lunedì 12 giugno 2017
“Ciao tesoro! Come va la tua giornata? Hai tempo per un caffè?”.
“Ne ho ancora per una mezz'ora, poi se vuoi ci troviamo al solito bar, per pranzo”.
“Ottimo. Ti sono mancata?”.
“Molto. È stata una settimana difficile”.
Ellen Silva si fa accompagnare dal taxi fino ad un piccolo locale al quinto livello. È un grazioso ambiente riscaldato ed illuminato da lampade a spettro completo, che permettono ai clienti di godere per qualche quarto d'ora dei benefici di una pseudo luce solare, con le pareti dipinte di colori vivaci e fiori freschi in sottili vasi di ceramica artisticamente disposti sui tavolini. Ellen saluta la barista, una bella ragazza con folti capelli tinti di rosso e numerosi piercing sulla faccia, e siede al solito posto, aspettando: neanche un quarto d'ora dopo Rose Killex entra nel locale e si avvicina al suo tavolo. Ellen si alza per andarle incontro e le due donne si baciano teneramente prima di sedere una di fronte all'altra, tenendosi le mani.
“Allora, cos'è successo?”
“Avrai saputo degli attentati all'università, no? Ci è anche andato di mezzo un amico di mio fratello…”
“Ecco, appunto, tuo fratello: non me ne hai mai parlato…”.
“Quello stronzo non mi chiama mai, e si è fatto vivo ultimamente dopo una vita…”
“E, dimmi, dove lavora?”.
La barista si avvicina al tavolo portando due menù con una sana selezione di insalate miste e centrifugati di verdura.
“Scusa, dicevi?” chiede Rose ad Ellen, da sopra il menù aperto.
“Ti stavo chiedendo del lavoro di tuo fratello…”
“Non ci vediamo da quasi una settimana e tu vuoi parlare di mio fratello? Sei strana forte, sai?”.
“Ti ho solo chiesto dove lavora… cos'è, devo pagarti come faccio con gli informatori?”.
“Mmm potrebbe essere un gioco di ruolo interessante”.
Silva sorride, tira fuori dalla borsa una banconota da cinque eurodollari e la allunga a Rose attraverso il tavolo.
“Adesso dimmi dove lavora tuo fratello”.
Rose guarda Ellen con gli occhi socchiusi:
“Metti via via quei soldi, prima che te li infili dove sai”
Ellen ride “Sei nervosa oggi, tesoro?”
“Hanno fatto esplodere l'università, ed hanno rubato le domande del mio esame, non posso essere nervosa?”
“Beh, a me hanno provato ad uccidere…”.
“Cosa?!?”.
“Ma ritorniamo al vecchio discorso… “
“No, adesso mi dici che cosa è successo” dice Rose in tono che non ammette repliche, un tono che, evidentemente, è prerogativa di famiglia.
“Sono finita in uno scontro a fuoco…Tuo fratello lavora per caso alla E.G.O. Inc?”
“E tu come fai a saperlo?”
“Può darsi che qualcuno abbia degli articoli da scrivere e che negli ultimi due giorni abbia dovuto passare molto tempo con una persona molto spiacevole che porta il tuo stesso cognome…”
“Spiegati meglio”
“Mi hanno affidato ad una squadra che doveva essere quella di punta dell'azienda…”
“Se è la squadra di Mark, di sicuro è quella di punta”
“Ma sono dei pazzi! Ho rischiato di morire e l'amico di tuo fratello ha picchiato un uomo con un cadavere… In due giorni che sono stata con loro, non sono stata un minuto al sicuro. E tuo fratello mi ha minacciato!”
“Cosa ti ha detto esattamente? Non vedo l'ora di farci un discorsetto...”
“Adesso non voglio scendere nei dettagli, tesoro, è una cosa che posso gestire da sola e non voglio mescolare lavoro e vita privata…”.
“L'hai appena fatto… Vabbè, intanto tieni questo” dice Rose frugando nella tasca dei jeans e consegnandole una tessera del Trauma Team.
Due ore dopo la squadra si ritrova nella sala riunioni per fare il punto della situazione.
“Dunque dobbiamo trovare un posto in cui Perea possa organizzare i suoi combattimenti clandestini e poi fare una soffiata alla OCP. Silva potrà scrivere l'articolo in esclusiva e noi riporteremo Debbie a casa” dice Mark passeggiando su e giù per la stanza con le mani in tasca.
“Il problema è trovare un posto adatto” risponde Fisk sedendosi con un sospiro “Qualcuno ha una buona idea?”
“L'importante è che, quando la soffiata va in porto, Perea non sospetti che l'abbiamo fatta noi” dice Penny rivolgendosi a Mark “Dovresti dire al tuo amico alla OCP che arresti anche me, per sicurezza”.
“Tranquilla. Non è la prima volta che io e Hank facciamo questo giochetto”.
“Qual è un posto in cui nessuno sospetterebbe dei combattimenti clandestini?” chiede Silva “Perchè non proporre lo stesso magazzino? È già bruciato…”
“In realtà non sappiamo esattamente cosa Perea sta cercando, magari vuole cambiare attività” dice Penny “Io e Fisk torniamo a parlargli”
Penny e Fisk tornano all'Exchange Palace con un'auto aziendale. Il casinò è pieno di clienti anche nel primo pomeriggio e i due devono mettersi in fila al bancone.
“Devo vedere il tuo capo” dice Penny al ragazzo che le chiede quanti soldi vuole cambiare, porgendogli il biglietto che le ha dato Perea la sera prima.
“Un momento, prego” risponde lui digitando qualcosa su un tablet.
Penny e Fisk vengono accompagnati nell'ascensore da uomo in giacca verde, fino al piano degli uffici. All'inizio del corridoio vengono perquisiti da due guardie che prendono in custodia la pistola di Fisk e guardano Penny – e il suo completo gessato da quadro corporativo - con aria un po' stupita, prima di accompagnare entrambi alla porta dell'ufficio di Perea. Il proprietario del casinò sta parlando con un uomo di mezza età, vestito distintamente, che ha in mano una borsa da ufficio: quando Penny e Fisk entrano lo congeda. Da dietro la scrivania, Perea sorride a Penny e le fa cenno di accomodarsi. Mentre la ragazza si siede, Fisk rimane in piedi alle sue spalle, prendendo mentalmente nota delle due guardie fuori dalla porta e dei vetri antisfondamento alle spalle dell'uomo. Nella stanza non sembrano esserci telecamere o altri sistemi di sicurezza.
“Buenos días, señorita… Cómo debería llamarte?”
“Buongiorno signor Perea, Daisy andrà benissimo”
“Y el señor con usted?”
“È solo la mia guardia del corpo. È un ragazzo affidabile”
“Y gana mucho en el juego, me dijeron”
“Dev'essere nato con la camicia. Non le farò perdere tempo, signor Perea: il mio capo è disposto a pagare i duecentomila eurodollari, ma io le vorrei proporre un accomodamento”
Perea le fa cenno di continuare
“So che recentemente ha avuto dei problemi con la OCP”
“Este iba a ser una noticia privada” dice l'uomo, molto contrariato.
Fisk stringe istintivamente i pugni, ma Penny continua tranquillamente
“Mi domandavo se vuole riprendere l'attività che ha dovuto sospendere: la mia società potrebbe impegnarsi a trovare per lei un posto al di sopra di ogni sospetto…”
“Llegas tardes: ho già trovato un posto adatto…” Perea congiunge le dita sotto al mento, riflettendo,poi continua “Pero si desea firmar el contrato en mi nombre… sono molto impegnato”.
“Lei cancellerà il debito se io faccio firmare un contratto?” chiede Penny stupita
“Ese es el trato, o lo tomas o lo dejas”.
Perea allunga a Penny un tablet con un contratto che la ragazza legge rapidamente: si tratta di un accordo per l'affitto di un magazzino, e dei locali adiacenti, al primo livello, da concludersi con la Arc Sextant. Il lotto, compreso in un progetto di riqualificazione mai iniziato, è molto svalutato e l'affitto è straordinariamente alto.
“Quindi devo andare alla Arc Sextant a far firmare il contratto e poi?”
“Nada mas. Tiene que conseguir la firma del señor Jackson… tendrá sólo un problema: el director ejecutivo de la Arc Sextant odia le donne. Es mejor ir a un hombre” Perea squadra Fisk con occhio critico “un hombre que se ve un hombre de negocios”
Penny annuisce “Nessun problema, signor Perea: tornerò con il suo contratto quanto prima”.
10 commenti:
Wow, che descrizioni! Complimenti Marghe, ti sei superata! =D
top :)
Concordo con Andrea e Killex, mi sono solo trovato in difficoltà col dialogo in spagnolo, ho seguito il senso abbastanza ma la frase:“Ese es el trato, o lo tomas o lo dejas” proprio non l'ho capita, probabilmente però ha poco peso nell'economia della conversazione!
Google translate: "Questo è l'accordo, prendere o lasciare" =D
PS: essendo io un cane con accenti e lingue, in realtà giocando non ho usato lo spagnolo... però nel racconto anche ci sta!
"Questo è l'accordo, prendere o lasciare"
Mi piaceva l'idea che Perea fosse uno di quegli immigrati di prima generazione che non si sono mai dati la pena di imparare bene un'altra lingua. O che fingono di non averlo fatto. Penny è per metà portoricana, quindi parla spagnolo. Fisk probabilmente non ha capito nulla, ma non era lì per capire...
Grazie per la traduzione! :)
Che poi ho fatto la prova col Google translate, ma l'infame programma nonostante abbia copia - incollato la frase originale mi da: "Questo è il problema, prendere o lasciare."
Misteri di google translate... nel mio dizionario "trato" è patto, accordo, trattamento. Comunque nemmeno io so molto lo spagnolo, quindi qualche inesattezza c'è di sicuro. Quando il mio blog diventerà un best seller pagherò un consulente per le lingue straniere XD
sarebbe molto bello averlo rilegato in libreria! =D
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