venerdì 9 marzo 2018
Killex si sveglia di soprassalto, sul divano rosso del salotto. Sono le sette e un quarto e il chiarore polveroso dell'alba filtra tra le tende, disegnando macchie di luce nella stanza. L'appartamento è perfettamente silenzioso. Insonnolito ed intorpidito dalla generosa dose di whisky che ha bevuto per festeggiare il successo della missione, il solitario si volta dall'altra parte, trascinando con sé la coperta, ma il telefono impiantato nel suo sistema nervoso centrale continua a suonare, ed il numero è quello di Samantha Rowling.
“Pronto…”
“Io non so a che cazzo gioco lei stia giocando, ma il magazzino sicuro in cui le avevo detto di lasciare il carico è stato aperto con della termite, e l'interno svuotato e ripulito di ogni traccia…”
La voce alterata del capitano gli rimbomba nel cranio, causando fitte dolorose che si espandono dalla nuca fino alle tempie: Killex rinuncia all'idea di mettersi a discutere con lei e si limita a cercare di controllare il tono della voce, perché Samantha Rowling non si accorga che è preda di un sonoro dopo sbornia.
“Non so cosa dirle. Noi abbiamo lasciato nel magazzino la refurtiva e siamo tornati in sede…”
“Avevate perquisito tutto?”
Avevano perquisito tutto? Gli sembra di sì, ma i ricordi della notte sono piuttosto confusi: gli girano per la testa, tra lampi di dolore, le esplosioni sulla highway, il volto insanguinato di Robert e la schiena nuda di Penny, bruna e serica, impudicamente inarcata sul tavolo di metallo. Meglio tenersi sul vago:
“Si trattava di una valigetta con un faldone ed una bottiglia di liquore, ed un uomo legato ed imbavagliato. Posso inviarle delle foto”
“Sarebbe un inizio… In ogni caso questa fottuta storia non mi piace. Le possibilità sono due: avete tentato di tirarmi un cazzo di bidone, bruciando un magazzino sicuro della OCP; oppure avete fatto male il lavoro… e questo non depone comunque a vostro favore”
Killex si alza dal divano e brancola verso il bagno, in cerca di un antidolorifico. Come avrà fatto la InfoCorp a rintracciare la refurtiva? Certo! Avrebbero dovuto pensarci…
“Probabilmente c'era un segnalatore di posizione nascosto nella valigetta, di cui non ci siamo accorti. Sono desolato, capitano, ma…”
“Me ne fotto delle sue scuse! Io in questo momento ho un cazzo di problema: spiegare ai miei superiori perché un magazzino della OCP è stato violato. Voi cercate di andare a fondo di questa maledetta storia. In fretta”.
Quello stesso giorno, giovedì 26 giugno, intorno alle undici, Penny entra nel suo studio al settimo piano: ha appena fatto rapporto ad Andrea riguardo la missione della notte prima e sente il bisogno di cinque minuti di relax. Poggia i piedi sulla scrivania, si versa un caffè e comincia a scorrere una sito di moda sul suo tablet. Fa appena in tempo a mettere nel suo carrello virtuale un paio di foulard di seta e delle bellissime scarpe color cipria, quando sente bussare alla porta: Rosenbringer si affaccia.
“Buongiorno”
“Buongiorno dottore! È un piacere riaverla in ufficio… Tutto bene?” chiede Penny, senza togliere i piedi dalla scrivania e confermando il codice della sua carta di credito sul sito di acquisti.
“Benissimo, benissimo, miss Penny. So che il nostro prossimo incarico sarà trovare Andrew Malone: nel frattempo, dato il carico di lavoro cui siete sottoposti ultimamente, mi sono permesso di portarle questo”
Rosenbringer mette sotto il naso di Penny il palmo aperto della mano: sopra c'è una pastiglietta azzurra.
“Che cos'è?” chiede lei
“Vitamine”
“Ma io prendo già un sacco di vitamine, dottore, sa, per la pelle”
“Oh, ma questo è un concentrato di ultima generazione, con revestrarolo, acido alfa lipoico e metilsulfonilmetano che ha un'azione protettiva sull'elasticità della membrana cellulare e…”
“Allora grazie” dice Penny prendendo la pastiglia e deglutendola con un sorso di caffè
“Le consiglio di prenderne due al giorno: gliene farò avere una scorta”
Killex bussa allo stipite della porta.
“Capo, dottore. Dobbiamo muoverci: Dur è riuscito a risalire all'indirizzo in cui dovrebbe trovarsi il rifugio di Malone dalle informazioni che gli ho dato”
Penny e Rosenbringer seguono il solitario nella sala riunioni, dove Fisk sta mangiando brioches e Dur lavora concentrato su un tablet:
“La zona in cui si trova l'edificio non è coperta da telecamere: sono riuscito solo a trovare una mappa vecchia di vent'anni, e qualche foto”
Tutti si chinano sullo schermo e Killex, turbato, riconosce il piazzale del suo sogno: forse un po' più piccolo, e con meno motociclette parcheggiate, ma con gli stessi palazzoni scrostati tutt'intorno e con lo stesso vecchio bar sul fondo, con un'insegna al neon ed un'enorme vetrata rattoppata con grate e lamiere. Un brivido gli scende lungo la schiena.
“Dovremo agire con molta circospezione: ho un cattivo presentimento”
Fisk lo guarda stupito ed ironico:
“Non ti ho mai sentito parlare così. Ti sei rammollito o c'è qualcosa che non so?”
“Vaffanculo. Ho solo detto che dobbiamo stare attenti. Con tutto quello che ci ha detto Cheng sui Ghost Thirteen lì potrebbe esserci di tutto… Magari dei cecchini…”
“Dei cecchini?” sbuffa Fisk
“Perchè non mandare avanti un drone?” propone Dur, alzando gli occhi dal tablet.
Un camioncino senza loghi parcheggia in un vicolo stretto e punteggiato di immondizia, ad un paio di traverse dal piazzale con il Blue Wrapped Bar. All'ora di pranzo il quartiere appare abbastanza tranquillo: pochi passanti dall'aria frettolosa e dimessa, rare le automobili. Fisk scende, raggiunge l'ingresso del vicolo, si accende un sigaro e si guarda intorno.
“Qualcuno controlli le telecamere esterne, mentre io mi occupo del drone” dice Dur, armeggiando con un velivolo radiocomandato grande come un insetto. Penny e Rosenbringer, dal sedile posteriore, si sporgono davanti ai quattro schermi che riproiettano le riprese del vicolo; Killex, al posto di guida, osserva il tecnico mentre si infila un paio di occhiali collegati alle telecamere collegate all'insetto meccanico e comincia a digitare nell'aria. Il drone prende il volo fuori dal finestrino, supera agilmente il vicolo e raggiunge il piazzale deserto, ronzando discreto. I palazzoni intorno sono semi-crollati, con lunghe crepe che attraversano i muri e le finestre sfondate: sembrano per lo più disabitati o, al massimo, usati come ricoveri di fortuna dai senzatetto.
“Dev'essere il condominio sopra il bar” dice Killex “Quello meno danneggiato. Controlla prima il tetto”
“Il tetto è deserto” risponde Dur “Ci sono solo ciottoli e… un sacco di cadaveri di uccelli… strano. Sto facendo il giro del quindicesimo piano: ci sono un paio di finestre aperte. Provo ad entrare”
Il drone si infila in uno degli appartamenti dell'ultimo piano: si vede una piccola cucina con il pavimento di linoleum color depressione, dall'aspetto sporco ed appiccicoso. In piedi davanti ad un vecchio fornello ad induzione, un uomo grasso e barbuto che indossa dei vecchi pantaloni dell'esercito ed una canottiera strappata, sta rimescolando del cibo in una padella. Il drone passa dietro la schiena dell'uomo ed attraversa l'appartamento – un salotto con un'accozzaglia di mobili sgangherati ed un divano polveroso su cui dorme un giovane dal colorito giallastro ed evidenti sfoghi cutanei; un ingresso con le piastrelle scheggiate ed una rastrelliera di fucili – fino alla porta d'ingresso. La porta è chiusa ed il drone è troppo grande per passare dalla serratura, così Dur lo guida di nuovo fuori dalla finestra della cucina.
Continuando il giro del quindicesimo piano, il drone trova un'altra finestrella aperta: i vetri sembrano smerigliati, ma sono solo sporchi, e la stanza è un bagno pieno di vapore. Incuriosito, il tecnico non riesce a trattenersi dallo sbirciare nella doccia: dietro la tendina a righe, sotto il getto dell'acqua color ruggine c'è una donna che dimostra almeno sessant'anni, con i capelli tinti di rosso, la pelle flaccida e coperta di smagliature ed i seni pendenti. Una delle sue gambe è evidentemente sintetica: tornita ed affusolata, crea un grottesco contrasto con il resto del corpo. Dur strabuzza gli occhi e si affretta a far uscire il drone dalla stanza. Attraversa una camera da letto con pesanti tende di ciniglia lilla, mobili riverniciati di rosa e vestiti sparsi un po' ovunque; attraversa un corridoio buio ed un piccolo ingresso: sulla porta c'è un buca per le lettere. Mentre digita convulsamente per cercare di oltrepassare quella stretta fessura, il tecnico vede un gatto grigio e rognoso acquattarsi sul pavimento, pronto a balzare sul drone.
3 commenti:
Quando ti accorgi che il gatto è acquattato pronto a balzare è troppo tardi! XD
anche quanndo ti accorgi di vere problemi con l'alchol è troppo tardi XD
Già ti ripeti che puoi smettere quando vuoi... Poi vedi il master che sfoggia un sorrisetto che non ti piace per niente. XD
Comunque complimenti sul serio per il grado di immedesimazione e profondità che riuscite a dare ai vostri personaggi!
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