venerdì 22 aprile 2016
Il palazzo InfoCorp è in preda al caos: i pochi impiegati rimasti, ignorando la gravità della situazione, si aggirano per le stanze senza sapere che fare. I dirigenti introvabili e la mancanza di connessione li rendono inquieti e desolati come cani senza padrone; la segretaria Mary tenta inutilmente di controllare la posta del mattino, mentre nell'ufficio stampa gli addetti alle pubblicazioni, dopo aver rinunciato ai loro compiti, ammazzano il tempo con una partita a strip poker.
Al trentunesimo piano Mark, ancora incredulo, infila i suoi fucili preferiti in un borsone da viaggio. Questo sì che si chiama far carriera pensa stralunato, vent'anni di onorato servizio e poi finisco a fuggire in fretta e furia dalla Terra come un profugo di guerra. Salvato dalla piccola Janine. Non so nemmeno cosa portare: probabilmente i miei soldi non varranno un cazzo, su Marte. E poi cosa metto nella valigia? Il vestito buono e tre paia di calzini?
Improvvisamente si accorge che sentirà la mancanza di Nuova New York: le lunghe serate fumose al Solitaire con Fisk, la corona e le partite a biliardo e il vecchio maxischermo che trasmette le partite di rollerball. E gli appostamenti nella sua mustang, nel freddo della notte, aspettando qualche malvivente prezzolato per poterlo prendere a pugni prima di consegnarlo alla OCP. E il grande letto rotondo di Penny, odoroso di fiori sì, che non si sa mai se sia lei a profumare o le lenzuola. Mi mancherà persino quel figlio di puttana di Cheng, quel russo bastardo e il suo locale del cazzo dove il martedì sera si traffica carne fresca, ed armi il mercoledì. Mi mancherà cucinare chili la domenica pomeriggio, prendendo per il culo Sagara e la sua puzza di Ramen. Mi mancherà la mia vita qui. È davvero il caso di partire, sull'onda dell'allarmismo, per un attacco informatico? Ma cosa mi racconto? Non rimarrà nulla da rimpiangere. La Terra è fottuta, lo sappiamo tutti. È solo che non vogliamo ammetterlo.
Alle 14.30, al piano terra, si presenta un uomo di mezz'età, assolutamente anonimo, mingherlino e pallido: "Io sono Kolev" dice tendendo la mano a Dur che è sceso con Mark, Fisk e Penny ad aspettarlo. "Siete voi il mio contatto?"
"Siamo noi. Quanto ci costerà andare su Marte?"
"Non ho bisogno di soldi. Janine mi ha parlato di un tecnico. Mi serve un tecnico: io me la cavo come pilota, ma di impianti non capisco nulla. Chi di voi è il mio uomo?"
"Sono io, ma loro partono con me" risponde Dur indicando gli altri. "Ci servirà qualcuno che ci guardi il culo quando arriveremo su Marte".
"Loro sono ok, ma la ragazza?" chiede Kolev guardando Penny, le sue unghie lunghe ed i vestiti provocanti.
"Lei è il mio apprendista" taglia corto Dur. "Vediamo questa navetta".
L'uomo porge un tablet e Dur analizza rapidamente le specifiche della piccola nave da guerra, riadattata per il viaggio interplanetario: ci sono sei letti criogenici, una sala comandi ed una piccola cucina. I sistemi di pressurizzazione vanno però aggiustati e ci sono molte altre migliorie da fare.
"Ci vorranno un paio di mesi di lavoro per renderla efficiente" commenta Dur. "Se vuole abbiamo un altro tecnico che può aiutarci, ovviamente in cambio di un passaggio".
2 commenti:
addio Nuova New york
Mi mancherai. Mi mancherai un casino dannata città
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