venerdì 1 giugno 2018
Killex e Samantha Rowling escono nel corridoio: lui la tiene galantemente sottobraccio e tiene, nella tasca interna della giacca, il congegno della BioSolutions. Dal salone si sentono la voce di Fisk, impegnata in una frivola lezione sulla storia nel nudo artistico, e le risate dei suoi affascinati ascoltatori.
“Vorrei chiederti un favore, Samantha, anzi due…”
“Chieda pure, ma non si aspetti che l'accontenti”
“Primo, dovresti smetterla di darmi del «lei». Hai messo bene in chiaro che non mi sopporti, ma giunti a questo punto è ridicolo che…”
“E l'altro favore?”
“Spiegami cosa hai detto ad Ava Hohmann: da quando hai parlato con lei non mi degna più di uno sguardo…”. Dopo una ventina di metri il corridoio piega sulla destra, e lungo la parete ci sono tre porte a scomparsa: la prima, che si apre con un semplice meccanismo a pressione, dà su un lussuosissimo bagno per gli ospiti, con il pavimento di marmo candido ed una fila di lavandini, ugualmente di marmo, incastonati in un lungo ripiano davanti ad una parete di specchio. Dalla seconda porta, chiusa, provengono diversi rumori metallici ed un leggero sibilo continuo.
“Io e la signorina Hohmann abbiamo solo fatto quattro chiacchiere tra donne. Le ho spiegato che non valeva la pena che perdesse il suo tempo con te: perché a letto sei un disastro”. Killex le lancia un'occhiata, sorpresa e ferita insieme, e lei si sforza di rimanere seria, mentre un sorriso malizioso le incurva le labbra:
“Volevi liberartene, no? Capisci anche tu che è la scusa migliore: se le avessi detto che sei, per esempio, impegnato, o magari che torturi la gente per lavoro, avrei rischiato soltanto di aumentare il suo interesse…”
“Grazie mille, Samantha”. La seconda porta è controllata da un lettore di impronte digitali, mentre sulla terza, una decina di metri più avanti, lampeggia la spia rossa di uno scanner retinico. Il corridoio, stranamente, termina contro un muro cieco, un paio di metri dopo l'ultima porta. Killex si guarda attentamente intorno: l'ambiente è deserto, ma ci sono delle piccole telecamere montate negli angoli del soffitto; sembrano telecamere fisse, orientate sul centro del corridoio, però sono dispositivi di ultima generazione e lui non se ne intende abbastanza per provare a manometterle… In fondo è previsto che Emma Kincaid finisca la serata in manette, ed i prossimi trent'anni in galera, e che in queste condizioni avrà delle difficoltà a citarlo per violazione di domicilio. So, sink or swim, old boy!
“Guardami le spalle” sussurra al capitano, poi prende il riproduttore retinico e lo accende: proprio in quel momento si sente un piccolo “clack” e la seconda porta comincia ad aprirsi verso l'interno. Killex si infila rapidamente il dispositivo in tasca e si volta verso Samantha Rowling, che ha gli occhi spalancati dallo sgomento; la prende per i fianchi, la spinge contro la parete e la bacia come farebbe un uomo travolto dal desiderio ed abbastanza ubriaco da non preoccuparsi di dove si trova. Lei si irrigidisce per un attimo, poi lo afferra per la nuca e gli si stringe contro, aprendo la bocca. Dalla stanza esce una guardia in armatura che lancia loro appena un'occhiata, ma aspetta che la porta si richiuda prima di incamminarsi lungo il corridoio. Killex ascolta il rumore dei passi affievolirsi fino a scomparire, poi lascia andare Samantha. Lei ha le labbra tumide ed un grazioso rossore diffuso sulle guance pallide, ma gli dice seccamente:
“Sia chiaro che l'ho fatto solo perché era necessario”
“Chiarissimo” risponde Killex allontanandosi, e tirando fuori dalla tasca il riproduttore retinico “Ma metterci la lingua è stata un'idea tua…”. Un gancio, preciso e piuttosto violento, lo colpisce tra la mandibola e la guancia, oscurandogli per un attimo la vista e facendolo barcollare. Killex si appoggia alla parete massaggiandosi il viso, e sente un rivolo di sangue gocciolargli in bocca, da dove l'impatto con i denti ha tagliato l'interno della guancia.
“Scusa, mi è scappato…” balbetta Samantha Rowling, che ha il culo di ballerina e fa a pugni come un uomo “Per anni è stata la mia risposta standard alle molestie sul lavoro…”
“Un'ottima politica, direi, molto efficace”.
“Allora, si sente meglio?”
“Oh, molto meglio” sorride Penny “Abbastanza da apprezzare il suo meraviglioso giardino: è un gelsomino quello?” chiede indicando una cascata di fiori sulla pianta che cresce arrotolata ad una colonna del porticato.
“Credo di sì, purtroppo non mi occupo personalmente delle piante: non ne ho il tempo…” “Immagino, non si finisce mai di lavorare… A proposito, riguardo quanto le ho detto durante la cena, se vuole essere così gentile da lasciarmi un suo recapito, farò in modo che il nostro amministratore delegato la contatti entro la fine della settimana – quando le farà più comodo, naturalmente – e…” la voce le muore sulle labbra perché si rende conto, con un brivido di sgomento, che il paesaggio intorno a lei si sta sfocando. I rumori del giardino e la stessa luce brillante del portico sembrano offuscarsi rapidamente, ma il volto pallido di Emma Kincaid incombe su di lei e la guarda in attesa, con una piccola contrazione del sopracciglio. Penny Si raddrizza sulla poltroncina scuotendo brevemente la testa:
“Mi scusi: potrà prendere un appuntamento con il nostro amministratore delegato per avere una fornitura in anteprima del… del nuovo…”. Cosa stavo dicendo? E cosa dovrei dire? Parlare è così faticoso, mi si stanno chiudendo… Devo avvisare Mark prima che… Penny alza il braccio con un movimento incerto, tentando di digitare un messaggio, ma la sua mano si ferma a mezz'aria e poi ricade abbandonata sulle ginocchia. Emma Kincaid la guarda per un istante, poi le accarezza la guancia esanime:
“Più rapido del solito” mormora soddisfatta, richiamando con un cenno una delle sue guardie .
Killex e Samatha Rowling ripercorrono velocemente il corridoio: passando davanti al salone, constatano con sollievo che gli ospiti sono ancora raccolti intorno a Fisk, e pendono dalle sue labbra.
“Del resto non c'è nessuna forma d'arte degna di essere ricordata che non sia figurativa: l'arte astratta è solo ciò che accade quando i pittori smettono di guardare le belle ragazze e riescono a far credere ai galleristi di aver avuto una buona idea...”. La stanza in fondo al corridoio si è rivelata essere un ufficio, con una parete vetrata che dà sul giardino: solo una scrivania con un terminale, tre poltroncine ed un mobile bar. Nessuna porta nascosta, nessuna cassaforte, nessun documento in vista.
“Adesso io controllo cosa c'è qui dentro. Tu vai a rimettere a posto questo aggeggio” sussurra Killex al capitano, dopo aver aperto la porta blindata nell'ingresso “Fai in fretta, e sta' attenta”.
Lei nasconde il riproduttore retinico nella manica a campana del vestito, annuisce e si allontana. Il solitario si richiude la porta alle spalle, e l'ambiente intorno a lui si illumina automaticamente. Si ritrova in una stanzetta senza finestre, piastrellata di bianco: sulla parete destra c'è una specie di cipolla da doccia, sulla parete sinistra una rastrelliera vuota ed un armadietto ad ante scorrevoli, mentre davanti a lui c'è un'altra porta che si apre su un ampio corridoio. Killex fa a tempo a muovere tre passi prima che un quadrante inserito nel muro si illumini di rosso e cominci a lampeggiare. “Pericolo contaminazione chimica” scandisce una vocetta artificiale “Pericolo contaminazione chimica”.
Da sopra le teste dei suoi ascoltatori, Fisk vede Emma Kincaid rientrare nella sala e guardarsi intorno con aria circospetta. Merda, pensa, devo assolutamente impedire che sia accorga della mancanza del riproduttore retinico… Ma cosa cazzo sta combinando Penny?
“Scusatemi, signori, ma la lezione finisce qui: non voglio continuare a rubare la scena alla nostra ospite…” sorride e, incurante delle proteste, fende la folla che lo circonda per raggiungere Emma Kincaid.
“Posso dirle una parola in privato, signorina?” chiede posandole confidenzialmente una mano sul braccio e sorridendo di un sorriso che spera convincente
“Forse più tardi, dottor Fisher, ora ho una piccola faccenda da sistemare”
“Prometto che non le ruberò molto tempo…”
“La prego di non insistere” scandisce lei con la sua voce roca “Parlerò volentieri con lei più tardi. Ora mi tolga quella mano di dosso”. Fisk si ritira mormorando una scusa, ed Emma Kincaid, con un'ultima occhiata ai presenti, si avvia verso il corridoio.
3 commenti:
“Sia chiaro che l'ho fatto solo perché era necessario”
se se ci credo XD
Eh già Killex, ma rifletti su questo: se dopo una limonata ti rifila un pugno in faccia chissà cosa ti potrebbe fare dopo aver fatto "altro"! ;D
P.S.: ed intanto la Rowling, sempre perchè era necessario sia chiaro, si è sbarazzata della concorrenza di Ava! XD
penso un a ginocchiata nei testicoli XD...paura XD
eh si sempre perchè era necessario XD
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