lunedì 28 maggio 2018
Dopo aver teso una trappola, è importante scegliere l'esca in modo che sia irresistibile. Killex, Fisk e Samantha Rowling aspettano, pazientemente schierati, guardando la parete con i dipinti. Sono, ciascuno a suo modo, tre cacciatori di provata esperienza e, pur essendo vigili e pronti, la tensione tra loro è minima.
“Una donna notevole, la nostra ospite: capita raramente di trovare un senso artistico così raffinato unito al genio per gli affari…” attacca Fisk a voce un po' troppo alta, scorgendo finalmente, con la coda dell'occhio, Emma Kincaid che entra nel salone
“Per quanto riguarda il gusto artistico mi devo fidare di lei, dottor Fisher, ma quanto al resto… Le quotazioni del TraumaTeam sono salite del dodici percento negli ultimi tre mesi e, sia detto tra noi, credo continuerà così perché sono riusciti ad accaparrarsi anche quest'anno le forniture migliori e…” si affretta ad aggiungere Killex, ed ecco che, in anticipo sulla loro previsioni, la preda fiuta l'esca:
“Ho sentito che le piace la mia collezione signor Fisher… o dovrei dire dottor Fisher?” commenta Emma Kincaid arrivando alle loro spalle e scrutando attentamente Fisk. La sua voce è strascicata ed impersonale come sempre, ma negli occhi le brilla un lampo di curiosità un po' ironica.
“Sono solamente un dottore in storia dell'arte, signorina Kincaid, ma proprio per questo non posso smettere di ammirare i suoi dipinti”
“Mi fa molto piacere che li apprezzi: li ho scelti io stessa”
“Mi stavo appunto permettendo di spiegare a Samantha Rowling ed al mio collega che, a partire dall'iconografia dell'antico Egitto, l'occhio simboleggia la visione ultraterrena… Si è ispirata a questa simbologia – o forse a quella massonica che…”
“Lei mi considera più istruita di quanto io non sia, dottor Fisher: non so nulla di iconografia. Mi limito ad essere affascinata da questo organo – così puro e così fragile – attraverso cui s'intravvede l'anima umana”
Samantha Rowling lancia a Killex un'occhiata divertita:
“In effetti gli occhi sono lo specchio dell'anima. Questo lascia supporre che lei abbia l'anima di silicio…” gli sussurra. Emma Kincaid intanto non toglie gli occhi di dosso a Fisk: nel suo viso candido ed immobile, il movimento delle palpebre ed una piccola contrazione del sopracciglio destro sembrano essere l'unica modalità espressiva. Nemmeno quando era all'università, davanti ai professori più arroganti, si è sentito sottoposto ad un esame così sfacciato: quello sguardo lo fa sentire un oggetto in vendita in un grande magazzino. Fisk comincia a sentirsi a disagio, soprattutto perché non può abbassare gli occhi, né – quanto gli piacerebbe – rispondere a tono a quello sguardo. Per fortuna Killex afferra la situazione e sfiora discretamente il gomito del capitano.
“Perdonatemi se riporto la conversazione su temi più meschini, ma sono molto curiosa di sapere quando questo prototipo sarà disponibile sul mercato” si intromette Samantha Rowling indicando la teca con il congegno della BioSolutions “Uno strumento del genere sarebbe utilissimo nel mio lavoro”
“Il prodotto dovrebbe essere lanciato entro l'autunno, ma dubito che la OCP potrà permettersi di acquistarne uno” ribatte Emma Kincaid con sussiego. Il capitano inghiotte l'offesa con un sorriso di società e risponde in tono più tagliente del necessario:
“Le sarei comunque grata se mi desse qualche informazione in più al riguardo – e se magari mi mostrasse come funziona: in caso prenderemo in considerazione di chiedere un finanziamento”. Emma Kincaid si concede un breve sospiro, poi sfiora con l'indice la facciata superiore della teca che si ritrae e poi si apre con uno scatto:
“Questo prototipo ha delle fotocamere ad altissima risoluzione: la scansione dell'occhio viene elaborata da un piccolo processore e può essere riproiettata in qualsiasi momento”
“Le dispiace se lo provo?”
“Credo di no: è progettato per essere usato anche da un bambino”. Samantha Rowling prende il dispositivo con delicatezza e lo studia per qualche istante, prima di inquadrare da vicino l'occhio destro di Fisk:
“Un sorriso per favore…”
Sul congegno si accende una lucina arancione ad indicare il caricamento dei dati: quando la spia diventa verde, il capitano preme un piccolo pulsante sul lato ed ecco che lo schermo si illumina e riproietta nell'aria un'immagine tridimensionale del bulbo oculare di Fisk.
“Impressionante” commenta Killex sporgendosi in avanti per guardare meglio
“Vuole fare una prova anche…” chiede Samantha Rowling, poi sorride imbarazzata – come se scoprisse solo ora che Mark ha, al posto degli occhi, due sofisticate protesi di silicio “Va bene, vorrà dire che proverò con la signorina Kincaid. Permette?”
Lei non sembra per nulla entusiasta, ma annuisce e si lascia fotografare. Ai cacciatori è concesso di ammirare per qualche secondo il loro trofeo sferico e violetto, riproiettato nell'aria, prima che Emma Kincaid spenga il dispositivo e lo rimetta nella teca.
Penny siede tutta sola, su una poltroncina di ferro battuto, sotto il portico illuminato della Manuia Mansion, in modo da essere ben visibile dal corridoio e dal salone. La brezza tiepida della notte estiva ed i suoni sommessi ed esotici che provengono dal giardino rendono piuttosto piacevole il suo ruolo di specchietto per allodole: si tratta soltanto di attirare l'attenzione della padrona di casa e di tenerla occupata per un poco, lasciando Killex e Fisk liberi di muoversi. Sui vialetti di ghiaia rischiarati da faretti led girano discrete, ad intervalli regolari, alcune guardie in armatura che non possono non averla notata: Penny aspetta tranquillamente fino a quando, mescolato ai gorgheggi degli usignoli ed al gracidare lontano nel folto del parco, sente avvicinarsi il rumore secco e cadenzato di passi lungo il porticato.
“Miss Cazares, giusto?”
Penny si volta con studiata lentezza:
“Oh, signorina Kincaid! È stata veramente gentile ad invitarmi questa sera e mi scuso se non sono stata di compagnia. Avrei voluto davvero parlare con lei di quell'affare, ma purtroppo mi è esplosa una terribile emicrania” confida alla sua ospite con un sorriso imbarazzato ed una vocina dolente. Emma Kincaid siede accanto a Penny, che non può fare a meno di ammirarne i gesti, gli abiti, il profumo: senza essere bella, emana un fascino prepotente, che mette quasi soggezione. La sua pelle ha quel pallore uniforme ed aristocratico che non può essere riprodotto da nessun trucco, ed è evidente che nessuna forza esterna può scalfirla. Emma Kincaid è troppo ricca e troppo potente per avere paura di qualcosa, e probabilmente persino il nemico peggiore di qualsiasi donna – il tempo – nel suo caso è stato irrevocabilmente sconfitto.
“Mia povera cara… Soffre spesso di emicrania?”
“Oh, un paio di volte al mese. Purtroppo mi hanno detto che non ci sono cure definitive, così mi limito a sopportarlo…”. Emma Kincaid annuisce con aria comprensiva, poi si sfiora la parte interna del polso sinistro, rivelando una piccola tasca subdermale:
“Prenda questa e vedrà che si sentirà subito meglio” dice allungandole una pastiglietta bianca. Da qualche recesso della sua infanzia privilegiata e solitaria, Penny sente la voce della Tata che le spiega perché non deve accettare nulla – meno che mai caramelle – da chi non conosce bene. In realtà ha sempre ignorato quel consiglio, accettando spensieratamente – soprattutto dall'adolescenza in poi –caramelle di diversi colori e prezzi anche da perfetti sconosciuti – soprattutto uomini. In questa situazione, tuttavia, persino lei si sente a disagio. Ma Emma Kincaid continua a porgerle la pastiglia ed a Penny non viene in mente nessuna scusa garbata per rifiutarla:
“Posso chiederle di che farmaco si tratta?”
“Un antidolorifico di nuova concezione, che è probabilmente quello definitivo, non avendo né interazioni né effetti collaterali. Per il momento è un brevetto esclusivo che riserviamo ai nostri clienti «gold». Lei non ha un abbonamento «gold», vero? Bene, provi questa meraviglia e poi mi dirà che cosa ne pensa…”. Penny sorride ed inghiotte la pastiglia.
“Allora la ringrazio”.
“Allora Fisk: tu adesso dai spettacolo, e vedi di distrarre tutti i presenti. Io e il capitano, nel frattempo, prendiamo quel coso e diamo un'occhiata alle due porte che si aprono solo con la retina della Kincaid. Ho fatto un giro, prima che arrivaste, le porte che ci interessano sono quella sull'ingresso e l'ultima in fondo al corridoio: le altre funzionano anche con l'impronta digitale del personale. Probabilmente ce la caveremo in una decina di minuti…”
2 commenti:
perchè ho la sensazione che quei pochi minuti per fare il lavoro adesso non basteranno più....XD
"Fisk tu adesso dai spettacolo"
"Dici che apprezzeranno se mi metto a sparare ai bicchieri lanciati in aria?"
"No, questa è gente di classe. Meglio il giochetto del farli girare su se stessi sette volte e poi farli camminare dritti"
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