lunedì 9 ottobre 2017
Il complesso Waterford è un grosso centro commerciale multi livello nel centro di Nuova New York. Dentro ci sono negozi alla moda, ristoranti, locali e cinema multisala: è una sorta di babilonia del divertimento per il sabato sera. Fisk lascia la moto nel parcheggio sotterraneo sorvegliato e sale con Dana al settimo piano in un grande ascensore coperto di specchi. La filodiffusione trasmette una sonata per violino di Vivaldi e lei lo tiene per mano. All'ingresso della mostra il solitario lascia il suo coltello e la sua pistola in un armadietto accanto alla guardiola della sicurezza, Dana sorride mostrando gli inviti.
La prima sala, grande e con le pareti viola, contiene l'introduzione alla mostra e vi è spiegata l'evoluzione dell'arte Lowbrow dalla sua nascita in California, negli anni settanta del ventesimo secolo, alle installazioni contemporanee in hyperreality. Dana e Fisk discutono di estetica underground per qualche minuto, attraversando la stanza ed infilandosi nel successivo corridoio semibuio dove vengono avvicinati da due maschere in completo scuro che consegnano loro i plugin necessari a vedere le proiezioni olografiche. I due si collegano ai dispositivi e passano nella sala successiva: appena entrati vengono investiti da una colata di panna montata eruttata da un vulcano di pasta di biscotto e cioccolato. Fisk impreca facendo un salto indietro e porta la mano al fianco, cercando la pistola, Dana ride mentre la panna si accumula ai loro piedi. Gli altri visitatori li guardano malissimo, scuotendo la testa.
“Scusa, non me l'aspettavo…”
Sguazzando nella panna virtuale i due raggiungono la sala successiva, all'ingresso della quale un cartellino recita “la Danza dei Pappuini”: è la rappresentazione olografica di una giungla tropicale immersa nel sole del mattino; l'ambiente è reso caldo ed umido dai climatizzatori e sul pavimento sembrano crescere muschio, felci ed orchidee. Sui rami più bassi delle conifere e sulle liane che pendono da essi si dondolano schiamazzando delle scimmie con la testa di pappagallo. Dana le osserva a lungo, poi si rivolge a Fisk:
“Tu cosa ne pensi?”
Il solitario riflette per un attimo, poi si lancia in una disanima critica:
“È chiaramente una parodia della società contemporanea, ed insieme una critica. La giungla rappresenta la giungla di cemento in cui viviamo e le scimmie siamo noi. Hanno la testa di pappagallo a dimostrare che siamo tutti impegnati nell'apparenza, gli uni uguali agli altri: non esiste più l'individualità, ma solo l'adeguarsi ad un archetipo irraggiungibile che…”
Uno degli altri ospiti presenti nella stanza, un uomo di mezza età vestito con grande cura, interrompe Fisk.
“È inutile che lei cerchi di dare un senso a questo insensato guazzabuglio di mediocrità” sentenzia scuotendo la testa.
Tutti i presenti li stanno guardando ed ascoltano attenti, Fisk osserva il suo interlocutore e riconosce Zlatan Ljubiankic, un critico d'arte molto famoso ma attualmente un po' in decadenza. Dana gli dà una discreta gomitata nelle costole, ma il solitario non demorde
“Signor Ljubiankic, questa critica mi sembra dettata solamente dall'isolazionismo in cui lei si è rifugiato negli ultimi anni… evidentemente lei non è rimasto al passo con le ultime novità dell'arte contemporanea…”
Il pubblico trattiene il fiato ed il critico arrossisce profondamente
“Come si permette?” chiede, stizzito “Lei è solo un novellino!” poi, continuando a scuotere la testa, esce dalla sala. Tutti i presenti guardano Fisk con occhi ammirati e Dana gli passa un braccio introno alla vita:
“Sei stato sensazionale” sussurra “Sapevo che eri bravo, ma mettere a tacere Ljubiankic! Ho scelto bene il mio uomo… Che ne dici se…?”
Lei lo sospinge verso una porticina a lato della sala su cui è scritto “STAFF ONLY” e Fisk, che si sente un po' lusingato ed un po' incastrato, la lascia fare.
“Non ho mai fatto una cosa del genere ad una mostra d'arte” le dice, abbracciandola contro il muro della stanzetta semibuia, dopo aver chiuso la porta.
“Neanche io” risponde lei divertita, sfilandosi la giacca e lasciandola cadere sul pavimento.
Ci vogliono pochi secondi perché i loro vestiti finiscano appallottolati a terra e, presi dalla passione del momento, non si accorgono dell'arrivo di due guardie giurate nella stanza finché una delle sue non si schiarisce la voce; Il suo collega fa ironicamente il gesto di applaudire. Fisk si stacca da Dana raccogliendo i suoi pantaloni, e vede delle telecamere alle pareti, lei arrossisce profondamente.
“Se volete seguirci fuori di qui, signori...”
“Vedremo il resto della mostra un'altra volta” balbetta Dana, rivestendosi in fretta.
Mark e Penny scendono dal taxi, diretti al decimo piano del complesso Waterford che ospita un locale all'ultimo grido. Lei indossa una camicetta bianca molto stretta e scollata ed una gonnellina a pieghe da scolaretta, lui è vestito con dei pantaloni all'ultima moda ed una camicia nera con i risvolti fluo con cui si sente molto ridicolo, ma non è riuscito a tenerle il broncio, né a rifiutare gli abiti che Penny gli ha scelto. All'ingresso del locale ci sono quattro guardie in uniforme ed un cartello che recita “non sono ammesse armi”, ma Killex ha nascosto il suo revolver in una fondina sulla coscia e i pantaloni sono abbastanza ampi da mascherarla: passa i controlli con finta aria noncurante, mentre Penny mostra i biglietti alla maschera. Dopo il guardaroba vengono accolti da degli addetti in giacca blu che porgono loro dei visori, infine giungono nella sala principale del locale. Ci sono luci soffuse e pareti blu e tavolini di corallo separati da delle fioriere piene di rocce e piante marine geneticamente modificate. La stanza si apre su una terrazza riscaldata con lettini blu intorno ad una grande piscina ad idromassaggio. La musica è quella che scala le classifiche del momento e i presenti sono eleganti e discreti, soprattutto belle donne ed uomini d'affari che si rilassano dopo una settimana di lavoro. Penny indossa il visore che le hanno consegnato all'ingresso e vede la stanza riempirsi di bolle come un acquario, tra le bolle nuotano pesci tropicali traslucidi.
“Che carino, Mark devi provare”
“Un locale da fighetti pieni di soldi” borbotta lui.
“Non fare il guastafeste, andiamo e prendere un cocktail! Tu cosa vuoi?”
Killex ricorda che per una sera non è una guardia del corpo ma un cliente e si guarda intorno, poi sospira e dice:
“Per me una birra”.
Penny ordina da bere ad un cameriere in giacca blu, poi i due vanno a sedersi sul bordo della piscina. La ragazza accavalla le gambe e si guarda intorno: ci sono dirigenti d'azienda, noti viveur, ereditiere e modelle. Ansiosa di gettarsi nella calca, finisce il suo martini e prende la mano di Mark:
“Andiamo a ballare”
Lui scuote la testa, e Penny si avvia da sola sulla pista: in un paio di minuti ha intorno una mezza dozzina di uomini e sta bevendo e ridendo con loro.
Rosenbringer riceve un nuovo messaggio: “Dove sei? Mi sono stancata di aspettarti!” è allegato un selfie e dietro il sorriso di Sonja si vede un'insegna che recita “Fish Eye Effect”. Il dottore cerca l'insegna sulla rete e riesce a risalire all'indirizzo del locale: chiama un taxi e raggiunge in fretta il complesso Waterford. Sperando che la sua amante non si sia ancora cacciata in qualche guaio, il dottore sale al decimo piano nell'ascensore tappezzato di specchi. Non è mai stato al complesso Waterford, e ne apprezza l'atmosfera elegante e discreta. All'ingresso del locale viene viene fermato però da una guardia in uniforme che gli chiede il biglietto.
“Mi scusi un attimo” dice Rosenbringer sorridendogli, e chiama Sonja
“Finalmente!” risponde lei. Ha la voce spazientita e leggermente impastata “Dove sei?”
“Tesoro, sono qui fuori, ma senza biglietto non mi lasciano entrare. Non hai un biglietto anche per me?”
“No, adesso no”
“Sonja, tesoro, perché non mi raggiungi fuori? Andiamo insieme in un altro locale”
“Ma qui è bello, ci sono i pesci!” si lamenta lei “Non puoi trovare il modo di entrare?”
“Mi piacerebbe accontentarti, ma senza biglietto non si può entrare. Fidati di me, tesoro, ti porterò in un posto che ti piacerà ancora di più” la blandisce pazientemente Rosenbringer. Lei sbuffa, poi cede:
“Va bene, arrivo”.
Un paio di minuti dopo Sonja compare all'ingresso del Fish Eye Effect: indossa il grazioso vestito di seta azzurra con cuciture d'argento che mancava nell'armadio e la pelliccia che le ha regalato Rosenbringer. Ha in mano una valigetta ventiquatt'ore di pelle nera.
“Allora, dove mi porti?”
Il dottore le consegna i fiori e i cioccolatini che ha comprato per lei, Sonja li prende e si illumina:
“Ma come sei carino!” dice, poi si rivolge alla guardia “Non è davvero ,davvero carino?” Rosenbringer la trascina via ed attraversa con lei il decimo piano fino a trovare un altro locale: il prezzo dell'ingresso è piuttosto alto, e la musica pure, ma a Sonja sembra piacere.
“Tesoro” dice lui sedendosi ad un tavolino di ghiaccio nella sala azzurra del cocktail bar con discoteca “Cosa c'è in questa valigetta?”
“È di C.J.” risponde lei chiamando un cameriere vestito di bianco con un gesto
“E chi è C.J.?”
“È stata una cosa molto divertente. Mentre stavo aspettando per entrare al Fish Eye Effect mi si è avvicinato questo tizio, abbiamo fatto due chiacchiere e siamo entrati insieme” la voce di lei si fa vaga, segno che gli sta nascondendo qualcosa.
“Siete entrati insieme?”
“Sì, io avevo due biglietti e lui aveva dimenticato il suo. Doveva assolutamente incontrare lì delle persone. Poi lui è andato ad ordinare da bere e mi ha chiesto di guardare la sua valigetta, a quel punto hai chiamato tu. Penso che dovrei tornare lì a ridargliela, ma sono davvero curiosa di scoprire cosa c'è dentro…”
4 commenti:
Proprio un bel post! Complimenti! =)
come la api sul miele...XD
Concorod con Andrea bellissimo anche il modo in cui si passa da un momento comico alla probabile tragedia imminente! XD
Spassosissimo
@Andrea, @MrMist: grazie mille! *_*
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