lunedì 21 agosto 2017
Quella notte il telegiornale riferisce di uno scontro a fuoco al settimo livello: un'aggressione a mano armata, senza movente apparente, è stata repressa nel sangue dalla OCP. Lo schermo mostra la foto della vittima, un cittadino rispettabile che stava portando fuori il suo cane prima di andare a dormire, e dell'aggressore freddato dalla polizia. Nelle notizie locali, poi, si comunica la chiusura, per ispezione sanitaria, di un ristorante giapponese al settimo livello dopo che un cliente è deceduto in seguito all'ingestione di veleno di pesce palla. Nel soggiorno dell'appartamento, Penny stappa una bottiglia di vino pre-glaciazione, allunga un bicchiere a Dur che siede accanto a lei e si accoccola sul divano con un calice. Fisk, sprofondato su una poltrona accanto al divano, beve birra con aria svagata; in cucina Killex sta grigliando delle enormi bistecche per allestire una cena di mezzanotte. Penny riceve una chiamata da Andrea. Si sente in sottofondo il rumore di un televisore, e di acqua che scorre.
“Stavo guardando il notiziario ed ho notato che due dei componenti del CDA della New Grind Coffee hanno avuto degli incidenti. Direi che vi siete meritati un bonus: ottimo lavoro”
“Grazie, capo”.
Dopo aver scoperto che l'accordo con Jeff Merino era stato firmato da Wayne Bruning, Andrea ordina alla squadra alpha di trovare tutte le informazioni possibili sul direttore del settore operativo della InfoCorp. Tuttavia, trovare qualcuno che sappia qualcosa su mister B. e che sia anche avvicinabile, è molto difficile: la ricerca di informatori è lunga e costellata di insuccessi, soprattutto a causa dell'impulsività di Killex e Fisk. In circa due settimane, la squadra riesce a mettere le mani su tra corporativi della InfoCorp – Frank Basier, Alicia Truman ed Edgard Coleman – che finiscono però all'obitorio prima di aver rivelato quanto loro richiesto. In un momento di furia Fisk schiaccia la testa del primo che, durante un interrogatorio, è riuscito a liberarsi le mani e gli ha graffiato il volto; ad Edgar Coleman – braccato dentro una fabbrica in disuso - viene piazzato un proiettile sulla schiena da Killex, subito prima che azioni una carica esplosiva. Alicia Truman infine muore di shock anafilattico durante l'interrogatorio, a causa di una dose di pentotal fornita dal dottor Rosenbringer.
Questi tre insuccessi indispongono profondamente l'amministratore delegato della E.G.O. Inc, che convoca Penny e le comunica che, ancora un fallimento, e la sua squadra sarà smantellata e i suoi componenti impiegati, nella migliore delle ipotesi, come addetti al lavaggio moquette.
In un confuso mescolarsi di lacrime e recriminazioni infantili, Penny cerca di rimproverare i suoi uomini, poi incarica Roman di trovare tra i suoi contatti qualcuno che sia vicino ad un corporativo della InfoCorp per fare il quarto tentativo: in un paio di giorni il ricettatore risale ad uno spacciatore, Grabosky, che rifornisce quadri corporativi ed, in particolare, Petrus Robel, un impiegato di medio livello della InfoCorp. Lo spacciatore è disposto a vendere il suo cliente abituale, ma per una somma di denaro piuttosto alta: Penny riesce a convincere la signorina Symanski dell'ufficio Amministrativo a mettere a disposizione i soldi e, verso le nove di una umida sera di giugno, Roman organizza un incontro con lo spacciatore in uno stabile abbandonato nella zona est, al terzo livello.
Penny bussa sullo stipite della porta dell'ufficio di Celestine Symanski: la vecchia signora alza lo sguardo dal monitor sul quale sta lavorando e le fa cenno di entrare. L'ufficio è ampio – molto più ampio di quello degli altri dipendenti - e luminoso ed arredato con buon gusto, a parte forse la gigantografia di un gatto tigrato ed obeso appesa sopra la scrivania.
“Buonasera signorina Symanski”
“Questa è la carta prepagata” dice la donna porgendole un chip di credito ed un foglio stampato.
“E questa?” chiede Penny guardando la stampa. È la fattura di un'impresa di pulizie, già pagata; sono seimila eurodollari per la bonifica della sala interrogatori dopo che Fisk ha schiacciato la testa di Frank Basier.
Penny rimane un attimo senza saper che dire.
“Tenga questa fattura come promemoria” dice la Symanski seccamente, e la congeda.
La ragazza scende al settimo piano, entra nella sala riunioni e sbatte la fattura in faccia a Fisk che sta tranquillamente fumando un sigaro stravaccato su una poltroncina.
“Questa è per te. Per il tizio a cui hai schiacciato la testa”
“Seimila eurodollari? Piuttosto la prossima volta pulisco io” brontola il solitario.
“Potresti provare almeno a stendere del cellophane per terra prima di un interrogatorio” commenta Killex in tono neutro.
“No, Fisk, bisogna che tu intensifichi le tue sedute con il dottore” dice Penny cercando di apparire severa, poi guarda Rosenbringer che osserva la scena con un sorrisetto, bevendo caffè “Dottore non è che potrebbe consigliargli qualcosa? La morfina con me funziona”
“Uhm” borbotta Rosenbringer “Proverò qualcosa. Quanto alla morfina, miss Penny, non credo che le faccia bene continuare a…”
Roman entra nella sala riunioni interrompendo il dottore e dice:
“Mio contatto ha dato appuntamento tra mezz'ora. Noi deve muovere perché strada fino a terzo livello è lunga”.
Discutendo sui pro e i contro dell'uso della morfina, la squadra scende nel garage, dove viene raggiunta da Ellen Silva: la giornalista è al corrente della situazione difficile in cui si trovano e non vuole lasciarsi sfuggire la possibilità di scriverci sopra un articolo.
I palazzi alti, quasi tutti vecchi e scrostati e con evidenti segni di umidità, stringono la strada sui due lati, nella luce scarsa dei lampioni. Dal sedile del passeggero Roman indica a Killex uno stabile sulla destra di cui rimane solo la struttura portante; il solitario parcheggia ad una cinquantina di metri ed attiva i sensori ad infrarosso dei suoi occhi sintetici per scoprire eventuali presenze umane.
“Abbiamo un probabile contatto al secondo piano” dice Mark a Fisk, sporgendosi verso il sedile posteriore, poi aggiunge “Roman, avvisa il tuo spacciatore che siamo arrivati e che abbiamo i suoi soldi”
“Dice di salire al secondo piano” risponde il ricettatore.
Killex scende dall'automobile, prende il fucile a pompa dal bagagliaio e si sistema in modo da avere la sagoma sotto tiro: la figura non sembra muoversi. Rari passanti si fermano qualche attimo a guardarlo, più curiosi che intimoriti, poi proseguono per la loro strada, i più entrando nel locale di fronte – un vecchio hotel con piano bar la cui insegna luminosa recita “Darker than Black”.
Fisk e Roman si avvicinano all'edificio sventrato, attraversando uno squarcio nella rete di protezione che lo circonda. Il solitario nota che il piano terra è perfettamente silenzioso e diviso in parecchie stanze da abbozzi di cartongesso, mentre in quella che doveva essere una hall ci sono delle scale di cemento che salgono, ed un montacarichi arrugginito. I due salgono fino al secondo piano, pieno di materiale da costruzione accatastato, con teli di plastica appesi ai montanti. L'unica fonte di luce viene dai rari lampioni sulla strada, Roman distingue una figura vaga sul fondo e le si avvicina, mentre Fisk rimane qualche passo indietro. Lo spacciatore, un tizio sulla quarantina con un viso sorprendentemente pulito e lo sguardo inquieto, tende a Roman una mano aperta, mentre tiene con l'altra qualcosa contro la tasca dei pantaloni – probabilmente un detonatore.
“Dammi i miei soldi” dice, con voce secca.
Il ricettatore gli consegna il chip di credito, e Grabosky continua:
“Il tizio che cerchi lo vedo una volta ogni due settimane, per rifornire lui e i suoi compari, nell'albergo qui dietro, stanza 304, terzo piano. Di solito si porta dietro due guardie del corpo, e quattro uomini lo aspettano in macchina. Non so come mai abbia così tanta scorta, non ho mai chiesto e lui ha sempre pagato. Se volete entrare al Darker than Black la serratura sul retro è manomessa, basta spingere”.
Fisk intanto, rimasto indietro nell'ombra, si guarda intorno e si accorge che uno dei teli di plastica appesi ai montanti mostra la bombatura di una sagoma umana. Silenziosamente si avvicina e scorge, dietro il telo, un altro uomo in piedi appoggiato a delle casse; è più giovane di Grabosky ed ha i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, ha una pistola in mano e sta puntando Roman. Il solitario scatta e gli afferra la gola e la mano, sussurrando:
“Ti ho preso, amico!”
L'uomo mugugna qualcosa, la gola stretta dalla presa metallica del solitario.
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