venerdì 12 maggio 2017
Penny viene convocata d'urgenza da Andrea:
“Buongiorno, capo”.
“Buongiorno… Vuoi dirmi che cosa è successo?”
“Intende all'università? C'era un taglia su Fisk”.
“Dimmi qualcosa di nuovo”.
“Fisk ha costretto un professore ad andare a letto con un altro professore e allora…”
“Fisk può anche andare prenderselo nel culo. Io sto parlando di questo”.
Andrea porge a Penny un tablet: c'è un breve filmato amatoriale girato quella mattina all'università. La ripresa, sfocata e traballante, mostra il corridoio ancora pieno di fumo, e Fisk che sta consegnando Oliver alle guardie, dopo averlo disarmato.
“Ma questi sono affari interni dell'università: uno studente è impazzito e ha tentato di fare una strage…”.
“Non sono più affari dell'università: ho ricevuto una richiesta. Qualcuno ha scoperto che siete stati voi a gestire la faccenda. E vuole scriverci sopra un articolo”.
“Dobbiamo fare pubblicità alla ditta?”.
“Esattamente, ma chiariamoci subito: se l'articolo è buono, tutto bene. Altrimenti salterà qualche testa. Ricordati che sei responsabile dei tuoi uomini”.
Penny deglutisce.
“La signorina Silva, la giornalista, ti aspetta già nel tuo ufficio. Qualsiasi sua richiesta, nei limiti del possibile, va accontentata: ci serve una buona propaganda”.
Nell'ufficio regna il caos più totale: Fisk, ancora assordato dalla bomba che gli è esplosa sopra la testa, sta ascoltando musica a palla disteso sulla brandina nel suo studio, mentre Dur senza smettere di guardare porno, sta installando un sistema di telecamere interne; Killex canta stonato sotto la doccia.
Ellen Silva si affaccia alla porta del piano sulla cui targa è scritto “Internal Audit”: sente “Fox on the run” ad altissimo volume, rumore di acqua che scorre ed il sottofondo di un film porno.
“Permesso? Miss Clarke?” chiede perplessa.
Dalla porta in fondo esce un uomo bagnato e coperto soltanto da un asciugamano legato sui fianchi: sta ballando e finge di cantare in un microfono immaginario. Quando la vede, si ferma e spalanca gli occhi.
“Mi scusi. Sto cercando miss Clarke, ma probabilmente ho sbagliato ufficio” balbetta la giornalista.
“No, no. Lei è nel posto giusto. Perdoni un attimo…” dice Mark, poi urla “Fisk, spegni la musica, abbiamo ospiti!”
La musica si interrompe, lasciando chiaramente udibili i gemiti del film porno.
“Che cosa?” grida Fisk dal suo studio “Vi ho già detto che non sento nulla…”
Una testa nera si sporge da un cubicolo, poi anche il porno tace.
“Si accomodi, prego” dice Mark ad Ellen, cercando di sembrare dignitoso, e la accompagna nella sala riunioni “Aspetti qui un attimo, vado a vestirmi. Vuole un caffè?”.
“No, grazie”.
La giornalista siede su una poltroncina bianca e si guarda intorno, prendendo mentalmente nota del caos che la circonda: sul tavolo sono ammucchiati alcuno cartoni di pizza e bottiglie di birra vuote; varie tazze di caffè hanno lasciato aloni scuri sulla superficie chiara.
Dalla porta della sala riunioni si affaccia un altro uomo, alto, incredibilmente massiccio, e con la barba lunga, vestito di una maglietta, un paio di pantaloncini e delle ciabatte a infradito. Si avvicina e le tende una enorme mano metallica:
“Piacere, sono Fisk. Deve perdonarmi, ma mi hanno minato la moto e non sento più un cazzo!” urla.
“Sono Ellen Silva, piacere. Lei fa parte della squadra?”
Penny entra gridando nella sala, le braccia cariche di opuscoli informativi della E.G.O. Inc:
“Ragazzi! Tutti a rapporto: abbiamo un problema!”
Poi vede la giornalista, si irrigidisce per un attimo e infine sfodera un grande sorriso:
“Buongiorno! Miss Silva, immagino”.
“Piacere. Finalmente qualcuno con cui posso parlare. Pensavo di essere finita in un bordello”.
“Se non le dispiace ci accomodiamo nel mio ufficio”
“È questa la sua squadra?” chiede Ellen
“Beh, effettivamente sì…”
Penny riceve un messaggio da Dur:
“E questa chi cazzo è?”
“Giornalista. Deve scrivere un articolo su di noi: non sei stato avvisato?”
“Hahahahaha. No.”
Penny fa accomodare la giornalista nel suo ufficio, che è fortunatamente pulito e ordinato. E profuma di verbena.
“Lei deve perdonarci, ma sa… i miei ragazzi sono un po' sconvolti da quello che è successo questa mattina. Ha già avuto modo di vedere il sito della nostra azienda?”
“Naturalmente sì, ma queste cose formali non mi interessano. Quello che io cerco è di cogliere l'essenza della vostra umanità. E la generosità d'animo che ha portato lei e i suoi uomini a salvare la vita di quei poveri ragazzi, risparmiando anche l'attentatore”.
“La nostra generosità d'animo, sì”.
“Mi interesserebbe seguirvi da vicino per un paio di giorni e documentare…”
Si sente bussare alla porta: entra Mark, vestito di tutto punto, con un vassoio di pasticcini e due tazze di caffè.
“Anche lei faceva parte della squadra che è intervenuta all'università?” chiede la giornalista, prendendo una tazza.
“Sì, sono io che ho fermato il ragazzo con il lanciafiamme”.
“Meraviglioso! Non vedo l'ora di parlare con lei”.
Mark, Fisk e Penny, con Ellen Silva al seguito, prendono un'auto aziendale e si dirigono all'indirizzo di Nguyen Thang: si tratta di un appartamento in un vecchio, enorme condominio al terzo livello.
“Stiamo andando a reclutare un nuovo ricercatore per il nostro ufficio Ricerca e Sviluppo. Come può vedere il nostro lavoro è molto vario: facciamo del nostro meglio per l'azienda” spiega Penny alla giornalista seduta accanto al lei sul sedile posteriore.
“Non dev'essere facile per lei - una donna, e così giovane – gestire una squadra”.
“Questo genere di lavoro è una sorta di tradizione di famiglia” risponde Penny, poi aggiunge, già con le lacrime agli occhi “Spero che papà sia fiero di me…”.
Fisk, ancora mezzo assordato, non sente nulla, mentre Mark, dal posto di giuda, alza gli occhi al cielo. Parcheggiata l'auto in una strada laterale, i quattro raggiungono uno degli ingressi dell'edificio: l'appartamento si trova al ventiquattresimo piano, lungo un corridoio polveroso ricoperto da un brutto linoleum scuro. Penny suona il campanello, ma non riceve risposta. Fisk si guarda intorno e nota, sulla porta, un pannello metallico con un led rosso. Penny suona di nuovo. Dall'interno una voce stanca risponde:
“Non compro nulla, lasciatemi studiare”.
“Non vendiamo niente: siamo qui per assumerla!”.
La porta si apre di uno spiraglio: dietro c'è un ragazzo dalla pelle olivastra, con i capelli sugli occhi allungati e l'aria seccata.
“Buongiorno, siamo qui per farle una proposta di lavoro. Il suo nome ci è stato dato dal professor Yuan”.
“Ah” la porta si chiude, si sente un rumore metallico, e poi l'uscio viene aperto “Se vi manda Yuan deve essere qualcosa d'importante. Scusate se non vi ho risposto subito, ma da queste parti passano un sacco di scocciatori, e io devo finire un articolo”.
Thang li fa accomodare nell'angusto salotto semibuio, con una grande libreria aperta ed un piccolo divano; c'è poi una scrivania con un computer acceso, alcuni pacchetti di patatine vuoti ed un sacco di carte sparse, piene di formule.
“Le ruberemo poco tempo allora” dice Penny e gli passa il link del sito della E.G.O. Inc, già aperto alla pagina Ricerca e Sviluppo “Sappiamo che lei è uno scienziato brillante e saremmo onorati se volesse contattare il nostro Ufficio Personale”.
Il ragazzo arrossisce lievemente al complimento, poi distoglie lo sguardo:
“La vostra proposta è molto allettante, ma in questo momento non sono interessato: ho problemi molto più importanti di cui occuparmi. E non mi riferisco all'articolo”.
Penny sfodera il suo miglior sorriso:
“Se ha un problema forse possiamo aiutarla noi”.
“Non credo” risponde il ragazzo lanciandole un'occhiata.
“Avanti, provi a fidarsi” interviene Silva.
Thang esita, ma con un'evidente voglia di raccontare tutta la storia:
“Beh, c'è una ragazza… Si chiama Debbie, è bellissima, intelligente e gentile… Lavora come inserviente all'università. Io me ne sono innamorato appena l'ho vista, e l'ho corteggiata a lungo...” il ragazzo si allontana, apre un cassetto della scrivania e tira fuori una scatola. La mano di Fisk si porta istintivamente alla pistola, mentre Killex borbotta
“Ma siamo diventati un'agenzia matrimoniale?”
“Giusto ieri…” apre la scatola e mostra un anellino “Le ho chiesto di sposarmi. Lo so che sono giovane e che la mia unica fonte di sostentamento è la borsa di studio… Ma speravo che lei mi amasse per quello che sono. Lei mi ha detto di no. Ha detto che non può accettare perché suo padre l'ha promessa ad un uomo molto potente”.
Penny strabuzza gli occhi:
“Promessa? Siamo tornati nel medioevo?”.
“Non so cosa dirvi…Debbie mi ha detto che ne avrebbe parlato con suo padre”.
Nella stanza si sente un odore strano, come di gas. Killex chiede a Thang:
“Sei così depresso da pensare al suicidio?”.
Il ragazzo lo guarda stupito:
“Certo che no! Perché…”.
La porta d'ingresso esplode.
7 commenti:
BASTA!!!
SONO STUFO CHE LE COSE ESPLODANO ATTORNO A ME! SE ESPLODE ANCORA QUALCOSA GIURO CHE FACCIO UN MASSACRO!!!
perchè perchè perchè io odio le giornaliste liberal ed impiccione...già la odio...e...queste esplosioni stanno diventando fastidiose...sopratutto ora che sono accanto a Fisk...XD...mi sa che è il momento di tirare fuori le pistole caricate a "buoni sentimenti"...
Suvvia, siete abbastanza grossi da riuscire a sopravvivere ad un paio di esplosioni... al massimo con qualche pezzo di ricambio! =P
Esplosioni aparte: un post bellissimo! XD
e anche una bellissima giocata! =)
Prima uno psicologo, poi una giornalista... vedo un pattern :D
Nuovi PG che mettono i bastoni tra le ruot... aiutan... si integran... beh, insomma: fan casino! =D
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