lunedì 28 agosto 2017
Penny, Killex, Fisk e Rosenbringer salgono al nono piano. Andrea li aspetta seduta al grande tavolo bianco: ad una prima occhiata sembra impassibile come al solito, ma ad un'osservazione più attenta rivela uno spasmo al sopracciglio destro. Impressionati, tutti rimangono in piedi tranne il dottore che si accomoda su una poltroncina e tira fuori il taccuino dalla tasca della giacca.
Sperando di placare Andrea, Penny si sporge al di là del tavolo e dice titubante:
“Capo, abbiamo preso Robel. È al sicuro in cella e potrà interrogarlo quando vuole…”
“Adesso abbiamo un problema più urgente” la interrompe Andrea con voce secca “Ho appena parlato con il dottor Carey: a quanto pare, mentre faceva l'inventario delle celle frigorifere, ha riscontrato la sparizione di un campione di radice di coffea di quelle della New Grind Coffee. Quelle su cui stiamo facendo i test per il siero. Il dottor Carey pensa si tratti di spionaggio industriale: voglio che troviate il colpevole. Voglio che lo prendiate vivo e scopriate chi lo manda e come ha fatto ad infiltrarsi. In questo momento non sappiamo di chi fidarci: le uniche persone per cui mi sento di garantire sono Judith, il dottor Carey, la Symanki e Yvette Galkina – il capo della sicurezza. Tutti gli altri dipendenti sono oggetto della vostra indagine. Questo compito ha la priorità, ci occuperemo di Robel più tardi”
Andrea si alza e congeda i quattro con un cenno
“Scoprite cosa cazzo è successo. Subito” dice a mo' di saluto.
Penny convoca il dottor Carey nella sala riunioni al settimo piano. Lo scienziato è visibilmente agitato e continua e togliersi e rimettersi gli occhiali, pulendoli sulla cravatta. Killex, Fisk, Ellen e Rosenbringer siedono intorno al tavolo bevendo caffè. È piuttosto tardi – sono circa le undici – e tutti già rimpiangono la notte di sonno che stanno per perdere. Penny scivola giù dal tavolo per accogliere Carey e gli porge la mano:
“Si accomodi, dottore. Possiamo offrile un caffè?”
“Meglio di no, grazie” risponde lui sedendosi sull'orlo di una poltroncina sospirando. “L'amministratore delegato ci ha affidato le indagini sulla sparizione del campione di radice di coffea. Per poter cominciare dobbiamo conoscere la situazione: mi dica tutto quello che sa”
“Facciamo l'inventario ogni due settimane. Abbiamo in sede un refrigeratore speciale che contiene i reagenti più delicati e i campioni sperimentali. Questa sera ci siamo accorti del furto. Tutto qui”
“Chi ha accesso ai freezer?” chiede Ellen che sta già registrando la conversazione.
“Tutti i ricercatori e gli agenti di sicurezza hanno accesso al reparto. Il refrigeratore speciale ha una serratura ed in azienda ci sono due chiavi: una ce l'ho io e l'altra l'amministratore delegato”
“Non c'erano segni di scasso, immagino” si intromette Mark.
Carey scuote la testa
“Ci sono delle telecamere nella stanza? Vengono registrati gli accessi?”
“Sì, permetta che mi connetta al vostro terminale”
Lo scienziato si collega al computer di Penny con le sue credenziali e le fa vedere come il refrigeratore venga sempre aperto al mattino ed alla sera, tranne tre giorni prima quando c'è stata un'apertura supplementare in tarda serata.
“Ha aperto lei il freezer tre giorni fa?”
“Sì, avevo bisogno di un campione di reagente”
“Chi sapeva della radice?” chiede Rosenbringer da sopra il suo taccuino.
“Chiunque abbia avuto accesso alle ultime ricerche, consideri che tutti i dipendenti hanno firmato un accordo di riservatezza. Di sicuro tutto l'ufficio Amministrativo, il reparto Sicurezza e la squadra Tau che si è occupata dell'acquisizione della New Grind Coffee”
“Possiamo avere le registrazioni della stanza?”
“Per questo dovete parlare con la Sicurezza, chieda di Ashley Dodds”.
Dopo l'uscita del dottor Carey, nella stanza scende un silenzio pensoso che dura alcuni minuti. Killex pulisce il suo revolver aggrottando la fronte, mentre Fisk si accende un sigaro e sbuffa anelli di fumo verso il soffitto. Alla fine Rosenbringer prende il cellulare e chiama Melanie, mettendo la conversazione in viva voce.
“Jenkins, che possibilità ci sono che qualcuno abbia hackerato i nostri computer?”
“Dall'esterno, molto improbabile. Dall'interno non saprei, dipende quanto bravo è l'hacker”
“È possibile sapere se qualcuno ha manomesso i backup delle registrazioni delle telecamere o gli accessi?”
“Mi ci vorrà un po' di tempo, ed ho bisogno dell'autorizzazione di Penny per accedere ai backup”
“Te la faccio subito”
Penny fa poi una richiesta al reparto Sicurezza per avere le registrazioni della telecamera che inquadra la sala con i refrigeratori.
“Non ci resta che andare a vedere al laboratorio e fare qualche domanda in giro” dice Fisk spegnendo il suo sigaro nel posacenere ed alzandosi “Andiamo”
“Dobbiamo prima avere tutti i nomi dei dipendenti dell'ufficio Ricerca e Sviluppo che sono i primi sospettati” dice Ellen “Per fare delle ricerche su di loro”
“Andrò io in amministrazione” sospira Penny
“Io credo che farò due chiacchiere con il nostro ospite” dice Rosenbringer.
Petrus Robel siede ammanettato e bendato davanti ad un tavolo di metallo; nella cella imbottita è sparata ad alto volume della fastidiosa musica techno. Il dottore spegne l'impianto stereo, toglie la benda dagli occhi dell'uomo e siede di fronte a lui.
“Buonasera”
“B-buonasera” balbetta Robel, frastornato
“È disposto a fare una chiacchierata con me?”
“Di cosa dovremmo parlare?”
“Del suo lavoro, tanto per cominciare”
“Io sono un semplice contabile: mi occupo di fatture, bolle, conti e rimborsi spese, bilanci e cose così”
“Si occupa per caso della contabilità di Wayne Bruning?”
L'uomo ha un attimo di incertezza, poi scuote la testa.
“Perchè mi sta mentendo? Non le è bastato il tempo che è stato qui? Posso farla legare nella posizione più scomoda che mi viene in mente e lasciarla così per un paio di giorni…”
“Io non ho paura di voi” esclama Robel con uno scatto di ribellione, agitandosi sulla sedia
“Bene così, io non ho fretta. La lascerò marcire nella sua merda finché non si deciderà a parlare”
“Io non posso dire nulla perchè non so nulla” urla l'uomo, esasperato.
“Questa è una balla, lo so io e lo sa lei. Comunque ripeto: non ho fretta”
“Se dico qualcosa sono morto - quelli della InfoCorp mi troveranno e mi faranno fuori - ma finché non parlo sopravvivo perché vi servo”
“Pensa che verrà qualcuno a portarle da mangiare e da bere?”
Per quanto gli permette la ridotta mobilità, Robel si volta verso il muro e rifiuta di parlare. Rosenbringer gli rimette la benda sugli occhi, accende la musica ed esce.
Penny e Killex salgono all'ottavo piano. L'ufficio Amministrazione è buio e sembra deserto, a parte la stanza di Celestine Symanski. L'anziana signora siede alla sua scrivania e sta controllando un fascio di fatture; guarda i due severamente da sopra gli occhiali
“Buonasera. Ci manda l'amministratore delegato ed abbiamo bisogno della lista dei dipendenti dell'ufficio Ricerca e Sviluppo”
“Buonasera a lei miss Clarke. E il signore che l'accompagna è?”
“Mark Killex” dice lui, tendendole la mano.
“Uhm” risponde la donna con espressione indecifrabile, poi fa un gesto con la mano “Prego, accomodatevi”
“Come le dicevo, avremmo bisogno dell'elenco delle persone impiegate nell'ufficio Ricerca e Sviluppo e di tutti i dati sensibili su di loro”
“Che tipo di dati?”
“Curricola, passate esperienze di lavoro, posizione contabile e tutto quello che abbiamo”
“Le farò avere i dati tra una mezz'ora”.
venerdì 25 agosto 2017
065 - prelevare un ostaggio
“A proposito: vi conviene sbrigarvi. L'appuntamento è tra dieci minuti, e io di solito sono puntuale” dice lo spacciatore a Roman a mo' di saluto, prima di voltarsi ed incamminarsi verso le scale. Piegandogli il polso, Fisk disarma l'uomo che ha catturato:
“Tu cosa ci fai qui?” gli sussurra minaccioso, allentando la presa sulla sua gola.
“Sono venuto con Grabosky” risponde questi poi, approfittando del venir meno della stretta del solitario, si divincola con una mossa improvvisa e corre verso l'uscita prima che Fisk riesca a fermarlo.
Avanzando tra le cataste di materiale da costruzione, nella luce incerta dei lampioni che filtra dalla strada, Roman si avvicina velocemente Fisk e gli dice con voce tremante:
“È meglio se noi esce in fretta, adesso”.
I due raggiungono di corsa il piano terra e poi l'automobile fuori da cui Killex li aspetta tenendo il fucile lungo il fianco:
“Avete fatto?”
“Mio contatto aveva detonatore chiuso in mano” ansima Roman che è più pallido del solito “Io ha avuto paura che lui facesse saltare noi da momento all'altro”
“Cosa?!” esclama Fisk “E me lo dici così?”
“Beh, adesso siete al sicuro” gli risponde Killex con aria noncurante “Cosa ti ha detto di Robel?”
“Vostro uomo è in hotel qui dietro per comprare droga. Lui ha due uomini di scorta e quattro altri che aspettano in macchina. Porta su retro è aperta”
“Andiamo a prenderlo” ordina Penny sporgendosi dal finestrino. Tutti salgono sulla macchina e Killex guida fino al vicolo dietro il Darker than Black: è un vicolo sporco, con numerosi cassonetti, con l'asfalto cosparso di immondizia, e c'è una berlina bianca, con i vetri oscurati, parcheggiata davanti alla porta sul retro dell'hotel. Al cofano della macchina è appoggiato un tizio grande e grosso, in completo scuro, che sta fumando una sigaretta e fissa Mark attraverso il finestrino. Il solitario continua a guidare tranquillamente senza voltarsi, esce dal vicolo e parcheggia una traversa dopo.
“Ricordatevi che dobbiamo prendere Robel vivo” dice Penny guardando significativamente Fisk mentre scende dall'auto.
“Ricordatevi che dobbiamo prendere Robel vivo” dice Penny guardando significativamente Fisk mentre scende dall'auto.
“Ma della guardie non ci importa, giusto?” chiede il solitario
“Abbiamo poco tempo” risponde la ragazza ignorando il commento “Io devo rimanere qui: sono uomini della InfoCorp, potrebbero riconoscermi. È meglio che vada Silva a distrarre le guardie, voi seguitela”.
Ellen cammina barcollando fino al vicolo, mentre Killex la segue rimanendo nell'ombra: la macchina è ancora parcheggiata, ma fuori non c'è nessuno. Fingendo di essere completamente ubriaca, lei bussa ad un finestrino, sorridendo. Due uomini dal sedile posteriore si girano a guardarla, uno ha una pistola in mano; il guidatore non alza nemmeno lo sguardo dal suo cellulare.
“Scusate, avreste da accendere?”
Uno dei due abbassa il finestrino, con aria impassibile, e le porge un accendino.
“Che fate di bello qui da soli? Io mi sto annoiando da morire…” civetta la giornalista, accendendosi un sigaretta.
“Affari nostri, sloggia!” risponde l'uomo, facendole cenno di andarsene.
“Non sono mai stata trattata così!” si lamenta Ellen scuotendo i capelli, e si allontana. Killex intanto si avvicina silenziosamente all'automobile, si fruga nella tasca della giacca e tira fuori una granata; sgancia la spoletta e la lancia attraverso il finestrino aperto: un'esplosione scuote il vicolo. Silva viene scaraventata a terra faccia avanti, graffiandosi le mani e le ginocchia, mentre dai finestrini della macchina escono fumo misto a brandelli di carne e parti di tappezzeria.
Il dottore e Roman si dirigono verso la porta principale dell'hotel: passando davanti a due automobili parcheggiate contro il marciapiede, il ricettatore vede un braccio sporgersi da dietro una macchina e puntare con una pistola Rosenbringer che cammina alcuni passi davanti a lui. Il dottore non si accorge di nulla e continua tranquillamente a camminare, l'uomo accovacciato lo guarda passare e poi abbassa l'arma. Sporgendosi tra le due auto, Roman scatta e lo colpisce alla testa con il calcio della sua pistola, facendolo accasciare a terra mentre un rivolo di sangue comincia ad uscirgli dalla tempia. Un'esplosione fa tremare i vetri dell'hotel: impassibile Rosenbringer chiama Fisk che è rimasto in macchina con Penny
“Tutto bene?” chiede, entrando nell'atrio del Darker Than Black.
“Noi sì, dottore. Mi sa che questa è opera di Killex”
Il dottore annuisce e chiude la conversazione. Dietro il banco della reception, pavimentata di moquette verde scuro, vecchia ma pulita, c'è un ragazzo con con un ciuffo biondo che gli ondeggia sugli occhi bistrati.
“Buonasera” dice guardando Rosenbringer e Roman “Volete prendere una stanza?”
“Buonasera” dice guardando Rosenbringer e Roman “Volete prendere una stanza?”
“Sì” risponde il dottore avvicinandosi al bancone dietro cui è appeso un foglio stampato con il tariffario ad ore dell'hotel “Andrà bene un'ora”
“Sono trenta eurodollari”.
Con in tasca le chiavi della stanza 412, Rosenbringer si dirige all'ascensore seguito da Roman: i due salgono fino al terzo piano.
Con in tasca le chiavi della stanza 412, Rosenbringer si dirige all'ascensore seguito da Roman: i due salgono fino al terzo piano.
“Figlio di troia!” sibila Ellen a Killex, rialzandosi da terra e pulendosi le mani sulla giacca del tailleur. Le fischiano le orecchie, mentre dalla berlina esce un denso fumo nero che riempie il vicolo.
“Baci mia sorella con quella bocca?” ghigna il solitario avvicinandosi alla porta si servizio dell'hotel.
“Baci mia sorella con quella bocca?” ghigna il solitario avvicinandosi alla porta si servizio dell'hotel.
“Volevi farmi fuori, stronzo?”
“Sei viva, no?”.
Mark ed Ellen entrano nell'edificio e si ritrovano in una piccola lavanderia che dà su un lungo corridoio alla fine del quale ci sono delle scale. Il solitario estrae la pistola dalla fondina sotto la giacca e i due salgono fino al terzo piano: al centro del corridoio pavimentato di moquette verde ci sono due uomini armati e vestiti di scuro che, quando vedono Mark spalancano gli occhi stupiti
“Tu?!?” esclama uno, poi entrambi fanno fuoco.
I proiettili fischiano intorno a Killex e Silva insaccandosi sul muro dietro di loro, e un colpo ferisce il solitario alla spalla bucando la sua giacca rinforzata. Killex spinge Ellen a terra contro il muro e spara a sua volta: colpisce un uomo alla testa e l'altro alla gola. I due crollano sul pavimento senza un gemito.
“Tu?!?” esclama uno, poi entrambi fanno fuoco.
I proiettili fischiano intorno a Killex e Silva insaccandosi sul muro dietro di loro, e un colpo ferisce il solitario alla spalla bucando la sua giacca rinforzata. Killex spinge Ellen a terra contro il muro e spara a sua volta: colpisce un uomo alla testa e l'altro alla gola. I due crollano sul pavimento senza un gemito.
Roman e il dottore raggiungono il corridoio del terzo piano. Rosenbringer contempla per un attimo i due cadaveri e scuote la testa, poi si avvicina alla porta della camera 304 e prova ad aprirla: la porta è chiusa a chiave. Mark la sfonda con un calcio e i quattro entrano nella stanza puntando le armi. Dentro ci sono un vecchio letto di ferro con una trapunta verde scuro, una scrivania ed un armadio di compensato. La luce polverosa dei lampioni filtra dalla finestra attraverso le tende sporche, permettendo di vedere un tizio ben vestito, sulla quarantina e con il pizzetto scuro, chinato dietro il letto.
“Cosa volete” balbetta. Gli trema la voce.
“Mi dispiace, ma dobbiamo portarla via con noi” risponde Killex puntandogli la pistola alla testa “E le consiglio di non opporre resistenza. Silva, ammanettalo”
La giornalista si avvicina all'uomo, gli toglie la cintura e la usa per legargli le mani dietro la schiena, poi gli infila sulla testa la fodera del cuscino. Lui continua a balbettare spaventato, ma si lascia trascinare fuori dalla stanza. Mentre percorrono il corridoio per raggiungere le scale di servizio, i quattro notano alcune porte che si socchiudono, mentre qualche cliente li sbircia preoccupato.
Alla E.G.O. Inc, Killex e Fisk scortano Petrus Robel fino alle celle che sono state ricavate nel seminterrato. Ci sono un piccolo corridoio piastrellato di bianco dietro una porta metallica, una guardiola con due addetti alla sicurezza e quattro celle insonorizzate ed imbottite, oltre ad una piccola sala per gli interrogatori. Ignorando le deboli proteste di Robel, i due solitari lo accompagnano in una delle celle, lo fanno sedere ad un tavolo di metallo e gli tolgono il cappuccio, rimanendo poi in piedi alle sue spalle. Penny siede di fronte al prigioniero, accavalla le gambe e gli sorride:
“Ci scusi se siamo stati un po' bruschi, lei capirà, è una questione di sicurezza…”
“Volete uccidermi?” balbetta Robel.
Prima che abbia il tempo di rispondere, Penny sente suonare il cellulare impiantato nel suo sistema nervoso centrale:
“Buonasera Judith, mi dica pure”
“Lei e la sua squadra siete richiesti immediatamente dall'amministratore delegato”
“Arriviamo subito”.
lunedì 21 agosto 2017
064 - trovare una pista
Quella notte il telegiornale riferisce di uno scontro a fuoco al settimo livello: un'aggressione a mano armata, senza movente apparente, è stata repressa nel sangue dalla OCP. Lo schermo mostra la foto della vittima, un cittadino rispettabile che stava portando fuori il suo cane prima di andare a dormire, e dell'aggressore freddato dalla polizia. Nelle notizie locali, poi, si comunica la chiusura, per ispezione sanitaria, di un ristorante giapponese al settimo livello dopo che un cliente è deceduto in seguito all'ingestione di veleno di pesce palla. Nel soggiorno dell'appartamento, Penny stappa una bottiglia di vino pre-glaciazione, allunga un bicchiere a Dur che siede accanto a lei e si accoccola sul divano con un calice. Fisk, sprofondato su una poltrona accanto al divano, beve birra con aria svagata; in cucina Killex sta grigliando delle enormi bistecche per allestire una cena di mezzanotte. Penny riceve una chiamata da Andrea. Si sente in sottofondo il rumore di un televisore, e di acqua che scorre.
“Stavo guardando il notiziario ed ho notato che due dei componenti del CDA della New Grind Coffee hanno avuto degli incidenti. Direi che vi siete meritati un bonus: ottimo lavoro”
“Grazie, capo”.
Dopo aver scoperto che l'accordo con Jeff Merino era stato firmato da Wayne Bruning, Andrea ordina alla squadra alpha di trovare tutte le informazioni possibili sul direttore del settore operativo della InfoCorp. Tuttavia, trovare qualcuno che sappia qualcosa su mister B. e che sia anche avvicinabile, è molto difficile: la ricerca di informatori è lunga e costellata di insuccessi, soprattutto a causa dell'impulsività di Killex e Fisk. In circa due settimane, la squadra riesce a mettere le mani su tra corporativi della InfoCorp – Frank Basier, Alicia Truman ed Edgard Coleman – che finiscono però all'obitorio prima di aver rivelato quanto loro richiesto. In un momento di furia Fisk schiaccia la testa del primo che, durante un interrogatorio, è riuscito a liberarsi le mani e gli ha graffiato il volto; ad Edgar Coleman – braccato dentro una fabbrica in disuso - viene piazzato un proiettile sulla schiena da Killex, subito prima che azioni una carica esplosiva. Alicia Truman infine muore di shock anafilattico durante l'interrogatorio, a causa di una dose di pentotal fornita dal dottor Rosenbringer.
Questi tre insuccessi indispongono profondamente l'amministratore delegato della E.G.O. Inc, che convoca Penny e le comunica che, ancora un fallimento, e la sua squadra sarà smantellata e i suoi componenti impiegati, nella migliore delle ipotesi, come addetti al lavaggio moquette.
In un confuso mescolarsi di lacrime e recriminazioni infantili, Penny cerca di rimproverare i suoi uomini, poi incarica Roman di trovare tra i suoi contatti qualcuno che sia vicino ad un corporativo della InfoCorp per fare il quarto tentativo: in un paio di giorni il ricettatore risale ad uno spacciatore, Grabosky, che rifornisce quadri corporativi ed, in particolare, Petrus Robel, un impiegato di medio livello della InfoCorp. Lo spacciatore è disposto a vendere il suo cliente abituale, ma per una somma di denaro piuttosto alta: Penny riesce a convincere la signorina Symanski dell'ufficio Amministrativo a mettere a disposizione i soldi e, verso le nove di una umida sera di giugno, Roman organizza un incontro con lo spacciatore in uno stabile abbandonato nella zona est, al terzo livello.
Penny bussa sullo stipite della porta dell'ufficio di Celestine Symanski: la vecchia signora alza lo sguardo dal monitor sul quale sta lavorando e le fa cenno di entrare. L'ufficio è ampio – molto più ampio di quello degli altri dipendenti - e luminoso ed arredato con buon gusto, a parte forse la gigantografia di un gatto tigrato ed obeso appesa sopra la scrivania.
“Buonasera signorina Symanski”
“Questa è la carta prepagata” dice la donna porgendole un chip di credito ed un foglio stampato.
“E questa?” chiede Penny guardando la stampa. È la fattura di un'impresa di pulizie, già pagata; sono seimila eurodollari per la bonifica della sala interrogatori dopo che Fisk ha schiacciato la testa di Frank Basier.
Penny rimane un attimo senza saper che dire.
“Tenga questa fattura come promemoria” dice la Symanski seccamente, e la congeda.
La ragazza scende al settimo piano, entra nella sala riunioni e sbatte la fattura in faccia a Fisk che sta tranquillamente fumando un sigaro stravaccato su una poltroncina.
“Questa è per te. Per il tizio a cui hai schiacciato la testa”
“Seimila eurodollari? Piuttosto la prossima volta pulisco io” brontola il solitario.
“Potresti provare almeno a stendere del cellophane per terra prima di un interrogatorio” commenta Killex in tono neutro.
“No, Fisk, bisogna che tu intensifichi le tue sedute con il dottore” dice Penny cercando di apparire severa, poi guarda Rosenbringer che osserva la scena con un sorrisetto, bevendo caffè “Dottore non è che potrebbe consigliargli qualcosa? La morfina con me funziona”
“Uhm” borbotta Rosenbringer “Proverò qualcosa. Quanto alla morfina, miss Penny, non credo che le faccia bene continuare a…”
Roman entra nella sala riunioni interrompendo il dottore e dice:
“Mio contatto ha dato appuntamento tra mezz'ora. Noi deve muovere perché strada fino a terzo livello è lunga”.
Discutendo sui pro e i contro dell'uso della morfina, la squadra scende nel garage, dove viene raggiunta da Ellen Silva: la giornalista è al corrente della situazione difficile in cui si trovano e non vuole lasciarsi sfuggire la possibilità di scriverci sopra un articolo.
I palazzi alti, quasi tutti vecchi e scrostati e con evidenti segni di umidità, stringono la strada sui due lati, nella luce scarsa dei lampioni. Dal sedile del passeggero Roman indica a Killex uno stabile sulla destra di cui rimane solo la struttura portante; il solitario parcheggia ad una cinquantina di metri ed attiva i sensori ad infrarosso dei suoi occhi sintetici per scoprire eventuali presenze umane.
“Abbiamo un probabile contatto al secondo piano” dice Mark a Fisk, sporgendosi verso il sedile posteriore, poi aggiunge “Roman, avvisa il tuo spacciatore che siamo arrivati e che abbiamo i suoi soldi”
“Dice di salire al secondo piano” risponde il ricettatore.
Killex scende dall'automobile, prende il fucile a pompa dal bagagliaio e si sistema in modo da avere la sagoma sotto tiro: la figura non sembra muoversi. Rari passanti si fermano qualche attimo a guardarlo, più curiosi che intimoriti, poi proseguono per la loro strada, i più entrando nel locale di fronte – un vecchio hotel con piano bar la cui insegna luminosa recita “Darker than Black”.
Fisk e Roman si avvicinano all'edificio sventrato, attraversando uno squarcio nella rete di protezione che lo circonda. Il solitario nota che il piano terra è perfettamente silenzioso e diviso in parecchie stanze da abbozzi di cartongesso, mentre in quella che doveva essere una hall ci sono delle scale di cemento che salgono, ed un montacarichi arrugginito. I due salgono fino al secondo piano, pieno di materiale da costruzione accatastato, con teli di plastica appesi ai montanti. L'unica fonte di luce viene dai rari lampioni sulla strada, Roman distingue una figura vaga sul fondo e le si avvicina, mentre Fisk rimane qualche passo indietro. Lo spacciatore, un tizio sulla quarantina con un viso sorprendentemente pulito e lo sguardo inquieto, tende a Roman una mano aperta, mentre tiene con l'altra qualcosa contro la tasca dei pantaloni – probabilmente un detonatore.
“Dammi i miei soldi” dice, con voce secca.
Il ricettatore gli consegna il chip di credito, e Grabosky continua:
“Il tizio che cerchi lo vedo una volta ogni due settimane, per rifornire lui e i suoi compari, nell'albergo qui dietro, stanza 304, terzo piano. Di solito si porta dietro due guardie del corpo, e quattro uomini lo aspettano in macchina. Non so come mai abbia così tanta scorta, non ho mai chiesto e lui ha sempre pagato. Se volete entrare al Darker than Black la serratura sul retro è manomessa, basta spingere”.
Fisk intanto, rimasto indietro nell'ombra, si guarda intorno e si accorge che uno dei teli di plastica appesi ai montanti mostra la bombatura di una sagoma umana. Silenziosamente si avvicina e scorge, dietro il telo, un altro uomo in piedi appoggiato a delle casse; è più giovane di Grabosky ed ha i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, ha una pistola in mano e sta puntando Roman. Il solitario scatta e gli afferra la gola e la mano, sussurrando:
“Ti ho preso, amico!”
L'uomo mugugna qualcosa, la gola stretta dalla presa metallica del solitario.
venerdì 18 agosto 2017
063 - piano A e piano B
Il mattino dopo, di buon'ora, Penny riceve una chiamata dal reparto Ricerca e Sviluppo che l'informa che il virus da lei chiesto è disponibile: la ragazza manda Rosenbriger a ritiralo e il dottore consegna un flaconcino sigillato a Dur. Tutti si radunano nel piccolo ufficio del tecnico, una stanzetta con le pareti di vetro opacizzato, con una piccola scrivania ingombra di materiale elettrico, computer smontati e bicchieri di caffè vuoti. Un grande schermo fissato alla parete mostra due donne nude – una bionda e una mora – che si baciano languidamente su un grande letto bianco con un sottofondo di musica.
“L'ideale sarebbe che il tuo drone pungesse sia il cane che Castonguay” dice Penny, guardando Dur che, con un paio di guanti in lattice, lavora su una libellula robot per installarci una microtelecamera.
“Mi piacerebbe aiutarvi, ma questo pomeriggio ho un lavoro da fare per l'amministratore delegato in persona. Dovrete cavarvela da soli”.
“Fisk, credi di saper pilotare queste cose?” chiede allora Penny “Puoi fare un po' di pratica con quelli senza il virus”
Il solitario guarda il suo capo, poi guarda il tecnico che, senza dire una parola, gli mette in mano un joystick. Con espressione concentrata Fisk mette in moto il drone che si libra incerto nella stanza con un leggerissimo ronzio, fa un paio di giravolte sopra la scrivania di Dur e poi si dirige deciso verso il collo di Rosenbringer.
“Ehi!” esclama il dottore scacciando la libellula con gesti frenetici della mano. Il drone continua a volteggiargli intorno.
“Stia fermo Rosenbringer” ghigna Fisk “Mi sto esercitando”.
Killex osserva la scena con un sorrisetto, mentre Penny chiede a Melanie di monitorare le telecamere nel quartiere di Castonguay per scoprire quando l'uomo ha l'abitudine di uscire.
Michael Castonguay vive in un grazioso condominio di mattoni rossi, il cui ingresso guarda un grande parco di conifere in mezzo a cui serpeggiano vialetti di ghiaia e scintillano laghetti ghiacciati. Verso sera, una fredda sera di giugno, il parco è molto frequentato: ci sono mamme che portano a spasso bambini in carrozzine riscaldate, giovani che corrono e bambini che giocano vociando. Dalla loro macchina Penny, Killex, Fisk e Rosenbringer vedono la loro vittima uscire dal portone in scarpe da ginnastica e pantaloni da jogging, tirandosi dietro al guinzaglio un golden retriver.
Mentre i suoi colleghi trattengono il fiato, il solitario aziona il drone: la libellula meccanica si alza in volo e punta Castonguay che sta entrando nel parco, gli si posa sulla nuca e lo punge.
Infastidito, l'uomo si dà una manata sul collo colpendo il drone e schiacciandolo: la telecamera si spegne.
“L'ho infettato, ma abbiamo perso la libellula di Dur” sbotta Fisk, scagliando il joystick contro il finestrino.
“Per sicurezza bisognerebbe pungere anche il cane” commenta Penny.
Rosenbringer sospira, allunga una mano e prende il sacchetto di patatine da cui sta mangiando Mark, poi tira fuori dalla tasca della giacca una siringa e fa cadere una goccia di liquido incolore su una patatina. Senza dire nulla scende dalla macchina e si dirige verso il parco: dal posto di guida Killex lo vede avvicinarsi a Castonguay che sta facendo stretching e fermarsi ad accarezzare il cane, poi porgergli qualcosa. Il proprietario tira indietro il guinzaglio, ma il golden retriver è più veloce ed inghiotte la patatina offertagli dal dottore. Dopo aver ascoltato, impassibile, le recriminazioni di Castonguay, Rosenbringer si allontana e raggiunge nuovamente la macchina.
Sulla via del ritorno, mentre Penny, Killex e Fisk discutono di quale sia il locale migliore dove andare a cena per festeggiare, Rosenbringer controlla qualcosa in rete e sospira:
“Mi dispiace interrompere i vostri piacevoli discorsi, ma c'è un problema: il virus della rabbia può impiegare da uno a tre mesi per cominciare a mostrare i suoi effetti”
“E perché non ce l'ha detto prima?” chiede Fisk sorpreso, voltandosi e guardandolo molto male.
“Perchè non me lo ricordavo: sono un medico, non un enciclopedia” risponde laconico Rosenbringer “Comunque non vi preoccupate: ho già una soluzione. Fate un po' di silenzio adesso”.
“Perchè non me lo ricordavo: sono un medico, non un enciclopedia” risponde laconico Rosenbringer “Comunque non vi preoccupate: ho già una soluzione. Fate un po' di silenzio adesso”.
Il dottore tira fuori il cellulare e cerca un numero in rubrica:
“Evelyn? Sono il dottor Rosenbringer, come va lì all'istituto psichiatrico? È un po' che non mi faccio vedere… Sì, anche io sto bene, sì… Avrei bisogno di una scheda di un paziente violento che sia stato dimesso di recente… Sì, mi serve per un test, è una ricerca che sto facendo. Sì, grazie aspetto che mi invii la documentazione. Ci sentiamo presto”
“Cosa ha intenzione di fare, dottore?” chiede perplessa Penny, ma Rosenbringer non le risponde, impegnato a leggere un file sul suo cellulare.
I quattro raggiungono l'indirizzo fornito da Rosenbringer, un brutto palazzone di cemento al terzo livello. Il dottore entra nel palazzo e cerca nel corridoio al secondo piano il campanello con il nome J. Robles. Apre un uomo sulla cinquantina, massiccio e tatuato, vestito con una canottiera sporca ed un vecchio paio di jeans. Ha la barba incolta e l'espressione addormentata, ma guarda Rosenbringer con occhi poco amichevoli.
“Cosa vuole da me?” biascica
“Buonasera, sono il dottor Rosenbringer e sono stato mandato qui per una vista di controllo. Può farmi entrare?”
Ciabattando l'uomo scorta il dottore lungo uno stretto corridoio pavimentato a linoleum, fino ad un salotto sporco e buio: il lampeggiare bluastro del grande, obsoleto televisore a schermo piatto è l'unica fonte di luce e ci sono accatastati numerosi cartoni di pizza e lattine di birra vuote. Su un brutto tavolino di fronte al divano coperto dal cellophane c'è una confezione di pillole aperta. Robles si lascia cadere su una poltrona e fa un vago cenno al dottore, intendendo che può accomodarsi. Rosenbringer rimane in piedi e guarda il suo interlocutore con severità:
“Ero passato per una visita di controllo, ma vedo che lei vive proprio di merda” commenta.
Robles lo guarda sorpreso e colpevole con occhi arrossati
“Beh, c'è un po' di casino, qui ma…”
“Cadere più in basso di così non si può. Lei si accontenta di vivere così?”
“Insomma, è la mia vita, non posso fare quello che voglio?”
“Se le dicessi che conosco l'uomo che l'ha ridotta così? Il pappone per cui lavorano le puttane che l'hanno denunciata per aggressione?”
“No, io non faccio più queste cose” balbetta Robles, quasi a convincere se stesso “Mi hanno curato, non sono più un uomo violento”
“Vedo: un uomo tranquillo in un immondezzaio. Che ne è di sua moglie, pagata per denunciarla?” L'uomo si alza di scatto, e quasi perde l'equilibrio, ma punta l'indice su Rosenbringer e sbraita:
“Non le permetto di parlare di mia moglie!” poi sembra afferrare il senso delle parole del dottore e chiede stupito “Chi è che l'avrebbe pagata?”
“Lo stesso pappone a cui lei ha rovinato la mercanzia. Doveva pur vendicarsi. Un uomo ricco, con molte conoscenze, che ha potuto permettersi di pagare qualche centinaio di migliaia di eurodollari a sua moglie perché la denunciasse”
Sul volto dell'uomo si vedono i segni di una faticosa lotta interiore: tremando esce dalla stanza. Il dottore sente scorrere dell'acqua e velocemente si caccia in tasca le pastiglie che sono nel flacone sul tavolino sostituendole con delle compresse di vitamine. Si sente Robles tornare indietro bofonchiando:
“Non posso, non posso. Io non devo più farlo” Crolla di nuovo sul divano ed inghiotte con un sorso di birra una manciata di pastiglie.
“Non posso, non posso. Io non devo più farlo” Crolla di nuovo sul divano ed inghiotte con un sorso di birra una manciata di pastiglie.
“Giusto. Lei non può fare niente” sorride Rosenbringer “Solo rimanere qui a commiserarsi. Ha dato qualche calcio ad una puttana ed il suo protettore ha deciso di rovinarla mettendole tutti contro. Sua moglie non ha esitato a denunciarla per soldi e adesso lei si trova solo, nella miseria e nell'immondizia. E non può fare nulla”.
Con un gesto affettato il dottore poggia sul tavolino un foglio rovesciato: sul retro sono stampate una foto di Castonguay e un indirizzo.
“Io adesso devo andare. Dirò all'istituto dove è stato ricoverato che non c'è più nulla da fare per lei, che se ne starà qui buono, nella sua merda, ad aspettare di morire”.
“Io adesso devo andare. Dirò all'istituto dove è stato ricoverato che non c'è più nulla da fare per lei, che se ne starà qui buono, nella sua merda, ad aspettare di morire”.
Una luce omicida brilla negli occhi di Robles che, con un gesto deciso, afferra il dottore per il bavero e lo sbatte contro la parete:
“Io non morirò nella mia merda, chiaro?”
Dalla macchina parcheggiata fuori dal palazzo Penny, Killex e Fisk vedono un uomo in jeans e giacca di pelle che esce a passo spedito dal portone e chiama un taxi con un gesto della mano. Da sotto la giacca si intravvede il rigonfiamento di una pistola. Poco dopo Rosenbringer li raggiunge sistemandosi meticolosamente il colletto della camicia.
“È tutto sistemato” sorride.
lunedì 14 agosto 2017
062 - sushi
Nella sala riunioni Killex, Fisk e Rosenbringer discutono sul metodo più adatto per inoculare il virus nel cane di Castonguay e nel suo proprietario.
“Il cane potrebbe essere morso da un ratto meccanico…” butta lì Mark.
“Così poi Castonguay lo porterebbe dal veterinario” commenta il dottore “Ci vuole qualcosa che passi inosservato”.
I tre si guardano pensierosi per qualche attimo, poi Fisk dà una manata al piano del tavolo:
“Ho trovato! Dur!” chiama. Il tecnico si sporge nella stanza: ha in mano un fascio di cavi elettrici di tutti i colori e l'aria di chi ha bisogno di otto ore di sonno.
“Hai ancora quei droni-libellula che avevi costruito?”
“Certo. Cosa dovete farci?” risponde Dur, sedendosi su una poltroncina con un sospiro e versandosi l'ennesimo caffè della mattinata.
“Iniettare un virus in un cane. Dobbiamo fare fuori il proprietario”.
“Dovrò modificarne uno” dice il tecnico pensoso, prendendo un foglio di plasticarta dal tavolo e cominciando a scarabocchiare un progetto “Mi serviranno dei microaghi, una pipetta e…”
Penny torna nella sala riunioni e si siede sul tavolo con uno svolazzo della gonna.
“Carey mi farà avere il virus entro domani, voi a che punto siete?”
“Castonguay è a posto” risponde Mark “Adesso dobbiamo occuparci di Sal Baker”
“Potremmo mandargli una prostituta esplosiva” ghigna Fisk “Non è quello che si dice, essere una bomba a letto?”
“Sii serio” lo ammonisce Penny “Abbiamo poco tempo. Cosa sappiamo di lui? Mark, tu sei stato in casa sua”
“Ha un appartamento arredato con vecchi mobili di antiquariato, ma anche un sacco di dispsitivi hitech. Ha una moglie molto giovane e un figlio piccolo. Stava cercando un nuovo lavoro”
“Un po' poco per i nostri scopi” sospira lei.
“Indaghiamo sulle sue abitudini alimentari” propone Rosenbringer “Potremmo avvelenarlo”
Con la consulenza di Melanie, i quattro scoprono che Sal Baker non mangia carne, ma è un gran consumatore di sushi.
“Fugu” commenta Mark leggendo il rapporto dell'hacker “I mangiatori di sushi ne vanno matti, io stesso ne ho mangiato un sacco in Giappone. Ed è molto buono”
“È un'ottima idea” annuisce il dottore “La tetradotossina non lascia scampo e non esistono antidoti efficaci. Ne basta una goccia per uccidere un uomo”
“E come facciamo a far consegnare a Baker un fugu avvelenato?” chiede Penny.
“Basta corrompere il cuoco pagandolo, o minacciarlo, come preferite” risponde il dottore.
“La nostra mensa per i corporativi serve sushi?” chiede Fisk “Lo sa che noi non possiamo entraci”
“No” risponde Penny “Non abbiamo un cuoco che lo fa”
“No” risponde Penny “Non abbiamo un cuoco che lo fa”
“Potremmo assumerlo allora”
“Andiamo a parlare con lui, intanto”.
Penny, Killex, Fisk e il dottore prendono una macchina e raggiungono il ristorante giapponese da cui Sal Baker usa ordinare il sushi. Il ristorante si trova in un edificio costruito come una casa tradizionale nipponica che dà su un giardino zen, al settimo livello. Superata la porta in carta di riso e legno di bambù, i quattro vengono accolti da un maitre in kimono scuro che li accompagna ad un tavolo. L'interno della sala, illuminato da lanterne, è diviso in tante stanzette separate da divisori in bambù, con all'interno i kotatsu - i tipici tavolini bassi riscaldati giapponesi – circondati da cuscini. Ci sono pochi clienti – quasi tutti quadri corporativi in pausa pranzo, e il ristorante è silenzioso. “Vorremmo un vostro menù degustazione” dice Penny sorridendo al cameriere che si è avvicinato per offrire loro una tazza di tè verde.
“Il menù degustazione va bene per lei, miss Penny” la interrompe Fisk “Io voglio il vostro okonomiyaki con tutto, una porzione di soba e tutto il sushi che riesco a mangiare”
“Quello che prende il signore va bene anche per me” conferma Killex
“Io prendo un tori karaage” dice il dottore che è un amante della cucina giapponese. Il cameriere annuisce ed accenna ad un inchino, poi annota le ordinazioni su un tablet e si ritira discretamente. Presto dalla cucina cominciano ad uscire le portate: il riso al curry con cotoletta del dottore è spettacolare, Fisk non ha mai mangiato cibo orientale così buono mentre per Killex è un tuffo nel passato, vent'anni prima quando faceva l'autista per un corporativo dell'Arasaka, a Tokyo, prima del suo primo omicidio. Prima della sua vendetta.
“Pensa Killex” dice Fisk a bocca piena, interrompendo i ricordi del suo collega “Questa mattina ho fatto colazione a letto: non credevo che mi sarebbe mai successo”
“Io invece ho dormito sul divano” brontola Mark, improvvisamente di cattivo umore
“Perché dorme sul divano, se posso chiederlo?” si intromette il dottore posando la sua tazza di tè
“Non può chiederlo”.
“Non può chiederlo”.
Alla fine del pranzo Penny chiede al cameriere di poter parlare con lo chef, per complimentarsi: li raggiunge un uomo asiatico sulla cinquantina, piuttosto grosso, con una divisa da cuoco inamidata; ha in mano un vassoio con una bottiglia e quattro bicchieri.
“Buongiorno sensei” lo saluta Rosenbringer
“Buongiorno a voi” dice il cuoco con un inchino, poi posa il vassoio sul tavolo e riempie i bicchieri di vino di prugne “Volevate parlare con me?”
Parla correttamente, ma con un forte accento giapponese.
“Vorremmo innanzitutto complimentarci e ringraziarla per il pranzo squisito” sorride Penny
“Arigato”
“Arigato”
“E poi magari parlare con lei in privato” aggiunge Rosenbringer.
Dopo un attimo di esitazione, il cuoco indica loro una porta, ed i quattro lo seguono: è un piccolo ufficio sul retro del locale, con una scrivania e degli archivi pieni di raccoglitori. In un angolo del soffitto Fisk nota una telecamera e si mette in piedi tra questa e Penny, si spalle.
“Cosa posso fare per voi?” chiede cuoco
“Abbiamo un problema con un suo cliente” dice il dottore in tono allusivo “Lei dovrebbe sbagliare a tagliare del fugu”
“Io non sbaglio mai”
“Capisco che per lei è una questione d'onore, ma siamo disposti a pagarla bene e a coprire le tracce del suo errore” continua Rosenbringer “Lei deve sbagliare”
“Sbagliare piatto significa perdere prestigio, e probabilmente il lavoro”
“La pagheremo molto bene” si intromette Penny “E potremmo assumerla nel ristorante della nostra società. Posso chiederle quanto la pagano, qui?”
“Seimila al mese”
Lasciando il dottore a parlare con il cuoco, Penny esce dalla stanza e telefona a Judith, chiedendole di parlare con Andrea:
“Capo, ci interessa un bravo cuoco di sushi?”
“Stiamo aprendo un punto di ristorazione?”
“No, pensavo sarebbe utile alla mensa dirigenti”
“Non è una cattiva idea. Quanto?”
“Facciamo semilaecinquecento al mese?”
“Spiegami perché dovremmo assumere un cuoco che costa circa come il vostro ufficio”
“Per dare lustro all'azienda, capo”
“Adesso basta con le cazzate, dimmi perché dovrei assumere questo tizio”
“Si tratta dell'incarico che ci ha dato. Il cuoco sarà la nostra mano taglia pesce palla per Sal Baker” “Può andare, ma rientrerà nelle tue spese di budget”
Penny rientra nell'ufficio sorridendo
“Sensei, capisco che per lei fare del lavoro sporco sia un problema, ma faremo in modo che il suo onore risulti intatto” sta dicendo Killex
“La nostra offerta è diecimila subito, ed un contratto a semilaecinquecento al mese una volta portato a termine l'incarico” di intromette la ragazza facendo le fusa. Il cuoco la guarda per un poco, infine sospira:
“Preparerò il vostro fugu, ma voglio che qualcuno di voi ci metta mano prima che esca dalla cucina. Voglio poter incolpare un'altra persona nel caso risalgano a me”
“Nessun problema” lo rassicura Penny. L'uomo le tende la mano e lei la stringe “Si tenga pronto per la prossima ordinazione di Sal Baker”.
venerdì 11 agosto 2017
061 - usate la fantasia
Penny e Kristjan cenano in un ristorante aperto tutta la notte al settimo livello; durante la cena lui le racconta della sua vita: è cresciuto nello sprawl ed ha perso presto entrambi i genitori. Penny, che ha passato l'infanzia all'ottavo livello, lo ascolta affascinata:
“In questo periodo abbiamo una giornalista tra i piedi, al lavoro. Potrei chiederle di scrivere un pezzo su di te. La tua storia è fantastica, e sono sicura che ne verrebbe fuori un bellissimo articolo”.
“Ti ringrazio, me preferisco di no. Sono un uomo riservato, non mi piace l'idea di finire su un giornale” risponde lui, poi guarda l'orologio “Si è fatto tardi, ti accompagno a casa?”.
“Potresti offrirmi un caffè, prima”.
Kristjan porta Penny in un lounge bar chiamato “Butterfly Effect” che è illuminato a giorno e pieno di fiori; tra i tavoli volano farfalle colorate, ma Penny, da sopra il suo martini, guarda Ragnarsson con aria delusa.
“C'è qualcosa che non va?”
“No, ma pensavo… La tua ragazza non si offenderà perché mi porti fuori a cena?”
“Ragazza? Io non ho una ragazza”
“Oh, io credevo che tu e Julie, la segretaria del terzo piano…”
“Tra noi non c'è nulla: lei aveva bisogno che l'aiutassi con degli ordini”
“Quindi la verità è che sono io che non ti piaccio” balbetta Penny mortificata.
“Ma cosa dici? Ti ho portata fuori a cena ed ho cercato di presentarmi al meglio…”
“E sei stato molto carino, ma credo ci sia un equivoco tra di noi… Ti devo dei soldi, per caso?”
“No, mi piace stare con te e…”
“Vuoi scusarmi un attimo? Torno subito” dice lei, alzandosi. Nel bagno del Butterfly Effect, tutto marmo bianco e specchi, Penny chiama Rosenbringer:
“Dottore, mi scusi se la chiamo a quest'ora, ma è una cosa piuttosto urgente: cosa vuol dire quando un uomo ti porta fuori a cena ancora e ancora e ancora…”
“Di solito che è interessato” risponde il dottore sbadigliando.
“Quest'uomo non è interessato, dottore, glielo posso assicurare”
“Miss Penny, soltanto perché un uomo non cerca di portarla a letto la prima sera non significa che non sia interessato. È semplicemente un procastinatore: crede che l'attesa prolunghi il piacere. Ha presente quando passa una settimana senza morfina? La prima dose dopo una lunga astinenza è spettacolare, no?”
“E quindi io cosa dovrei fare?”
“Sia disinvolta ma non troppo. Se lui sarà così cortese e disponibile da portarla in una stanza, bene. Altrimenti di certo lo rivedrà”
“Grazie dottore”.
Penny ritorna al tavolo: si ferma in piedi di fronte a Kristjan, lo fissa per qualche secondo – una farfalla le vola tra i capelli -, e poi dice:
“Vuoi essere così cortese e disponibile da prendere una camera per questa notte o devo farlo io?”
Lui rimane perplesso per un attimo, poi le sorride.
“Io volevo solo essere galante, ma se è quello che vuoi lo farò molto volentieri”
Fisk si sveglia nel letto di Dana Anderson, sotto un lenzuolo con stampato un dipinto di Klee; dalla cucina proviene un odore fragrante di uova, pancetta e pane tostato. Il solitario si stiracchia soddisfatto, Dana entra nella stanza con addosso la camicia di Fisk – che le sta molto grande – ed un vassoio con la colazione.
“Aspetta, sono morto?” sorride lui
“Perché? Lo so che sono un'amante eccezionale, ma adesso stai esagerando…”
“La colazione a letto. Non pensavo che sarei vissuto tanto a lungo da averne una”
“Oggi è il mio giorno libero e ho pensato di farti una sorpresa, ma se non ti fa piacere la riporto di là”
“No, no. Ma intanto posala. Alle nove devo essere in ufficio e c'è qualcosa che voglio fare, prima”.
Killex si sveglia indolenzito sul divano rosso del salotto, il proiettore trasmette ancora vecchi film d'azione anni ottanta. Sbadigliando, il solitario si alza e raggiunge la cucina, dove Dur si sta versando un caffè: gli fa un cenno di saluto, poi prende anche lui una tazza di caffè e raggiunge la camera di Penny. Il letto, intatto, è vuoto.
Penny apre gli occhi in un letto sconosciuto, sentendo qualcuno che le accarezza la schiena nuda. Intontita dal sonno, per un attimo non ricorda dove si trova, poi sente la voce di Kristjan alle sue spalle:
“Buongiorno, hai dormito bene?”
È stata una bella notte. Lei si volta quel tanto che basta per farsi baciare.
“Mi sembra di aver dormito solo per cinque minuti” mormora languida “Perché non ci prendiamo un paio di giorni e ci chiudiamo qui a dormire e fare l'amore?”
“Lo metterò sicuramente in agenda” sorride lui “Adesso perché non vai a farti una doccia? Io ordino la colazione in camera e poi ti raggiungo”
Alle nove Judith fa entrare Penny, Killex e Fisk nell'ufficio di Andrea, che però arriva con mezz'ora di ritardo. I tre attendono sbadigliando, tanto che Fisk si addormenta sulla poltroncina; rimanendo in silenzio - l'unico rumore è quello della cascata d'acqua sulla parete -, Mark fissa Penny con sguardo accusatore, infine le dice:
“Non sei tornata questa notte”
Prima che la ragazza possa rispondere, le porte si aprono ed Andrea entra con passo deciso, un fascicolo di plasticarta sotto il braccio.
“Non avete ricevuto il messaggio che spostava la riunione?” dice, sedendosi alla scrivania, poi continua senza aspettare risposta “La consultazione di ieri sera alla New Grind Coffee è terminata a tarda ora, ma alla fine i consiglieri hanno raggiunto un accordo e l'atto della fusione è nostro”.
Penny sorride soddisfatta.
“Immagino ci sia un ma” borbotta Fisk, trattenendo a stento un sbadiglio.
“Questa è un'ottima cosa, ma ci sono un paio di consiglieri che hanno avanzato una richiesta di buonuscita… Il presidente, Sal Baker, e Michael Castonguay. Noi li pagheremo, naturalmente” Andrea sorride “Dovranno sembrare degli incidenti”
“Quanto tempo abbiamo?” chiede Mark, per nulla sorpreso dalla richiesta.
“Direi tre giorni. Stupitemi, usate la fantasia. Potete andare”.
Nella loro sala riunioni al settimo piano, i tre vengono raggiunti dal dottore che si fa raccontare i piani per la giornata. Penny, seduta sul tavolo, dondola le gambe e gli spiega la situazione.
“Potremmo dosare dell'LSD nella loro acqua” propone Rosenbringer alla fine “Se anche non li uccide li farà impazzire…”
“Potremmo dosare dell'LSD nella loro acqua” propone Rosenbringer alla fine “Se anche non li uccide li farà impazzire…”
“Mi sembra una buona idea anche se un po' complicata da attuare” commenta Penny “Ma credo sia meglio lasciare Silva fuori da questa storia. Non è proprio il caso di farci un articolo. Le dirò che siamo impegnati con del lavoro d'ufficio”
“E appiccare fuoco alle case?” consiglia Killex, in tono aggressivo, passeggiando su e giù per la stanza “Potremmo fingere un corto circuito”
“Oppure il buon vecchio taglio dei freni” commenta Fisk, accendendo un sigaro ed emettendo nuvolette di fumo nella stanza.
“Innanzitutto ci servono tutte le informazioni possibili su questo tizio. Di Sal Baker sappiamo già quanto ci basta. Chiamatemi Jenkins” conclude Penny.
Dalle ricerche di Melanie risulta che Michael Castonguay ha quarantadue anni, è single e vive in un lussuoso appartamento al settimo livello. Possiede un cane, viaggia spesso e volentieri, e gioca a tennis tre volte la settimana; ha un tavolo riservato ad un ristorante giapponese all'ottavo livello, lo Shibuya, ed è appassionato di teatro.
“E se contagiassimo il suo cane con qualche malattia e poi gliela facessimo prendere?” dice Rosenbringer.
“Rabbia” propone Penny “Non è ancora stata trovata una cura specifica per la rabbia, giusto dottore?”
La ragazza scende all'Ufficio Ricerca e Sviluppo e raggiunge lo studio del dottor Carey che la riceve immediatamente. Penny siede accavallando le gambe di fronte alla scrivania e guarda lo scienziato con un gran sorriso.
“Buongiorno dottore, avrei bisogno che il suo laboratorio mi fornisse un campione di virus della rabbia”
“A sua disposizione, miss Clarke, ma ci vorranno un paio di giorni” risponde Carey “Non abbiamo lyssavirus nel nostro magazzino”.
“Le do un giorno” dice lei recisa “Abbiamo avuto ordini precisi dall'amministratore delegato”
Carey deglutisce: “Faremo il prima possibile”.
lunedì 7 agosto 2017
060 - laser tag!
Il portellone anteriore del mezzo si apre ad ala di gabbiano
“Allora, salite o aspettiamo la polizia?” urla il guidatore.
Fisk riconosce, sulla fiancata nera dell'auto, la scritta bianca “RoadSpeeder LP”: è la società di trasporti della E.G.O. Inc. Correndo, i tre raggiungono la macchina e si infilano sul sedile posteriore; il mezzo si alza in volo nella notte.
“Abbiamo una chiamata in ingresso” dice il pilota, i cui sistemi sensoriali sono integrati con quelli dell'automobile.
“Sono Melanie. Spero che il trasporto vi vada bene, è il più rapido che sono riuscita a trovare” “Jenkins ti adoro” sorride Fisk stretto tra Ellen e il dottore, sul sedile di pelle dell'auto.
“Aspetta a ringraziarmi: abbiamo un altro problema. Ho perso i contatti con Killex e Penny”
“Se non sbaglio, stavano andando alla casa di un altro consigliere. Jeff Merino. Andiamo a raggiungerli lì”.
La casa di Jeff Merino si trova in un complesso di villette a schiera disposte a piramide su una collinetta. Il quartiere sembra tranquillo, con vialetti di ghiaia alberati e belle panchine; c'è qualche raro passante: per lo più uomini che fanno jogging o che rientrano a casa tardi dalla giornata di lavoro, e che salutano Penny, Mark e Roman con un cenno della testa. I tre raggiungono la villetta poi, mentre il ricettatore scavalca il cancelletto e traffica con la serratura della porta d'ingresso, Killex e Penny fanno da palo baciandosi sul vialetto. Quando infine la serratura scatta Roman fa loro cenno di avvicinarsi:
“Io rimango fuori ad aspettarvi” sussurra “Se arriva qualcuno vi avviso”.
La casa è arredata in modo minimale e tecnologico: le stanze sono individuate da pareti di vetro e non sembrano esserci dispositivi antifurto nell'ingresso. Il visore notturno di Killex gli permette di orientarsi lungo un corridoio su cui si aprono quattro porte: il solitario socchiude la porta d'ingresso e guida Penny nella prima stanza. Le luci si accendono automaticamente: la ragazza si trova in un salotto con il pavimento di kerlite, ci sono mobili di metallo satinato, un divano enorme, un caminetto finto e molte librerie. Ad una rapida indagine, i libri si rivelano finti - ci sono solo i dorsi di cartone - e dietro una raccolta di opere di Joyce Penny trova una carta di credito e dei pacchetti di banconote che rimette al loro posto. Killex sta frugando nella piccola cucina hi-tech quando sente la porta d'ingresso aprirsi: istintivamente estrae la pistola dalla fondina e si acquatta dietro il bancone, ma, quando sta per sparare alle due figure che si stagliano sullo specchio della porta, si accorge che sono Fisk e il dottore.
“Killex, metta giù quell'arnese” lo rimbrotta Rosenbringer.
“Cosa ci fate qui?”
“La OCP ci ha beccati mentre frugavamo in casa di Max Williams, dove non abbiamo trovato nulla, e Jenkins ci ha detto che ha perso i contatti con voi” risponde Fisk “La casa deve essere schermata”.
“Va bene. Abbiamo poco tempo: chiudete la porta d'ingresso e dividiamoci”.
“Va bene. Abbiamo poco tempo: chiudete la porta d'ingresso e dividiamoci”.
Quando il dottore chiude il portoncino, nella casa si accendono tutte le luci e si attivano gli impianti domotici: entrando nella stanza sul fondo del corridoio, Killex vede che si tratta di uno studio. Due cagnolini cibernetici – due barboncini dal pelo bianco – si alzano dal tappeto sotto la scrivania e si lanciano addosso al solitario, abbaiando. Uno dei due animali azzanna Killex alla mano, piantandogli i denti metallici nella carne e senza lasciare la presa: gemendo di dolore, il solitario cerca di strapparsi il cane di dosso senza riuscirci. Rosenbringer si avvicina e si china sull'animale, cercando un modo per disattivarlo, ma è impedito dai movimenti convulsi del solitario oltre che dalla piccola taglia del cane.
“Killex, stia fermo!”
Ringhiando di dolore, il solitario sbatte l'animale contro lo stipite della porta: la testa del cane gli rimane attaccata alla mano, mentre il resto del corpo vola via in un tripudio di scintille. L'altro cane, intanto, si attacca ringhiando al polpaccio di Fisk; il solitario si china e ne forza la mandibola, sradicandola. Nel frattempo Penny ed Ellen continuano a perquisire il salotto: dietro degli altri libri finti trovano due chiavi magnetiche bianche, che intascano. Penny entra nello studio e, ignorando i suoi compagni alle prese con i barboncini, si mette a frugare sulla scrivania: in uno dei cassetti trova una chiavetta usb poggiata su un plico di documenti. Prima che la ragazza abbia il tempo di scorrere i fogli, uno dei vetri di cui sono composte le pareti della stanza si opacizza, diventando uno schermo. Compare la faccia del consigliere Merino che dice:
“Se state vedendo questo video, avete disattivato i miei cani. E questo vuol dire che si sta attivando il secondo livello del mio sistema antifurto. La porta d'ingresso è bloccata e la OCP sta arrivando. Divertitevi!”
Tutti si gelano nella stanza, aspettando che succeda qualcosa, ma lo schermo si spegne e tutto è silenzio. Dopo essere rimasta un attimo immobile in attesa, Penny afferra i documenti e comincia a leggerli: sono bozze di un contratto da sottoporre alla InfoCorp, Killex e Fisk intanto si dirigono verso l'ingresso per controllare la porta: un raggio laser colpisce Mark di striscio all'altezza del collo, bruciandogli il colletto della camicia.
“Cazzo!”
Mentre i laser spazzano la stanza, Rosenbringer ed Ellen si buttano a terra e rotolano sotto la scrivania, mentre un raggio colpisce Penny alla spalla: la ragazza cade urlando e i fogli di plasticarta si spargono intorno. Gemendo, Penny afferra un tablet dalla sua borsa e inserisce la chiavetta usb che ha trovato nel cassetto; dentro ci sono numerosi documenti, tra cui l'accordo segreto tra Merino e la InfoCorp, per l'utilizzo di alcuni bar della New Grind Coffee come basi operative. Accanto alla firma di Jeff Merino c'è quella del direttore del settore operativo della InfoCorp, Wayne Bruning. Da sotto il tavolo, il dottore osserva il muro da cui è partito il raggio laser e nota che, a intervalli regolari, sulla superficie di vetro ci sono quelli che sembrano dei sensori.
“Ci devono essere dei sensori di movimento: muovetevi lentamente!”
“Ragazzi, ho trovato il documento! Possiamo andare!” urla intanto Penny.
Killex allora afferra un tavolino di vetro e metallo nell'ingresso e lo usa per farsi scudo, si dirige verso lo studio ed afferra Penny ancora a terra.
“Andiamo, allora. Stai dietro di me”.
Grazie ad un'intuizione, Rosenbringer si accende una sigaretta ed osserva come il fascio di fumo individui dei raggi che spazzano la stanza. Fisk intanto corre alla porta d'ingresso e prova ad aprirla, ma la serratura è bloccata; il solitario allora comincia a prendere a pugni il muro accanto. Un raggio lo colpisce alla spalla sfrigolando sul metallo. Fisk si accanisce sul muro, allargando pian piano un buco; gli altri si avvicinano strisciando dietro il dottore che continua a soffiare fumo nel corridoio. Individuato dal fumo, Killex vede un fascio sulla schiena di Fisk: spara all'origine del fascio facendo esplodere la vetrata. Penny, è la prima ad infilarsi nel buco sul muro, e attraversa il giardinetto e raggiunge di corsa la macchina parcheggiata in una traversa.
“Roman, metti in moto!”
Alla E.G.O. Inc, - sono circa le dieci e mezza - Penny si cambia d'abito e poi sale al nono piano. Judith la guarda da dietro il computer sulla sua scrivania:
“Buonasera miss Penny. Non aveva un appuntamento, vero?”
“No, ma devo conferire con l'amministratore delegato con una certa urgenza”
“In questo momento è occupata, ma la avviso subito”
Aspettando di essere ricevuta da Andrea, Penny chiama Emyly Stayly:
“Signora Stayly? Abbiamo trovato il documento che cercavamo. Era a casa di Jeff Merino. È un contratto composto da due parti: la prima, pubblica, include un accordo per la fornitura di caffè alle sedi InfoCorp a prezzo vantaggioso; la seconda, segretata, prevede alla corporazione di servirsi della sedi della New Grind Coffee come basi operative. Glielo invio subito. Spero che possa servirle per far virare le votaz…”.
La frase le muore sulle labbra perché la porta dell'ufficio di Andrea si aprono e ne esce un giovanotto biondo, con il volto affilato e begli occhi azzurri.
“Oh, Kristjan” balbetta Penny.
“Ciao PennyLane” dice lui, avvicinandosi e baciandole la mano “Hai già cenato?”.
Penny e Kristjan Ragnarsson, il responsabile dell'Ufficio Logistica, sono usciti insieme quattro o cinque volte nell'ultimo mese ed ogni volta lui l'ha riaccompagnata a casa presto, senza nemmeno provare a sfiorarla. Questo comportamento insolito, che all'inizio ha divertito Penny, ora la lascia profondamente perplessa e avvilita, tanto che non riesce a guardare Kristjan senza arrossire un poco.
“Veramente no…”
“Veramente no…”
“Ottimo: passo a prenderti tra un'ora” le sorride Ragnarsson, prima di allontanarsi.
Penny entra nell'ufficio di Andrea, che sta mettendo dei documenti dentro una valigetta e le fa cenno di accomodarsi.
“Allora?”
“Capo, aveva ragione: c'è un accordo segreto tra uno dei consiglieri – Jeff Merino – e la InfoCorp. Gliene posso girare una copia. La signora Stayly è già stata informata e speriamo che questo faccia variare l'esito delle votazioni a favore dell'acquisizione”
“Ottimo lavoro. Le votazioni alla New Grind Coffee erano state sospese per la mancanza di Crandell e della Rice, ma ora una nostra automobile li sta portando alla sede della ditta. Merino sarà buttato fuori e presumo che tra una mezz'ora sapremo com'è andata”
“Se avessimo bisogno di comprare qualche altro consigliere abbiamo scoperto che Nora Taylor è molto malata, di una di quelle malattie che cura il siero del dottor Carey”.
“Ne hai già parlato con la Stayly, vero?”
“Lo faccio subito, capo” dice Penny, chinando il capo sotto il cipiglio di Andrea.
Penny torna nell'ufficio al settimo piano: nella sala riunioni, stanchi e sprofondati sulle poltroncine bianche, Fisk, Killex, Ellen e il dottore si stanno dividendo i soldi trovati nella valigetta di Max Williams. Sul tavolo ci sono diversi pacchetti di mazzette di banconote. Sono circa ventimila eurodollari a testa.
“Bene, ragazzi” dice Fisk intascando la sua parte ed alzandosi “Credo che andrò a farmi una doccia. Capo, se non c'è bisogno di me, io sono da Dana”
“Penny, vuoi che andiamo fuori a cena, per festeggiare?” chiede Mark alzandosi ed andandole incontro
“Ti ringrazio, ma ho già un impegno”.
venerdì 4 agosto 2017
059 - perquisizioni bis
L'ascensore sale fino al centro estetico al quarto piano: le porte si aprono su un'ampia stanza chiara con un salottino circondato da lussureggianti piante d'appartamento ed una reception; una ragazza vestita di bianco si avvicina a Penny sorridendo:
“Buonasera”.
“Buonasera a lei, e grazie per avermi ricevuto… Ragazzi, voi potete aspettarmi alla caffetteria” risponde Penny congedando Mark e Roman. Il solitario ed il ricettatore raggiungono il sesto piano, dove si trova l'appartamento di Sal Baker: la porta d'ingresso, di rovere e rinforzata, dà su un ampio corridoio pavimentato di moquette verde scuro, perfettamente pulita. Non ci sono telecamere, ma il portone è difficile da scassinare: dopo un attimo di esitazione Killex chiama Melanie alla E.G.O. Inc. “Melanie, dovresti reggermi il gioco. Sono al Kennedy Palace, sulla sessantaduesima, all'ottavo livello. Tra poco partirà una chiamata dall'appartamento di Sal Baker alla sicurezza interna del palazzo: dovresti intercettarla e confermare il mio alibi. Io sono un agente InfoCorp inviato per un controllo a casa Baker”.
“Ho bisogno che mi connetti alle linee interne dell'edificio”.
Roman si guarda intorno e vede, in fondo al corridoio, un pannello con delle prese: lo apre ed inserisce un jack. In un angolo del campo visivo di Killex cominciano ad apparire delle schermate di test, poi, dopo una trentina di secondi, l'hacker dice:
“Ottimo, ho il controllo della centralina telefonica del palazzo, ma dovete fare in fretta: non posso rimanere connessa a lungo o mi scopriranno”.
Killex torna davanti alla porta dell'appartamento di Sal Baker e suona il campanello: dopo un paio di minuti una ragazzina bionda, sui diciassette anni, socchiude la porta con aria interrogativa e li guarda da dietro una catena di sicurezza.
“Buonasera, sono l'agente Killex della InfoCorp. Io e il mio collega siamo qui per un controllo di sicurezza: la mia società ha in atto una transazione con la New Grind Coffee e noi dobbiamo controllare le abitazioni dei consiglieri per evitare che ricevano pressioni esterne” dice Mark allungandole il suo vecchio tesserino identificativo. La ragazza osserva lui ed osserva il badge con aria confusa, poi dice:
“Potete scusarmi un attimo?” e chiude la porta. Appoggiandoci sopra l'orecchio, Roman la sente parlare al telefono.
“Sì, sono Mary dall'appartamento del dottor Baker. Avete lasciato salire due agenti della InfoCorp?... Sì, sono qui fuori della porta… Ah, va bene. Grazie”.
La porta viene riaperta.
“Penso possiate entrare, ma in questo momento in casa ci siamo solo io e il piccolo Philip. Io sono Mary la babysitter”.
“Piacere di conoscerla” le sorride Killex cercando di sembrare convincente “E mi dispiace che non l'abbiano avvisata del nostro arrivo. Sì tratterà solo di un controllo veloce: dobbiamo accertarci che non ci siano microspie o cose del genere”.
La ragazza indietreggia di un paio di passi, ancora un po' diffidente, liberando lo specchio della porta.
“Potrebbe indicarmi lo studio del dottor Baker?” chiede Killex, approfittando della sua indecisione per entrare nell'appartamento che ha un ampio salone pavimentato di legno scuro, pesanti mobili in rovere e spessi tappeti persiani pre-glaciazione.
“S-sì” risponde Mary “Basta che non entriate nella camera di Philp, che sta dormendo”.
“Stia tranquilla, non la disturberemo a lungo” la rassicura il solitario fingendo di controllare gli attacchi del telefono e le prese elettriche.
“Hai notato movimenti strani da queste parti ultimamente?” chiede Roman alla ragazza “Tuo capo è sembrato nervoso?”.
“No, no” risponde Mary guardandolo e arrossendo un poco “Ma io vengo qui solo la sera, e sto sempre sola…”.
“Mi dispiace bella ragazza sia sempre sola” sorride il ricettatore.
“Sei molto gentile” risponde Mary sorridendo in risposta e lisciandosi i capelli “Posso offrirti qualcosa da bere?”.
Killex intanto ha trovato una porta in fondo al salone sulla destra che si apre su uno studio tappezzato di librerie, con una scrivania assiepata di carte. Il solitario comincia a frugare e trova un gran numero di annunci di ricerca di lavoro per posizioni dirigenziali, oltre ad una pila di curricola stampati. Sulla scrivania c'è anche un computer portatile e il solitario manda un messaggio a Melanie: “Dovresti scaricarmi tutti i dati di questo computer” scrive, connettendo un jack al dispositivo “Stiamo cercando un accordo segreto tra la New Grind Coffee ed un'altra società, probabilmente la InfoCorp”. “Non c'è niente del genere qui” risponde l'hacker dopo una decina di minuti “Ho trovato i suoi documenti personali, la sua busta paga – guadagna un sacco di soldi – e foto di famiglia, ma niente altro”.
“Fisk, avete trovato qualcosa?”.
“Niente. Nora Taylor è molto malata, ma non è lei ad aver fatto l'accordo con la InfoCorp”
“Questa è un'informazione preziosa. Potremmo inserirla nel programma sperimentale di cura del dottor Carey. Neanche Killex e Roman hanno avuto fortuna. E questi erano i consiglieri più sospetti… Abbiamo ancora circa un'ora e mezza di tempo: potreste andare nella casa di un altro consigliere, Max Williams. Vive lì vicino. Ti mando l'indirizzo, tenetemi informata”.
Penny chiude la chiamata con Fisk e si sistema sul sedile posteriore dell'automobile, gustando la sensazione di benessere che il trattamento estetico le ha lasciato addosso. Sul sedile anteriore, Roman sorride pulendosi la mano su cui la babysitter Mary ha scritto il suo numero di telefono con una penna biro.
“Noi cosa facciamo, capo?” chiede Mark dal posto di guida, mentre fa manovra per uscire dal parcheggio del Kennedy Palace.
“Andiamo a far visita ad un altro consigliere, uno di quelli che probabilmente hanno votato no: si chiama Jeff Merino e vive a dieci minuti da qui”
Fisk, Ellen ed il dottore arrivano ad un complesso di condomini su una laterale della Speedwell Avenue. Ci sono un parcheggio sotterraneo ed un ampio spiazzo alberato sul davanti, non sembrano esserci telecamere né guardie all'ingresso ma il portone ha un dispositivo per la letture dei badge. Fisk dice ad Ellen e al dottore di seguirlo, poi si mette a passeggiare davanti all'ingresso del condominio. Dopo un paio di minuti sente il rumore del portone che si apre: ne esce una donna sulla quarantina con delle scarpe da jogging ed una tuta tecnica che si infila una tessera magnetica in tasca e comincia a fare stretching. Il solitario si piazza ad un paio di metri da lei, accendendosi una sigaretta: pur continuando con i suoi esercizi, la donna lo guarda con la cosa dell'occhio, poi stira le braccia e si mette a correre in direzione di Silva e del dottore, fermi sul marciapiedi. Fingendosi assorto a controllare il suo cellulare, il dottore allunga una gamba e le fa lo sgambetto, ma la donna scarta di lato e rimane in piedi:
“Ehi, guarda dove vai, idiota!” lo apostrofa fermandosi un attimo saltellando sul posto.
“Signora, si è fatta male per caso?” chiede Ellen, avvicinandosi.
“No, ma dica al suo amico di guardarsi meglio attorno” risponde lei, rimettendosi a correre e distanziandoli rapidamente. Con un sospiro Ellen raggiunge l'ingresso del condominio e suona un campanello a caso.
“Chi è?” risponde una voce anziana e catarrosa.
“Signore, mi scusi, può aiutarmi? Vivo al quarto piano, ma ho perso il mio badge e non riesco ad aprire la porta...”
Il portone si apre con un clang ed i tre salgono fino al settimo piano dove c'è un appartamento con una targhetta che recita “M. Williams”. Mentre i due uomini si guardano attorno nel corridoio di falso parquet, Ellen lavora a lungo per forzare la serratura che alla fine cede. Nell'appartamento del consigliere Williams c'è un piccolo ingresso con un armadio a muro e numerose paia di scarpe posate a terra; Fisk nota una fotocellula all'altezza delle caviglie: cerca allora la centralina dell'antifurto e la trova sul muro.
“Dottore” sussurra “Riesce a disabilitarlo?”.
Rosenbringer apre lo sportellino e studia per un attimo il dispositivo dell'allarme, poi scuote la testa: “Non ho idea di come funzioni questa centralina, è un allarme di ultima generazione, ma se evitiamo i laser dovremmo essere tranquilli”.
I tre scavalcano accuratamente il fascio del laser, chiudono la porta d'ingresso e Rosenbringer accende una torcia. Superato l'ingresso si trovano in un soggiorno disordinato ed affastellato di oggetti: ci sono cartoni di pizza e confezioni di cibo cinese da asporto sul tavolo, e l'odore del curry riempie l'aria; c'è un set da golf appoggiato al muro sulla destra, carte sparse un po' ovunque, dei vestiti abbandonati sulle spalliere delle sedie. Sul fondo, fotto la finestra, c'è una grande gabbia di metallo con un pappagallo cibernetico: quando il dottore lo illumina con la torcia, l'animale meccanico strilla:
“Fatti valere, Max!”.
Fisk fatica a trattenere una risata, mentre Silva si avvicina al tavolo e comincia a frugare in cerca del documento. Nel silenzio dell'appartamento il cellulare impiantato nel sistema nervoso centrale del solitario suona.
“Fisk, sono Melanie. Sto monitorando i vostri segnali e sembra che dall'appartamento in cui siete sia appena scattato un allarme silenzioso. È già partita una chiamata alla OCP, avete cinque minuti”
“Grazie Jenkins” dice Fisk, chiudendo la chiamata “Dottore, abbiamo cinque minuti: io e Silva perquisiamo il salotto, lei si occupi della camera da letto”.
Rosenbringer apre la porta sulla destra, la stanza ha il letto disfatto ed un armadio a muro, quadri alle pareti. Spostandone uno il dottore trova una cassaforte e chiama Silva per aprirla: dentro ci sono un pacco di cambiali, ricevute per vendite di titoli di banca ed una ventiquatt'ore. La valigetta è piena di soldi e il dottore la prende. Dalla strada, si sentono delle sirene avvicinarsi.
“Dottore!” urla Fisk “Non abbiamo più tempo”.
I tre escono di fretta dall'appartamento: dai piani inferiori si sente un vociare convulso e passi in avvicinamento. Il solitario si lancia su per le scale, seguito da Silva e dal dottore, che arranca. Arrivati all'ultimo piano si trovano davanti una porta rinforzata che dà sulla terrazza sul tetto; scostando il dottore che sta cercando di manomettere il dispositivo che la chiude, Fisk prende la porta a pugni fino a sfondandola. Sulla terrazza dal pavimento bitumato, tra le raffiche di vento e la pioggia, si avvicina un mezzo a-grav che volteggia per un poco e poi atterra. Fisk estrae la pistola.