venerdì 24 marzo 2017
Una stanza con una cascata d'acqua gorgogliante sulla parete destra, un tavolo laccato di bianco su esili sostegni di metallo satinato al centro e sottili lampade a spettro completo che illuminano discrete l'ambiente, disseminato di piante tropicali in fiore. Dall'altra parte del tavolo siede Andrea, con l'ombra di un sorriso sulla faccia:
“Allora?”
Penny le si avvicina e le porge il pad con il contratto di acquisizione della Claw Division.
“Sedete pure. Come state dopo due mesi di sonno indotto?”.
I quattro si guardano stupiti.
“Due mesi? Pensavamo fosse molto di più!”
Andrea inarca un sopracciglio sottile:
“Qual è l'ultima data che vi ricordate, prima del vostro presunto viaggio su Marte?”.
Dur cerca di rammentare, e si accorge che il suo passato, diversamente dal sogno marziano, è vago e nebuloso: i giorni e le stagioni si mescolano confusi nella sua mente con un principio di emicrania. Si lascia cadere su una poltroncina di pelle bianca. Forse sono solo stanco…
“Ehm… Settembre 2041?” butta lì Mark, portandosi una mano alla fronte.
Andrea attiva l'interfono e chiama la sua segretaria:
“Judith? Prenoti quattro scansioni celebrali per domattina, sì… I nomi li conosce.”
“Siete rimasti in quella simulazione due mesi, ma quello che mi preoccupa è che non ricordate, almeno, i precedenti sei… Un anno e mezzo fa una società della Corea del Nord, la SPHERA, ha raccolto i migliori ricercatori tecnomedici per sviluppare delle tecnologie che permettessero di applicare elementi cibernetici al corpo umano senza scatenare cyberpsicosi. Il progetto ha avuto successo, ma ci sono dei problemi durante l'impianto: il fisico subisce un forte stress e fatica ad adattarsi. La SPHERA, per consentire al paziente di abituarsi ai nuovi impianti, ha creato delle olo-simulazioni: queste permettono al paziente di vivere per un certo periodo di tempo in una realtà fittizia provando i nuovi impianti. Quando questa tecnologia è arrivata sul mercato sono stati creati dei piccoli uffici e venduti i brevetti, rendendo ignobilmente ricchi i fornitori: tutti quelli che contano hanno cominciato a farsi sostituire i vecchi impianti, vendendoli poi al mercato nero. Io stessa ho sostituito tutti i miei e voi avete ricevuto dalla InfoCorp l'autorizzazione per farvi reimpiantare. Siete stati messi in una lista d'attesa: ve lo ricordate questo?”
Penny, seduta composta sull'orlo della poltroncina, si gira a cercare lo sguardo di Mark:
“N-no… Io non ricordo nulla”.
“Adesso viene il bello” il volto di Andrea si irrigidisce impercettibilmente e la sua voce si fa tagliente: “Circa sei mesi fa Shadow è riuscito a farmi avere copia di alcuni documenti segreti destinati al CdA della InfoCorp: erano il mio ordine di terminazione, e la cancellazione di tutte le squadre alle mie dipendenze."
La donna fa una pausa, e un breve sospiro:
“Io non mi faccio licenziare, non è nel mio stile: ho preso i miei soldi ed ho fondato questa azienda. Avevo bisogno di personale e quindi ho chiesto a Sagara e Shadow di lavorare per me: Sagara ha accettato, Shadow è attualmente la nostra talpa alla InfoCorp. Ah, devo avvisarvi che Sagara ha avuto un piccolo incidente durante la simulazione della sua morte: adesso il suo cervello è nei nostri server, sarà il vostro assistente vocale e il vostro firewall”.
“Quindi è morto davvero” commenta Dur, laconico.
“Avevo intenzione di offrire un contratto anche a voi, ma non riuscivo a trovarvi da nessuna parte. Shadow ha scoperto alla fine che la InfoCorp vi aveva lasciati in quei letti alla Claw Division come cavie, un modo facile per liberarsi di voi… Il mio scopo ora è far crescere la E.G.O. Inc abbastanza da riuscire a rientrare alla InfoCorp con un'acquisizione controllata e scoprire chi ha dato quell'ordine di terminazione. E vendicarmi”.
“Mi sembra un buon piano” ghigna Fisk.
“Vi posso offrire un impiego dirigenziale, ed operativo: vi offro la gestione del reparto di internal audit. In questo modo risponderete direttamente alla sottoscritta, sarete la mia squadra ombra. Lo stipendio sarà inizialmente modesto, ma vi offro delle quote di partecipazione dell'azienda. Il vostro contratto prevede un ufficio, un appartamento ed un piccolo conto spese a nome di Penny. Che ne dite?”
“Dove dobbiamo firmare?” chiede Mark sporgendosi dalla sua sedia.
“Bene. Ma vi avviso: formalmente siete rimasti su quei letti. Voi, ufficialmente, siete morti”.
Mark si sveglia urlando. Nel buio fitto della stanza i suoi ottiscudi gli permettono di rendersi conto che si trova in una piccola camera vuota, fatta eccezione per il lettino di ferro su cui è disteso. Con il cuore che gli martella in gola si alza e scosta le tende, affacciandosi alla finestra: fuori, luminosa anche nel pieno della notte, luminosa nella pioggia incessante, Nuova New York brulica di vita e di violenza, come non ha mai smesso di fare.
Va tutto bene, sono a casa, era solo un sogno, sono a casa… quel figlio di troia di Simon Clarke ci ha scaricato, e la InfoCorp ci ha lasciato a marcire con degli spinotti nel cervello, ma adesso ho un nuovo lavoro, Marte era solo un'illusione, ho un buon lavoro e sono a Nuova New York. Fuori piove, ho un nuovo lavoro e un solo vestito e neanche un paio di calzini di ricambio. In un nuovo appartamento vuoto, a quasi quarant'anni. La solita storia: uccidere o essere uccisi. Per soldi. La solita merda. È la vita che mi sono scelto: mamma e papà non sarebbero d'accordo, mamma e papà erano dei quadri corporativi come si deve, una volta ho quasi spaccato la faccia a Johnny giù al Solitaire perché mi ha detto: te la sbatti qualcuna di quelle pollastrelle corporative per cui lavori, sono fantastiche, ci mettono lo stesso entusiasmo delle puttane e non devi neanche pagarle; e io gli ho detto: bada a come parli, mia madre era una pollastrella corporativa. Ma mica come Penny, quella stupida sgualdrina di Penny, una vera fortuna che sia il mio capo… se non fosse figlia di suo padre non avrebbe nemmeno un posto di lavoro, altro che incarico dirigenziale. Penny che però ha un profumo così buono e davvero ci mette un entusiasmo che non ho mai visto.
Mark esce dalla stanza, attraversa silenziosamente il corridoio buio e addormentato ed apre l'ultima porta sulla sinistra: un'altra stanza vuota ed un lettino su cui nuda e supina, le braccia e le gambe allargate a stella marina, Penny dorme con la bocca aperta. Il solitario si sporge e le sfiora una spalla: la ragazza si sveglia di scatto, si volta ed aguzza lo sguardo per riconoscerlo:
“Mark? Che succede?” domanda, spaventata, con i capelli che le cadono sugli occhi.
“Tranquilla, va tutto bene: non riuscivo a dormire ed ho pensato di passare a vedere se ti serviva qualcosa”.
“Ma a me non serv...” risponde Penny, poi capisce e, cambiando tono, sussurra facendogli posto “Vieni qui”.
Mark siede sul letto, lei gli passa le braccia intorno al collo e gli accarezza i capelli sulla nuca: “Poverino, hai fatto un brutto sogno?”
“No, è solo che mi sei mancata”.
2 commenti:
TUTTI in quell'appartamento hanno fatto un brutto sogno. Un angosciante sogno lungo qualche anno.
Ma almeno il vostro non prevedeva lo sguazzare nei liquami per sistemare valvole difettose! =.='
il cyber-romance non muore mai ghghghg
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