoover sporge, con un fucile a pompa, da un cumulo di detriti di automobili. Si vedono anche delle moto parcheggiate sotto una gru, e diverse ombre dietro le finestre. Killex monta il fucile che gli ha dato Yvette e comincia a controllare minuziosamente l'area attraverso il mirino, ma viene distratto dal rumore di un veicolo in avvicinamento.
Il cellulare impiantato nel sistema nervoso di Fisk comincia a squillare: la chiamata arriva da un numero sconosciuto
“Pronto?” In sottofondo si sentono il rumore di un motore lanciato a tutta velocità e parecchie voci che parlano e ridono sguaiatamente.
“Fisk? Stiamo per arrivare… Hai pronti i nostri soldi? Dacceli e uccideremo chi ci dirai di uccidere!”
“Quel figlio di puttana di Cheng…” pensa il solitario, ma risponde “Sì, ho tutto pronto. Dobbiamo assaltare il White House Shack, mi servono dei veri uomini”
“Beh, qui hai i migliori di tutto lo sprawl! Gli faremo il culo a strisce!”
“Ottimo, ottimo…” borbotta Fisk “Il vostro target è lo sfasciacarrozze in fondo a Stillwell Avenue, se però vi fermate prima ci…”
“Perfetto”
Click
“Questi idioti sono già morti” dice il solitario a Yvette “Non mi hanno nemmeno lasciato spiegare il piano… Ci conviene tenerci pronti ad agire subito dopo di loro...Tra l'altro, miss Penny, Cheng sta cercando di fregarci”
Dal tetto, Killex vede un vecchio furgone bianco puntare il cancello dello sfasciacarrozze e piombarci contro sfondandolo. Circa un metro e mezzo dopo, però, qualcosa di invisibile lo trancia a metà per lungo: la parte inferiore del furgone si pianta, mentre quella superiore scivola in avanti. Da sopra il clangore del metallo tranciato si alzano della raffiche di mitraglietta che finiscono gli eventuali sopravvissuti.
“Cavi monofilari!” esclama Killex imprecando. Accanto a lui Watterson gli indica dei paletti piantati intorno al cancello dell'White House Shack. Il solitario attiva una conference call con il resto della squadra che aspetta nello striker.
“Abbiamo appena perso tutti gli uomini di Cheng. C'erano dei cazzo di cavi monofilari…”
“I venticinquemila eurodollari peggio spesi della mia vita” sbuffa Penny “Adesso cosa facciamo?”
“Proverò ad abbattere i paletti che li reggono. Oppure possiamo usare il c4 che abbiamo recuperato per aprirci un secondo ingresso”
“Mi sembra una buona idea” commenta Fisk “Mando uno dei ragazzi di Yvette a prenderlo… Ma come facciamo a costruire un detonatore?”
“Se mi date un cellulare usa e getta posso farlo io” interviene Rosenbringer.
Tutti guardano a bocca aperta il dottore mentre, con mano esperta, smonta un cellulare e lo collega al panetto ed al detonatore.
“Ma lei non era un medico?” chiede Ellen stupita
“Dermatologo, per l'esattezza” risponde Rosenbringer aprendo con un tocco delle dita lo scompartimento impiantato nel suo polso che contiene piccoli cacciavite, pinze ed altri attrezzi.
“Vado io a posizionare la carica, voi farete un po' di casino per distrarli” dice Fisk prendendo la bomba e legandosi sulla schiena il martello da demolizione “Yvette, porta fuori lo striker e spara uncolpo contro il cancello: questo dovrebbe tenerli occupati”
“Vado io a posizionare la carica, voi farete un po' di casino per distrarli” dice Fisk prendendo la bomba e legandosi sulla schiena il martello da demolizione “Yvette, porta fuori lo striker e spara uncolpo contro il cancello: questo dovrebbe tenerli occupati”
venerdì 17 novembre 2017
089 - preliminari
“Propongo di trovare un luogo più sicuro per fare un piano d'azione che ci permetta di entrare nel White House Shack” dice Killex dal posto di guida, mentre sposta lo striker in un vicolo poco distante, in modo che non sia visibile dai cancelli.
“Ma a noi non serve entrare: dobbiamo trovare mr B.” risponde Fisk. “A proposito, perché non fai una telefonata al tuo amico alla OCP e gli chiedi dettagli sulla limousine? Se è passata per il posto di blocco all'ingresso dello sprawl dovrebbe essere registrata…”
“Umpf, va bene. Proverò a chiamare Hank” borbotta Mark muovendo le dita nell'aria.
“Ciao, ti disturbo?”
“Passa alla domanda successiva”.
“Per caso riesci farmi sapere se una limousine nera è passata per l'ingresso ventuno allo sprawl un'oretta fa?”
“Ma per chi mi hai preso? Pensi che io stia a dirigere il traffico?” Hank sospira. “Adesso controllo, dammi un attimo”.
Killex lo sente digitare qualcosa.
“Sì. È registrata come auto di servizio InfoCorp, c'erano dentro due passeggeri”.
“Grazie, Hank”.
“Adesso cosa facciamo?” chiede Ellen quando Killex riferisce la risposta del suo amico poliziotto. “Aspettiamo che la limousine esca?”
“Potremmo seguirla quando uscirà e poi rapire gli occupanti” propone Fisk.
“In realtà ad Andrea interessa anche la formula dell'Ivory Wolf” precisa Penny. “Certo, mr B. sarebbe un buon inizio”.
Dalla strada si alza il rombo di un motore e si vede arrivare la limousine: Killex mette in moto e lancia lo striker sulla via principale all'inseguimento dell'auto che accelera sempre di più. Il solitario schiaccia a fondo il pedale e, sobbalzando, il mezzo prende velocità.
“Non riusciremo a raggiungerli” ringhia Killex. “Fisk, sali in torretta e spara a qualcosa per bloccargli il passaggio!”
Fisk si mette il casco con il visore e lo attiva: fatica a prendere la mira a causa degli scossoni, ma infine spara. Il proiettile colpisce i resti un'insegna sospesa facendoli cadere sulla strada: la limousine riesce a schivarla sterzando di colpo, ma così facendo è costretta a rallentare. Un secondo colpo di cannoncino sfiora il paraurti posteriore della macchina e si insacca in un tombino che salta in aria, colpendo la limousine. L'auto comincia a scodinzolare e finisce contro un edificio sulla destra, mentre lo striker è ancora lanciato a tutta velocità.
“Tenetevi!” urla Killex inchiodando.
Tutti, compreso il fagiano, vengono sbalzati in avanti e Rosenbringer finisce a faccia in giù sul pavimento.
“Usciamo, svelti!” ordina Penny slanciandosi verso il portellone e facendo il giro dello striker per avere un po' di copertura. La limousine, con il cofano fumante e deformato dallo schianto, occupa di traverso le due carreggiate della strada ed il mezzo blindato è fermo a pochi metri; ai due lati della strada, alti edifici fatiscenti gettano ombre nella luce incerta dello sprawl, tra le immondizie e le carcasse di veicoli abbandonati. Anche Fisk ed Ellen scendono, mentre Mark rimane nello striker e prende il controllo del cannoncino. Rosenbringer si rintana sul sedile posteriore, accanto al fagiano che continua a stridere. Le portiere anteriori della limousine si aprono di colpo lasciando uscire due uomini in completo scuro, che sparano al solitario: un proiettile lo colpisce di striscio alla coscia destra. Fisk impreca e si getta dietro alle striker.
“Tutto bene, è solo un graffio” dice poi ai suoi compagni in conference call, tamponando la ferita.
La portiera posteriore sinistra della limousine si apre e ne esce un uomo di colore, alto almeno un metro e novanta e molto grasso, che si china dietro la macchina. Ha circa cinquant'anni, indossa un completo scuro antiproiettile, è molto stempiato ed ha il volto incorniciato di barba grigia: Penny riconosce Wayne Bruning.
“Fisk, vai a prendere mr B.” esclama Killex intanto alza la pala dello striker ed accelera, piombando su uno dei due uomini in nero che viene sbalzato contro un edificio e rimbalza sull'asfalto, accasciandosi come un fantoccio. Fisk invece corre fino a dietro alla limousine, salta sopra cofano ed atterra in scivolata dall'altra parte, giusto davanti a mr B. che spalanca gli occhi stupefatto: “Fisk?” chiede e poi, senza esitare, si sporge e spara alla testa dell'uomo in nero rimasto; colpito alla tempia, questo cade a terra senza un gemito. Sulla strada piomba improvvisamente il silenzio.
“Sono nel white House Shack” dice Wayne Bruning al solitario che lo guarda senza capire, poi il suo corpo si affloscia come quello di una marionetta cui abbiano tagliato i fili mentre un'incerta vocina metallica gracchia: “system override, system override…”
Dallo striker, Killex vede il secondo uomo InfoCorp cadere sotto un colpo di pistola; le teste di Fisk e di Wayne Bruning sporgono dal tetto della limousine, apparentemente impegnate in una conversazione.
Fisk allunga una mano e tocca il braccio di mr B., che non reagisce.
Fisk allunga una mano e tocca il braccio di mr B., che non reagisce.
“Ragazzi, non credo che questo sia Wayne Bruning” esclama Fisk.
“In che senso?” urla Penny arrivando di corsa con Ellen. Mentre le due donne si avvicinano, Killex scende dal mezzo corazzato: nota il corpo di mr B. irrigidirsi ed alzare il braccio destro con cui regge la pistola e, senza nemmeno riflettere, gli lancia contro il tamburo di ricarica del suo revolver. L'arma colpisce Bruning alla nuca: il collo dell'uomo di piega in avanti in modo innaturale e la pelle si squarcia rivelando una complessa trama di innesti metallici e cavi elettrici. Il braccio che regge la pistola si inclina e parte un colpo che fischia sfiorando Fisk, poi l'androide fa il gesto di gettarsi sul solitario prima di accasciarsi a terra sfrigolando. Tutti si chinano sul corpo inerte.
“Mr B. mi ha riconosciuto e mi ha detto di essere nel White House Shack, prima di provare a spararmi” dice Fisk.
“Non è che l'hanno rapito?” chiede Ellen.
“Non credo” risponde Penny. “In ogni caso è meglio assicurarsi che questo non faccia più danni” commenta Fisk alzando il suo martello da battaglia e calandolo sulla testa dell'androide: il martello spacca il cranio di metallo, distruggendo componenti elettronici e meccanici insieme, mentre un fischio si alza dal corpo apparentemente inerme.
“Attenti, sta per esplodere!” urla Ellen, gettandosi di lato mentre Killex, Fisk e Penny vengono sbalzati indietro da uno scoppio che detona a partire dallo stomaco dell'androide.
“Miss Penny, a mia discolpa posso dire che di solito le persone cui sparo non esplodono” dice Fisk, rialzandosi e spolverandosi i pantaloni.
“Penny, stai bene?” chiede Killex affrettandosi a raggiungere il suo capo. Il solitario si regge la spalla su cui è caduto e zoppica vistosamente, ma sono solo contusioni: aiuta Penny ad alzarsi ed i quattro tornano verso lo striker.
“Se vogliamo mr B., quello vero, dobbiamo entrare nel White House Shack” dice Killex a denti stretti mentre Rosenbringer gli sistema la spalla.
“Per quel che ne sappiamo, potrebbero essere quarantacinque motociclisti armati, grossi come culturisti ed incazzati” commenta Penny. “Sarà meglio chiedere rinforzi: io chiamo il capo”.
Mentre aspettano la squadra di uomini che Andrea ha acconsentito ad inviare, Penny, Killex, Fisk, Ellen e Rosenbringer almanaccano riguardo un piano per entrare nella base dei Presidentz.
“Sarebbe interessante sapere cosa sono queste crocette segnate sulla mappa del White House Shack” dice Ellen consultando la mappa fornita dai Minimizzatori.
“Potrebbero essere dei sensori di sicurezza, o dei jammer. Chissà cos'è il cerchio disegnato sull'ingresso…” commenta Rosenbringer. Dall'esterno dello striker si sentono suonare poderosi colpi di clacson: Killex guarda fuori e vede una vecchia chevrolet impala verde bottiglia bloccata sulla strada dalla limousine e dal mezzo corazzato. Dall'auto scende un tizio che indossa una maglietta strappata sotto una giacca di pelle ed impugna una mazza da baseball. L'uomo si avvicina allo striker e comincia a colpirne il fianco, imprecando.
“Ci penso io” ghigna Fisk.
“Tutto tuo” risponde Killex, accendendo il motore.
Il solitario scende. “Tutto a posto amico?”
“Togliete di mezzo questo cazzo di carretta” urla l'uomo, per nulla impressionato alla vista di Fisk, più alto di lui di tutta una testa ed armato di un martello da demolizione. Mark sposta lo striker dal centro della carreggiata ed il conducente della chevrolet lo sorpassa mostrando il dito medio.
“State cercando di attaccare briga prima del necessario?” chiede Ellen, acida.
“Lei mi sottovaluta, miss Silva, eppure ha visto cosa succede quando perdo il controllo” risponde Fisk risalendo. “Miss Penny, con tutto il rispetto, Andrea ci manderà otto uomini: con me e Killex siamo in dieci perché non me la sento di contare lei, miss Silva e il dottore… Che ne dice se chiamo Cheng e gli chiedo di mandarci qualche uomo? Magari qualcuno di cui si vuole liberare, così non ci costerà troppo…”
lunedì 13 novembre 2017
088 - the OCP sucks somet...
Sulla rampa che scende nello sprawl ci sono veicoli che bruciano ancora alzando un fumo acre nell'aria umida di pioggia, e qui e là qualche cadavere. Killex guida con prudenza facendo lo slalom tra i rottami e imprecando. Rosenbringer si sporge per guardare fuori scuotendo la testa, Penny chiama Cheng.
In sottofondo si sente pulsare della musica metal:
“Da?”
“Buongiorno, e scusa se ti disturbo”
“Niet buongiorno, questo è giorno di merda!”
“Mi dispiace, possiamo fare qualcosa per te?”
“Tu sa di mio carico scomparso?”
“No, mi dispiace”
“Allora tu non può fare un cazzo!” sbuffa il russo “Cosa tu vuole?”
“Avremmo bisogno di qualche informazione su una banda di boosters che si fanno chiamare Presidentz…”
“Da, io conosce quei figli di puttana. Perchè tu vuole sapere?”
“Stiamo andando a parlare con loro”
“Udàci! Quanti uomini tu ha portato?”
“Killex e Fisk”
“Allora io consiglia te di fare testamento… Tu lascerebbe a me tuoi organi?”
“Sei sempre un gentiluomo, Cheng… Ma perché pensi che saranno così ostili? Dobbiamo solo parlare”
“Voi deve pagare loro meglio di loro clienti… Loro si occupa di spaccio ed ha molti soldi. Tu ha intenzione di cambiare fornitore? Ivory Wolf è merda e io potrebbe diventare molto geloso”
“Non ti cambierei con nessun altro Cheng”
Il russo ghigna
“Io da a te consiglio gratuito: tu prima spara e poi fa domande. Se tu dopo è ancora viva io fa volentieri affari con te. Da svidania” dice prima di riattaccare.
“A quanto pare questi sono dei tipi tosti” sospira Penny “Forse non dovremmo infilarci nel loro covo a testa bassa”
Killex non risponde e continua a guidare, mentre Fisk si volta a guardarla
“Lei cosa suggerisce?”
Improvvisamente Mark inchioda, sballottando i passeggeri dello striker
“Ma che cazzo…” brontola Ellen rialzandosi
“Guardate lì!”
In mezzo alla strada tutta buche, sfuggito da un cortile circondato da lamiere, corre stridendo un fagiano. Un paio di barboni dai lati della strada hanno già abbandonato le loro occupazioni e si sono lanciati sull'animale.
“Non toccate il mio fagiano!” si sente urlare mentre un uomo in canottiera, cappotto di pelo e stivali di gomma esce dal cortile armato di fucile. I due barboni alzano le mani e si fanno indietro, mentre il proprietario del fagiano comincia a ricorrere l'animale che scappa svolazzando. Fisk apre il portello dello striker e si sporge fuori
“Accelera Killex, lo prendo!” esclama ignorando una rosa di pallettoni che si incassa sul fianco del mezzo. Killex spinge sull'acceleratore e colpisce di striscio il proprietario del fagiano sbalzandolo di lato, Fisk si slancia sulla strada: rotola e cade afferrando l'animale che ciangotta tutta la sua indignazione.
“Ce l'ho Killex, l'ho preso!”
“Salta su prima che qualcuno ti faccia un buco testa!”
“Ma che carino sei” dice Penny allungando una mano per accarezzare il fagiano che la becca furioso. Fisk gli ha infascettato le zampe e l'animale si divincola e stride sul sedile posteriore dello striker “Dottore, secondo lei è un maschio o una femmina?”
“Credo sia una femmina” risponde Rosenbringer “Se la trattate bene farà le uova”
“Ti chiamerò Clothilde”
I quartieri residenziali si alternano alle fabbriche semi abbandonate, mentre qui e là si sente risuonare qualche sparo. Ai lati della strada sparuti passanti infagottati in abiti pesanti si affrettano sotto la pioggia; a qualche angolo, gruppi di ragazzi vestiti di pelle ciondolano fumando attorno alle loro motociclette e si girano a guardare il mezzo blindato.
“Non crede che sarebbe il caso di procurarci dei rinforzi, miss Penny?” chiede Fisk interrompendo i tentativi della ragazza di fare amicizia con il fagiano.
“Abbiamo un mezzo corazzato con un cannone, cos'altro potrebbe servirci?” risponde lei perplessa
“Potremmo pagare qualcuno per prendere contatto con i Presidentz e chiedere loro un incontro” propone Ellen
“Questa è una buona idea! Dottore, lei conosce qualcuno che rischierebbe la vita per cinquanta eurodollari?”
“Penso di sì” risponde Rosenbringer scorrendo la rubrica del suo cellulare e rintracciando il contatto di un giovane tossico che gli deve più di un favore “Buongiorno Bob, sono Rosenbringer come va?”
Bob tossisce a lungo prima di biascicare
“Dottore… non è che avrebbe qualche spicciolo?”
“Ti offro cinquanta testoni se mi fai un favore”
“Cinquanta? Coff coff… Non è che mi sta prendendo per il culo?”
“Assolutamente no”
“Va bene” dice il tossico con la voce accesa dalla bramosia “Ci vediamo tra venti minuti all'angolo tra la Fillmore e Stuart street, fuori dal parco”.
Il Marine park, che all'inizio del secolo ospitava un lussuoso campo da cricket, è stato a lungo abbandonato fino a che – negli anni trenta – non ci è stato costruito un generatore: da allora è diventato un rifugio per senzatetto ed uno dei piccoli centri dello spaccio nello sprawl di Nuova New York. Lo spiazzo è circondato da antenne e, tutto intorno, tra i tronchi di alberi morti e le panchine sfasciate, per i vialetti invasi dalle erbacce, girano figure miserabili e sporche. Rosenbringer e Fisk scendono dallo striker e raggiungono l'angolo della strada dove, appoggiato ad un muro, li aspetta Bob. È un giovane basso e tarchiato con occhi arrossati e barba incolta, vestito di una vecchia giacca a vento strappata.
“Dottore” biascica sorridendo “Allora, cosa devo fare per lei?”
“Devi procurarmi un incontro” dice Rosenbringer allungandogli venti eurodollari “Chiederai ai Presidentz se sono disposti a trattare con noi. Il resto a lavoro fatto”
Bob palpa la banconota prima di infilarsela in tasca annuendo.
Il White House Shack occupa un ampio lotto di terreno infilato in un labirinto di viuzze. Gli edifici intorno sono palazzi fatiscenti occupati da magazzini, depositi di rottami e piccoli sfasciacarrozze. È protetto da un alto muro di cemento su cui sono infilati cocci di bottiglia e, al di là del muro, si vedono le cime di cumuli di resti di veicoli. Lo striker si ferma ad un paio di isolati, mentre Bob trascinando i piedi si avvicina al cancello: dalla telecamera Mark lo vede parlare con un uomo armato all'ingresso. Vestito di pelle, tatuato e straordinariamente muscoloso, il piantone ha i lineamenti del presidente Truman. Scambia poche, secche parole con Bob che poi torna allo striker e bussa allo sportello.
“Allora?” domanda Penny
“Chiede quante casse di roba volete, poi faranno il prezzo”
“Chiedigli se, oltre alla droga, vendono anche informazioni” ribatte la ragazza.
Killex e Fisk intanto si guardano intorno: dal centro della strada sentono e poi vedono arrivare rombando una limousine corazzata. L'auto si infila nel White House Shack non appena Truman apre il cancello, sul paraurti posteriore Fisk nota i resti di un adesivo strappato: vi si legge “...IMES WE DON'T”.
“Ehi, se devo tornare lì voglio altri cinquanta sacchi” protesta Bob rabbrividendo “Quel tizio mi ha messo una paura fottuta!”
“Che vigliacco!” commenta Penny alzandosi per scendere dallo striker “Vorrà dire che andrò a parlarci io”
“Ehm, miss Penny fossi in lei ci penserei due volte. Credo che quella che è appena entrata sia una macchina InfoCorp” dice Fisk
“Cos'è, avete paura di andare a chiedere informazioni a quel tizio?”
Il solitario sbuffa
“Killex, tieni caldo il motore. Miss Penny, se le cose dovessero precipitare lei si tolga le scarpe e corra il più veloce possibile”
Fisk e Penny si avviano lungo la strada fino al cancello sorvegliato da Truman. I due si stupiscono del silenzio che avvolge il quartiere: non c'è anima viva e l'unico rumore è lo scrosciare della pioggia. Vedendo che si avvicinano, Truman alza la mano sinistra - sempre tenendo la destra sul fucile – e grida:
“Per oggi niente appuntamenti. Sloggiate!”
Penny sorride: “Non le ruberemo molto tempo”
L'angolo della bocca dell'uomo si distende appena.
“Mi dispiace, ho ricevuto ordine di non far entrare nessuno”
“Vogliamo solo discutere di un affare” insiste lei
“Quale affare?”
“Compravendita di informazioni”
“Noi vendiamo roba, non informazioni”
“E dai, amico” si intromette Fisk “Non vorrai mica sganciarmi delle atomiche addosso solo perché voglio scambiare due parole”
L'uomo sorride, si fruga in tasca e lancia una bustina ai piedi del solitario
“Questa la offre la casa. Adesso andatevene”
venerdì 10 novembre 2017
087 - comunque grazie
Dopo la porta blindata c'è un corridoio che termina dentro una stanza divisa in due parti da uno specchio di plexiglas piuttosto spesso. Dietro il vetro li aspetta in piedi un uomo con un anonimo completo grigio che indossa un dissimulatore di riconoscimento facciale: i suoi lineamenti mutano in continuazione. Le guance si gonfiano e sgonfiano, gli zigomi e il naso cambiano conformazione instancabilmente dando una sensazione di nausea a chi cerca di guardarlo fissamente.
“Buongiorno” lo saluta Penny
“Miss Clarke” risponde lui “Benvenuta. Sappiamo chi siete…”
“Però io non so chi è lei” dice Fisk, seccato
“E così deve essere. Abbiamo raccolto informazioni su di voi e per questo abbiamo dovuto prendere delle necessarie precauzioni perché questo incontro si svolga su un piano amichevole…”
Alle spalle dell'uomo si accende un monitor fissato alla parete: lo schermo inquadra Dana che esce da un negozio con un sacchetto in mano; sulla fronte della donna brilla il puntino rosso di un puntatore laser.
“Questo è giocare sporco!” ringhia Fisk
La scena cambia: c'è un'inquadratura a grandangolo che mostra l'ufficio di Rose Killex. Lei sta revisionando una tesina china su un computer. Mark si irrigidisce, ma Penny gli appoggia una mano sul braccio.
“Non abbiamo intenzioni ostili” dice all'uomo in completo grigio tirando fuori dalla borsa il chip di credito d'oro “Voi avete delle informazioni che ci servono e noi abbiamo dei soldi: vediamo di fare questo scambio”
L'uomo annuisce e Penny fa cadere il chip di credito attraverso uno sportellino nel plexiglas: lui lo prende e lo collega ad un dispositivo. Sul volto gli compare un espressione divertita
“Come temevamo: il vostro capo ci ha dato solo mezzo milione di eurodollari. E va bene, ma per questo vi daremo solo metà delle informazioni” dice, facendo passare una busta di plasticarta nello sportellino. Killex la prende, ansioso di andarsene, ma Penny sorride all'uomo di là del vetro:
“Già che ci siamo: quanto ci costerebbe avere notizie sui sei mesi di memoria che ci hanno cancellato? Immagino che voi sappiate già tutto”
Le labbra mutevoli di lui si distendono appena
“Quando potrete permettervelo vi arriveranno un tablet ed una email”
In macchina Penny apre la busta e ne controlla il contenuto. Ci sono:
- Stampe ed articoli relativi ad una serie di omicidi avvenuti al primo ed al secondo livello. La parola “sprawl” è sottolineata in più punti. Si parla di sette morti – tutte avvenute negli ultimi quindici giorni – legate al consumo di una nuova droga che ha su alcuni soggetti l'effetto paradosso di scatenare una furia omicida;
- La planimetria di un edificio. L'ingresso è cerchiato e ci sono delle croci rosse in diversi punti;
- Una bustina con dentro un'etichetta su cui è stampato il logo di un lupo stilizzato, sul retro è scritto a penna “IVORY WOLF”;
- Alcune foto di un uomo magro dal volto segnato: porta degli occhiali scheggiati ed ha la barba incolta. Dietro di lui si vede un laboratorio fatiscente, con molti container e casse;
- Una foto ripresa con un mirino telescopico: si vede Wayne Burning che scende da una berlina in un parcheggio pieno di veicoli rottamati. Sullo sfondo c'è la gigantografia di un vecchio manifesto elettorale con una foto di Richard Nixon;
- La fotografia di un uomo che assomiglia in modo impressionante al presidente Obama. Sul retro della foto è scritto a penna 17-6.
“Certo che il nostro capo poteva anche fare uno sforzo e pagare per le informazioni complete” brontola Penny dopo aver elencato il contenuto della busta a Killex e Fisk “Adesso ci toccherà un sacco di lavoro per capirci qualcosa”
“Prova intanto ad inserire la faccia del tizio con con gli occhiali nel motore di ricerca” suggerisce Mark facendo manovra per uscire dal parcheggio “Dove si va, Penny?”
“Direi che per il momento torniamo in ufficio, ma dobbiamo trovare il deposito di rottami in cui è stato fotografato mr B. Sul muro dietro di lui si vede una foto del presidente Nixon, vi dice qualcosa?”
“Giù al Solitaire una sera ho sentito parlare di una banda di boosters chiamati “Presidentz”” risponde Fisk “Si sono fatti bioscolpire per assomigliare agli ex presidenti degli Stati Uniti e bazzicano nella zona sud dello sprawl. Per quel che ne so si occupano per lo più di spaccio. Mi hanno detto che sono pericolosi”
“Meglio così” ghigna Killex “Ho proprio voglia di menare un po' le mani”.
L'uomo con gli occhiali risulta essere Melvine Scrags, un brillante scienziato che ha lavorato per la ChemiLab Inc e che è stato radiato un paio di anni prima; su di lui pende un mandato di arresto per aver sciolto il suo capo nell'acido, ma l'omicida ha fatto perdere le sue tracce. Con una ricerca incrociata Penny scopre che Melvine è attualmente sospettato di lavorare per la malavita nello sprawl.
Tornato nell'ufficio Killex trova sulla sua scrivania il pacchetto che si è fatto consegnare dal corriere quella mattina: ne controlla il contenuto poi, per sfogare il nervosismo, scende al poligono del primo piano e svuota tre caricatori. Nella sala riunioni, intanto, Penny e Fisk bevono caffè discutendo del contenuto del faldone: la ragazza sventola la planimetria con le croci rosse segnate a pennarello.
“Dobbiamo scoprire dove si trova l'edificio indicato in questa pianta. Potremmo trovarci mr B. oppure la sede dei laboratori clandestini di Ivory Wolf”
“O magari entrambi” risponde il solitario, prendendo in mano la fotografia di Wayne Bruning con dietro il manifesto di Nixon ed osservandola con attenzione. Sullo sfondo si vede passare, sfocato ma riconoscibile, un uomo alto e grosso con i lineamenti paffuti del presidente Andrew Johnson. Fisk si collega con il netrunner “Sagara, ti passo una planimetria: dovresti entrare nel sito del catasto e trovarci l'indirizzo”
“Quindi mr B. lavora con i Presidentz! Ma che affari possono avere in comune il capo del settore operativo della InfoCorp ed una banda di booster?”
“Sarà il caso di andare a controllare di persona…” dice Fisk “Ci servirà l'equipaggiamento adatto per scendere nell'sprawl: mi firmerebbe un'autorizzazione per la Logistica? E, a proposito, dov'è andato Killex?”
“Non ne ho idea”.
Mentre scende all'ufficio Logistica il solitario riceve un messaggio vocale da Sagara:
“La pianta che mi hai mandato corrisponde al White House Shack, uno sfasciacarrozze nella periferia sud dello sprawl. Ti ho mandato l'indirizzo”
“Penny, potresti venire nel mio ufficio un minuto?”
Lei è seduta sul tavolo della sala riunioni, china su un tablet su cui sta cercando informazioni sulla nuova droga sintetica, l'Ivory Wolf. Ha scoperto che ha un effetto galvanizzante, ma in alcuni casi provoca follia omicida in chi l'assume.
“Mmm sì, arrivo subito” risponde posando il tablet e scivolando giù dal tavolo “Questa nuova droga è uno schifo, comunque”
Killex le tiene aperta la porta dell'ufficio, Penny entra e siede di fronte alla scrivania mentre lui cammina avanti e indietro con aria nervosa.
“Sai, c'è una cosa che ti devo dire: è un po' che ci penso… E per quel che riguarda sabato sera…”
“Sabato sera cosa?” chiede lei perplessa.
“Sabato sera cosa?” chiede lei perplessa.
“Quella scenata che ti ho fatto”
“Ah, sì. Ho capito tutto: sei geloso di Kristjan”
“Sì, sono geloso… Ascolta: io non voglio limitare la tua libertà, ma ecco, insomma… Beh, ti ho preso questo” dice allungandole una scatoletta di raso. Penny la apre: dentro c'è un anello d'oro con un discreto diamante.
“Che cos'è? Una proposta di matrimonio?” chiede guardandolo.
Killex si ferma ed annuisce.
“Questa è la proposta più triste che mi abbiano mai fatto… Potevi almeno invitarmi a cena!”
“Sì. È che abbiamo da lavorare molto in questi giorni” mormora lui sempre più imbarazzato
“Comunque grazie. L'anello è molto carino”
“Comunque grazie. L'anello è molto carino”
“Non hai nient'altro da dire?”
“Sì, non mi piace il motivo per cui me lo hai dato. Tu sei geloso e pensi di comprarmi con un diamante…”
“Penny, io…”
Qualcuno bussa alla porta: Fisk si affaccia nella stanza
“Killex, miss Penny, sono arrivati Ellen Silva e il dottor Rosenbringer. Abbiamo del lavoro da fare… Ehi, ho interrotto qualcosa?”
“Assolutamente no” ringhia Mark, ed esce dall'ufficio sbattendo la porta.
Penny, Ellen, Killex, Fisk e Rosenbringer scendono nel garage e si fanno dare lo striker per scendere nello sprawl. Consegnando le chiavi, Jackie sorride a Mark, ma lui è troppo di cattivo umore per notarlo.
“Miss Penny, come vogliamo agire esattamente?” chiede Fisk salendo sul mezzo.
“Andiamo da questi Presidentz e chiediamo loro gentilmente se conoscono mr B.” risponde lei infilandosi dentro tra Silva e il dottore.
“Ehm… Non credo che la gentilezza funzionerà con quella gente”
“Volete fare a botte con una banda di booster?”
“Non sarebbe neanche la prima volta, miss Penny, ma volevo suggerire di pagarli”
“Mi sembra una buona idea”.
Il mezzo prosegue fino ai cancelli d'ingresso dello sprawl: Killex guida in rabbioso silenzio mentre Ellen e Rosenbringer si fanno spiegare da Penny il contenuto della busta dei Minimizzatori. Fisk si accende un sigaro e si volta a tratti a guardare il suo collega, chiedendosi perché sia così scuro in volto.
“Dottore, lei conosce questa nuova droga?”
“Effettivamente non ci ho ancora avuto a che fare, ma ho sentito cose terribili sul suo effetto paradosso”.
Lo striker viene fermato al posto di blocco: dai cancelli stanno uscendo due mezzi militari diretti alla rampa per il primo livello. Senza una parola, Mark scende e porge alla guardia il suo tesserino identificativo.
“Siete sicuri di voler scendere?” chiede l'uomo in divisa, sistemandosi sulla schiena un fucile a pompa “Un sacco di gente sta andando fuori di testa”
“Per via della nuova droga?” chiede Ellen
“Noi abbiamo degli affari urgenti” spiega Penny “Staremo attenti”.
lunedì 6 novembre 2017
086 - clock solutions
“Prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmi penso che andrò in camera mia” dice Fisk uscendo dal salotto e dirigendosi lungo il corridoio. Janine si asciuga una lacrima e poi si rivolge a Penny:
“Si può sapere che cosa gli è preso?”
“Deve avere qualche problema con la sua ragazza” ghigna Mark
“Ti ho sentito, Killex, e non sono io ad avere problemi con la mia ragazza, se capisci cosa intendo” risponde Fisk prima di sbattere la porta della sua stanza.
“Allora, Janine, cosa sai del periodo in cui ci hanno cancellato la memoria?” chiede intanto Penny, ignorando lo scambio di battute tra i due solitari.
“Siete completamente scomparsi dal mio radar, nemmeno Cheng aveva idea di dove foste. Sono passati mesi, poi mi è arrivato un messaggio da Andrea: mi dava l'indirizzo della Claw Division e mi diceva di provare a tirarvi fuori. Non so altro” risponde evasivamente lei
“Janine, cara, lo sappiamo che tu hai i tuoi segreti, ma noi adesso abbiamo davvero bisogno di aiuto per…”
“Ma io vi ho dato tutte le informazioni che vi riguardavano!” sorride la ragazzina, e poi va in cucina a versarsi un caffè.
Lunedì mattina Killex entra assonnato in cucina e trova il suo collega che siede imbronciato mangiando uova e pane tostato: Fisk sta facendo di tutto per ignorare Janine che siede accanto a lui guardando rapita il televisore. Trasmettono un'intervista ad una famosa rockstar mentre in calce scorrono le notizie locali. Mark legge: "Tre morti per overdose ed un omicidio avvenuto nella notte sembrano legati alla nuova ondata di Ivory Wolf giunta dallo sprawl / Aereo precipita vicino a Pietroburgo: similitudini con il volo IC5432 / Ricompensa di diecimila eurodollari per chiunque abbia notizie di Victoria Nichols, scomparsa durante i tumulti del 3 aprile alla NNYU / Duplice omicidio in casa Gates: figlia principale sospettata / Rimandato incontro di pugilato Steam-Hook per inagibilità del complesso Waterford: la OCP indaga sui disordini..."
Killex si versa un caffè e siede accanto a Fisk
“Tu hai idea di chi sia questa Victoria Nichols? Diecimila bigliettoni ci farebbero comodo…”
“Vuoi metterti a fare l'investigatore, adesso?” chiede Fisk ancora di cattivo umore.
“Perchè no? Con lo stipendio da fame che ci ritroviamo…”
“Mpf, provo a sentire se Dana ne sa qualcosa” borbotta Fisk “Magari è una delle sue studentesse”
Killex lancia un'occhiata al suo collega intento a digitare un messaggio in HyperReality, poi afferra un tablet e, incuriosito dalla sigla identificativa del volo precipitato, ne cerca notizie in rete. Il volo IC5432 è un volo privato partito da NNY e diretto a Melbourne sei mesi prima: è esploso durante il tragitto sopra l'oceano Pacifico con a bordo due dei tre membri del consiglio di amministrazione della InfoCorp. Cercando qui e là Killex trova anche un video in cui Simon Clarke, unico sopravvissuto dei componenti del CDA, tiene un commovente discorso in memoria dei suoi colleghi.
“Ah, vedo che il vecchio bastardo continua ad usare lo stesso modus operandi” commenta “Ha fatto abbattere l'aereo che trasportava i suoi soci ed adesso è amministratore delegato unico di una delle più grandi corporazioni di Nuova New York…”
Janine non fa caso alle sue parole, ancora immersa nell'intervista, mentre Fisk ghigna:
“Un lavoretto pulito insomma… Comunque Dana mi ha risposto adesso Victoria Nichols ha frequentato il suo corso lo scorso semestre ed era una studentessa piuttosto mediocre. È sparita un paio di mesi fa, e la polizia propende per un allontanamento volontario, mentre la famiglia sta facendo il diavolo a quattro per ritrovarla. Dana mi manderà la sua foto. Adesso è meglio se vai a svegliare miss Penny: abbiamo un appuntamento ai piani alti tra un'ora”
Alle nove Penny, Killex e Fisk vengono ricevuti da Andrea al nono piano.
“Perchè non mi spiegate che cos'è successo sabato? Ho appena visto il telegiornale e credo di poter collegare il servizio sul Waterford Center ad un certo faldone che Rosenbringer mi ha portato”
“Non è come sembra: eravamo semplicemente al posto sbagliato nel momento sbagliato” si giustifica Fisk
“Mi stai dicendo che dei miei uomini erano al posto sbagliato nel momento sbagliato?” chiede Andrea in tono tagliente
“Ma veramente noi eravamo lì in forma, per così dire, privata…”
“Ehm… Per farla breve c'è stato un omicidio. Un uomo che era lì per vendere delle informazioni su di noi le ha smarrite. Noi ci siamo trovati in mezzo ed abbiamo recuperato il faldone. Comunque Fisk ha provveduto personalmente a far cancellare i filmati che ci riguardavano” spiega Penny.
“Così va meglio” commenta Andrea, poi apre un faldone ed allunga a Penny tre chip di credito “Questo è un piccolo incentivo per aver salvaguardato il buon nome dell'azienda”
“Grazie, capo”
“Adesso veniamo alle cose serie: il vostro compito pimario è trovare Wayne Bruning e avete impiegato tre settimane per trovare qualcuno che sapesse qualcosa su di lui... e poi è finita come sappiamo. Non intendo più aspettare, quindi velocizzeremo le cose” dice tirando fuori dalla sua borsa un tablet ed un chip di credito d'oro e passandolo a Penny “Contattate i Minimizzatori”
“Chi?” chiede la ragazza perplessa
“I Minimizzatori. Questo è tutto, potete andare”.
Nella sala riunioni al settimo piano Penny accende il tablet che a Andrea le ha dato: il logo di avvio recita “Clock Solutions” e poi si apre il desktop che ha un programma di gestione posta elettronica, un programma intitolato “Newsletter” ed un file chiamato “Abbonamento”. Nell'“Abbonamento” è scritto: “Salve, A. S. ha l'onore di essere abbonata al nostro servizio al prezzo di centomila eurodollari al mese, contratti esclusi”. Penny apre allora la “Newsletter” e scopre che la “Clock Solution Inc” è una società che “aiuta i corporativi a guadagnare la risorsa più preziosa: il tempo. I suo agenti – i Minimizzatori – agiscono con discrezione per raccogliere informazioni di ogni genere che poi vendono ai loro contatti – tutti accuratamente selezionati”. Il motto della società dice: “Non sono i clienti a cercare la Clock Solutions, siamo noi a scegliere te!”.
“Ehi, sentite un po' qui” recita Penny divertita “Se sei un rampante corporativo con le tasche abbastanza gonfie puoi contattare i nostri Minimizzatori che sapranno dirti in anticipo se le azioni del tuo portafoglio saliranno o crolleranno, oppure dove trovare al mercato nero - ed a che prezzo – il nuovo prodotto MiliTech non ancora disponibile sul mercato. La rete di informatori dei Minimizzatori raggiunge qualsiasi livello, dallo sprawl ai quartieri più esclusivi: ascoltano, registrano e riprendono per la loro clientela tutto quello di cui hanno bisogno, o almeno quello che possono permettersi di comprare”
Nella posta elettronica infine c'è un account anonimo registrato presso un dominio del Kazakistan. Penny vi scopre uno scambio di email tra Andrea ed un interlocutore sconosciuto: la donna cerca informazioni su Wayne Bruning e sulla nuova droga proveniente dallo sprawl, l'Ivory Wolf; la mail di risposta chiede un milione di eurodollari in cambio di queste notizie.
“Allora io scriverei a questi tizi dicendo che siamo interessati e che pagheremo, voi che ne dite?” chiede Penny ai due solitari componendo un nuovo messaggio. Killex e Fisk annuiscono e si chinano sul tablet per leggere quello che lei sta scrivendo. Neanche un minuto dopo l'invio, un'icona segnala l'arrivo di una nuova email che indica un luogo ed un'ora per lo scambio: l'indirizzo è quello di una fabbrica abbandonata in periferia, al secondo livello; l'orario le dieci e quarantacinque.
“Ma è tra solo trequarti d'ora!” esclama Penny “Dobbiamo muoverci”
Il quartiere è un luogo desolato e completamente grigio sotto il grigio del cielo. Killex parcheggia accanto ad un vecchio stabile con antistante un cortile abbandonato e chiuso da una rete metallica arrugginita. Nel cortile ci sono cumuli di immondizia abbandonata e l'asfalto è molto rovinato: i tre raggiungono con cautela la porta di ferro rinforzato che chiude l'edificio, Killex estrae la pistola e poi spinge. All'interno c'è una piccola stanza con sul lato destro una rastrelliera di armadietti metallici aperti e di fronte una porta blindata. Un cartello stampato recita: “Depositate tutte le armi in vostro possesso prima di entrare”. Fisk nota, nel degrado dell'ambiente, telecamera accesa appesa al muro che li punta.
“Io la mia pistola non la lascio” dichiara Killex
“Meglio se lo fai: se facciamo saltare questo affare Andrea pretenderà le nostre teste. C'è in ballo un milione di eurodollari…”
Sospirando il solitario appoggia il suo revolver in uno degli armadietti e poi lo chiude, imitando Fisk che ha già deposto le sue armi nell'armadietto accanto. La porta blindata si apre con uno schiocco.
venerdì 3 novembre 2017
085 - nulla di fatto
Mentre procede in macchina nello sprawl con Killex e Fisk, Penny riceve un messaggio da Dur, in cui il tecnico le gira il testo di Shadow.
“Non ho trovato nessuna traccia riguardo il rapimento di questo Robert Huffman: è avvenuto un mese dopo l'ordine di terminazione di Andrea e delle sue squadre, in questa data voi risultate morti. C'è traccia però di un lavoro commissionato dalla InfoCorp ad una società esterna: dirottare su nostri server informazioni da telecamere stradali e criptarle”.
Piuttosto perplessa, riferisce il contenuto del messaggio ai due uomini.
“Siamo punto daccapo” borbotta Killex, svoltando nel piazzale antistante al Factoriya.
Nel locale c'è una certa animazione, e fa molto caldo: la musica martellante è sovrastata a tratti da urla provenienti da un gruppo di bikers radunato intorno ad un toro meccanico. Sulla parete è stato appeso un cronometro e sul toro, montato su una piattaforma senza protezioni sul lato destro del locale, è seduto un giovane booster con un braccio cybernetico che sembra resistere agevolmente alle scosse del meccanismo.
“Carino” commenta Penny che è un'appassionata di equitazione “Fisk, perché non provi tu che hai le braccia meccaniche? Basterà che rilassi il bacino… Il segreto è tenersi su con gambe e braccia e lasciar andare…”
Dalla maniglia del toro meccanico parte una scossa elettrica che fa saltare i contatti del braccio dell'uomo che lo cavalca, e questo viene sbalzato via, cadendo malamente a terra. Dal pubblico si alzano commenti e risate.
“Interessante, miss Penny, ma non vorrei giocarmi i contatti…”
“E va bene, vorrà dire che proverò io”
“Vestita così?”
Penny si fa largo tra la calca che si apre per lasciarla passare. Diversi bikers fischiano apprezzamenti al suo sedere, mentre uno dei camerieri, dopo aver abbassato la musica, afferra un microfono e dice:
“Apriamo le scommesse, signori. Dieci a uno che la signorina resiste più di due minuti…”
“Apriamo le scommesse, signori. Dieci a uno che la signorina resiste più di due minuti…”
Il pubblico gli si accalca intorno per fare le puntate mentre Penny si toglie le scarpe con il tacco e prende posto sulla sella del toro, che comincia a scalciare furiosamente. Preoccupati, Killex e Fisk si mettono ai lato del meccanismo, pronti a raccoglierla se dovesse cadere. Ma penny, la gonna che le risale sulle cosce, resiste con destrezza. Il pubblico esplode in esclamazioni piuttosto volgari, intanto però il cronometro ha superato i due minuti e la ragazza è ancora in sella, nonostante la maniglia a cui è aggrappata cominci a scottare. Il cameriere comincia a raccogliere soddisfatto i soldi delle scommesse poi, giudicando che Penny sia rimasta in sella abbastanza, aumenta al massimo la velocità del toro meccanico. Penny viene sbalzata all'indietro finendo direttamente addosso a Fisk che la afferra malamente appena prima che cada.
“Stai bene?” le chiede Killex preoccupato.
Intanto la folla si apre al passare di Cheng che ha osservato la scena e ghigna:
“Bello spettacolo! Io adesso deve offrire da bere a voi”
“Ciao Cheng, il tuo toro meccanico è una figata!”
“Anche tu non scherza, Penny… Voi è gentili a venire a trovarmi, cosa posso fare per voi?”
Il russo guida i tre fino al bancone dove la barista dispone tre bottiglie di birra scura senza etichetta. La musica è ancora abbassata, e gli altri avventori del locale si tengono a rispettosa distanza.
“Ci troviamo in una situazione un po' imbarazzante” comincia a dire Penny, mentre una delle ballerine del locale prende posto sul toro meccanico “Tu saprai che la InfoCorp ci ha licenziati, vero?”
Cheng annuisce e poi fa a Penny cenno di seguirlo sul retro del locale, fino al suo “ufficio”.
“C'è un buco nella nostra memoria” spiega Penny al russo, sedendosi su una cassa che ha incollate sopra misteriose etichette in cirillico “E stiamo cercando di ricostruire cosa abbiamo fatto negli ultimi sei mesi. Siamo stati coinvolti in affari poco chiari”
“Insomma ci chiedevamo se in questi sei mesi abbiamo avuto contatti con te…” dice Killex posando la sua bottigli di birra vuota
“Beh, dipende da quanto voi vuole sapere, da?”
“Che ne dici di duemila dollari?” offre Penny
“Dico che cinquemila va bene” risponde il russo allungandole un pos. La ragazza striscia la sua carta di credito e Cheng si rilassa soddisfatto su un divanetto.
“Io ha procurato voi armi, e fatto sparire furgoni” racconta “Voi ha fatto a me cinque o sei richieste, e ha pagato bene. Io no ha chiesto dettagli, come solito”
“Abbiamo pagato in contanti?”
“Sempre. Voi ha chiesto anche una gabbia e manette. E vestiti di kevlar foderati di pelliccia” “Dunque siamo usciti dalla cupola” conclude Killex “Abbiamo rapito un veterinario e siamo usciti dalla cupola, ma non sappiamo perchè”
“Io una teoria ce l'ho” dice Fisk “Sappiamo che la nostra squadra, e tutte le altre squadre InfoCOrp che erano dipendenze di Andrea, ha ricevuto un ordine di terminazione dall'alto. Può darsi che mr B. ne abbia approfittato per prendere due piccioni con una fava: si è liberato di quell'arrivista del nostro amministratore delegato ed ha potuto usarci per qualche lavoro sporco”
“Voi scusa me, ma io adesso deve andare ad organizzare incontro di lotta in fango. Se voi vuole voi è invitati” dice Cheng, alzandosi “Se io ricorda altro io chiama voi”
Penny, Fisk e Killex tornano al loro appartamento, facendo ipotesi improbabili sul loro passato. Nel corridoio la porta della stanza di Dur è chiusa e c'è attaccato sopra un cartello con scritto “Non svegliatemi per nessuna ragione”; anche la porta di Janine è chiusa, ma se ne sente uscire della musica.
“Janine!” esclama Penny “Lei sa sempre tutto di tutti. Proviamo a chiederle se sa qualcosa di questa faccenda”
Mark annuisce e bussa sullo stipite
“Se è Fisk qui dentro non c'è nessuno” risponde la voce della ragazzina da dietro la porta
“Sono Killex”
Janine apre, poi vede Fisk e fa per richiudere, ma il solitario è più veloce di lei e la blocca
“Signorina tu ed io dobbiamo parlare: ho visto cosa stavi facendo ieri sera”
“Stavo guardando un programma di economia… E cosa c'è di male?” chiede Janine guardandolo con un'espressione da cucciolo ferito
“C'è che non è così che abbiamo cresciuta. Non è questo il futuro che avevo sognato per te”
“Ma perché vuoi imporle la tua visione del mondo?” chiede Penny “Non pensi che sia abbastanza grande da decidere da sola?”
“Giocare in borsa non è un vero lavoro. Dovresti sapere cosa è successo all'inizio del secolo! E poi voglio che tu sappia badare a te stessa come si deve…”
A queste parole Janine sfila il revolver dalla fondina di Killex ed esplode un colpo contro il soffitto centrando una lampadina che esplode. Per nulla impressionato Fisk la guarda a braccia conserte “Signorina, c'è solo un modo che hai per dimostrarmi che sei pronta a scegliere da sola il tuo futuro: atterra miss Penny!”
Penny guarda Fisk piuttosto perplessa, ma Janine le si avvicina, la afferra per un braccio e glielo piega dietro la schiena, mandandola distesa a faccia in giù sul divano. Killex applaude.
“Sei contento adesso?”
“E va bene, fai come vuoi. Se vuoi darmi questa delusione sei liberissima di farlo…” borbotta Fisk
Janine aiuta Penny a rialzarsi.
“Janine dobbiamo parlare di cose serie adesso. Forse non sai che ci hanno cancellato sei mesi di memoria: stiamo cercando di scoprire cosa abbiamo fatto in quel periodo…” comincia a spiegare Penny
“Comunque, signorina, non ho finito con te…” si intromette Fisk.
Janine si gira e lo guarda
“Adesso, signor Fisk, lascia le persone ragionevoli libere di parlare per favore”
Penny e Killex scoppiano a ridere, ma Fisk arrossisce profondamente, prende Janine e se la mette sulle ginocchia iniziando a sculacciarla
“Adesso ti prenderai dieci sculacciate, così impari a rispondere a chi ti ha salvato la vita tirandoti fuori da quell'orribile orfanotrofio!”
La ragazzina si agita, ma la presa metallica del solitario non le lascia scampo; così si mette a piagnucolare
“Credimi fa più male a me che a te”.