lunedì 13 marzo 2017
Fisk apre la porta a scomparsa sul lato della camera: fuori ci sono un corridoio bianco dal pavimento ovattato e altre porte arancioni. Ampie vetrate sulla destra mostrano un cielo grigio e grigi palazzi lavati di pioggia, tutto è silenzio. I quattro si incamminano cautamente fino a raggiungere la prima porta sulla sinistra, che è socchiusa: dentro la stanza ci sono due dottori chini su un letto su cui è disteso un paziente addormentato. Tubi e tubicini gli escono dalle braccia, andando a collegarsi a grandi macchine ronzanti; sulla parete uno schermo mostra una ripresa in soggettiva di una strada di Elysium, luminosa nel sole del mattino. Mentre sbircia sbalordito nella stanza, Mark sente le mani di Penny aggrapparsi al suo braccio. Gli occhi della ragazza sono dilatati dallo stupore e dalla paura, sulle labbra socchiuse una domanda muta. Con un sorriso che spera essere rassicurante, le fa cenno di tacere e proseguire. La stanza successiva è piena di armadietti e scaffali arancioni: una specie di farmacia, vuota. La terza stanza è buia, ma ha la parete di fondo coperta di enormi schermi su cui scorrono dei codici di programmazione, e ci sono due tecnici che digitano nel vuoto con aria perplessa. Nell'ultima stanza, intorno ad un tavolo, siedono tre uomini vestiti di scuro in giubbotto antiproiettile. Giocano a carte e bevono caffè; su un mobiletto accanto al tavolo sono appoggiate delle armi. In mutande e in punta di piedi, i quattro raggiungono l'ascensore sul fondo del corridoio: i segnali luminosi sopra la porta indicano che il mezzo sta salendo. La cabina ferma al trentaquattresimo piano e le porte si aprono con un ping: dentro c'è un giovane in jeans e cappello da baseball, con in mano un trasportino per le pizze.
“Grazie!” gli sussurra Penny.
“Fanno 45 eurodollari” risponde il ragazzino che non sembra per nulla stupito, senza staccarle gli occhi di dosso. Fisk gli mette in mano il rotolino di banconote, prende i cartoni e gli fa cenno di andarsene. Mentre le porte dell'ascensore si richiudono, Mark apre il primo contenitore: dentro, agrodolce e fumante, c'è una grande pizza all'ananas. Nel corridoio intanto risuona un voce:
“Ragazzi, avete finito di raccogliere i soldi? Vado a controllare se arrivano le pizze...”. Mormorii in risposta.
Un brivido irrigidisce la schiena dei sue solitari, mentre Dur si guarda freneticamente intorno. Merda, Nessun posto dove nascondersi. Adesso cosa facciamo?
“Dovremo cavarcela a pugni” bisbiglia Fisk, pronto a scattare.
“Sono le guardie che mi preoccupano” risponde Mark.
Un uomo in camice esce dalla prima stanza; sul taschino bianco è appuntata una targhetta che recita "CLAW DIVISION" e, sotto, “A. Davies”. con un sospiro di sollievo, Fisk apre i pugni che teneva serrati. Il dottore cammina tranquillo verso di loro e prende il primo cartone con la pizza all'ananas: sotto ci sono una pistola con silenziatore e due mitragliette con tre caricatori. Sorridendo e senza dire una parola, Davies si re-incammina lungo il corridoio, fino alla stanza da cui è uscito. Mark, Fisk e Dur prendono le armi e ritornano fino alla porta della camera con le guardie, appiattendosi contro gli stipiti. Mark conta silenziosamente con le dita: al “tre” i solitari irrompono nella stanza facendo fuoco. Due degli uomini seduti al tavolo crollano faccia avanti, crivellati dai colpi, mentre il terzo si getta dietro un armadietto. Mark entra nella stanza e spara di nuovo: alcuni proiettili rimbalzano contro gli sportelli metallici, ma alla fine anche l'ultima guardia cade, colpita alla tempia. Febbrilmente, Fisk, Dur e Penny entrano nella guardina, recuperano i giubbotti antiproiettile e frugano negli armadietti, cercando dei vestiti. “Dobbiamo chiudere i medici e i tecnici dentro una stanza” sussurra Penny che si sta abbottonando una camicia da uomo azzurra, e più larga di molte taglie “Dur, cerca di capire come funzionano le serrature. Voi ragazzi controllate che non ci siano altre guardie”.
“Se non ricordo male la porta della farmacia aveva una serratura a tessera magnetica” risponde il tecnico, scansando un cadavere con il piede e chinandosi a raccogliere una pistola da sotto il tavolo.
“Noi battiamo il resto del corridoio…” annuisce Mark, allacciandosi un giubbotto antiproiettile sul torace nudo.
Le maniche della camicia azzurra che le arrivano fino alle nocche, Penny bussa allo stipite della terza porta. Nel riflesso verde dei monitor, le teste dei tecnici si voltano di scatto stupite prima, poi decisamente spaventate.
“Volete seguirci, per favore? Non fate la fatica di chiamare la sicurezza, non arriverà nessuno” sorride la ragazza. I due alzano le mani, costernati. Agitando l'arma, Dur fa segno loro di uscire e di precederlo fino alla farmacia. Rassegnati, i tecnici si alzano dalle poltroncine e si avviano guardinghi. Mentre la piccola processione percorre il corridoio, dalla prima stanza spuntano con aria preoccupata le teste dei due medici. Davies recita con convinzione:
“Cosa sta succedendo?” chiede, minaccioso.
“Non si preoccupi, va tutto bene” risponde Penny puntandogli la pistola al petto “stiamo solo requisendo questo laboratorio. Sia così gentile da seguire i suoi colleghi fino alla farmacia”.
Da sinistra, nel corridoio, arrivano intanto delle esclamazioni concitate e, attutiti, alcuni colpi d'arma da fuoco. Assiepati contro la parete di fondo della farmacia, medici e tecnici si guardano spaventati, ma nessuno ha il coraggio di parlare. Mentre Dur tiene i prigionieri sotto tiro, Penny li perquisisce: prende loro cellulari e dispositivi elettronici, poi gli lega le mani dietro la schiena con del nastro adesivo. Fisk e Killex arrivano alla farmacia scortando una mezza dozzina di persone.
“Chi è il responsabile qui?” chiede Dur agli uomini raggruppati sul fondo della stanza, senza abbassare la pistola. Le teste dei prigionieri si girano all'unisono verso un uomo di mezza età in camice che indossa dei sottili occhiali d'oro.
“Sono il dottor Knight ” risponde questi, con voce tremante.
“Bene” dice Fisk “ci dia i suoi codici d'accesso per il sistema informatico”.
“Oh, non mi ucciderete, vero?”
"Non per il momento”.
8 commenti:
Tutto è bene quel che finisce bene... kind of.
Veramente è appena cominciata!
Si, ma per lo meno ora siete liberi e armati.
E con una pizza.
Cmq le guardie meritavano di morire già solo per aver ordinato una pizza all'ananas.
il mondo si divide in due categorie:
nella prima si annoverano tutti coloro che sono contrari a simile abominio, nella seconda tutti i pervertiti a cui piace...XD
comunque impagabile la reazione dei giocatori quando hanno aperto il primo cartone di pizza e ci hanno trovato DAVVERO la pizza... XD
Dico solo che è stata tagliata la part in cui io e Killex quasi ci siamo ammazzati a vicenda
nooo...peccato! mi incuriosiscono sempre molto i "suicidi" di gruppo...ma vi stavate uccidendo per errore spero! chiedo perchè noi abbiamo avuto anche casi di azioni violente volontarie interne al gruppo...
In questo caso era "involontaria"... sai, vedi un'ombra, pensi che sia un nemico, spari... ed invece è il tuo compagno dall'altra parte del corridoio. XD
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