martedì 12 dicembre 2017
Nonostante il parere del dottore che vuole trattenerlo in infermeria per una notte, Fisk firma il foglio di dimissioni, prende la moto e si dirige a casa di Dana. Da quando è tornato alla E.G.O. Inc le ha mandato almeno una mezza dozzina di messaggi, ma non ha ricevuto risposta, quindi è abbastanza preoccupato. Sulla strada, quindi, si ferma a comprare dei fiori e il necessario per preparare la cena.
Lei lo aspetta davanti alla porta del suo appartamento, a braccia conserte, la testa leggermente piegata sulla spalla: lo guarda ma non dice nulla.
“Ciao Dana, ti ho portato qualcosa, oltre alle mie scuse” dice Fisk, allungandole il mazzo di fiori
“Con calma, sai, potrei esplodere!”
“Va bene, tienimi pure il broncio, se vuoi” brontola Fisk “Ho avuto una giornata orribile ed ho rischiato di lasciarci le penne più di una volta…”
Dana continua a guardarlo senza dire nulla, con la bocca serrata.
“Io adesso vado di là e preparo la cena” sospira allora lui, raccogliendo il sacchetto della spesa ed avviandosi in cucina.
“Sono stato meglio, ma mi riprenderò. Vogliono tenermi qui finché non sia passato l'effetto della droga” spiega Killex a Penny. La cameriera si avvicina discretamente e riempie di vino due bicchieri, poi posa sul tavolino due piatti di antipasti di pesce. Ci sono un carpaccio di polipo, un filetto di tonno in crosta di pistacchi e delle tartine con salmone e asparagi. Verdure fresche sono artisticamente disposte a formare delle decorazioni.
“A proposito, Penny, so che non ti ho dato quell'anello nella maniera in cui avrei dovuto dartelo: questo è per scusarmi…”
“Non devi scusarti” risponde lei con un sorriso, prendendo il bicchiere e bevendo un sorso di vino “Questa cena è stata un'idea molto carina, comunque”
“Carino non è quello che avevo in mente…” borbotta lui e, per darsi un tono, comincia a mangiare. Il cibo è eccellente, ma Killex ha la gola chiusa. Con un gesto nervoso posa nuovamente la forchetta, si schiarisce la voce e dice:
“Comunque, quello che volevo chiederti, quello che voglio chiederti…”
“È che io non posso sposarti: diventerei una signora, e sono troppo giovane per questa cosa”
Come colpito da una mazzata, Killex chiude gli occhi e stringe i denti. Quando li riapre vede che la cameriera ha posato davanti a lui un piatto di risotto con fragole e gamberi. Accanto al piatto c'è anche un bicchiere di cristallo riempito a metà da un liquido ambrato. Penny continua a sorridergli di là della tavola. Prende il bicchiere e butta giù un sorso di whisky, si impone di restare calmo.
“Penny, voglio solo essere sicuro che tu tornerai sempre da me, non potrei vivere altrimenti”
Lei si sporge e gli prende la mano:
“Sei molto caro, ma credo che tu ti stia facendo prendere dal panico… Non è bello da parte tua chiedermi di sposarti solo per impedirmi di vedere Kristjan”
“Ma non è così, stupida!” esclama Killex. Tira Penny a sé per il braccio, rovesciando il bicchiere sul tavolo e la bacia “Voglio sposarti perché ti amo…”
La cameriera esce in silenzio dalla stanza dell'infermeria e chiude la porta.
Fisk finisce di preparare gli spiedini alla birra con patate al cartoccio nella cucina di Dana. Sospira e si guarda intorno, abbastanza soddisfatto. La cena è venuta bene, pensa, non considerando i fornelli macchiati di unto, il piano della ingombro di pentole sporche, piatti e coltelli e il generale disordine della cucina prima immacolata. Lei non lo ha aiutato a cucinare, si è eclissata dopo avergli aperto la porta.
“Sarà bene che l'arrabbiatura le sia passata. Con la giornata di merda che ho passato mi manca solo una scenata… Sarà come sarà, faccia quello che vuole!” considera, improvvisamente conscio di essere stanchissimo e dolorante. Fisk mette i piatti su un vassoio e si affaccia nel salotto che però è buio e deserto: solo in fondo al corridoio, nella camera da letto, la luce è accesa.
“Dana, ho preparato la cena” dice titubante attraversando la casa silenziosa ed entrando con il vassoio nella stanza di lei. Dana è nuda nel letto, abbracciata ad un grande orologio da parete, e lo guarda con un sorriso affettuoso ed ironico.
“Tic, tac… tesoro…”
Killex sospira appoggiandosi allo schienale della poltrona del suo ufficio: l'orologio segna solo le sedici e trenta, il pomeriggio è ancora lungo. Davanti a lui, sulla scrivania, sono disseminati pacchi di faldoni aperti e disordinati, e numerosi bicchieri di carta da caffè vuoti. Andrea ha ordinato alla squadra alpha di tenere basso profilo e di dedicarsi al lavoro d'ufficio, per lasciar calmare le acque: si tratta di controllare se le squadre operative della E.G.O. Inc hanno agito rispettando i protocolli, per poter garantire copertura legale all'azienda. I lunghi giorni di immobilità e noia seguiti alle sue dimissioni dall'infermeria gli hanno lasciato addosso un grande senso di frustrazione, senza contare il rifiuto di Penny alla sua proposta di matrimonio. Killex ha comunque insistito perché lei tenesse l'anello e adesso i suoi cinquemila eurodollari di diamanti brillano al collo di Penny, appesi ad una catenina. Il solitario esce dal suo ufficio sbadigliando e va nella sala riunioni a prepararsi l'ennesimo caffè. Seduta sul tavolo bianco davanti ad un altro mucchio di stampe, Penny sta prendendo degli appunti su un tablet, sporgendo la lingua sulle labbra. Accanto a lei Silva, con un paio di occhiali rossi sulla punta del naso, sottolinea qualcosa con un evidenziatore. Dalla stanza vuota vicino all'ingresso al piano si sente sommesso il ciangottare di Clothilde: il fagiano è stato sistemato in una spaziosa gabbia - nella camera sono state montate delle lampade solari – e sembra essersi ambientato bene. Ha smesso di tentare di assalire chiunque gli si avvicini e fa un uovo quasi ogni giorno.
“Abbiamo una denuncia per un tentativo di corruzione. La squadra Omega, quella del recupero crediti, ha tentato di corrompere una guardia per accedere ad una camera di sicurezza” annuncia Penny posando il tablet “Dobbiamo occuparcene il prima possibile”.
Mark annuisce ed accende la macchina del caffè, selezionando “ristretto senza zucchero”.
“Anche io ho trovato qualcosa: un membro della squadra Psi, l'ufficio Relazioni con il Pubblico, ha pestato un giornalista perché continuava a cercare di accedere in un nostro ufficio. Il giornalista ha dovuto farsi mettere quattro punti al labbro”
“Si vede che siete colleghi” commenta Ellen, laconica, senza alzare gli occhi. Penny scivola giù dal tavolo, sistemandosi la gonna
“Andiamo a vedere cosa ha scoperto Fisk, poi li convochiamo. Chiama Rosenbringer, ci farà comodo” dice e va a bussare alla porta dell'ufficio del solitario, che però non risponde. Penny bussa di nuovo, poi entra: disteso su una brandina, sotto un poster di Andy Warhol dove la faccia di Marilyn Monroe è stata sostituita con quella di Margaret Thatcher, Fisk dorme profondamente a bocca aperta, russando. Per terra accanto alla scrivania un faldone è stato rovesciato con violenza ed i fogli giacciono sparsi intorno. Penny spegne lo stereo che suona “Should I stay or should I go” a tutto volume e scuote Fisk per una spalla.
“Uh? Cosa succede?” borbotta il solitario aprendo gli occhi “Ah, miss Penny, devo essermi addormentato per un attimo”
“Spero che tu abbia combinato qualcosa, prima”
“Sì, sì: ho preso degli appunti”
Fisk si alza stiracchiandosi, poi raccoglie dal pavimento un foglietto accartocciato e legge:
“La squadra Kappa si è introdotta in un edificio per piazzare dei dispositivi di controllo, ma nel rapporto non è scritto se li hanno rimossi. Dobbiamo parlare con loro e verificare com'è andata. Come se non bastasse, durante un appostamento, hanno fermato il furgone civetta in un parcheggio non coperto dalle telecamere: quelli della Sicurezza Informatica si sono lamentati”.
Killex fa accomodare i membri della squadra Kappa nella sala riunioni al settimo piano. Sono in tutto cinque persone: quello che evidentemente è il capo squadra, un uomo sulla quarantina con un impeccabile completo grigio ed occhi di ghiaccio, attraversa la stanza e stringe la mano che Penny gli porge.
“Christopher Anderson. É un piacere conoscerla, finalmente”
Penny sorride:
“Clarke. Sedetevi, prego. E Grazie per aver risposto subito alla mia chiamata”
“Ho richiamato apposta Mitchell e Novak da un appostamento. Avevo detto loro di darsi una ripulita, ma non ne hanno soluto sapere” risponde Anderson con una smorfia, indicando due degli uomini entrati dopo di lui. Questi indossano vecchi jeans consumati sotto giacche di pelle dozzinali, ed hanno tre giorni di barba sul viso poco pulito. Tutto nel loro portamento strafottente e nell'espressione annoiata porta ad identificarli come teppisti di strada. Uno di loro, con addosso una quantità spropositata di un profumo scadente, commenta stravaccandosi su una poltroncina:
“Non ho nessuna intenzione di cambiarmi, visto che poi dovrò tornare fuori in appostamento. E starci tutta la notte”
“Lei dev'essere il signor Novak” dice Penny guardandoli con il solito sorriso “E lei è Elias Mitchell. Vi piace il vostro lavoro sotto copertura?”
Gli altri due dipendenti della squadra, intanto, si siedono compostamente al tavolo ai posti che Fisk indica loro. Sono un uomo sui trent'anni ed una donna dai capelli chiari, perfettamente silenziosi e vestiti da tecnici informatici.
2 commenti:
C'è poco da fare, il lavoro di ufficio mi provoca sonnolenza
e Killex è meglio che si concentri sul lavoro XD
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