venerdì 6 ottobre 2017
Mentre Fisk esce dalla stanza, Andrew Turner cerca con lo sguardo gli occhi di Penny:
“Vi giuro che non so nulla più di quello che ho detto” balbetta. “Drogatemi pure, o sottoponetemi alla macchina della verità – quello che volete…”
La ragazza sospira. “Potremmo anche lasciarti andare, ma fuori di qui sei morto, e lo sai”.
“Questo sarebbe interessante: noi ti lasciamo andare e raccogliamo scommesse su quanti passi riesci a fare fuori dalla E.G.O. Inc prima che un cecchino ti faccia saltare la testa” ghigna Killex.
Turner rabbrividisce.
“Signor Killex, lei ultimamente sembra più sadico del solito… C'è forse qualche dilemma emotivo di cui vuole parlarmi?” chiede Rosenbringer rivolgendosi al solitario che digrigna i denti e risponde:
“Non so di cosa stia parlando, dottore”.
Penny intanto richiama sul suo tablet la scheda personale di Turner: il tecnico ha fatto in effetti un gran lavoro alla E.G.O. Inc, con turni lavorativi di quattordici ore, sei giorni a settimana. E non c'è su di lui nessuna lamentela, solo una richiesta di note di merito da parte dell'ufficio Amministrazione.
“Pare che tu sia bravo a fare il tuo lavoro, Andrew” dice Penny a Turner, che la guarda con occhi speranzosi. “Sarà un peccato lasciarti in mano a Fisk”.
“Però potremmo tenerlo” azzarda Rosenbringer, “impedendogli qualunque contatto con l'esterno. Un dipendente che deve all'azienda eterna gratitudine è un buon dipendente”.
Sporgendo la lingua sulle labbra, Penny riflette a lungo mentre Turner la guarda, pallidissimo, non osando sperare.
“E va bene. Ti offriamo un brillante futuro: ogni volta che in questo ufficio si staccherà una spina e qualcuno non saprà come riattaccarla, ogni volta che ci sarà un toner da cambiare, ogni volta che un cestino della carta sarà pieno interverrai tu. Non potrai avere nessun contatto con l'esterno, avrai una cavigliera elettronica che controlla i tuoi movimenti e la Sicurezza avrà ordine di spararti se proverai ad uscire dall'edificio. Potrai dormire in un ufficio vuoto, chiaro?”
“Quindi sono vivo?” chiede il tecnico con le lacrime agli occhi.
“Per il momento sì, ma non abituartici...”
Fisk rientra nella sala interrogatori bevendo l'ultimo sorso del suo caffè e nota il sollievo sulla faccia di Turner.
“Cosa sta succedendo?” chiede a Killex.
“Ci siamo rammolliti” sospira Mark contrito. “Adesso chiamo la Galkina e le chiedo una cavigliera elettronica”.
“Beh, il capo è lei, miss Penny” borbotta Fisk, visibilmente deluso.
“Su, ragazzi, state allegri: per oggi abbiamo finito ed abbiamo la serata libera” sorride Penny, alzandosi dalla sedia. “Io adesso vado a preparami per uscire”.
Mentre Penny si fa la doccia nel bagno dell'ufficio, pensando al locale in cui andare a divertirsi, Killex gira innervosito per il settimo piano: fermatosi per un attimo davanti all'ufficio del suo capo nota sulla scrivania, tra una foto di Simon Clarke ed una scatolina di crema per il viso molto costosa, un pacchetto infiocchettato con un nastro rosso. Si avvicina incuriosito; sopra il pacchetto c'è un biglietto di vera carta e, sul frontespizio, con una grafia regolare ma angolosa, è scritto:
“Spero di farti cosa gradita. K.R.”
Infastidito, apre il biglietto e legge:
“Cara Penny, volevo invitarti ad una festa esclusiva al "Fish Eye Effect", al decimo piano del complesso Waterford; purtroppo questa sera ho un impegno improrogabile e non posso accompagnarti. Ti regalo quindi i due biglietti, decidi tu con chi andare. E, mi raccomando, metti la parure: enfatizzerà lo splendore dei tuoi occhi. Con affetto (e un po' di invidia per il tuo accompagnatore), Kristjan”
Furioso, Killex riduce il biglietto in pezzi e poi li scaglia nel cestino imprecando. Coperta solo da un piccolo asciugamano, Penny esce dal bagno e si affaccia nell'ufficio, scuotendo i capelli umidi. “Qualcosa non va?”
Mentre beve una birra e mangia pollo fritto, stravaccato in mutande sul divano del salotto di casa, facendo zapping con il proiettore, Fisk riceve un messaggio di Dana Anderson:
“Lavori anche questa sera o ci vediamo?”
“Mi hanno appena dato la serata libera, cosa volevi fare?”
“Ottimo!! Ho due biglietti per una mostra d'arte Lowbrow con le famose oloproiezioni di Alexandra Borgia, compresa la Wanderfool Street. Andiamo insieme?”
Fisk ripassa mentalmente quello che si ricorda di Neo Surrealismo Pop e poi cerca la mostra in rete: sta facendo il giro del mondo con grande successo e l'ingresso è molto esclusivo, costando mille eurodollari.
“Come hai fatto ad ottenere l'invito?” seguono emoticon.
“Tramite l'università. Devo scrivere una revisione ed ho pensato che ti sarebbe piaciuta. Allora, vieni?”
“Il tempo di vestirmi e passo a prenderti”.
Ellen Silva torna all'appartamento che condivide con Rose Killex: la casa è deserta, nulla di nuovo, Rose lavora spesso fino a tardi. Ellen si toglie le scarpe, appende l'impermeabile bagnato di pioggia sull'attaccapanni e va in cucina per cercare qualcosa da mangiare. Sul frigorifero, fermato da una calamita a forma di molecola di serotonina, trova un biglietto che recita:
“Se questa sera sei libera la squadra della mia università sfida quella dell'università di Seattle in un combattimento tra nanobot. Io sono già lì per organizzare l'evento, ma posso mandare una macchina a prenderti. Fammi sapere. Un bacio. R.”
Sul taxi che lo riporta al nuovo appartamento che ha preso in affitto in segreto - per evitare che la sua amante diventi un problema per il suo lavoro - il dottor Rosenbringer riceve da Sonja un messaggio con scritto:
“Mi manchi tanto”.
Deducendone che lei è di buon umore, si ferma lungo la strada a comprare fiori e cioccolatini, poi, arrivato a casa, apre la porta con un sorriso:
“Sonja, tesoro, sono arrivato!”
La sua voce risuona nell'ingresso silenzioso, le luci sono spente e non c'è nessuna risposta. Rosenbringer fa il giro dell'appartamento, infine apre l'armadio di Sonja in camera da letto: i vestiti e le valige sono al loro posto, mancano solo un abito di seta e la nuova pelliccia che lui le ha regalato. Stupito, ma neanche troppo, prova a telefonarle: il cellulare squilla a lungo, a vuoto. Sospirando, il dottore va in cucina a versarsi un bicchiere di vino e nota, sul ripiano di marmo accanto al lavandino, una busta aperta e vuota: è indirizzata ad un certo Martin von Caunfer, ma reca l'indirizzo di casa del dottore. Rosenbringer prende il tablet e cerca in rete notizie su Martin von Caunfer, che risulta essere un pezzo grosso, un broker. Il suo indirizzo pubblico corrisponde all'attuale appartamento del dottore: evidentemente era il precedente inquilino.
“Penny, dobbiamo parlare: mettiti comoda”.
La ragazza guarda Killex interrogativa, stringendosi nell'asciugamano umido.
“Sai quanto io sia leale con te… Ecco, per la tua sicurezza, ho fatto un controllo su un pacco che è arrivato nel tuo ufficio”
“Aspettavo un pacco?” chiede lei, stupita
“No, è per quello che ho dovuto controllarlo… Una persona che in questa azienda mi dà molto fastidio ti ha mandato…”
“Parli di Silva?”
“No, parlo di Ragnarsson. Ti ha mandato un invito ad una festa esclusiva, ma questa sera è impegnato…”
“Tutti questi giri di parole per dire che Kristjan mi ha mandato un invito ad una festa?”
“Beh… c'è anche un'altra piccola cosa” dice Killex cercando di tenere un tono noncurante ed allungando a Penny il pacchetto. Lei lo prende, scioglie il nastro rosso è lo apre. Dentro, insieme a due biglietti stampati, c'è una sottile parure di oro bianco e diamanti: a Penny brillano gli occhi.
“Sai cosa facciamo? Questa sera andiamo alla festa e ci divertiamo” propone, entusiasta, senza staccare gli occhi dai gioielli, carezzando con le dita il velluto delle scatola. Killex digrigna i denti:
“Chiariamo una cosa una volta per tutte. Sono fottutamente geloso di quell'idiota. Sembra avere intenzioni diverse dalla media di quelli che cercano di… concupirti… Ragnarsson! Quante volte ci sei uscita prima di andarci a letto?”
“Quattro o cinque, ma lui deve avere dei problemi relazionali… Comunque: ho un ammiratore, è un problema per te?”
“Sì, è un problema… Non è uno di quelli che vogliono darti una ripassata per poi raccontarlo agli amici…”
“Perchè? È così che fai tu?” chiede lei, perplessa.
Killex sospira, cercando di non perdere la pazienza.
“Come te lo spiego? Ragnarsson fa parte di una pessima specie: è un monogamo. Ti vuole tutta per sé, e io non posso sopportarlo!!”
“Adesso esageri…”
“E va bene! Te lo dico chiaramente: esci ancora con lui e io chiedo il trasferimento!” esplode il solitario, poi con un gesto esasperato esce dall'ufficio di Penny sbattendo la porta.
Fisk prende la moto e raggiunge l'appartamento di Dana. Lei lo aspetta nell'androne, vestita di un paio di pantaloni di pelle ed una giacca coordinata. Si è messa anche un filo di trucco, con un tocco dark che la rende molto carina.
“Buonasera. Ti trovo elegante, oggi”.
Fisk considera per un attimo il suo abbigliamento – camicia bianca, pantaloni blu, giacca di pelle ed anfibi: ha fatto del suo meglio per vestirsi, ma l'abbigliamento non è il suo forte – e sorride imbarazzato.
“Mi stai prendendo in giro?”
“No, stai bene, sono sincera” risponde lei, baciandolo. “Andiamo?”
3 commenti:
Beh terminato il lavoro è giusto godersi il meritato riposo, sempre che una tranquilla serata, possa trasformarsi in qualcos'altro!
Ehi, non guardatemi così! Niente è più sospettoso di un sorriso in bella vista!
eh niente...nemmeno dopo un emergenza quel colletto bianco mi da requie...
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