lunedì 25 aprile 2016
Seguono cinque settimane di lavoro, lavoro e ancora lavoro. Accampati in un piccolo hangar al confine sud est della cupola, tutti si sfiancano per riadattare la navetta, riempiendosi di caffè e cocaina. Mentre Dur, Mendoza e Mark lavorano sul velivolo, Fisk e Penny girano per la città in cerca di pezzi di ricambio. Ogni giorno portano guaine, cavi, attrezzi, ma soprattutto brutte notizie: i sistemi di pagamento sono offline, i negozianti accettano solo pagamenti in oro, le camionette blindate della OCP intimano ai cittadini di barricarsi in casa, la sede della NNY Bank è stata assaltata e di essa ormai non rimangono che macerie fumanti. I semafori nelle strade, il condizionamento termico, le serre idroponiche hanno smesso di funzionare. Tutto ha smesso di funzionare. La temperatura nella città scende sotto zero. Gli impiegati rimasti si sono trincerati nella sede centrale della Infocorp e sparano a chiunque si avvicini al grattacielo; lo sprawl rigurgita caos e violenza tra le strade di Nuova New York senza che la OCP riesca ad arginare il problema. Nell'East Side di Manhattan è un unico susseguirsi di rapine, saccheggi e omicidi.
Preoccupati da un possibile attacco, Dur e Mendoza montano il cannoncino dello Stryker sulla navetta, mentre Mark e Fisk si alternano nei continui turni di guardia. Penny sente acutamente la mancanza del suo parrucchiere.
Infine una gelida mattina, poco prima dell'alba, la navetta si alza in volo sopra la città sconvolta dalla violenza: dagli oblò si distinguono due eserciti che si scontrano su una grande breccia della cupola. Un'orda di booster ciberpsicotici è riuscita a penetrare a Nuova New York e la sta conquistando metro su metro, morto su morto. Mentre la navetta si allontana dall'hangar, dei colpi di armi pensanti le sibilano intorno: Dur riesce a rispondere al fuoco abbattendo un cannoncino, ma improvvisamente un urto violento manda il velivolo fuori rotta. Kolev bestemmia tentando di riprendere il controllo.
"Meglio portare via il culo, il più in fretta possibile!" urla, zigzagando tra le esplosioni in direzione dell'apertura.
L'impianto criogenico, programmato per disattivarsi ogni settimana di viaggio, sveglia Dur per permettergli di fare i controlli di routine. Il tecnico apre gli occhi lentamente, le membra irrigidite e formicolanti. Sotto la cupola di metallo della navetta, nel ronzio dei sistemi automatici di pilotaggio, i suoi compagni dormono composti nelle loro bare d'acciaio. Fuori dall'oblò, a poppa, la Terra scintilla lontana, verdazzurra ed apparentemente intatta.
Dur si alza sospirando, si sgranchisce e comincia a prepararsi un caffè. Siede poi al posto di comando, sorseggia grato la bevanda ed osserva lo spazio vuoto dal parabrezza.
Dopo una decina di minuti passa a controllare i sistemi di navigazione, poi verifica i letti criogenici. Fisk, la barba scintillante di brina, giace immobile, il suo stato corporeo riassunto su di un piccolo monitor.
Giorno 315 post lancio, anno duemilasettantaequalcosa.
Per la quarantacinquesima volta la procedura di risveglio dalla criostasi - a me piace definirla "funzione defrost a 160 Watt" - ha funzionato correttamente, per cui per un'altra settimana non siamo destinati ad un'orribile morte nelle profondità dello spazio.
Ormai il mio corpo si è abituato ad essere scongelato ogni sette giorni; ho avuto solo un paio di conati, le mie dita si flettono alla perfezione e l'uccello mi tira come al solito.
Tutto bene, insomma.
Forse dipende dal fatto che ho smesso di mangiare i fagioli in scatola di Fisk. Sono meglio delle razioni militari di Killex e non posso nutrirmi con le pillole di Penny. E non ho la minima intenzione di toccare i ramen di Sagara! Mi sa che dovrò pensare ad una scusa per tranquillizzare Fisk; quando si sveglierà e non troverà più metà delle sue scorte private, quello psicopatico potrebbe dare in escandescenze. E questo vuol dire solo una cosa: mi strapperà le braccia e me le infilerà in gola. Una fine ingloriosa per lo stronzo che li sta conducendo sani e salvi su Marte!
Ho controllato le calibrazioni dei sistemi di guida automatici e sembra tutto ok, anche la diagnosi dei sensori esterni non ha rilevato nessuna anomalia. Meglio così, non avevo la minima voglia di farmi una passeggiata nello spazio.
Mi chiedo perché cazzo continuo a scrivere su questo olo-diario... ogni registrazione è uguale alla precedente! Beh, tranne quella in cui ho scoperto che la centralina del tubo criogenico di Killex era andata in palla e stava per friggerlo. Fortunato bastardo! Se non me ne fossi accorto in tempo, la settimana prossima avrei avuto una nuova voce sul mio variegato menu: solitario in crosta. Ora mi deve almeno una cassa di birra.
Dur si sgranchisce la schiena, poi riprende a digitare.
Mi sto annoiando. Tanto. Lo spettacolo all'esterno è sempre lo stesso, stelle e stelle su fondo nero. Marte non è ancora in vista. Penso che mi dedicherò un po' ai "documenti" che ho recuperato dagli harddisk di Sagara, poi tornerò in criostasi.
7 commenti:
I miei fagioli! Ho dovuto affrontare una nutrita marmaglia di senzatetto per rubarne abbastanza per il viaggio!
Dur! Sei in tecnico morto appena esco da qui!
E non sarà bello ne piacevole quando ti infilerò un braccio in gola e uno nel culo, così potrai stringerti la mano da solo!
Suvvia, Fisk... non li ho mica mangiati tutti.
Dovresti invece ringraziarmi, figlio di una cyberzoccola! Se non fosse stato per me, ora saresti un ammasso di carne e metallo alla mercé di cyberpsicopatici!
Mi pareva ci tenessi alla tua pellaccia!
Comunque, per la cronaca... quei fagioli erano uno schifo.
Bella la citazione da Trinità!
per fortuna è rimasta la mia birra XD
In realtà è rimasta solo quella che ti eri portato nel tubo criogenico...
ARGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
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