lunedì 27 novembre 2017
Il secondo furgone della E.G.O Inc piomba accelerando sull'ingresso del White House Shack, puntando Lyndon Johnson che è appena uscito e sta per sparare a Fisk con un fucile d'assalto. Sentendo arrivare il veicolo, l'uomo si gira e gli apre il fuoco contro: due proiettili si piantano tintinnando nel cofano, mentre un terzo fa esplodere il parabrezza inondando il guidatore di schegge di vetro e facendogli perdere il controllo del mezzo. Prima che possa sparare nuovamente però, Johnson viene raggiunto da un colpo alla gola e cade a terra agonizzante.
“Grazie Silva!” esclama Fisk alla giornalista che torna a ripararsi dietro ad un cumulo di macchine rottamate. Dalla sua giacca si sente stridere senza posa il fagiano terrorizzato. Penny intanto sale sul furgone che ha inchiodato e controlla lo stato dei tre occupanti, che sono spaventati ma quasi illesi. Dal cancello non si vede uscire nessuno.
“Dobbiamo entrare!” ordina loro.
Il guidatore annuisce e mette in moto, ma riesce a fare solo pochi metri: si sentono dei colpi potentissimi esplodere nella strada, e il veicolo viene proiettato di lato, rovesciandosi ed accartocciandosi. Penny, che è senza cintura di sicurezza, viene sballottata e cade malamente su una spalla. Dall'ingresso dello sfasciacarrozze intanto Fisk vede uscire un enorme esoscheletro da lavoro con, al posto delle mani, delle colossali pinze idrauliche; sull'esoscheletro sono incollati diversi adesivi con scritto “MAKE AMERICA GREAT AGAIN” e lo guida ghignando un Donald Trump in giacca di pelle con le frange.
Dolorante e confusa, Penny si trascina fuori da un finestrino del furgone rovesciato e vede che Yvette è accorsa per aiutarla: mentre la donna è chinata su di lei, Penny la vede barcollare e contrarsi, raggiunta da una raffica di mitraglietta. I colpi si insaccano sul giubbotto antiproiettile deformandolo e Yvette cade a terra con il fiato mozzo. Nel frattempo Fisk è balzato in avanti brandendo il suo martello da demolizione ed affronta Trump: con un'agilità sorprendente nel grosso corpo metallico, l'esoscheletro schiva il colpo e poi le sue pinze idrauliche si chiudono sulle braccia del solitario sollevandolo lo solleva da terra.
Voltatosi nella direzione in cui Rosenbringer ha sparato, Killex vede nell'ombra, a pochi metri, Thomas Jefferson: rimane talmente interdetto dal contrasto tra la parrucca boccoluta del suo nemico ed il suo abbigliamento da battaglia che non ha la prontezza di spirito di estrarre la pistola prima di lui. Fulmineo, il presidente getta qualcosa contro Rosenbringer che, prontamente, si butta di lato, cadendo tra i calcinacci del soffitto crollato: un coltello da lancio gli sfiora la spalla lacerandogli la giacca e procurandogli una lieve ferita. Jefferson alza allora un pugnale sul solitario, ma ripresosi dallo stupore, Killex estrae il revolver e gli spara colpendolo alla testa e facendolo crollare a terra in un lago di sangue. Rosenbringer si rialza un po' dolorante, ma si affretta a raggiungere Watterson chinandosi su di lui: l'uomo è rinvenuto e si lamenta debolmente mentre il dottore si occupa della sua gamba. Mark intanto si guarda intorno cercando il suo fucile e lo trova accanto al cumulo di macerie del tetto. Sentendo una serie di colpi poderosi provenire dall'esterno, il solitario corre ad affacciarsi da una delle finestre sfondate che danno sulla strada.
Estraendo l'arma dal braccio, Fisk spara all'esoscheletro disintegrando uno dei meccanismi idraulici montati sulle sue gambe. Il bipode barcolla, ma Trump intensifica la stretta: il solitario sente i muscoli sulle sue spalle tendersi fino a strapparsi ed urla di dolore contorcendosi mentre il presidente ghigna. Poi l'esoscheletro ruota su se stesso e lancia il solitario all'interno del White House Shack: proteggendosi la testa con le braccia Fisk atterra sul piano di una grande pressa idraulica per autoveicoli. Stordito, il solitario vede nella cabina di controllo della pressa è seduto il presidente Reagan: subito le pareti della macchina cominciano a chiudersi sferragliando su di lui.
Dalla finestra Killex vede uno dei furgoni neri rovesciato sul tettuccio davanti ai resti del muro di cinta dello sfasciacarrozze: davanti al mezzo un uomo sta rafficando con una mitraglietta mentre Penny, sporgendosi da uno dei finestrini, sta cercando di trascinare Yvette al sicuro. Prima che il solitario possa intervenire però, Silva si sporge da dietro un cumulo di automobili demolite e spara alla schiena di Thomas Wilson che cade a terra. Il solitario tira un sospiro di sollievo, ma è subito distratto da un urlo che riconosce: alza lo sguardo e vede Fisk proiettato oltre il muro del White House Shack cadere malamente dentro la pressa. Mark afferra allora il lanciagranate di Watterson e, con mani tremanti per la fretta, si affaccia e spara in direzione della pressa idraulica: la granata si infila nello spazio tra il piano della pressa e la cabina di controllo prima di esplodere. Nel fumo che si alza il corpo di Reagan, martoriato, cade di lato sull'asfalto e le pareti della pressa si fermano. Chiuso al buio tra le lamiere di metallo, Fisk sente l'esplosione e vede con enorme sollievo fermarsi le pareti che si stavano chiudendo su di lui, poi comincia sfondare le pareti laterali della pressa prendendole a pugni.
Mentre tenta di controllare le ferite di Yvette, china sull'asfalto dissestato, Penny sente dei colpi metallici in avvicinamento: alza lo sguardo e vede il presidente Trump, dentro l'esoscheletro, accanirsi con le pinze idrauliche sul furgone dietro di lei.
“Ellen, il cannoncino dello striker!” urla cercando disperatamente di allontanarsi trascinando Yvette. Correndo da un cumulo di detriti all'altro, la giornalista raggiunge il mezzo semi-bruciato e sale rapidamente sulla torretta: guarda per qualche attimo la cloche, incerta sul suo funzionamento, poi fa fuoco. Il colpo investe l'esoscheletro di lato, tranciandogli il braccio sinistro e facendolo barcollare. Per nulla spaventato, Trump riprende il controllo del mezzo e continua ad accanirsi sul furgone, ormai tanto vicino alle due donne da non consentire ad Ellen di sparare di nuovo.
Killex, che ha visto la scena dalla finestra, si è slanciato intanto giù per le scale per andare a salvare il suo capo: correndo sull'asfalto screpolato tra i cumuli di detriti arriva alle spalle del bipode e gli si arrampica addosso. Arrivato all'altezza della cabina vi lancia dentro una granata a frammentazione.
“Macchecazz…!” esclama il presidente. L'esplosione squarcia il corpo di Trump e proietta in avanti l'esoscheletro che crolla a terra con uno schianto. Killex, che si è buttato a terra per evitare lo scoppio, si rialza dolorante e contuso. Il solitario si affretta a raggiungere Penny e la aiuta a mettere Yvette al riparo: la ragazza ha il viso sporco di polvere e fumo su cui le lacrime hanno lasciato due tracce chiare. Mark la abbraccia.
“Stai sanguinando” osserva lei guardandolo con un sorriso di sollievo
“Io sto bene, Penny. Chiama Rosenbringer e chiedigli di raggiungerti il prima possibile. Portate Yvette al sicuro, io vado a vedere come sta Fisk”
Uscito nel piazzale del White House Shack, Fisk si guarda rapidamente attorno: di fronte a lui è parcheggiata una macchina che copre parzialmente la sua visuale sull'ingresso dell'edificio principale, la cui serranda è a mezz'altezza. La guardiola a lato del cancello divelto è vuota e nel cortile non sembra esserci nessuno, solo cumuli di automobili pressate e, sui pezzi di muro rimasti in piedi, gigantografie di manifesti elettorali.
“Killex, riesci a sentirmi?” chiede il solitario tentando di chiamare il suo collega, invano: nell'area non c'è campo.
2 commenti:
Quando ho letto il motto sull'esoscheletro sono esploso in una risata fragorosa! Un tocco di classe! Grande Andrea!
Grazie =)
Posta un commento