martedì 27 marzo 2018
La striscia di termite collocata nella colonna di scarico divampa, aprendo uno squarcio sul muro piastrellato di bianco del bagno al nono piano, davanti ad una sontuosa vasca da bagno con idromassaggio, incassata nel pavimento di marmo: Killex, che ha atteso lo scoppio riparato nel bagno privato di Clestyn Symanski, si infila nuovamente nello stretto condotto verticale in cui corrono i tubi dell'acqua. Il passaggio è buio, pieno di polvere di intonaco e talmente angusto da costringerlo ad arrampicarsi di traverso, grattando le spalle contro le pareti. Dato che l'ultimo piano del palazzo della E.G.O. Inc è completamente insonorizzato, il solitario non ha sentito il colpo di pistola che ha ferito Penny, e continua a salire con furente cautela, incespicando a tratti, e rischiando di perdere la presa sui raccordi delle tubature. Ma l'esplosione ha anche generato una momentanea mancanza di tensione nel generatore elettrico dedicato all'ufficio di Andrea: Fisk, che stava salendo nell'ascensore hackerato da Jenkins, vede le luci tremolare e spegnersi, mentre la cabina foderata di specchi s'arresta nel buio. Fermo davanti alla porta rinforzata, Rosenbringer vede improvvisamente il pannello di controllo sfarfallare e sente scattare la serratura: vi si lancia contro e così è il primo ad entrare nella stanza. Allora tutto succede molto velocemente: il dottore considera in un'occhiata la situazione – Andrea legata dietro la scrivania, Penny sanguinante sul pavimento e Ragnarsson in piedi davanti a lui che si sta voltando per affrontarlo – e pianta nel collo dell'uomo una siringa riempita di un farmaco ansiolitico: è la siringa che tiene sempre pronta contro gli attacchi di rabbia di Fisk e la dose è tre volte quella massima consigliata nei bugiardini medici. Il revolver cade a terra con un tonfo e, gli occhi spalancati ed un rivolo di saliva che gli cola sul mento, Kristjan si accascia a faccia in giù accanto a Penny, senza un gemito. Nel silenzio attonito che segue, la porta del bagno si socchiude, lasciando facendo sporgere il profilo di Killex e la canna della sua pistola: di là del tavolo, il solitario vede Rosenbringer chinarsi sulla ragazza ferita. Sta per abbassare il revolver quando il rumore di una porta che si apre lo fa voltare di scatto, ma è solamente l'arrivo dell'ascensore da cui si precipita fuori Fisk, puntando l'arma montata nel braccio ed esclamando:
“È questo il reparto casalinghi?”
Andrea sbuffa: “Liberatemi. E qualcuno accompagni miss Clarke in infermeria”
Ancora fremente di adrenalina, e furibondo per non essere riuscito a mettere le mani addosso al suo nemico, Killex attraversa la stanza dicendo bruscamente:
“Mi dispiace per il suo bagno, capo” poi scosta il dottore e raccoglie Penny: è come sollevare un sacco di stracci. Lei è completamente inerte, gli occhi asciutti e vuoti fissi sul corpo di Ragnarsson.
Fisk si china per sciogliere le fascette che bloccano i polsi di Andrea, poi le libera le caviglie. La donna si aggiusta le ciocche di capelli che le sfuggono dall'acconciatura:
“È ancora vivo?” chiede a Rosenbringer che, nel frattempo, ha voltato Kristjan e ne sta controllando il polso e il respiro.
“Ha solo perso coscienza, ma la funzione respiratoria è piuttosto depressa. Suggerisco di portarlo subito in ambulatorio perché sia monitorato e di somministrare per via endovenosa…”
“Quel cazzone” lo interrompe Andrea, studiando su uno specchietto da borsa le condizioni del suo viso e valutando con una smorfia le dimensioni del livido che continua a gonfiarsi sul suo zigomo “Fate bloccare tutti i suoi conti e bonificare il reparto Logistica. Perquisite il suo appartamento”
La donna si alza e attraversa la stanza per uscire dall'ufficio, lanciando appena un'occhiata al corpo sul pavimento:
“Dottore, veda di rimetterlo in piedi in fretta: voglio farci quattro chiacchiere. E voglio che se le ricordi”
“Sissignora” risponde Rosenbringer, mentre un brivido scende lungo la schiena di Fisk. Alla E.G.O. Inc circolano strane storie riguardo le inclinazioni e le doti dell'amministratore delegato, ma lui – che ci ha lavorato a stretto contatto arrivando a scoprire dettagli che preferiva ignorare – sa che quelle storie sono tutte vere.
Killex siede nel suo ufficio al buio, con i piedi sulla scrivania, bevendo whisky. Dopo aver portato Penny in infermeria, aspettando che venga dimessa, è passato dal reparto Ricerca e Sviluppo dove ha consegnato il cilindro pieno di liquido verde e le fotografie che ha scattato nell'appartamento di Andrew Malone. Adesso è quasi l'una, e i bagliori notturni della città riverberano nella stanza attraverso le finestre macchiate di pioggia: c'è luce a sufficienza per distinguere la bottiglia mezza piena e riempire il bicchiere di nuovo vuoto. Sa che gli uomini della Sicurezza stanno perquisendo l'ufficio di Ragnarsson, e sa che Andrea farà in modo che quel bastardo si penta amaramente dei suoi propositi di vendetta, ma questo non gli dà alcun sollievo. Non riesce a dimenticare l'espressione disperata di Penny, e gli occhi vuoti con cui ha ricambiato il suo sguardo. Vorrebbe essere capace di consolarla, ed insieme sente acutamente il senso di un torto subito. Tenerezza e rancore lottano dentro di lui soverchiandosi a vicenda e tormentandolo, neanche l'alcol sembra capace di metterli a tacere. Mark sospira e poggia il bicchiere, il suo telefono squilla:
“Il signor Killex? Sono Montalvo, dall'ufficio Ricerca e Sviluppo. Ci siamo visti quando è sceso a consegnare da noi quel materiale…”
Ancora lavoro, cazzo! 'Fanculo, possibile che non possa avere un attimo di tregua? Concentrati Mark, concentrati! Soprattutto non sei ubriaco…
“Sì, certo. Cosa posso fare per lei?”
La sua voce è un po' troppo strascicata, ma Montalvo non sembra farci caso: è piuttosto agitato a sua volta:
“Ehm… Ho provato a contattare il suo capo, ma non risponde. Diciamo che ho delle informazioni preliminari che mi paiono piuttosto strane e allora…”
“Dica pure, dottore”
“Ecco, abbiamo cominciato dalle fotografie. Sulla cassa che conteneva i cilindri con il liquido da esaminare sono impresse, in un materiale che sembra sangue secco, delle impronte digitali. Le abbiamo scansionate ed inserite nel nostro programma di riconoscimento e, non so in che altro modo dirlo, abbiamo trovato subito una corrispondenza. Le impronte sono nel nostro database e corrispondono perfettamente con quelle del signor El Hachmi”.
Fisk parcheggia la moto nel garage sotto casa, poi raggiunge l'ingresso deserto e silenzioso del condominio e chiama l'ascensore. Mentre aspetta prova a telefonare a Dana, che non risponde: è andata a Las Vegas per tre giorni, con dei colleghi, ospite di un seminario sulla storia dell'arte digitale europea. Fin troppo facile immaginarla immersa nella musica di un party in un casinò di lusso, lei e gli altri professori troppo sbronzi ed immersi in conversazioni a base piccanti pettegolezzi sul mondo artistico per rispondere. Preso da una gelosia vaga, le lascia parole affettuose nella segreteria telefonica: subito riceve una notifica in risposta, ma non è un messaggio di Dana. È un avviso di chiamata da parte di Killex.
Nell'appartamento sono accese le luci del soggiorno: Janine è distesa a pancia in giù sul divano rosso e sta sfogliando qualcosa su un tablet, interrompendosi per pescare gamberetti fritti da un'enorme confezione di cibo per asporto. Fisk si guarda intorno. C'è qualcosa di strano che non riesce a riconoscere.
“Ciao signor Fisk! Per fortuna sei tornato: ho bisogno di te per spostare il divano. Oggi ho chiamato un'impresa di pulizie ed ho detto loro di fare un lavoro fatto bene… Hanno perfino lucidato le finestre!”
Lui si guarda intorno, sollevato dalla scoperta che il suo spaesamento sia dovuto solo all'aspetto lucido dei mobili ed a un leggero odore di detersivo
“Hai fatto bene” sorride paternamente a Janine, poi afferra la base del divano e la alza, ruotandola, fino a posizionarla nuovamente di fronte al proiettore.
“Dur è in casa?” chiede, frugando tra i gamberetti, scegliendone un paio di grandi e cacciandoseli in bocca. La ragazzina annuisce:
“Credo stia preparando le valige. Sai, domani comincia la sua vacanza premio”
Fisk attraversa il corridoio fino alla stanza del tecnico: la porta è socchiusa e proietta una lama di luce sul pavimento; si sente anche, sommessa, della musica che il solitario non conosce ma che gli sembra allegra.
“Posso entrare?”
“Fisk! Vieni pure”
Le ante dell'armadio spalancate ed il letto coperto di vestiti, Dur gli dà le spalle: sta riponendo qualcosa in una grossa valigia. La sua camera, come il suo ufficio, è un caos di oggetti di natura svariata disseminati apparentemente alla rinfusa; la finestra è coperta da un enorme schermo piatto e un elaborato sistema di casse acustiche lascia distinguere ogni tono della complessa melodia che riempie la stanza.
“Posso fare qualcosa per te?” chiede con aria svagatamente maliziosa “Qualche consiglio su qualche donna?”
Fisk si chiude la porta alle spalle
“Abbiamo trovato una tua impronta su una valigetta. A casa di Andrew Malone. Cosa puoi dirmi al riguardo?”.
2 commenti:
...odio arrivare secondo
Altro colpone di scena in arrivo...
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