lunedì 16 ottobre 2017
Fisk e Dana attraversano ridacchiando le sale mancanti dell'esposizione, senza praticamente guardarle: lei ha ancora il viso arrossato e lui la camicia abbottonata storta. Quando escono dalla mostra nella hall del settimo piano, il solitario nota che ci sono parecchie guardie armate che stanno fermando alcuni visitatori per dei controlli.
“Cosa sta succedendo?” chiede Dana ad uno degli uomini in divisa, fermo a braccia conserte all'imbocco di una scala mobile.
“Non si preoccupi signora, ma c'è stato un incidente, e la OCP sta arrivando. Le uscite sono momentaneamente bloccate”
“Merda” pensa Fisk, e proprio in quel momento il telefono nel suo cervello squilla.
“Dottore?”
“Buonasera, Fisk. Dato il tasso alcolico che ho intuito nella voce del suo capo mi sono permesso di chiamare lei. Ho per caso trovato una valigetta che la posizionerebbe in un luogo ben preciso sei mesi fa…”
“Mi sfugge il punto, ma continui pure”
“Stiamo parlando della sua perdita di memoria. Dovremmo discuterne il prima possibile, magari in ufficio”
“Va bene, dottore, ma non so quanto tempo ci metterò per arrivare. Siamo bloccati al centro Waterford perché la OCP sta arrivando, probabilmente per una retata”
“Stanno arrivando per lei?”
“Non ho fatto nulla, dottore” “Discuteremo della sua propensione a cacciarsi nei guai nella seduta di martedì. Ma adesso ho una certa fretta di incontrare lei e i suoi colleghi. Voglio vedervi subito” Mentre il solitario parla con Rosenbringer, Dana vede quattro agenti di polizia arrivare dalle scale mobili: prende Fisk per un braccio e lo allontana.
Killex e Penny raggiungono il piano terra in ascensore cercando di guadagnare l'uscita: lei è ancora piuttosto ubriaca e mormora maledizioni a Rosenbringer che li costringe a tornare in ufficio il sabato sera, lui la sorregge e la consola, sentendosi affettuoso e colpevole. Sul portone, in mezzo ad una piccola folla che protesta, vengono fermati da due guardie armate.
“Mi dispiace, signori, ma non possiamo lasciarvi uscire: c'è stato un incidente e la OCP sta arrivando. Adesso scusate, ma dobbiamo perquisirvi”
“Io ho una pistola” ammette Killex, consegnando la sua arma. La guardia ne inserisce la canna in un piccolo dispositivo per controllare quando ha sparato: sul display si accende una lucina rossa.
“Lei è a posto. Può accomodarsi…”
“Ma noi dobbiamo tornare in ufficio subito” farfuglia Penny in tono lamentoso alla guardia che la perquisisce “Non è che potrebbe fare un'eccezione e lasciarci andare?”
“Lo farei volentieri, signorina, ma ho avuto ordini precisi e non posso permettermi di perdere il lavoro…”
Killex accompagna il suo capo in una saletta d'attesa a destra dell'ingresso e la fa sedere su una poltroncina di similpelle. Alle pareti della stanza dei proiettori trasmettono il notiziario della sera e ci sono una ventina di persone che si lamentano a mezza bocca del trattamento che le guardie hanno riservato loro: tutti sembrano avere una gran fretta di andarsene dal complesso Waterford e si alzano a tratti per controllare se la situazione si è sbloccata. Sospirando il solitario siede accanto a Penny, lei gli si appoggia contro mormorando qualcosa. Nella sua testa Killex sente squillare il cellulare:
“Dimmi Silva…” risponde infastidito
“Devo vedervi il prima possibile. Quando saprai perché me ne sarai grato”
“Mi piace il tuo ottimismo”
“Non sto scherzando. Io sono al complesso Waterford, dove ci possiamo incontrare?”
“Siamo qui anche Penny ed io, e non ci lasciano uscire. Ci trovi nella sala d'aspetto della hall del piano terra”
Dopo una decina di minuti Ellen entra nella stanza, individua Mark e Penny e va a sedersi accanto a loro.
“Allora cos'è successo?” le chiede il solitario
“Stavo assistendo ad uno scontro tra nanobot e… Beh, per farla breve: guarda questo” risponde la giornalista inviando a Killex il video che ha registrato nel bagno degli uomini al decimo piano. Il solitario riconosce in uno degli uomini vestiti di scuro un giovane agente operativo della InfoCorp.
“Sai dov'è questa valigetta di cui parlano?” chiede infine
“No, ma so chi è il morto: ho controllato i suoi documenti. Si chiama Carl Jason Haven ed è un investigatore privato”
Rosenbringer sta finendo il secondo cocktail della serata sotto gli occhi impazienti di Sonja che vuole trascinarlo a ballare, quando vede entrare nel locale quattro uomini vestiti di scuro che si sparpagliano nella stanza e cominciano a girare tra i tavoli come cercando qualcosa. Si muovono come soldati durante una perquisizione e, sotto le giacche, hanno l'inconfondibile rigonfiamento delle pistole.
“Vuoi scusarmi un attimo, tesoro? Torno subito”
Rosenbringer afferra la valigetta a va chiudersi in un bagno. Butta la semiautomatica nel cestino ed infila il faldone arrotolato e la pen drive nella tasca interna della giacca, poi si sofferma a studiare il meccanismo di cui non conosce la funzione: è una specie di piccola scatola di metallo con due bottoni e due led, uno rosso ed uno verde – quello rosso è leggermente illuminato. Perplesso, il dottore chiama Dur: quando il tecnico risponde si sentono in sottofondo il rumore di un saldatore e gli inconfondibili gemiti di un film porno.
“Mi dica dottore”
“Avrei bisogno di una consulenza tecnica. Ho qui una scatola di metallo, con due bottoni, un led rosso ed un led verde… Lei ha idea di cosa possa essere?”
“Così, senza aprirla, mi è un po' difficile…”
Rosenbringer apre il dispositivo ed invia a Dur una foto dell'interno: ci sono una scheda stampata collegata con due cavetti ad un piccolo woofer.
“Sembra un riproduttore di suoni multifrequenza. Non ho idea di che effetto abbia, però. Vedo che ha solo due bottoni, quindi probabilmente è già settato per riprodurre una frequenza particolare. Se lei fosse qui poteri fare dei test…”
“Era in una valigetta insieme ad una pistola e delle informazioni abbastanza sensibili. Cosa le viene in mente?”
“Potrebbe essere un meccanismo di difesa. Potrebbe stordire, o far vomitare o qualcosa del genere. Le consiglio di mettersi dei buoni tappi per le orecchie prima di provarlo…”
Rosenbringer sente la porta dei bagni aprirsi con una certa decisione, e dei passi misurare la stanza: chiude la chiamata e velocemente fruga nelle tasche laterali interne della valigetta. Trova delle specie di auricolari, che si infila nelle orecchie; i passi intanto si avvicinano ed una mano abbassa la maniglia del gabinetto in cui il dottore è chiuso. Rosenbringer preme uno dei due bottoni sulla scatoletta. Sente un sibilo fastidioso, seguito un paio di secondi dopo da dei tonfi pesanti. Quando apre la porta, vede sul pavimento del bagno due degli uomini vestiti di scuro: si stanno contorcendo orrendamente, in preda alle convulsioni. Rosenbringer abbandona la valigetta nel cestino e, con la scatola stordente nella tasca dei pantaloni, ritorna nel locale. Individua Sonja ai bordi della pista da ballo: sta parlando con uno dei camerieri, e il dottore si affretta a raggiungerla.
“Amore” tuba lei vedendolo “Stavo scambiando due parole con questo simpatico ragazzo: si chiama Jim e, pensa, vuole diventare un musicista. È bravissimo a suonare! Chitarra e batteria addirittura Gli stavo proprio dicendo che mi piacerebbe ascoltarlo una volta o l'altra e che potrebbe lasciarmi il suo numero di telefono per…”
Rosenbringer legge la supplica negli occhi di Jimmy, che sorride, aggrappato al suo vassoio di metallo.
“Lei è molto gentile, ma io dovrei tornare al lavoro, adesso…” balbetta
“Tesoro, è stata una bella serata, non trovi? Perché non la concludiamo in modo romantico?” sussurra il dottore a Sonja. Lei sorride:
“Beh, ciao Jimmy. Noi adesso andiamo a scopare!”
Fisk e Dana passeggiano per il settimo piano del complesso Waterford: lui si tiene lontano dalle guardie che girano tra i presenti e li perquisiscono, lei guarda le vetrine ed ogni tanto lo tira per la manica della giacca per mostrargli qualcosa. Innervosito dalla situazione, senza saper precisamente cosa fare, il solitario chiama Killex:
“Ciao, come va la tua serata? Ho ricevuto una strana telefonata da Rosenbringer: ha detto che Penny è ubriaca e che vuole vederci subito. Tu ne sai qualcosa?”
“Penny ha parlato con lui. Adesso siamo bloccati all'ingresso del complesso Waterford. Degli agenti InfoCorp hanno fatto fuori un tizio e la OCP sta arrivando… Aspetta ho un avviso di chiamata: è Dur”
“Ciao ragazzi. Vi ho messo in conference call” dice il tecnico “Ho l'impressione che il dottore sia nei guai: aveva una valigetta compromettente e mi ha riappeso il telefono in faccia”
“La valigetta!” esclama Silva “Ecco che cos'è successo…”
“Quale valigetta?” chiede Fisk.
Penny sente una come una leggera puntura sul collo. Porta la mano alla nuca e si stupisce di quanto la stanza stia ondeggiando.
“Non mi sento molto bene” balbetta
3 commenti:
Silva ed il suo ottimismo...crede ancora che io sia contento di vederla XD
Suvvia, solo perché ha cercato di fare le scarpe a Penny... ah, e perché esce con tua sorella =D
Perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose?!
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