venerdì 4 agosto 2017
L'ascensore sale fino al centro estetico al quarto piano: le porte si aprono su un'ampia stanza chiara con un salottino circondato da lussureggianti piante d'appartamento ed una reception; una ragazza vestita di bianco si avvicina a Penny sorridendo:
“Buonasera”.
“Buonasera a lei, e grazie per avermi ricevuto… Ragazzi, voi potete aspettarmi alla caffetteria” risponde Penny congedando Mark e Roman. Il solitario ed il ricettatore raggiungono il sesto piano, dove si trova l'appartamento di Sal Baker: la porta d'ingresso, di rovere e rinforzata, dà su un ampio corridoio pavimentato di moquette verde scuro, perfettamente pulita. Non ci sono telecamere, ma il portone è difficile da scassinare: dopo un attimo di esitazione Killex chiama Melanie alla E.G.O. Inc. “Melanie, dovresti reggermi il gioco. Sono al Kennedy Palace, sulla sessantaduesima, all'ottavo livello. Tra poco partirà una chiamata dall'appartamento di Sal Baker alla sicurezza interna del palazzo: dovresti intercettarla e confermare il mio alibi. Io sono un agente InfoCorp inviato per un controllo a casa Baker”.
“Ho bisogno che mi connetti alle linee interne dell'edificio”.
Roman si guarda intorno e vede, in fondo al corridoio, un pannello con delle prese: lo apre ed inserisce un jack. In un angolo del campo visivo di Killex cominciano ad apparire delle schermate di test, poi, dopo una trentina di secondi, l'hacker dice:
“Ottimo, ho il controllo della centralina telefonica del palazzo, ma dovete fare in fretta: non posso rimanere connessa a lungo o mi scopriranno”.
Killex torna davanti alla porta dell'appartamento di Sal Baker e suona il campanello: dopo un paio di minuti una ragazzina bionda, sui diciassette anni, socchiude la porta con aria interrogativa e li guarda da dietro una catena di sicurezza.
“Buonasera, sono l'agente Killex della InfoCorp. Io e il mio collega siamo qui per un controllo di sicurezza: la mia società ha in atto una transazione con la New Grind Coffee e noi dobbiamo controllare le abitazioni dei consiglieri per evitare che ricevano pressioni esterne” dice Mark allungandole il suo vecchio tesserino identificativo. La ragazza osserva lui ed osserva il badge con aria confusa, poi dice:
“Potete scusarmi un attimo?” e chiude la porta. Appoggiandoci sopra l'orecchio, Roman la sente parlare al telefono.
“Sì, sono Mary dall'appartamento del dottor Baker. Avete lasciato salire due agenti della InfoCorp?... Sì, sono qui fuori della porta… Ah, va bene. Grazie”.
La porta viene riaperta.
“Penso possiate entrare, ma in questo momento in casa ci siamo solo io e il piccolo Philip. Io sono Mary la babysitter”.
“Piacere di conoscerla” le sorride Killex cercando di sembrare convincente “E mi dispiace che non l'abbiano avvisata del nostro arrivo. Sì tratterà solo di un controllo veloce: dobbiamo accertarci che non ci siano microspie o cose del genere”.
La ragazza indietreggia di un paio di passi, ancora un po' diffidente, liberando lo specchio della porta.
“Potrebbe indicarmi lo studio del dottor Baker?” chiede Killex, approfittando della sua indecisione per entrare nell'appartamento che ha un ampio salone pavimentato di legno scuro, pesanti mobili in rovere e spessi tappeti persiani pre-glaciazione.
“S-sì” risponde Mary “Basta che non entriate nella camera di Philp, che sta dormendo”.
“Stia tranquilla, non la disturberemo a lungo” la rassicura il solitario fingendo di controllare gli attacchi del telefono e le prese elettriche.
“Hai notato movimenti strani da queste parti ultimamente?” chiede Roman alla ragazza “Tuo capo è sembrato nervoso?”.
“No, no” risponde Mary guardandolo e arrossendo un poco “Ma io vengo qui solo la sera, e sto sempre sola…”.
“Mi dispiace bella ragazza sia sempre sola” sorride il ricettatore.
“Sei molto gentile” risponde Mary sorridendo in risposta e lisciandosi i capelli “Posso offrirti qualcosa da bere?”.
Killex intanto ha trovato una porta in fondo al salone sulla destra che si apre su uno studio tappezzato di librerie, con una scrivania assiepata di carte. Il solitario comincia a frugare e trova un gran numero di annunci di ricerca di lavoro per posizioni dirigenziali, oltre ad una pila di curricola stampati. Sulla scrivania c'è anche un computer portatile e il solitario manda un messaggio a Melanie: “Dovresti scaricarmi tutti i dati di questo computer” scrive, connettendo un jack al dispositivo “Stiamo cercando un accordo segreto tra la New Grind Coffee ed un'altra società, probabilmente la InfoCorp”. “Non c'è niente del genere qui” risponde l'hacker dopo una decina di minuti “Ho trovato i suoi documenti personali, la sua busta paga – guadagna un sacco di soldi – e foto di famiglia, ma niente altro”.
“Fisk, avete trovato qualcosa?”.
“Niente. Nora Taylor è molto malata, ma non è lei ad aver fatto l'accordo con la InfoCorp”
“Questa è un'informazione preziosa. Potremmo inserirla nel programma sperimentale di cura del dottor Carey. Neanche Killex e Roman hanno avuto fortuna. E questi erano i consiglieri più sospetti… Abbiamo ancora circa un'ora e mezza di tempo: potreste andare nella casa di un altro consigliere, Max Williams. Vive lì vicino. Ti mando l'indirizzo, tenetemi informata”.
Penny chiude la chiamata con Fisk e si sistema sul sedile posteriore dell'automobile, gustando la sensazione di benessere che il trattamento estetico le ha lasciato addosso. Sul sedile anteriore, Roman sorride pulendosi la mano su cui la babysitter Mary ha scritto il suo numero di telefono con una penna biro.
“Noi cosa facciamo, capo?” chiede Mark dal posto di guida, mentre fa manovra per uscire dal parcheggio del Kennedy Palace.
“Andiamo a far visita ad un altro consigliere, uno di quelli che probabilmente hanno votato no: si chiama Jeff Merino e vive a dieci minuti da qui”
Fisk, Ellen ed il dottore arrivano ad un complesso di condomini su una laterale della Speedwell Avenue. Ci sono un parcheggio sotterraneo ed un ampio spiazzo alberato sul davanti, non sembrano esserci telecamere né guardie all'ingresso ma il portone ha un dispositivo per la letture dei badge. Fisk dice ad Ellen e al dottore di seguirlo, poi si mette a passeggiare davanti all'ingresso del condominio. Dopo un paio di minuti sente il rumore del portone che si apre: ne esce una donna sulla quarantina con delle scarpe da jogging ed una tuta tecnica che si infila una tessera magnetica in tasca e comincia a fare stretching. Il solitario si piazza ad un paio di metri da lei, accendendosi una sigaretta: pur continuando con i suoi esercizi, la donna lo guarda con la cosa dell'occhio, poi stira le braccia e si mette a correre in direzione di Silva e del dottore, fermi sul marciapiedi. Fingendosi assorto a controllare il suo cellulare, il dottore allunga una gamba e le fa lo sgambetto, ma la donna scarta di lato e rimane in piedi:
“Ehi, guarda dove vai, idiota!” lo apostrofa fermandosi un attimo saltellando sul posto.
“Signora, si è fatta male per caso?” chiede Ellen, avvicinandosi.
“No, ma dica al suo amico di guardarsi meglio attorno” risponde lei, rimettendosi a correre e distanziandoli rapidamente. Con un sospiro Ellen raggiunge l'ingresso del condominio e suona un campanello a caso.
“Chi è?” risponde una voce anziana e catarrosa.
“Signore, mi scusi, può aiutarmi? Vivo al quarto piano, ma ho perso il mio badge e non riesco ad aprire la porta...”
Il portone si apre con un clang ed i tre salgono fino al settimo piano dove c'è un appartamento con una targhetta che recita “M. Williams”. Mentre i due uomini si guardano attorno nel corridoio di falso parquet, Ellen lavora a lungo per forzare la serratura che alla fine cede. Nell'appartamento del consigliere Williams c'è un piccolo ingresso con un armadio a muro e numerose paia di scarpe posate a terra; Fisk nota una fotocellula all'altezza delle caviglie: cerca allora la centralina dell'antifurto e la trova sul muro.
“Dottore” sussurra “Riesce a disabilitarlo?”.
Rosenbringer apre lo sportellino e studia per un attimo il dispositivo dell'allarme, poi scuote la testa: “Non ho idea di come funzioni questa centralina, è un allarme di ultima generazione, ma se evitiamo i laser dovremmo essere tranquilli”.
I tre scavalcano accuratamente il fascio del laser, chiudono la porta d'ingresso e Rosenbringer accende una torcia. Superato l'ingresso si trovano in un soggiorno disordinato ed affastellato di oggetti: ci sono cartoni di pizza e confezioni di cibo cinese da asporto sul tavolo, e l'odore del curry riempie l'aria; c'è un set da golf appoggiato al muro sulla destra, carte sparse un po' ovunque, dei vestiti abbandonati sulle spalliere delle sedie. Sul fondo, fotto la finestra, c'è una grande gabbia di metallo con un pappagallo cibernetico: quando il dottore lo illumina con la torcia, l'animale meccanico strilla:
“Fatti valere, Max!”.
Fisk fatica a trattenere una risata, mentre Silva si avvicina al tavolo e comincia a frugare in cerca del documento. Nel silenzio dell'appartamento il cellulare impiantato nel sistema nervoso centrale del solitario suona.
“Fisk, sono Melanie. Sto monitorando i vostri segnali e sembra che dall'appartamento in cui siete sia appena scattato un allarme silenzioso. È già partita una chiamata alla OCP, avete cinque minuti”
“Grazie Jenkins” dice Fisk, chiudendo la chiamata “Dottore, abbiamo cinque minuti: io e Silva perquisiamo il salotto, lei si occupi della camera da letto”.
Rosenbringer apre la porta sulla destra, la stanza ha il letto disfatto ed un armadio a muro, quadri alle pareti. Spostandone uno il dottore trova una cassaforte e chiama Silva per aprirla: dentro ci sono un pacco di cambiali, ricevute per vendite di titoli di banca ed una ventiquatt'ore. La valigetta è piena di soldi e il dottore la prende. Dalla strada, si sentono delle sirene avvicinarsi.
“Dottore!” urla Fisk “Non abbiamo più tempo”.
I tre escono di fretta dall'appartamento: dai piani inferiori si sente un vociare convulso e passi in avvicinamento. Il solitario si lancia su per le scale, seguito da Silva e dal dottore, che arranca. Arrivati all'ultimo piano si trovano davanti una porta rinforzata che dà sulla terrazza sul tetto; scostando il dottore che sta cercando di manomettere il dispositivo che la chiude, Fisk prende la porta a pugni fino a sfondandola. Sulla terrazza dal pavimento bitumato, tra le raffiche di vento e la pioggia, si avvicina un mezzo a-grav che volteggia per un poco e poi atterra. Fisk estrae la pistola.
5 commenti:
“Fatti valere, Max!” (pronunciata con la voce metallica del drone-pappagallo) è la migliore battuta del post XD
@Margherita: complimenti, ottimo finale ad effetto! ;)
Il pappagallo era il mental coacher del Sig. WIlliams, bella pensata! :)
Voi ridete, ma io mi son preso un coccolone quando quel cacatua ha gracchiato!
per non parlare dell'adescamento di minore perpetrato dal ricettatore XD
@MrMist:
Devo ammettere che il pappagallo è stato un dettaglio degno di nota (la solita "idea strampalata dell'una di notte"), tanto che Fisk ha deciso di rubarlo... salvo poi lanciarlo via quando ha visto la valigetta piena di soldi =D
Posta un commento